La pastorale della salute nella Chiesa Italiana |
La consulta nazionale per la pastorale della sanità fin dai suoi primi incontri ha ritenuto opportuno stendere una nota con dette linee operative per un cammino.
I contributi sono venuti dai suoi membri, anche tramite le consulte regionali.
Dico grazie a quanti hanno collaborato in spirito di servizio.
Due motivazioni sono state alla base degli orientamenti:
ricordare all'intera chiesa italiana la sua missione verso chi è nel dolore
e dare umile testimonianza del valore della vita anche quando è provata dalla sofferenza.
Nella lettera sul dolore il papa afferma che « Cristo allo stesso tempo ha insegnato all'uomo a fare del bene con la sofferenza e a fare del bene a chi soffre » ( SD 30 ).
E nel motu proprio Dolentium hominum, con il quale istituisce la Commissione pontificia per la pastorale degli operatori sanitari - ora, in virtù della costituzione apostolica Pastor bonus, Pontificio consiglio - ricorda che la chiesa, sull'esempio di Cristo, « nel corso dei secoli, ha fortemente avvertito il servizio ai malati come parte integrante della sua missione » ( n. 1 ).
Chiamata e mandata a servire l'uomo la chiesa lo incontra in modo particolare nella via del dolore e questa è « una delle vie più importanti » ( SD 3 ).
Ma non solo per far del bene, anche per riceverne!
La sofferenza nasconde e svela una vocazione e una missione di amore, per quanto difficile e misteriosa: « completa la passione di Cristo » e partecipa della sua redenzione fino a condurre alla gioia ( Col 1,24 ).
In questa luce la pastorale della chiesa deve rinnovarsi e prendere nuovo slancio, perché va fatta « con e per i malati e i sofferenti », riscoprendo con verità che il malato non va considerato « semplicemente come termine dell'amore e del servizio della chiesa, bensì come soggetto attivo e responsabile dell'opera di evangelizzazione e di salvezza » ( CfL 54 ).
Questa missione che la chiesa ha sempre cercato di vivere pare ancor più urgente e significativa in questo nostro tempo nel quale la mentalità secolarizzata non valorizza la vita e ne ha come paura, avendone perduto il senso.
Molto sembra dovuto al timore della malattia e della morte.
Lo stesso progresso medico, scientifico e tecnico, staccato da una morale e da una sapienza, rischia di porsi contro l'uomo e il suo valore.
Così anche le riforme sanitarie, che pur contengono aspetti positivi, hanno bisogno di una « umanizzazione » che metta al centro l'uomo, la sua integrità.
Più la chiesa annuncia e testimonia il Vangelo della sofferenza e della speranza e più favorisce la promozione umana, diventa servizio alla vita e collaborazione alla pace.
La nota, semplice e breve, intende essere un punto di riferimento per la pastorale della chiesa: può diventare anche invito e richiamo a chiunque serve l'uomo nella stagione del dolore, perché mai venga meno il rispetto alla dignità umana.
È anche proposta di collaborazione tra quanti hanno buona volontà, perché il dolore ha sempre la forza di sprigionare amore e unire le forze per difendere e sostenere la vita.
La consegna della nota alle comunità cristiane, ai malati, alle famiglie, a quanti per consacrazione, per professione, per volontariato e per solidarietà si dedicano al servizio della salute è atto di profonda fiducia e invito a rinnovata responsabilità e generosità.
È risposta all'impegno che la chiesa si è più volte assunto in questi anni di mettere al centro i poveri: a Loreto in particolare, riscoprendosi chiesa in comunione e missione, la nostra comunità ecclesiale ha fatto sua l'icona del buon samaritano nel « chinarsi sulle piaghe di questa umanità e nel far dono dell'eterna riconciliazione del Padre a tutti gli uomini, soprattutto ai più poveri, agli abbandonati, agli oppressi » ( La chiesa in Italia dopo Loreto, 59 ).
Un giorno va ricordato come giorno che testimonia questa solidarietà e illumina gli altri giorni della settimana: quello della domenica: l'incontro con Gesù nella Parola e nell'eucaristia non può staccarsi dalla testimonianza di carità verso l'uomo che attende: per accompagnarlo in chiesa, se è possibile, per portargli la comunione, per visitarlo e renderlo partecipe della festa e della speranza …
È certo che dal mistero del dolore viene saggezza e amore: c'è da ravvivare questa convinzione e renderla operativa
Accanto alla croce di Gesù la chiesa ricorda e trova Maria che è madre di misericordia: accanto alle tante croci umane non possono mancare cuori che sanno essere materni per chiedere che coloro che soffrono diventino « sorgente di forza per la chiesa e per l'umanità » ( CfL 54 ).
mons. Ugo Donato Bianchi
presidente della consulta nazional target="CIT" onclick="Vedi(ff)"e per la pastorale della sanità
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