Il Sinodo della Diocesi di Torino |
B269-A6
Come noto, è in svolgimento il Sinodo diocesano della Chiesa di Torino, che prevede il coinvolgimento, con la preghiera, la riflessione e proposte scritte, delle varie componenti della comunità ecclesiale, dalle parrocchie alle associazioni, dagli ordini religiosi agli istituti e gruppi.
Riportiamo qui i contributi che l'Unione Catechisti e le sue Opere hanno apportato a tale riflessione, con tre testi e precisamente:
- quello redatto direttamente dall'Unione, con riguardo al primo ambito della ripartizione degli argomenti predisposta dalla segreteria del Sinodo e, precisamente, « Annunciare il Dio di Gesù Cristo ».
- il testo del Gruppo Famiglia, relativo al quarto ambito: « Linguaggi e comunicazione della fede », sul tema: « Famiglia e comunicazione della fede ».
- il testo di un gruppo di insegnanti della Casa di Carità, con riguardo al terzo ambito: « Leggere i segni dei tempi », sul tema « La formazione professionale d'ispirazione cattolica e i problemi del lavoro e la disoccupazione ».
Trattasi di tre argomenti di attualità, uno di carattere generale sull'annuncio evangelico in Cristo Crocifisso e Risorto, gli altri, più specifici, rispettivamente sull'annuncio attraverso la famiglia, e sulla rilevanza sociale e solidaristica della formazione professionale di proposta cattolica, per cui ci auguriamo che possano tornare graditi ai nostri lettori.
( a cura dell'Unione Catechisti )
Torino è certamente « la città della carità, del SS. Sacramento, di Maria, la Madre di Dio ».
Ma è pure la città della Sindone.
Della Sindone sono state preannunciate solenni estensioni nell'imminenza del nuovo millennio di fede cristiana che si apre per l'umanità.
La Sindone è un documento assai efficace per la contemplazione congiunta del sacrificio e della gloria di Cristo, Salvatore del mondo, rivelazione di Dio.
I membri dell'Unione, Istituto Secolare dal titolo significativo, aiutati anche dal ricordo della Sindone, condividono la volontà dei Vescovi italiani di riconoscere nel mistero pasquale di Cristo il centro del rinnovamento della catechesi.
Ogni cosa della fede in rapporto, in riferimento al mistero di Gesù Cristo, il Crocifisso Risorto: innanzitutto la rivelazione del volto di Dio.
Il Dio di Gesù Cristo è il Dio-Carità.
E il Dio fecondo in se stesso, nel suo donarsi infinito, nella sua unità d'amore: quello che si è manifestato pienamente in Gesù sulla croce e nella sua resurrezione, glorificazione del suo sacrificio.
Gesù, crocifisso per la sua resurrezione, è la manifestazione della sapienza e potenza di Dio.
L'identità, la dignità dell'uomo, la realtà della sua libertà e della sua grandezza e, insieme, la manifestazione della sua miseria; cosa Dio si ripromette nei suoi riguardi, cosa vuoi essere per lui: tutto è potentemente illuminato da Cristo nel suo mistero pasquale.
Specialmente i sentimenti, la volontà di Dio nei confronti dell'uomo, la sua volontà di essere per l'uomo, con l'uomo, nell'uomo, affinché l'uomo viva nella sua intimità e nella sua gioia.
La comprensione approfondita di tutti i contenuti della fede, dei fondamenti della speranza, della pienezza della carità è resa totalmente nel rapporto con il mistero pasquale di Cristo.
La rivelazione che Dio è Padre.
L'amore del Padre per l'uomo, lo Spirito Santo promesso da Cristo nell'imminenza della sua passione ed effuso una prima volta da Cristo morente sulla croce.
La Vergine Immacolata per i meriti del Figlio crocifisso, e Madre della Chiesa e dell'umanità, ai piedi della croce.
La Chiesa nata dal costato trafitto di Cristo.
La vita in unione con Dio e in Dio per la quale Gesù ha pregato, nell'imminenza del suo sacrificio.
