Proposte di catechesi

B273-A2

Suggerimenti orientativi circa lo sviluppo della formazione cristiana

1. Occorre riaffermare la centralità salvifica di Cristo.

È necessario un punto di riferimento forte, onnicomprensivo.

Occorre ritrovare una presenza capace di autenticare ogni presenza, di dare nuovo e compiuto significato a tutta la vita dell'uomo, alla quotidianità e alle grandi imprese.

Il nostro tempo non è senza analogia con il tempo di Giovanni.

Gesù è presentato da Giovanni come colui senza il quale non possiamo fare nulla, con Lui invece possiamo portare molto frutto.

Gesù è manifestato nelle sue autodefìnizioni salvifiche.

« Io sono la luce del mondo », « Il Pane di vita », « la porta », il « buon Pastore », « la resurrezione e la vita », « la Via, la Verità, la Vita » …

Affermazioni queste che manifestano ad un tempo l'identità, il disegno di Dio che salva, le necessità dell'uomo che Dio vuole salvare.

2. La centralità di Cristo si manifesta massimamente in riferimento al suo mistero di morte e resurrezione.

« Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono » ( Gv 8,27 ).

« Io quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me » ( Gv 12,32 ).

La centralità del mistero pasquale è la manifestazione dello Spirito e della sua potenza. ( 1 Cor 2,4 ).

3. Il Dio di Gesù, Crocifisso Risorto, è il Dio carità.

É il Dio fecondo in se stesso, nel suo donarsi infinito, nella sua unità d'amore.

Nel mistero pasquale di Cristo si contiene la manifestazione più piena del Padre che da il Figlio per la salvezza del mondo, del Figlio che adempie amorosamente la volontà del Padre, dello Spirito Santo che, promesso nell'imminenza della Croce, ci conforma secondo Cristo.

4. L'identità e la dignità dell'uomo, la grandezza della sua libertà e, insieme, la manifestazione della sua miseria, che cosa Dio vuole essere per lui: tutto è potentemente illuminato dal mistero pasquale di Cristo.

Specialmente la volontà d'amore di Dio nei confronti dell'uomo, il suo voler essere per l'uomo con l'uomo, nell'uomo, affinché l'uomo viva nella sua intimità e nella sua gioia.

5. Il Cristo, Crocifisso Risorto, è il cuore di tutta la Rivelazione.

La comprensione approfondita dei contenuti della fede, del fondamento della speranza e della carità è resa in pienezza in rapporto con il mistero pasquale di Cristo.

In Cristo, Crocifisso Risorto, è la luce per tutti i rapporti umani: con Dio, con l'uomo, con il prossimo, con la storia, con l'amore, con la gioia, con il dolore, con il peccato, con la morte, con la vita, con il lavoro.

In Cristo, Crocifisso glorioso, occorre riaffermare il rinnovamento e ricapitolazione di tutte le cose ( Ef 1,10 ), la loro riconciliazione con Dio e la rappacificazione e il rinnovamento universali.

Cristo, Crocifisso glorioso, « Colui che ci ama », « l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il principio e la fine » ( Ap 22,13 ).

Il riconoscimento-ricostruzione dell'identità dell'uomo, del senso della vita e delle cose alla luce di Dio-amore non è ininfluente rispetto alla ricerca, alla scoperta e all'impiego delle realtà secolari, nella loro consistenza entitativa, nella loro autonomia fondata dall'atto creativo, liberata e rinnovata dall'atto redentivo.

L'annuncio evangelico perpetua e continua la predicazione di Gesù.1

6. Il progetto culturale della Chiesa in Italia, che ha come suo nucleo la « continuità dell'immagine cristiana dell'uomo in Gesù Cristo » riceverà luce più intensa e risolutiva dalla centralità salvifica del mistero pasquale di Cristo.

La vita cristiana, concepita come morire e risorgere con Cristo, comporta la trasformazione di una religiosità fatta soprattutto di osservanze, in una religiosità fatta di rapporti d'amore.

7. È necessario guardare a « Colui che è stato trafitto » e contemplare e adorare le Piaghe del Signore per le quali « siamo stati sanati » ( 1 Pt 2,25 - Is 53,5 ) per essere introdotti nell'intimità con Cristo e rimanere in Lui, nel suo amore.

Le prossimi estensioni della Sindone, previste per la celebrazione del Giubileo del duemila, costituiscono una provvidenziale occasione per aiutare a penetrare e a vivere il mistero pasquale di Cristo.

E auspicabile che proprio in riferimento alle Piaghe sanguinanti, trionfanti e gloriose del Signore Gesù, alle quali così eloquentemente ci richiama la Sindone, si sviluppino i fermenti di conversione e di rinnovamento che pure sono presenti nel mondo di oggi, nel mondo attuale.

8. Comunione nella speranza.

L'intima unione dell'uomo con Dio e degli uomini in Dio costituisce infatti il fine della speranza cristiana e alimentano la tensione fiduciosa e fattiva per la partecipazione alla vita trinitario.

Perciò le divisioni fra i credenti, le contrapposizioni, il rifiuto di considerare ciò che di positivo si contiene nella posizione altrui, tutto ciò è contro il fine della speranza e alla testimonianza che si deve rendere.

