Convegno ecclesiale di Verona

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Vita affettiva Contenuti degli ambiti

Considerare la vita affettiva uno degli ambiti della testimonianza e della speranza cristiana significa vedere nella persona umana il centro dell'azione della Chiesa e un valore in sé, da custodire e da promuovere.

Essa infatti è il luogo in cui la persona diviene se stessa, un elemento che connota ogni relazione e che riveste un ruolo fondamentale per la crescita di una personalità matura.

È questa la convinzione che fa da sfondo ai contributi relativi a questo ambito, dai quali emerge apprezzamento per l'approccio « esistenziale » al tema della testimonianza cristiana.

La vita affettiva, si fa notare, guadagna sempre più spazio e rilevanza nella società contemporanea.

Essa non è circoscritta alle sole relazioni familiari, ma si allarga all'ampio raggio dei rapporti interpersonali e alla complessa sfera dei sentimenti e della vita interiore, ed è sottoposta oggi a profondi mutamenti e influenze di ogni genere.

Analisi

Le trasformazioni culturali

L'analisi della situazione, presente in tutti i contributi, evidenzia in primo luogo il drastico cambiamento culturale e sociale che ha toccato sensibilmente il modo di essere degli uomini e delle donne, modificando anche le forme con cui vengono costruiti i legami affettivi.

È constatazione diffusa che la mentalità relativistica e la cultura edonistica di massa, caratterizzanti la società occidentale, portino a ridurre la persona a individuo, spingendolo a rinchiudersi su se stesso nella ricerca superficiale di piaceri e gratificazioni private, rivendicale come diritti: la vita affettiva diventa di conseguenza spontaneistica, instabile, insicura, tendenzialmente aggressiva e fragile.

A condizionare fortemente le relazioni sono anche il « fattore tempo », sempre più precario, e l'invadenza dei moderni mezzi di comunicazione.

Soprattutto nei giovani, i più sensibili alle nuove tendenze, il primato sembra essere riservato alle emozioni e alle sensazioni forti, che si consumano nell'esperienza immediata e sono facilmente slegate da ogni senso di responsabilità, con crescenti difficoltà per quanto concerne la perseveranza, la fedeltà e la relazione di amore.

Sempre di più, inoltre, il rapporto tra affettività e sessualità, la relazione tra i sessi, il modo di guardare alla paternità e alla maternità registrano un evidente scostamento dalla tradizione e dagli insegnamenti della Chiesa.

Tra analfabetismo affettivo e bisogno di relazioni profonde

La conseguenza di questo stato di cose viene da più parti definita come « analfabetismo affettivo ».

A esserne colpiti non sono soltanto i giovani, spesso impauriti da prospettive di legami d'amore stabili e durevoli, ma gli stessi adulti, esposti all'influenza del giovanilismo imperante e alla tentazione di abdicare dalla propria responsabilità educativa per i sacrifici che essa comporta.

L'adulto, inoltre, si trova in difficoltà davanti alla fragilità affettiva delle nuove generazioni e fatica a possedere quella « competenza emotiva » che porta a riconoscere i sentimenti propri e degli altri e ad acquisire gli strumenti interpretativi della vita affettiva dei più giovani.

L'assolutizzazione della libertà individuale, che viene posta al di sopra di ogni altro dato e genera perfino il mito di un uomo esclusivamente « figlio di se stesso », contribuisce ad accrescere l'instabilità affettiva.

Quando le relazioni sociali sono condizionate dalla mancanza di fiducia verso l'altro, inevitabilmente scattano meccanismi di difesa quali la chiusura e l'isolamento, il rifiuto di coinvolgersi in profondità e di vivere l'amore nel segno della responsabilità.

Sono, questi, i modelli di gestione della vita affettiva che spesso veicolano i mass media, riducendo gli affetti a beni che, in quanto tali, devono portare gratificazione immediata, sono a rischio di deperimento veloce e quindi devono essere rapidamente sostituiti.