La stessa resurrezione è voluta dal Padre come gloria della crocifissione.
Tutto trova il suo fondamento nella volontà del Padre, di esaltare Gesù Crocifisso Risorto.
La carità, quale sostanza e dinamismo del mistero pasquale di Cristo, appare come ciò che dovrebbe essere assunto come punto di vista, l'ispirazione, il fondamento di tutti i rapporti e di tutte le presenze dell'uomo nel mondo e nella storia.
Per questo occorre che nella carità di Cristo si riproponga la vocazione universale alla santità.
Alla luce del mistero pasquale di Cristo l'unico imperativo assoluto per l'uomo è l'amore, amarci come Cristo ci ha amati e ci ama, amarci dello stesso amore, amare il Padre come lo ama Cristo.
Inoltre fondare, valorizzare nell'amore manifestato da Cristo tutti gli amori umani, affinché se ne comprenda l'autenticità, la verità, la bellezza, la positività.
E così più chiaramente appaia il volto sinistro dell'infedeltà, degli egoismi, delle impurità, della mancanza di amore.
Occorre chiarire quanto può e deve contribuire, in Cristo Gesù, la stessa laicità e secolarità alla pienezza della carità, e viceversa quanto il Vangelo della carità può e deve contribuire allo sviluppo solidale e integrale dell'uomo.
La carità, che è Dio nell'amore di Cristo, crocifisso risorto, è ciò che anima, orienta, sostiene, finalizza ogni cosa dell'uomo, la stessa intelligenza umana, l'intelligenza della fede che in Cristo è l'intelligenza dell'amore, dell'essere per ( come finalità ), dell'essere con ( come comunione ), dell'essere in ( come incorporazione ).
Il mistero pasquale di Cristo e il rinnovamento di tutte le cose
Occorre pure considerare ogni cosa alla luce del mistero pasquale di Cristo, pienamente manifestato dalle sue piaghe sanguinanti e gloriose, sorgenti della risurrezione e della vita e del rinnovamento universale.
L'attrazione salvifica di Cristo si esercita, dall'alto della croce e nella gloria della sua resurrezione, su tutto e su tutti, sull'uomo e sull'umanità, sulla storia, sul cosmo.
La comprensione dello spessore entitativo, della identità, del ruolo di ogni cosa e del grande concerto della creazione è da ricercarsi alla luce del Crocifisso Risorto.
Egli infatti è Colui che nel suo sangue versato ricapitola in sé tutte le cose della terra e le riconcilia con quelle del cielo, Egli è Colui che per la sua morte ricompone in unità e nella pace l'umanità.
Egli è l'Agnello, ritto e come immolato, « l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il principio e la fine » di tutto.
La stessa autonomia delle realtà create, le attività e le conquiste dell'uomo, il significato e la funzione della secolarità, Io stesso farsi e rifarsi della società nel quadro della salvezza: ogni cosa va compresa alla luce del Crocifisso Risorto.
Occorre sviluppare la coscienza delle realtà e delle attività dell'uomo nel concorrere ad attuare, in modo specifico, la partecipazione dei laici e dei secolari all'ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo.
Come per esempio la corporeità, la sessualità, gli ordinamenti, i rapporti politici ed economici possono e debbono in Cristo crocifisso e risorto concorrere a realizzare una missione di salvezza e di santificazione.
Il Vangelo della carità, che è Cristo, il Crocifisso Risorto, manifesta attualizzandola l'ulteriorità costitutiva di ogni realtà umana e creaturale.
Vale a dire la relazionalità e la riferibilità di ogni cosa all'uomo e per l'uomo a Dio.
Relazionalità e riferibilità essenziali per la promozione dell'uomo, l'evangelizzazione delle culture e le inculturazioni della fede.
I membri dell'Unione, in quanto Catechisti, confidano e pregano che il Sinodo diocesano possa trarre anche dal fatto della Sindone, che è custodita nella città di Torino, un orientamento per tutta l'evangelizzazione implicita ed esplicita, affinché sia sempre più accettato e celebrato il Dio-Carità, vale a dire il Dio di Gesù, il Crocifisso Risorto.
