Evang. e sacramento del matrimonio

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Sezione II - La celebrazione del Sacramento del Matrimonio

83. - Evangelizzazione e liturgia del Matrimonio cristiano

La forma primaria con cui la Chiesa evangelizza il Matrimonio cristiano è la celebrazione liturgica che essa fa del sacramento.

Proprio in questa il Matrimonio dei battezzati, diventando segno e fonte di salvezza, si fa annuncio della Parola che salva ed eleva l'amore umano, arricchisce il popolo di Dio di nuove chiese domestiche e costituisce la famiglia cristiana immagine dell'insondabile comunione di amore che esiste nel mistero Trinitario della stessa vita divina.

84. - Il primo problema pastorale sarà allora quello di dar vita ad una celebrazione del sacramento che risulti veramente evangelizzante ed ecclesiale.

In quanto è segno, la celebrazione liturgica deve svolgersi in modo da essere, anche nella realtà esteriore, proclamazione della parola di Dio e professione di fede nella comunità dei credenti.

In quanto è sacramento della Chiesa, la celebrazione deve coinvolgere la comunità cristiana.

In tal senso il luogo normale delle nozze è la comunità della parrocchia nella quale i fidanzati sono inseriti e alla cui vita e missione prendono parte.

85. - Come ogni azione liturgica anche la celebrazione nuziale richiede la partecipazione piena, attiva e responsabile di tutti i presenti, secondo il posto e il compito di ciascuno:

degli sposi anzitutto come ministri e soggetti della grazia del sacramento;

del sacerdote in quanto presidente della assemblea liturgica e teste qualificato della Chiesa;

dei testimoni non solo garanti di un atto giuridico, ma rappresentanti qualificati della comunità cristiana;

dei parenti, amici e altri fedeli membri di un'assemblea che manifesta e vive il mistero di Cristo e della Chiesa.

Il sacerdote celebrante curerà un'adeguata presentazione e spiegazione della parola di Dio, stimolerà gli sposi ad assumersi la loro parte nella celebrazione liturgica, e favorirà l'intervento attivo e consapevole della comunità presente, nel canto e specialmente nella preghiera dei fedeli: tutti così sono raggiunti dalla grazia della Parola e già ne diventano testimoni e annunciatori.

86. - L'intimo legame che esiste tra l'Eucarestia e il Matrimonio, domanda che la celebrazione delle nozze sia normalmente inserita nella liturgia della Messa ( cfr. Sacrosanctum Concilium, 78 ).

Nell'Eucarestia, fonte e vertice di tutti i sacramenti, la coppia cristiana esprime e vive il rendimento di grazie, suo e della Chiesa per la salvezza che Dio in Gesù Cristo dona al mondo anche mediante il Matrimonio.

Al tempo stesso i coniugi ricevono in maggiore abbandonza il dono dello Spirito per poter rivivere in pienezza l'amore sacrificale di Gesù Cristo per la sua Chiesa, offrendo insieme un sacrificio spirituale gradito a Dio ( cfr. 1 Pt 2,5 ).

87. - Per questo la comunità cristiana, e in primo luogo i presbiteri, favorirà la sensibilizzazione dei fidanzati perché celebrino il loro Matrimonio partecipando al Sacrificio Eucaristico, ricevendo il Corpo e il Sangue del Signore, dopo aver ottenuto attraverso il sacramento della Penitenza un rinnovamento della loro vita nella riconciliazione con Dio e con i fratelli.

La stessa assemblea liturgica vivrà la sua vera e piena partecipazione all'evento sacramentale, unendosi agli sposi nella comunione Eucaristica.

88. - Il mistero di salvezza che si comunica nella povertà dei segni umani e il carattere propriamente religioso del rito, esigono una celebrazione del Matrimonio che si caratterizzi ad un tempo per la sua solennità e per la sua semplicità, l'una e l'altra rivelazione e annuncio della gioia cristiana di fronte al dono di Dio.

La comune e gratuita partecipazione alla salvezza di Dio chiede che, nel suo svolgimento esteriore, il rito sia dignitoso e eguale per tutte le coppie di sposi, perché maggiormente appaia il carattere comunitario della celebrazione e sia affermata la medesima dignità di tutti i fedeli.

89. - La celebrazione del sacramento non può essere scambiata in cerimonia folcloristica o trasformata, più o meno gravemente, in uno spettacolo profano.

La rinuncia ad un lusso che contraddice alla povertà di tanti fratelli, deve fare del momento delle nozze un'occasione di carità più largamente diffusa per i fratelli poveri e più abbandonati.