L'aumento vorticoso delle comunicazioni sociali non significa automaticamente una crescita della qualità delle relazioni e la diminuzione della solitudine, che invece è sempre più diffusa, specialmente tra i giovani e gli anziani.

I « legami liquidi » però non bastano alla persona.

È facile così registrare i segni di una diffusa necessità di relazioni più autentiche e profonde di quelle generalmente presenti, a ogni età della vita.

Cresce il bisogno di stare con gli altri, come dimostra la moltiplicazione dei punti di incontro.

Non basta però riempire un ambiente di persone per metterle in relazione viva tra loro,

Forza e debolezza della famiglia

Alla condizione attuale della famiglia sono dedicate le maggiori osservazioni nei contributi delle Diocesi.

La famiglia, infatti, è l'ambito primario in cui normalmente prende forma la vita affettiva della persona.

Qui si impara ad amare, a sentirsi amati, a rendersi amabili nelle relazioni.

In famiglia avviene anche la prima testimonianza dell'amore e della fede cristiana attraverso gli affetti e i legami reciproci.

La realtà più esposta alle trasformazioni in atto è proprio la famiglia.

È rilevata da tutti la sua condizione di debolezza, che si manifesta soprattutto attraverso il fenomeno ancora preoccupante della denatalità e il crescente numero di convivenze, separazioni, divorzi.

I motivi di questa fragilità sono di carattere prevalentemente culturale e sociale.

Tra questi, vengono ricordati i ritmi di vita sempre più frenetici, l'individualismo diffuso, l'egoismo generazionale, la riduzione dell'amore all'attrazione fisica, la disattenzione alla famiglia da parte delle istituzioni educative e politiche, la sua riduzione a soggetto di consumo o a contenitore di servizi - con la conseguente imposizione di ruoli innaturali -, la scarsa propensione al sacrificio, al dialogo e alla gestione positiva dei conflitti, l'innalzamento dell'età del matrimonio, la forte competitività sociale e la precarietà lavorativa, che impedisce alle giovani coppie di pensare il proprio futuro in termini di stabilità e di serenità.

Alcune problematiche sembrano imporsi con particolare urgenza: sono quelle relative all'aumento delle situazioni di disagio e di fallimento matrimoniale, con drammatiche conseguenze nella vita e nella crescita dei figli; la difficile condizione degli anziani, esposti alla solitudine e all'esclusione sociale; la crisi della relazione educativa e delle figure genitoriali; una mentalità che scardina dalle sue fondamenta l'istituto familiare e il valore della vita umana dal concepimento al suo termine naturale.

Se il panorama non è certo incoraggiante, non sono poche le regioni che rilevano come, nonostante la fragilità e le diffuse lacerazioni, la famiglia ancora « tenga », ossia vengano tenuti in grande considerazione i valori che essa rappresenta e la funzione, educativa e socioeconomica, che da sempre riveste nella sfera civile.

Pur essendo il crocevia da cui passano tutte le trasformazioni culturali, la famiglia è in grado dunque di riproporsi come elemento centrale del tessuto sociale e come vaccino contro ogni forma di disagio.

Anche per questo, essa oggi domanda fortemente di essere fatta oggetto di un'attenzione strategica sul piano culturale, pastorale, educativo, sociale, economico e politico.

Segni di speranza ed esperienze in atto

Rilevante è lo spazio che i contributi dedicano all'individuazione dei segni di speranza riguardanti la realtà della vita affettiva.

Davanti ai nostri occhi, si osserva, non c'è solo disordine morale, confusione di valori, senso di solitudine crescente, ma anche elementi positivi ed esperienze forti da valorizzare.

Tra i primi, si mette in evidenza la sensibilità giovanile per l'amicizia, il fascino di qualche forma di vita fraterna e, dal punto di vista pastorale, l'interesse spesso riscontrato verso proposte di formazione e spiritualità rivolte a fidanzati o giovani sposi.