In ordine alla nuova evangelizzazione; promuovere e organizzare incontri intesi ad approfondire in modo interrelato e coordinato la centralità del mistero pasquale di Cristo nei suoi aspetti biblico, teologico, pastorale, antropologico, nella prospettiva del nuovo millennio di fede cristiana.
Assumere le preannunciate estensioni della Sindone come punti di riferimento per sviluppare nella comunità diocesana una mentalità, una conversione di vita centrata sulla contemplazione e partecipazione al mistero pasquale di Cristo.
Valorizzare le espressioni di pietà popolare più orientale a riconoscere e celebrare la centralità salvifica di Gesù, crocifisso per la risurrezione.
Definire l'identità, il ruolo, la formazione del catechista per rapporto alla nuova evangelizzazione centrata sul mistero di Cristo.
La nuova evangelizzazione richiede infatti catechisti rinnovati, soprattutto laici, per l'importanza sempre più assunta dalla testimonianza e dall'esperienza di fede nei vari ambienti di vita e di lavoro.
Linguaggi e comunicazione della fede
( a cura del Gruppo Famiglia dell'Unione Catechisti )
Il Gruppo famiglia dell'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata propone per la spiritualità familiare un'ispirazione alle tematiche dell'istituto secolare, alle quali da decenni il gruppo medesimo orienta le proprie riflessioni e la sua stessa ragione d'essere.
L'amore a Gesù Crocifisso consente agli sposi di vivere più intensamente la grazia sacramentale del matrimonio, nella partecipazione alla mistica unione nuziale tra Lui e la Chiesa, che ha sulla Croce la sua massima espressione.
Dal costato trafitto di Gesù è sgorgata la Chiesa e la famiglia è una piccola Chiesa; da esso sono sgorgati i sacramenti, tra cui il matrimonio.
L'adorazione quotidiana del crocifisso da parte degli sposi alimenta e santifica il loro amore, affinché esso sia un'offerta reciproca tra i coniugi nonché verso i figli, i parenti e il prossimo.
É Gesù con la sua morte e resurrezione che espia ogni colpa, valorizza il dolore stesso e ci da speranza di salvezza anche quando una situazione familiare appaia compromessa o fallita.
Gli sposi trovino in Gesù Crocifisso la forza per vincere non solo le difficoltà ma anche l'insuccesso o, su un altro piano il dolore e la morte che sembra disgreghi definitivamente una famiglia.
La Vergine SS. Immacolata, figlia, sposa e madre di Dio, è il modello e la protettrice della famiglia cristiana.
Le sue nozze verginali con S. Giuseppe accostano tale esemplarità alle nostre situazioni umane, con riferimenti ad ogni stato, come la vedovanza, vissuta da Maria dopo la morte di S. Giuseppe.
Poiché non vi è altra scienza se non in Cristo Crocifisso ( 1 Cor 2,2 ), la famiglia incentrata in Lui esercita la catechesi familiare, cioè la missione catechistica con la parola e la testimonianza.
Gli sposi la esercitano all'interno della famiglia, vicendevolmente tra essi nonché verso gli altri mèmbri, segnatamente i figli.
Ma questa catechesi trova uno sbocco all'esterno, di tanto più prezioso se è la famiglia in quanto tale a svolgerla.
Una riunione del Gruppo Famiglia con mons. G. Pollano, il 27 aprile 1996.
Per imitare il più possibile Gesù Crocifisso e Maria SS. Immacolata, secondo lo spirito dell'Unione Catechisti, gli sposi tengono in alta considerazione i consigli evangelici, prospettandosi una certa pratica adeguata alla loro vocazione coniugale.
Esercitano la castità coniugale attenendosi all'insegnamento della Chiesa, e intendendo l'amore come oblativo, cioè diretto al bene dell'altro.
