La formazione all'impegno sociale e politico  

Indice

Parte II - Le scuole di formazione all'impegno sociale e politico

21. - Laici e scuole di formazione

I laici, esercitando le proprie responsabilità in un momento storico determinato, devono maturare la consapevolezza che tale esercizio richiede una capacità di discernimento, il rischio delle scelte, il realismo dell'azione.

Nelle scuole di formazione i vari itinerari di tipo spirituale, dottrinale, etico e culturale possono far maturare autenticamente motivazioni di impegno nel campo del sociale e della politica, luoghi vocazionali caratteristici della condizione laicale.

Non si tratta di far acquisire una specializzazione per le varie attività, ma di suscitare, sostenere e accompagnare le vocazioni laicali.

Riteniamo opportuno soffermare la nostra attenzione su alcune indicazioni pastorali cui è legata la qualità dell'azione formativa svolta dalle scuole.

22. - Destinatari

La Chiesa italiana si propone di rispondere, nell'ambito educativo e formativo che le è proprio, al bisogno espresso da tanti credenti di approfondire il senso ultimo della partecipazione alla vita sociale e politica, nei suoi molteplici spazi, e di rinnovarne lo stile e le forme.

L'interesse per le problematiche sociali e politiche potrà rivelare la propria fecondità stimolando persone finora non impegnate ad assumere compiti nuovi:

giovani provenienti da esperienze di volontariato;

coppie, desiderose di dare un'apertura sociale alla loro esperienza;

donne, capaci di portare spontaneamente nella vita sociale e politica le dimensioni della gratuità e dell'accoglienza;

anziani, ricchi di risorse, che sanno prodigarsi senza cercare contropartite.

23. - Piano pastorale diocesano e scuole

L'azione formativa all'impegno sociale e politico rivolta ai laici è un compito che riguarda l'intera pastorale diocesana e che quindi chiama in causa la responsabilità del Vescovo e richiede la collaborazione dei diversi centri pastorali diocesani.

Il ruolo di soggetti specifici ( istituti di alti studi, Centri culturali, Associazioni, Gruppi e Movimenti ) è legittimo e può risultare prezioso, per l'apporto di sensibilità e di competenze, a condizione che non si ponga come alternativo a questo impegno comune.

La titolarità della gestione delle singole scuole può a sua volta essere diversificata, a condizione che ciascuna di esse, sia direttamente promossa dalla diocesi sia frutto di altre iniziative, sappia raccordarsi all'azione formativa della comunità diocesana.

24. - Percorsi formativi delle Associazioni e scuole

Dal coordinamento pastorale a livello diocesano dipende il raccordo tra i percorsi formativi che le diverse Associazioni svolgono per i propri membri e quelli delle scuole, così da evitare omissioni e sovrapposizioni.

Ove se ne rintracci l'opportunità si possono concertare con le Associazioni utili "inserimenti" fra le diverse attività formative programmate ed entrate differenziate alla scuola per gli associati.

Una certa elasticità della struttura didattica, che consenta una diversificazione di entrate ed uscite, è comunque esigita qualora i livelli formativi di partenza degli iscritti siano troppo diversi.

Una struttura rigida, infatti, genererebbe disaffezioni, in alcuni per un eccesso di difficoltà, in altri per la ripetitività dei contenuti.

25. - Collegamento tra le scuole

Forme di collegamento tra le scuole si rendono necessarie per vari motivi:

- non tutte le diocesi italiane dispongono di luoghi di incontro e di personale docente;

- non tutte le scuole sono in grado di produrre autonomamente il materiale didattico;

- pur restando le singole scuole su base diocesana, un efficace ruolo di incoraggiamento e di collegamento può essere svolto dalle Conferenze Episcopali Regionali attraverso il Vescovo delegato per i problemi sociali e il lavoro.

Esse rendono possibile, inoltre, una costante comunicazione con la Commissione e l'ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Conferenza Episcopale Italiana.

26. - Raccordo delle scuole con le Settimane Sociali

Questa rete di collegamenti costituirà il referente quotidiano, la trama formativa non occasionale su cui potranno avere una ricaduta efficace i risultati delle Settimane Sociali.

Nella Nota pastorale che riguarda il loro ripristino, si sottolinea, infatti, l'esigenza di "stabilire significativi riferimenti di collaborazione con la recente fioritura di iniziative di formazione sociale e politica di varia denominazione le quali, se non sono oggi in diretta connessione con la riproposizione delle Settimane sociali, ne possono costituire una premessa e un eventuale retroterra".29

Le Settimane sociali saranno, quindi, un momento "speciale" di incontro, dentro una rete "normale" di azioni formative.

La loro ripresa si inserisce, in questo modo, in un progetto pastorale di ampio respiro, assicurando alle scuole di formazione all'impegno sociale e politico dei riferimenti non occasionali, nè strumentali.

27. - Rapporti delle scuole con il mondo sociale e politico

Per una scuola di formazione all'impegno sociale e politico il rapporto con il contesto in cui vive è ineludibile.

Lo stesso processo formativo non può svolgersi infatti, in un ambiente , per così dire, asettico.

Il rapporto con il mondo sociale e politico va stabilito con intelligenza e richiede attenzione e capacità di discernimento.