Luoghi di educazione dell'affettività, sperimentazioni di nuove modalità di organizzazione dei corsi di preparazione al matrimonio, iniziative a sostegno della responsabilità educativa dei genitori sono esperienze sempre più diffuse e apprezzate, specialmente quando puntano sul coinvolgimento attivo delle persone e adottano un linguaggio comprensibile e propositivo.

Si registra inoltre il crescere dell'attenzione alle situazioni di crisi familiare, con il sorgere di percorsi specifici per separati e divorziati e l'opera sempre preziosa dei centri di consulenza e collegamento familiare ( consultori, centri di ascolto, associazioni specifiche … ) promossi dalle realtà ecclesiali.

Si fa sempre più forte anche la domanda di una spiritualità coniugale più profonda e più radicata nella parola di Dio.

Tra i segni di speranza che la comunità cristiana può diffondere nella società odierna viene particolarmente sottolineata la testimonianza offerta dalle famiglie che si aprono con generosità alla vita, all'adozione ( anche prenatale ) e all'accoglienza di persone portatrici di handicap o in difficoltà, nonché dalle famiglie che si impegnano nella pastorale, nella missione e nella vita sociale.

In molti coniugi si riscontra oggi una forte sensibilità per un'armonia familiare fondata su rapporti di pari dignità e sul rispetto verso ogni membro della famiglia.

Non mancano famiglie generose e ricche di fede, che sono testimoni del Vangelo nel sacrificio nascosto e quotidiano, spesso eroico, raggiungendo i vertici della santità cristiana.

Una caratteristica presente in molti contributi è la descrizione di esperienze in atto.

Esse comprendono una grande varietà di tipologie, tra cui: progetti pastorali di educazione all'amore e alla famiglia, iniziative di spiritualità, forme di « tutoraggio » e di accompagnamento delle coppie, corsi per genitori, collaborazioni con enti locali e altri soggetti sociali, centri esplicitamente dedicati alla pastorale della famiglia.

Prospettive

Dalle relazioni delle Diocesi e degli organismi ecclesiali emergono alcuni nodi problematici di particolare rilievo per la testimonianza evangelica nella vita affettiva, cui corrispondono prospettive e obiettivi verso cui camminare.

La via delle relazioni

È facile riscontrare come le difficoltà relazionali e affettive siano diffuse anche nelle realtà ecclesiali: all'interno dei gruppi e delle parrocchie, nei rapporti fra clero e laici, nella difficoltà a instaurare delle prassi di dialogo, stima e cooperazione organica e stabile fra soggetti ecclesiali diversi.

Il primo passo della comunione è quello capace di fondare le relazioni sulla cordialità, il riconoscimento reciproco, l'amicizia sincera.

Nelle comunità cristiane, si fa notare, non raramente la dimensione funzionale e organizzativa sembrano prevalere rispetto alla cura delle relazioni interpersonali.

Se anche il vissuto ecclesiale non è immune da logiche di efficientismo e di formalismo - di cui soffre talvolta la liturgia - va comunque crescendo la consapevolezza della rilevanza delle relazioni rispetto alle funzioni e l'attenzione a rendere le comunità luoghi « caldi » e accoglienti, senza cedere all'emotivismo, e in cui saper prestare attenzione alla vita affettiva e relazionale delle coppie e delle persone.

Le relazioni stesse, quando sono « buone », sono luogo di umanizzazione, di formazione alla vita cristiana e di vera evangelizzazione.

Rinnovare i linguaggi dell'annuncio

Un ulteriore aspetto problematico è quello che riguarda le modalità dell'annuncio della visione cristiana sulla vita affettiva.

Se è necessario aiutare le persone, e soprattutto i giovani, a scoprire il messaggio liberante della fede sull'affettività, ciò potrà avvenire solo puntando su un linguaggio semplice e comprensibile - capace di farne cogliere la bellezza, l'ampiezza di prospettive e il valore umanizzante - e non sbilanciato sul versante dei divieti e sulla riduzione della questione affettiva alla gestione della sessualità.