La fecondità coniugale viene vissuta dagli sposi nella dedizione per i figli, per formarli umanamente e cristianamente, nonché nell'apertura alle necessità del prossimo, attraverso l'accoglienza e, verificandosi i presupposti, con l'affidamento o forme analoghe.
La virtù della povertà è esercitata dagli sposi ispirando a sobrietà la conduzione della famiglia, e destinando a beneficenza una quota delle entrate, nella misura stabilita di comune accordo nella preghiera.
Gli sposi praticano la virtù dell'obbedienza accogliendo e accettando dalla volontà di Dio gli avvenimenti della vita, e mantenendo tra essi un atteggiamento di reciproca sottomissione.
Una riunione del Gruppo Famiglia con mons. F. Peradotto, il 29 giugno 1996.
Alla spiritualità familiare possono continuare a ispirarsi le vedove e i vedovi, che non si sentano chiamati ad altro stato di vita, nella vicinanza in spirito al coniugo defunto, e nell'amore indiviso a Cristo.
A questa spiritualità si ispirano parimenti le nubili e i celibi che si sentano chiamati da Dio alla vita matrimoniale.
Le riunioni di studio e di preghiera dei gruppi familiari sono intese come più stretta vicinanza a Gesù, presente quando due o più sono uniti nel suo nome, e come fraternità tra i membri.
Si propone:
- di sensibilizzare le famiglie a collocare il Crocifisso nelle case, segnatamente nelle camere da letto;
- di ripristinare nelle famiglie la recita di una parte del S. Rosario, e di adorare il Crocifisso, avvalendosi della formula dell'Adorazione scritta da fra Leopoldo e propagata dal ven. fr. Teodoreto.
L'esperienza insegna che tale formula è accettata e gradita anche dalle famiglie lontane dalla fede;
- valorizzare la vita familiare come un'ascosi verso la perfezione, nell'imitazione della Sacra Famiglia, nell'intelligenza operosa dei consigli evangelici, nell'apertura alle necessità del prossimo.
( a cura di un gruppo d'insegnanti della Casa di Carità )
Il Gruppo ha affrontato le tematiche dei problemi del lavoro e della disoccupazione, alla luce della proposta formativa e della prassi operativa della Casa di Carità Arti e Mestieri, cui appartengono i membri del gruppo medesimo.
Tale proposta formativa riguarda anche gli altri ambiti, segnatamente:
- il secondo ( iniziazione e formazione per diventare cristiani oggi ): il nostro ente di formazione si propone sin dalla sua denominazione ( secondo l'ispirazione al servo di Dio fra Leopoldo O.F.M. ) la relazione tra fede e cultura, poiché « le arti e i mestieri » sono insegnati e praticati in una « Casa di Carità », cioè in una comunità familiare, in cui l'allievo è soggetto, ispirata all'amore di Cristo;
- il quarto ( comunicazione della fede ), con riguardo all'approccio culturale ed educativo, poiché la Casa di Carità persegue una formazione personale e cristiana attraverso quella professionale, non limitandosi ad impartire solo un addestramento al lavoro.
Ma si affronta l'ambito prescelto per l'urgenza che rivestono oggi i problemi del lavoro e della disoccupazione, e per la specificità che la Casa di Carità offre in tali tematiche.
Invero la formazione professionale per essere tale deve mirare all'inserimento o al reinserimento, nel lavoro.
Non può darsi autentica formazione professionale che costituisca solo area di parcheggio per i giovani in cerca di occupazione o per gli adulti disoccupati.
Questo dell'inserimento nel lavoro, il che comprende altresì l'attitudine alle riconversioni industriali e ai processi di mobilità professionale, può essere considerato come l'obiettivo specifico della formazione professionale.
Da qui l'importanza della formazione continua.
L'obiettivo generale, ma non di certo meno importante, della formazione professionale, è l'educazione della persona mediante il lavoro, per cui essere soggetti nel processo lavorativo abilita ad essere soggetto di cultura e di vita.
Ciò avviene conferendo al giovane e al lavoratore una professionalità.