Alla responsabile valutazione e decisione degli sposi deve essere affidato il compito di limitare le esteriorità delle nozze e di andare incontro alle varie necessità della comunità ecclesiale.

Anche mediante questi concreti gesti di carità gli sposi cristiani diventano segno credibile di quell'amore di donazione cui il Signore li chiama nell'incontro sacramentale.

90. - Nelle esperienze di itinerario catecumenale, nei corsi di preparazione, nei colloqui del sacerdote con i fidanzati, una speciale cura si dovrà riservare alla spiegazione delle letture bibliche e della liturgia del Matrimonio, cosicché i segni sacrementali, adeguatamente preparati, manifestino in verità e siano annuncio pieno del mistero di salvezza che viene celebrato nel rito per essere poi testimoniato nella vita.

91. - I battezzati non credenti e il sacramento del Matrimonio

Un grave problema pastorale riguarda l'ammissione al sacramento di quei battezzati che, pur dichiarandosi non credenti, lo domandano per motivi che non sono propriamente di fede.

La richiesta del Matrimonio religioso può essere motivata dal rispetto di una certa tradizione, dalle convenienze sociali, dall'insistenza delle famiglie, dal desiderio di non scontentare la comparte, dalla convinzione di consolidare con una cerimonia religiosa l'impegno d'amore coniugale, e da altre ragioni.

92. - Nessuno, all'infuori di Dio che scruta il cuore, può misurare la fede di un battezzato e quindi può esprimere un giudizio definitivo sulla sua presenza e autenticità.

D'altra parte la Chiesa, comunità di credenti che vive e professa la fede anche mediante segni esteriori e comunitari - primi fra i quali i sacramenti -, deve dare un giudizio sulle condizioni di fede di quanti sono chiamati a celebrare con frutto i gesti sacramentali.

93. - Quando chiedono il Matrimonio cristiano battezzati che sono totalmente indifferenti alla fede o dichiarano esplicitamente di non credere, la Chiesa avverte con maggior gravità e urgenza la sua responsabilità evangelizzatrice.

Per essere fedele alla missione ricevuta da Gesù Cristo, essa deve esigere che i fidanzati non credenti accettino un periodo di catechesi, che potrà essere più o meno lungo in rapporto alle diverse situazioni personali e di coppia.

94. - Se solo un fidanzato dichiara di aver rinunciato alla fede, mentre l'altro è credente, la Chiesa ammette la coppia con particolari cautele a celebrare il sacramento.

Così essa esprime la sua speranza che la vita comune nel Matrimonio, ispirata e sostenuta dalla grazia sacramentale e dalla testimonianza del coniuge credente, aiuti l'altro a giungere alla fede e a crescere in essa ( cfr. 1 Pt 3,1-2 ).

95. - Il facile consenso o all'opposto il facile rifiuto della celebrazione del sacramento nasconde un'errata concezione della Chiesa quasi fosse un'istituzione puramente burocratica o una comunità di perfetti.

La contrapposizione, che favorisce gli atteggiamenti estremi del lassismo e del rigorismo, dev'essere superata mediante un fraterno impegno di comprensione, di dialogo e di evangelizzazione.

La stessa richiesta del sacramento deve diventare un'occasione particolarmente preziosa di catechesi.

La necessaria ricerca di un sapiente ed equilibrato atteggiamento pastorale non potrà mai sacrificare né le esigenze della verità né quelle della carità.

In tal senso la non ammissione dei battezzati non credenti al sacramento potrà essere, oggi in una società secolarizzata, una dolorosa ma stimolante scelta pastorale.

Mancano, infatti, nel contesto sociale moderno quelle condizioni ambientali che potevano servire nel passato a risvegliare e a sostenere nell'animo le convinzioni personali mancanti.

96. - Il gesto estremo della Chiesa che non ammette alcuni suoi figli alla celebrazione del sacramento, è sempre il gesto di una madre che ha ripetutamente ma inutilmente tentato ogni mezzo per ottenere un segno di fede, sia pure germinale.

La non ammissione al sacramento è, inoltre, un gesto di rispetto di chi si dichiara non credente, un gesto di attesa e di speranza, un rinnovato e più grave appello a tutta la comunità cristiana perché continui ad essere vicina a questi suoi fratelli, impegnandosi maggiormente nella testimonianza di fede dei valori sacramentali del Matrimonio e della famiglia.