Occorre piuttosto disponibilità al dialogo, pazienza e rispetto.

In questo contesto, si sottolinea l'esigenza, che tocca diversi campi della pastorale, di dar spazio alla narrazione della fede, valorizzando una pluralità di linguaggi, soprattutto quelli capaci di coinvolgere anche il mondo degli affetti e delle emozioni.

La speranza si annuncia nell'affettività anche attraverso un'opportuna educazione al valore del corpo, che è dono, linguaggio, apertura al dialogo, relazione con l'altro e vocazione alla comunione.

Ma l'amore si comunica soprattutto attraverso l'amore stesso.

Famiglia e Chiesa: una relazione incompiuta

Il rapporto tra Chiesa e famiglia non è sempre facile.

Nonostante la ventennale esperienza e proposta nell'ambito della pastorale familiare, orientata dall'apposito Direttorio, sono ancora molte le realtà affidate all'improvvisazione o al più tese verso uno sforzo di adattamento, da cui deriva una molteplicità di iniziative che rivestono però ancora carattere sperimentale e non hanno raggiunto una sufficiente organicità.

Nei percorsi formativi, da entrambe le parti, si coglie inoltre la fatica nell'affrontare le tematiche relative alla vita affettiva, rispetto alle quali persiste talvolta un'impostazione di stampo moralistico.

Viene segnalata come difficoltà dell'azione pastorale la scarsità di contatti tra la parrocchia e le coppie nei primi anni di matrimonio, e si guarda con preoccupazione al fatto che diventa sempre più difficile per le comunità tenere aperti i canali di comunicazione con la realtà della famiglia - da sempre interlocutore privilegiato - in così rapida trasformazione.

Un punto particolarmente debole è quello che riguarda l'incidenza culturale delle proposte rivolte alla realtà affettiva e familiare, con la conseguente fatica a offrire modelli di vita percorribili e affascinanti circa l'esperienza dell'amore, del matrimonio e della famiglia: forme di vita quotidiana fatta di fiducia e rispetto, fedeltà e libertà, pazienza e perdono, accoglienza e ospitalità, attenzione ai piccoli e ai deboli.

Non si tratta solo di difficoltà dovute ai mutamenti di costume, che trovano peraltro cittadinanza, nel bene e nel male, anche tra i credenti.

La fatica consiste nel riuscire a cogliere e comunicare quanto la fede nella risurrezione di Gesù dia pienezza di realizzazione e fondamento ultraterreno alla speranza di un amore compiuto.

Anche per questo, molti chiedono che la famiglia, in quanto tale e tenendo conto del contesto esistenziale di oggi, venga maggiormente considerata come una risorsa dal punto di vista ecclesiale.

E non solo come serbatoio per l'individuazione di operatori pastorali.

È nella direzione di una Chiesa - famiglia che viene invocata da alcuni l'esigenza di andare « oltre la pastorale familiare ».

Con questa espressione non si intende certo un'attenzione inferiore verso la famiglia, bensì il passaggio da un ambito pastorale ristretto ( talvolta lasciato agli addetti o agli appassionati ) a una vita ecclesiale interamente a misura di famiglia, pensata e vissuta con e per la famiglia.

Un passaggio che non è ancora avvenuto sebbene ne venga da tempo indicata la necessità.

Un'emergenza educativa

Molti contributi evidenziano che l'educazione all'amore e all'affettività rappresenta una sfida per la comunità ecclesiale rispetto alla quale i percorsi proposti sono ancora carenti.

Lo sviluppo della vita affettiva e la proposta di vita cristiana nell'amore coniugale non possono essere affidati solo al momento della preparazione al matrimonio, ma vanno costruiti a piccoli passi fin dagli anni dell'iniziazione cristiana.

Si tratta di proporre ai giovani, ma anche agli adulti, non più soltanto corsi, ma veri e propri « percorsi » per riscoprire la fede, i suoi contenuti e le sue motivazioni riguardo alla famiglia e all'intero mondo degli affetti.