La professionalità va intesa come capacità progettuale del lavoratore, come idoneità a svolgere un ruolo lavorativo ( non solo come addestramento ad una mansione ).
Il ruolo lavorativo conferito all'allievo è la risultante delle correlazioni tra i vari fattori tecnologici - ed altresì economici e culturali - relativi alla produzione di beni e di servizi.
Casa di Carità: allievi in esercitazione ad una fresatrice nel centro di formazione di Torino.
La professionalità conferita dalla formazione viene quindi a rivestire una valenza:
- economica, per uno sviluppo basato sulla valorizzazione delle risorse della persona;
- sociale, per l'impostazione dei rapporti di lavoro su base di cooperazione;
- politica, poiché la professionalità attua di fatto nella persona i diritti civili, in particolare il diritto al lavoro;
- e, in un Ente di proposta cattolica, altresì, e in particolare modo, una valenza culturale e spirituale.
Per la Casa di Carità Arti e Mestieri, come si è già rilevato sopra, l'educazione dell'uomo avviene mediante la formazione al lavoro, nell'amore di Cristo, fondamento di ogni attività e rapporto umano, e pertanto anche del lavoro.
La solidarietà in Cristo Crocifisso e Risorto trasforma il lavoro in servizio per lo sviluppo e la redenzione dell'uomo e della società, umanizzando e santificando la realtà in cui si vive.
La formazione professionale di ispirazione cristiana risulta quindi uno strumento efficace per concorrere alla risoluzione dei problemi del lavoro e, in particolare, della disoccupazione, perseguendo altresì la promozione umana e cristiana dei giovani e dei lavoratori.
Si propone:
- la sensibilizzazione delle comunità cristiane all'importanza della formazione professionale di proposta cattolica, nella linea adottata dalla pastorale diocesana del lavoro;
- il collegamento tra le comunità cristiane, in primo luogo le parrocchie, e i centri di formazione professionale cristiani, per indirizzare giovani e lavoratori, per seguire gli allievi dei centri, per contattare operatori economici e imprese;
- il sostegno morale e, possibilmente economico, dei centri di formazione professionali cattolici, stante la gratuità della frequenza, segnalandoli ad esempio come destinatari di beneficenza e di lasciti, per le ingenti spese sostenute, soprattutto in investimenti per l'aggiornamento tecnologico, solo in parte coperte dalle sovvenzioni pubbliche.
La Casa di Carità Arti e Mestieri nella sua proposta formativa, come altresì nella sua esistenza, si riferisce alla spiritualità dei suoi soci fondatori, cioè l'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata, istituto secolare fondato dal ven. fr. Teodoreto, e i Fratelli delle Scuole Cristiane, fondati da S. G.B. de La Salle, patrono degli educatori.
Esercitazioni ai computer in un corso CAD, nella sede di Torino.
Si allegano quattro contributi dei membri del gruppo.
L'ispirazione profetica su cui poggia la Casa di Carità, riassunta nell'espressione « Per salvare le anime e formare nuove generazioni occorre aprire Case di Carità per far imparare ai giovani Arti e Mestieri », viene a indicare che l'impegno primario di coloro che, in diversi ruoli, ivi operano, è di offrire il messaggio evangelico agli allievi non come un'aggiunta facoltativa alla loro formazione professionale, ma come « anima » della stessa, tale da trasformare il saper fare un prodotto in saper essere per sé, con gli altri, in Dio.
Questo impegno obbliga in particolare ciascun educatore a verificare costantemente la qualità del suo intervento partendo dal fatto che qui sta la criticità essenziale della sua opera.
Fallire su tale piano significa: privare il giovane di una importante occasione, per l'età e per la condizione di trovarsi in specifica situazione formativa, di autentica formazione personale; deludere la fiducia che la famiglia, a volte inconsciamente, ha riposto nell'azione formativa dell'istituzione alla quale ha affidato il proprio figlio; offrire, infine, uno scadente servizio all'industria per il fatto che essa riceve un lavoratore dall'affidabilità incerta, se non avviene una compensazione per altri canali, e peggio, ridurre notevolmente le possibilità del giovane di ricoprire un ruolo professionale adeguato, in quanto privo di punti di riferimento globali.
