La Sindone, immagine di Gesù

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1. È il primo negativo fotografico?

Nei sublimi e misteriosi disegni di Dio, il Verbo, suo Figlio unigenito, si è incarnato in un periodo in cui non esisteva ancora la fotografia.

Per cui non abbiamo una foto che ci riporti le fattezze di Gesù vivo.

Neppure abbiamo una pittura contemporanea a Lui che lo ritragga dal vero.

Vi è però un'eccezione, un'eccezione di tale portata che è difficile qualificare se strabiliante o stupefacente, poiché abbiamo un lenzuolo con impresse le sembianze del corpo di Gesù con un procedimento del tutto analogo ad un negativo fotografico: si tratta della Sindone.

Sappiamo che il rigoroso riferimento dell'immagine sindonica al Redentore non è elemento di fede, ma attiene alla storia, e pertanto alla scienza, alla ricerca nonché, a mio modesto parere, anche all'attenzione e all'impegno personale a fronte di una attestazione di così alta portata.

Ma gli elementi di certezza sono tali e tanti per cui la Chiesa propone ai fedeli la venerazione della Sindone con estensioni solenni, come avviene quest'anno.

Personalmente, non essendo un esperto nelle varie materie concernenti l'autenticità del telo, non mi soffermo su tali prove, peraltro generalmente a conoscenza degli interessati all'argomento.

Ma mi sia consentito di richiamarne solo una, sulla quale si può riflettere anche senza particolari competenze: come sia stato possibile che le impronte sindoniche si imprimessero con tale perfezione sotto l'aspetto ortogonale, cioè con una regolarità da costituire un autentico negativo fotografico, da cui è stato possibile ricavare le immagini del corpo e soprattutto del volto martoriato di Gesù?

Mi pare difficile non intravvedere in queste impressioni un impatto miracoloso, anche se tale ipotesi non è condivisa da tutti, pur tra gli esperti sindonologhi assertori dell'autenticità del telo.

Resta comunque il problema di come si siano potute generare le impronte non manifestamente dovute a macchie di sangue o agli aromi dell'unzione del corpo di Gesù.

Quanto ho affermato sopra va quindi inteso nel senso che la Sindone è la prima stampa della storia in tutto analoga alla fotografia, non in senso tecnico, ma quanto alla stupefacente impressione in negativo senza alcun mezzo meccanico.

Gesù quindi ci ha lasciato le sue divine fattezze umane, ma contrassegnate dalla sua passione e morte, espressione e culmine del suo amore per noi.

2. Muto testimone dell'amore di Gesù per il Padre e per noi

Quali considerazioni aggiungere a fronte di un evento di tale portata, se non un rinnovato intendimento di autentica conversione interiore, e perciò di adorazione, di gratitudine e di ardente risposta di amore al Redentore?

Egli ci ha lasciato la sua immagine, ma di crocifisso e vittima, quale ulteriore segno della sua predilezione per ognuno di noi, dato che non si è sottratto alla passione e alla morte, prendendo su di Sé tutto il male e il peccato del mondo, per redimerci.

Contemplando la Sindone, saremo nuovamente colpiti da commozione nel constatare i segni del dolore e della sofferenza procuratigli dall'atrocità dei suoi flagellatori e crocifissori, in cui però va intravista l'umanità ribelle al Creatore, quindi anche i nostri peccati.

Ma più ancora ci dovrà colpire l'immensità del suo amore per Dio Padre e per l'umanità.

Infatti, in estrema sintesi, Gesù sottoponendosi volontariamente alla passione ha compiuto la volontà del Padre, che non era certo quella di essere placato dei nostri peccati con lo spargimento del sangue del Figlio, quanto piuttosto di volere l'eccellenza morale in Lui, l'attuazione dell'amore più grande, di cui il sacrificio della propria vita è l'espressione più elevata.

É amore per l'umanità perché ha preferito subire i patimenti e la morte, piuttosto che reagire distruggendo i suoi attentatori « con più di dodici legioni di angeli » ( Mt 26,53 ), e in tal modo respingere anche noi peccatori.

Come non intravvedere una certa analogia con l'Eucaristia, in cui Gesù è vivo nella divinità del suo corpo glorioso, ma nel sacramento si presenta con il corpo separato dal sangue, come nel sacrificio della croce, anche se sotto le due specie consacrate Egli è presente in entrambe?

Nel nostro pellegrinaggio terreno il centro della divina attrazione resta pur sempre il Crocifisso ( Gv 12,33 ), che però è anche il Risorto: ma come Risorto la sua piena manifestazione avverrà nella sua seconda venuta alla fine del mondo, anche se la sua resurrezione è il fondamento della nostra fede.

3. Valorizzare le nostre sofferenze per le vocazioni

Ringraziamo il Signore per questo dono che ci ha lasciato, la Sindone, e per iI privilegio che essa è conservata nella nostra città, il che però ci interpella vivamente a venerarla e a meditarla.

In essa troveremo conforto anche nelle prove e nella sopportazione delle nostre sofferenze, che acquistano valore se sono unite a quelle di Gesù, testimoniate in modo realistico, anche se silenzioso, dal sacro telo.

Gesù non si è sottratto al dolore e alla morte anche per esserci vicino quando soffriamo, ed in tal modo dare forza e significato anche a ciò che appare una frustrazione dell'uomo.

Unendoci alle sofferenze di Gesù, ricambiamo, per quanto ci è possibile per la nostra piccolezza, il suo amore, dando efficacia alla nostra offerta di preghiera per le vocazioni sacerdotali, religiose e secolari.