Un più forte investimento educativo in questo campo è sentito da molti come un'urgenza pastorale primaria.

Vanno potenziati i luoghi, e soprattutto la formazione di persone capaci di animare percorsi per fidanzati e sposi, gruppi di sostegno alle giovani coppie, iniziative di intervento verso le diverse tipologie di disagio affettivo e familiare.

Operatori competenti non solo rispetto alle problematiche umane e sociologiche, ma soprattutto formatori della fede, autentici « catechisti dell'amore cristiano » che siano all'altezza della loro missione in questo momento storico, grazie a una profonda fede, a una conoscenza accurata della rivelazione e del magistero della Chiesa in ordine al matrimonio, a una pratica di vita cristiana che consenta di testimoniare credibilmente le loro qualità di sposi e genitori cristiani.

Le iniziative specifiche non devono comunque impedire che i normali cammini di fede conducano le persone a incontrare la « vita affettiva » di Gesù.

La sete di amore rappresenta una sfida urgente e allo stesso tempo affascinante per la Chiesa, perché la richiama a puntare all'essenziale del cristianesimo: annunciare Cristo e il Vangelo come la persona e la via che comunicano l'amore, vincendo la solitudine, l'angoscia, ogni forma di morte.

Proposte

Gli obiettivi rapidamente delineati hanno portato all'individuazione di numerose proposte e indicazioni operative, molte delle quali emergenti dalle esperienze in atto nelle Diocesi e nelle realtà ecclesiali.

Ciò che le accomuna è l'immagine di Chiesa che ne emerge.

Una Chiesa accogliente, luogo di relazioni fraterne e casa dell'amicizia

Vivere delle relazioni fraterne e significative è importante per vivere la Chiesa comunione e per trasmettere la fede.

Ognuno deve sentirsi accolto personalmente e deve poter sperimentare la dimensione « familiare » della Chiesa, che ama ben più di quanto giudichi e aiuta a crescere ben più di quanto punisca.

Dio è amore, dunque è soprattutto attraverso l'amore che lo si può annunciare.

Occorrerà perciò:

- rafforzare e far crescere, anche mediante apposite iniziative, il tessuto ordinario delle relazioni fra i membri delle comunità, fra le diverse vocazioni e realtà ecclesiali, fra le differenti età e generazioni, mettendo al centro l'insegnamento evangelico sull'amore reciproco, sul perdono e sulla correzione fraterna.

I ruoli non devono mai mettere in secondo piano la comune dignità e il primato delle relazioni sulle funzioni;

- promuovere esperienze di vita comune per i giovani e per le stesse famiglie;

- proporre un patrono dell'amicizia e valorizzare questa dimensione nella pastorale ordinaria;

- prestare attenzione alle situazioni di particolare solitudine: singles, vedovi, persone colpite da fallimenti affettivi e familiari;

- rendere protagonisti della vita della comunità anche gli anziani, valorizzandoli come parte attiva e preziosa;

- favorire l'articolazione della vita comunitaria secondo impostazioni e modalità ( ad esempio, attraverso gruppi di dimensioni limitate ) che permettano l'effettiva comunicazione fra le persone e l'accoglienza di tutti;

- rimotivare la generosità nell'accogliere la vita come autentico segno di speranza e testimonianza per il nostro tempo;

- valorizzare l'accoglienza all'ingresso della chiesa prima delle celebrazioni liturgiche.

Una Chiesa che sa accompagnare

La solitudine nella società attuale, soprattutto quella che colpisce le famiglie, provoca la comunità cristiana a farsi sempre più compagna di vita e a dar luogo a prassi pastorali attente alla persona e al suo stato di vita.