L'atteggiamento indifferente e a volte, più o meno palesemente, ostile dei giovani verso la fede e l'interpretazione dell'esistenza e la valutazione dei comportamenti a quella strettamente connessi, può progressivamente portare l'insegnante educatore allo scoraggiamento, tanto da disperare di raggiungere risultati anche minimi e desistere dall'impresa.
A questi motivi di sfiducia si devono contrapporre considerazioni che alimentano invece la speranza: l'opera di Dio nell'interiorità di un giovane va ben oltre i limiti personali e le parole dell'evangelizzatore e le condizioni di accoglienza di chi riceve il messaggio.
Il « seme » della parabola evangelica è buono di per sé, e anche il terreno su cui cade non è ancora diventato « strada » calpestata dai lunghi e pesanti anni di lontananza da Dio e comunque conserva le sue potenzialità di far germinare il « seme ».
Giovanni Ponzio
Il compito essenziale della formazione professionale di matrice cristiana è di guidare i giovani che si orientano verso un rapido inserimento, o reinserimento, nel lavoro, di mettere a frutto le loro potenzialità personali, e acquisire i necessari strumenti tecnico-culturali, di modo che nell'esperienza del lavoro, prevalentemente di fabbrica, scoprano e affermino la loro identità personale in armonia e collaborazione con la realtà fisica, sociale e soprannaturale.
In tale contesto il giovane viene educato a cogliere nello sforzo del suo impegno professionale, nel prodotto che si genera nella sue mani, un insostituibile contributo di vita e di cultura.
L'efficace inserimento del giovane nel mondo del lavoro è raggiungibile se viene costituita una solida e mirata base di professionalità aperta ad un continuo sviluppo che si attua attraverso un'intelligente lettura dell'esperienza di lavoro, con l'adattamento ai mutamenti tecnici e con la disponibilità al miglioramento in situazione di formazione ricorrente.
L'azione della formazione professionale occorre che non si limiti a far acquisire al giovane la necessaria abilità per compiere una specifica mansione, ma lo ponga nelle condizioni di svolgere un efficace ruolo professionale mediante lo sviluppo di funzioni lavorative e la progressiva consapevolezza delle interconnessioni di fattori tecnici, economici, sociali, culturali con il fattore produttivo.
La struttura didattica nei suoi vari aspetti: organizzativi, metodologici, contenutistici, strumentali, raggiungerà tale obiettivo creando un ambiente formativo deve la competenza tecnica si fondi sulla capacità di analisi critica dei problemi e delle loro possibili soluzioni, il senso del dovere nasca da costante allenamento a scelte libere e responsabili, l'attiva partecipazione a progetti e programmi comuni sia frutto di convincente formazione alla solidarietà, al dialogo, alla collaborazione.
L'impostazione secondo tali criteri della formazione professionale esige che l'azione formativa si svolga in un clima di autentica vita comunitaria, dove ciascuno nel suo specifico ruolo e nel rispetto vicendevole sia generoso a dare e aperto a ricevere ogni contributo valido per la crescita professionale, umana e cristiana della comunità educante.
Tale disponibilità e apertura vanno estese alle relazioni con ambienti esterni alla comunità: ad esempio mediante la verifica continua dell'adeguatezza della funzione formativa con i progressi tecnico-scientifici e con l'evoluzione economica e sociale, offrendo un disinteressato e specifico apporto per la costruzione di un mondo migliore.
Il carattere tipico della Casa di Carità, che costituisce il motivo fondamentale dell'esistenza dell'opera, è contenuto nell'ispirazione profetica dei suoi fondatori, fra Leopoldo Musso O.F.M. e fratel Teodoreto Garberoglio F.S.C., riassunta nell'espressione « Per salvare le anime, per formare nuove generazioni occorre aprire Case di Carità per far imparare ai giovani Arti e Mestieri ».