97. - Matrimoni misti

I Matrimoni misti, che si compiono cioè tra un cattolico e un non battezzato oppure tra un cattolico e un battezzato non cattolico, diventano sempre meno rari anche in Italia a causa delle migrazioni, della mobilità, e dei più frequenti contatti tra persone che vivono in un pluralismo culturale e religioso.

I fidanzati che si trovano ad affrontare un Matrimonio misto dovranno essere aiutati a conoscere le difficoltà che insorgono in una vita coniugale fra sposi divisi nella fede o nella comunione ecclesiale.

Per questo la loro preparazione dovrà essere maggiormente curata e non potrà limitarsi al semplice adempimento delle formalità giuridiche e nemmeno alla sola ricerca di quella intesa e comunione interpersonale che è necessaria per il rispetto e l'esercizio della libertà religiosa e di coscienza.

Dovrà invece allargarsi ad un opera educativa destinata a favorire, nella verità e nella carità, una progressiva comunione di fede.

98. - Quando il Matrimonio sarà celebrato tra un cattolico e un battezzato non cattolico - il caso più ricorrente da noi in Italia dovrà essere compiuta una seria catechesi sui valori del Matrimonio comuni alle due diverse confessioni, ponendo l'accento sulla parola di Dio da ambedue accolta e sul Battesimo da tutti e due ricevuto.

Da questo i credenti, fatti membri della Chiesa, derivano la prima grazia e responsabilità di essere segno e testimonianza dell'amore sponsale di Cristo.

Quando invece il coniuge prescelto non è battezzato, il coniuge cattolico dovrà ispirare la sua vita all'insegnamento tracciato dal'Apostolo: « Il marito non credente viene reso santo dalla moglie credente e la moglie non credente viene resa santa dal marito credente » ( 1 Cor 7,14 ).

Il coniuge non battezzato si impegnerà a vivere la comunione sponsale secondo i valori umani, propri e caratteristici di ogni autentico Matrimonio, a rispettare lealmente le convinzioni religiose dell'altro coniuge e ad adempiere i doveri di coscienza che ne derivano, specialmente per l'educazione dei figli.

99. - Il Matrimonio Concordatario

Un particolare problema pastorale sorge per la celebrazione del Matrimonio nella forma cosiddetta concordataria.

Esso nasce dalla richiesta di alcuni cattolici che vorrebbero la doppia celebrazione del Matrimonio: quella religiosa e quella civile.

La richiesta è variamente motivata: viene invocata soprattutto la necessità di evitare qualsiasi commistione fra sacramento e istituzioni civili, fra Chiesa e Stato.

100. - Non è dato, allo stato presente, di prevedere quali modificazioni potranno essere eventualmente apportate al regime concordatario tuttora vigente in Italia in materia di Matrimonio.

Sono tuttavia sicuri i seguenti principi.

Per i cristiani non vi sono diverse possibilità di contrarre valido Matrimonio, ma una sola: la celebrazione, cioè, del Matrimonio secondo la forma stabilita dalla Chiesa.

Per i battezzati, infatti, non vi può essere valido Matrimonio che non sia allo stesso tempo sacramento, e come tale sottoposto alla legittima competenza della Chiesa.

Il Matrimonio cosi contratto deve avere, anche in campo civile, a tutti gli effetti, la rilevanza che spetta ad un valido Matrimonio: in Italia, ciò è garantito al presente dal Concordato in vigore, e corrisponde, non solo ad un diritto dei coniugi, ma anche al dovere che i coniugi stessi hanno di assicurare, nei limiti delle possibilità, il riconoscimento civile alla loro unione matrimoniale, sia nell'interesse legittimo dei figli, sia per riguardo alle esigenze del bene comune della società, di cui la famiglia è la cellula primordiale.

101. - Mentre pertanto rimangono in vigore le disposizioni del Concordato in materia matrimoniale, e sino ad eventuale diversa disposizione della Santa Sede, i Vescovi richiamano l'attenzione dei fedeli sul principio che i cattolici in Italia - salve le eccezioni che l'Ordinario diocesano stimasse opportuno di concedere per giuste ragioni di ordine pastorale - debbano celebrare il Matrimonio soltanto nella forma canonica, avvalendosi del riconoscimento agli effetti civili assicurati dal Concordato.

Essi ricordano, d'altra parte, che secondo la dottrina cattolica, confermata dal magistero conciliare, lo Stato merita pieno rispetto da parte dei credenti, e che sono ipotizzabili e auspicabili rapporti corretti e fecondi fra la Chiesa e lo Stato per il bene comune ( cfr. Gaudium et spes, 76 ).

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