Per questo:

- occorre pensare a un nuovo ministero dell'accompagnamento, rivolto alle persone che entrano a far parte della comunità, alle giovani coppie ( nella fase della preparazione al matrimonio e nei primi anni della vita coniugale ), alle famiglie in difficoltà, alle coppie conviventi, ai coniugi separati e divorziati, alle persone e alle famiglie immigrate, agli anziani, a quanti sono colpiti da lutti o eventi dolorosi, ai minori a rischio;

- sperimentare la presenza di tutor per le coppie che decidono di far battezzare il proprio bambino;

- qualificare l'accompagnamento spirituale delle persone ( giovani e adulti ) e delle famiglie, ad opera di sacerdoti, di religiosi e religiose, e anche di laici e coppie di sposi;

- promuovere un atteggiamento di ascolto e accoglienza anche nei confronti delle persone che vivono in situazioni non conformi alla morale cristiana, individuando iniziative e strumenti che coniughino la chiarezza e la fedeltà alle esigenze del Vangelo con la carità e la vicinanza della comunità;

- offrire sostegno e aiuto al compito educativo dei genitori nelle diverse fasi della vita dei figli;

- far sentire alla comunità cristiana la responsabilità di raggiungere le famiglie nelle proprie case, attraverso visite, benedizioni delle famiglie, momenti di catechesi ecc.;

- non trascurare, in relazione alla vita affettiva, la particolare condizione delle persone disabili.

Una Chiesa che investe sulla formazione

La qualificazione delle iniziative di formazione all'amore, da strutturare come veri percorsi, prolungati e con taglio vocazionale, costituisce una priorità pastorale non più differibile, insieme alla preparazione di figure educative che, a vario titolo, siano capaci di accompagnare le persone nelle diverse situazioni della vita e orientarle nella maturazione affettiva.

Si segnala pertanto la necessità di:

- ripensare i cammini dell'iniziazione cristiana e l'intero apparato catechistico - formativo, nell'ottica di una pastorale integrata che tenga sempre presente l'unità della persona umana, al di là della settorialità delle sue molteplici appartenenze sociologiche;

- rinnovare i corsi di preparazione al matrimonio, qualificandoli come luoghi di primo annuncio e itinerari di formazione alla vita cristiana;

- valorizzare i centri di spiritualità coniugale e la diffusione di una spiritualità che riscopra la tradizione della preghiera in famiglia;

- rinnovare i linguaggi della formazione e dell'annuncio curando che siano comprensibili e appropriati, a partire dal « linguaggio » dell'affetto profondo, che supera gli ostacoli generazionali e comunica libertà e gratuità;

- educare al discernimento, in modo da aiutare i singoli e le coppie a vivere con più consapevolezza il mondo degli affetti, a integrare ragione, sentimenti ed emozioni, a crescere nell' « unità spirituale » della persona;

- recuperare il valore del tempo del fidanzamento, valorizzando il rito specifico e alcuni gesti che siano espressione di testimonianza pubblica della propria scelta;

- offrire una visione integrata e positiva della sessualità attraverso la formazione specifica dei catechisti e degli operatori pastorali;

- approfondire e proporre il valore della castità, nel suo significato profondo e liberante, proprio di tutti gli stati di vita, mettendo in luce una chiara reciprocità tra matrimonio e verginità, tra famiglia e vita consacrata;

- curare che tra i catechisti e gli educatori non manchino adulti, coppie di fidanzati o di sposi;

- sviluppare una particolare attenzione per la maturazione affettiva anche nei percorsi formativi dei presbiteri e dei consacrati;

- incoraggiare gli insegnanti di religione a sviluppare la dimensione affettiva nel loro compito educativo e a promuovere opportune iniziative in collaborazione con le altre componenti della scuola.

Una Chiesa dove la famiglia è protagonista

Prima di essere un soggetto da tutelare e promuovere o destinataria di interventi e proposte, la famiglia è, in quanto tale, risorsa preziosa e soggetto primario di pastorale e di evangelizzazione.

È modello e icona della Chiesa stessa.

La sua collocazione al centro dell'azione pastorale apre e consolida nuove modalità e prospettive dell'azione pastorale.

Da un'impostazione particolare al modo in cui la comunità cristiana si pone nei confronti delle persone.