La comunione nell'unica speranza è capace altresì di dare senso compiuto e direzione efficace a tutte le speranze umane rendendole operanti verso quella comunione per la quale Cristo ha pregato nell'imminenza del suo sacrificio ( Gv 17,20-32 ) e per la quale il Signore ha versato tutto il suo sangue ( Ef 2,14-18 ).

Ciò affinché il mondo creda che il Cristo è l'inviato del Padre ( Gv 17,21 ).

La comunione nella speranza non potrà non aiutare la valorizzazione delle diversità in vista dell'unità, il sostegno reciproco, la pace in tutti i rapporti e in tutte le situazioni.

9. Per tutti, e in particolare per i laici, l'impegno nel mondo è legato alla loro apertura al mondo.

Apertura che non può non essere partecipazione all'apertura di Cristo al mondo, all'apertura del Padre, che per amore del mondo ha donato il Figlio per la sua salvezza.

Salvezza del mondo che comporta la ricostruzione della sua identità, del suo senso, della sua funzione in ordine all'uomo, all'uomo destinato all'intima unione con Dio e in Dio.

Mondo come l'insieme degli uomini, mondo come storia, mondo come cosmo in quanto abitazione dell'uomo: tutto rinnovato dalla morte e dalla resurrezione del Verbo incarnato, dalle sue Piaghe sanguinanti e gloriose.

Tocca particolarmente ai laici ordinare le cose del mondo a Dio, affinché con la salvezza dell'uomo si manifestino la potenza, la sapienza, l'amore di Dio che ha creato e regge tutte le cose e tutte le cose rinnova e riconcilia per il sangue di Cristo, nello Spirito di Cristo.

L'uomo che in Cristo Signore svela la consistenza entitativa del mondo, l'identità, il senso, l'utilità specialmente con il suo lavoro.

L'uomo che in Cristo Signore riscatta dalla vanità, dalla insignificanza, dall'ambiguità le cose del mondo.

Tocca soprattutto ai laici di operare per scoprire e approfondire il significato del mondo nella sua continua novità, dandogli un senso pienamente umano, come civiltà e come cultura.

Con l'aiuto di Maria, speranza nostra.

10. Animare l'azione con la fede.

É stato osservato che « mentre la militanza nella solidarietà verso gli ultimi motivata dal bisogno umano » si fa sempre più consistente, essa appare « povera o autonoma da motivazioni teologali.

La fede, cioè, non è esplicita guida dell'azione stessa ».

Si palesa insomma « la non incidenza pratica della fede sulla vita personale e sociale ».

11. Ma come vivere, testimoniare, partecipare la carità dì Dio senza un sostanziale e costante riferimento a Colui per il quale la carità si è rivelata?

Vale a dire a Cristo Crocifisso ( 1 Gv 4,10ss ).

Non si tratta di un ricorso meramente intellettuale, ma di un riferimento esistenziale ed esperienziale.

Si tratta di una disponibilità a considerare prima, durante e dopo ogni iniziativa come l'Amore che è il Dio trinitario si è manifestato in Gesù e mira a manifestarsi attraverso l'uomo.

Per penetrare in modo risolutivo l'amore e rendersene pienamente testimoni, occorre penetrare nel mistero dell'umanità piagata e crocifissa del Signore perché e quando occorre comunicare la fede anche con la parola, tutto dovrebbe essere suggerito anch'esso dall'amore di Cristo.

12. Non si può provvedere alla vita dell'uomo senza l'amore per l'uomo affinché egli sia quello che è chiamato ad essere.

Una società senza amore non può essere una società per l'uomo, amore come dono di vita, amore come essere per l'uomo e con l'uomo, amore che nella sua pienezza è l'amore di Dio per l'uomo, in Cristo crocifisso risorto.

Le strutture giuridico-sociali, pur necessarie e doverose, non sono sufficienti sia per essere adeguatamente concepite e realizzate, sia per essere validamente rispettate.

Occorre costruire un sistema di vita improntato all'amore verso l'uomo, come singolo e come comunità.

Un sistema di vita improntato all'amicizia e alla solidarietà.

Occorre una disponibilità a considerare la società, i bisogni sociali, l'uomo nella luce di Cristo, secondo il suo dinamismo manifestativo e salvifico.

La carità cristiana non punta mai a soddisfare unicamente i singoli bisogni, ma mira a soddisfare l'uomo nella luce di Dio creatore e redentore, l'uomo nelle sue esigenze di dignità, di relazionalità, di partecipazione, di amicizia, di spazio per rendersi utile in qualche modo, di costruttore dell'umana convivenza, di trascendenza.

13. « Dio infatti ha talmente amato il mondo da dare il Figlio suo unigenito perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna » ( Gv 3,10ss ).

« Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano abbondantemente » ( Gv 10,10 ).

Quale vita? La vita nella sua pienezza che è la vita di Dio, fondamento di tutte le vite.

Di qui la simpatia del cristiano per ogni forma di vita in rapporto con il piano della vita che è il piano di salvezza.

Di qui l'imperativo di « crescere nella sensibilità, nella operosità e nella spiritualità del Vangelo della carità », « la carità che è il contenuto centrale dell'annuncio e nello stesso tempo la via maestra dell'evangelizzazione ».

Domenico Conti


1 L'illustrazione è tratta dal libro "Quando si dice Gesù", di Pino Pellegrino, Editrice Esperienze, Possano per gentile concessione della stessa