La gioventù che chiede di imparare un mestiere per inserirsi nel mondo del lavoro e realizzare così i suoi progetti personali di vita, alla Casa di Carità deve accorgersi che le legittime aspirazioni personali raggiungono tanto più efficacemente lo scopo in quanto compatibili con il bene comune, e deve sentire l'esigenza di impostare la propria crescita professionale secondo un piano che, partendo dall'acquisizione di capacità lavorative, tende al perfezionamento globale che trova in Gesù Cristo il modello e il maestro.
E allora i compiti e i gesti lavorativi per il sacrificio e la donazione che comportano, per la fecondità che producono, per la solidarietà che esigono, vengono a ricevere nella luce del mistero cristiano significati nuovi che conducono verso più ampi orizzonti di verità, di libertà, di giustizia: verso la riconciliazione dell'Uomo con Dio.
Giovanni Ponzio
La proposta formativa della Casa di Carità Arti e Mestieri pone grande attenzione agli sbocchi sociali che la professionalità può e deve riservare agli uomini ( GS, cap. IlI e IV ).
La professionalità viene vista come il cardine primo della fratellanza tra gli uomini:
Gesù, che venuto tra gli uomini li ha resi fratelli davanti a Dio, ha trascorso la maggioranza della sua vita terrena ad esercitare un lavoro, con umiltà e pazienza ( Lc 2,52 ), santificandolo ( 2 Dc 1 ).
In questo Egli si è realizzato come uomo tra gli uomini ( Gv 1,14 ) e nel contempo li ha resi sempre più simili a Lui ( Gen 1,26 ).
Le disparità socioculturali presenti possono essere superate da una professionalità intesa in modo cristiano, che risulti totalmente appagante e realizzante per l'uomo ( GS 34 ).
Egli infatti nell'esplicazione del proprio lavoro trova gli stimoli e i mezzi per raggiungere, pur nella differenza di ruoli e funzioni, la vera uguaglianza tra tutti gli esseri, conferendo a tutti pari dignità ( GS 9 ).
In tal modo si riesce ad ottenere veramente il superamento di ogni conflittualità, sopraffazione, indifferenza, razzismo ( GS 26 ), promuovendo al tempo stesso la vera pace tra i popoli ( GS 77-78 ).
Il lavoro realizzante, inteso come dovere e servizio verso gli altri e anche verso se stessi ( GS 67 ), forma il tessuto connettivo per una società libera ( GS 17 ), giusta e totalmente democratica, in cui ogni uomo diventa soggetto di cultura, di valori, di linguaggio tale da imprimere nei popoli unità e identità ( GS 23 ).
La professionalità, esercitata secondo l'insegnamento della Chiesa, permette inoltre all'uomo di aderire in modo sempre più attivo a forme di cooperazione ( GS 85 ), di partecipazione e di responsabilità e impegno sociale ( GS 90 ) verso i propri simili senza lasciarsi invischiare in palesi o celate forme di corruzione e di malversazione ( GS 30-31 ).
Gualtiero Monteverde
La proposta formativa della casa di Carità indica la strada agli insegnanti, che si propongono spesso come modello genitoriale non sostitutivo, ma complementare rispetto a quello della famiglia.
Tale modello dovrebbe ottenere l'esito sperato, perché cerca di cogliere i bisogni dei giovani, instaurando un dialogo che favorisce l'evangelizzazione, ponendosi su un piano di ascolto e comprensione.
Spesso argomenti impegnati che coinvolgono il tema fondamentale della fede in Cristo, sono affrontati partendo da tematiche di largo respiro, favorendo il raggiungimento di obiettivi educativi e formativi.
Il modello rappresentato dall'istruttore di officina è per il giovane un riferimento costante, ma soprattutto raggiungibile e concreto, orientativo per la vita, in certi casi da imitare o al quale ispirarsi: una autentica evangelizzazione « vissuta ».
Cesare Rosso