Certo la famiglia va aiutata a riscoprire continuamente la propria vocazione; questo però può avvenire solo attraverso una fiduciosa « scommessa » nei suoi confronti e la sua responsabilizzazione nella vita della comunità.

In questa prospettiva, si propone di:

- valorizzare la responsabilità della famiglia nell'educazione alla fede dei figli ( anche rendendo prioritaria la catechesi ai genitori rispetto a quella sacramentale dei bambini ), nei diversi percorsi formativi della comunità, nell'assunzione di responsabilità sociali;

- potenziare i luoghi e le iniziative incentrate sulla famiglia ( consultori, centri di sostegno e consulenza, associazioni familiari, organizzazioni di volontariato ecc. ), elaborando progetti e costituendo vere e proprie « reti » fra tali realtà e fra le stesse famiglie: « reti » che, in qualche caso, possono anche arrivare alla realizzazione di nuovi modelli abitativi che valorizzano il vicinato, il mutuo aiuto, la comunicazione reciproca;

- diffondere l'esperienza dei gruppi di famiglie, o a misura di famiglia, rendendo le case cenacoli aperti all'incontro, alla condivisione e alla preghiera;

- curare la collaborazione e la promozione di iniziative comuni tra i diversi ambiti e soggetti della pastorale, soprattutto quelli che si rivolgono ai giovani, alle famiglie, ai luoghi dell'educazione.

Una più forte unità fra le parrocchie e le altre realtà ecclesiali favorirà l'incisività della testimonianza in questo ambito come negli altri;

- attuare ogni intervento e strategia possibile per promuovere e accogliere la vita, in ogni momento e condizione, specialmente nel suo formarsi e nelle situazioni di maggiore fragilità e mancanza di rispetto, valorizzando la famiglia, « santuario della vita », in quest'opera di tutela e promozione.

Una Chiesa capace di « fare cultura »

Sempre più avvertita è la necessità, da parte della comunità cristiana, di una « rifondazione » culturale ed etica della vita affettiva, che sia in grado di interpretare la realtà, contrastare quanto la banalizza e la svilisce, offrire nuove direttrici di pensiero e di esperienza per una cultura positiva dell'amore e della famiglia.

Ciò richiede di:

- diffondere stili di vita personale e familiare improntati all'accoglienza, alla sobrietà, alla fedeltà, al dono di sé, alla partecipazione responsabile, alla condivisione;

- denunciare quegli aspetti della cultura di oggi che contrastano con una concezione integrale della persona umana e sviliscono la dignità della corporeità e della vita affettiva;

- promuovere e difendere l'identità della famiglia fondata sul matrimonio e la vita dal concepimento fino al suo termine naturale;

- prestare una particolare attenzione al mondo dei mass media, offrendo alle persone criteri di discernimento e occasioni formative, e agendo in essi dall'interno affinché promuovano e valorizzino una corretta cultura del corpo, dell'amore e della famiglia, anche attraverso la proposta di esperienze e modelli positivi;

- approfondire, oltre alla conoscenza della fede, anche la capacità di leggere la realtà, di individuarne le dinamiche di sviluppo e di entrare in dialogo con i luoghi dell'elaborazione e della diffusione culturale, al fine di contribuire alla formazione di una cultura degli affetti ispirata a una corretta antropologia personalistica;

- curare il dialogo con il legislatore per lo sviluppo, a tutti i livelli, di politiche familiari adeguate ai bisogni reali delle famiglie;

- valorizzare il patrimonio di esperienze presente nell'associazionismo cattolico, e in special modo in quello familiare, non solo nella prospettiva del sostegno alle famiglie, ma come avamposto prezioso nell'elaborazione culturale e nell'evangelizzazione;

- promuovere il dialogo tra le famiglie di cultura e di religione diversa;

- rendere le parrocchie e le aggregazioni ecclesiali « palestre » di una cultura di pace, di cooperazione e di gestione positiva dei conflitti.

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