I responsabili delle scuole devono essere, proprio per la grande responsabilità che loro compete, persone dotate di profondo senso ecclesiale e libere da impropri condizionamenti.

Il carattere ecclesiale delle scuole richiede che sia evitata, nella sostanza e nelle forme, ogni confusione con organismi formativi propri delle forze politiche.

In questo quadro si richiede una particolare attenzione anche alla scelta delle tematiche.

28. - Progetto formativo diocesano e scuole

È importante che non sorgano sovrapposizioni ed equivoci fra l'attività della catechesi ordinaria e quella della scuola, perciò deve risultare il più possibile chiaro che la scuola è finalizzata alla formazione dei laici all'impegno sociale e politico.

Le incomprensioni saranno tanto più facilmente evitate quanto più risulterà ordinato e completo il progetto di formazione dei laici.

Per risultare tale, un progetto di formazione deve prevedere diversi livelli.

a) Il primo è certamente costituito dalla catechesi ordinaria, rivolta a tutti i fedeli, di qualsiasi età e condizione.

I suoi luoghi privilegiati sono gli incontri parrocchiali di catechesi e, in parte, l'omelia domenicale.

La conoscenza e l'interesse per la realtà contemporanea, coltivati già in questa prima fondamentale fase della formazione cristiana, costituiscono preziosi elementi vivificatori della dimensione di fraternità e di socialità, intrinseca alla fede.

b) Un secondo livello, che contempla e puntualizza i contenuti di quello precedente, è l'insegnamento della dottrina sociale cristiana.

Anche questo rientra nell'ambito della catechesi, il cui luogo naturale di svolgimento e attuazione è la comunità cristiana primaria, cioè la parrocchia.

Ogni diocesi dovrebbe studiare e sostenere un piano formativo di base incentrato sulla dottrina sociale, da attuare in ogni parrocchia nel corso della catechesi ordinaria con il supporto di semplici sussidi.

c) Il terzo livello formativo è costituito dagli incontri e dibattiti per l'illustrazione dei documenti ( del Papa, della C.E.I., dei Vescovi ) in occasione della loro pubblicazione.

Sarebbe assai opportuna a questo proposito, un'organizzazione interparrocchiale.

Incontri, dibattiti, cicli di conferenze su temi di particolare interesse sociale e civile: educazione, lavoro, cultura, assistenza, … rappresentano una tradizione diffusa che va continuata e sostenuta perchè contribuisce grandemente allo sviluppo della sensibilità sociale dei credenti.

È questo l'itinerario della formazione di base, preoccupazione essenziale di una comunità cristiana.

29. - Le scuole si collocano alla fine del percorso, come luogo destinato a coltivare le vocazioni laicali all'impegno sociale e politico.

Diventeranno un obiettivo sempre meno occasionale e isolato nella misura in cui sarà sempre più organica la visione dell'intero percorso formativo.

Lo sforzo finalizzato alla formazione di persone consapevoli, preparate, disposte ad un servizio sia di volontariato sia di presenza nelle molteplici istituzioni sociali e politiche, potrà conseguire tanto meglio i suoi obiettivi se la catechesi ordinaria, attraversata da una corrente di attenzione per le problematiche sociali e politiche, con particolare attenzione alla realtà del proprio territorio, saprà sviluppare la coscienza sociale di tutti i credenti.

Diventa quanto mai necessaria la creazione, in diocesi, di una struttura, riconosciuta e stabile, che programmi e coordini l'azione formativa ai diversi livelli, dimostrandosi capace di sostenerla anche dal punto di vista culturale.

30. - I percorsi formativi delle scuole

I percorsi formativi, che legittimamente possono avere un'articolazione tematica e didattica differente da scuola a scuola, devono tuttavia rispettare alcune esigenze di metodo:

a) adeguati contenuti spirituali e teologici, la conoscenza della dottrina sociale della Chiesa e dei vari pronunciamenti del Magistero sono il fondamento della formazione.

Il senso dell'impegno cristiano nelle realtà temporali deriva unicamente dalla comprensione e dell'accoglienza della verità sull'uomo rivelata e incarnata nella storia da Cristo, uomo e Dio.

b) Il progetto formativo delle scuole deve tendere al fine di fornire i necessari strumenti analitici offerti dalle diverse scienze, affinchè i credenti sappiano leggere con intelligenza e competenza le dinamiche della società contemporanea.

c) In modo profondo e continuo si deve curare, inoltre, il momento della riflessione sintetico-prospettica, per attivare capacità di formulazione ed elaborazione di progetti possibili, ricchi cioè di contenuti di valore, per cui però sono previste condizioni di effettiva realizzabilità.

d) Senso e spazio acquista, in questo contesto, anche la riflessione sui mezzi tecnico-operativi per la realizzazione dei progetti e il confronto con le esperienze politiche e sociali in atto.

Bisogna evitare, infatti, che tra il momento conoscitivo progettuale e quello operativo-concreto si crei uno stacco netto, che potrebbe esporre specialmente i giovani a rapide disillusioni e disaffezioni.

e) Bisogna tenere in debito conto i diversi livelli qualitativi della formazione spirituale e culturale di partenza di chi intende frequentare la scuola per individuare gli obiettivi generali e gli strumenti efficaci del percorso formativo.

A questo non servono e sono comunque da evitare le proposte culturali troppo generali e onnicomprensive.

31. - Stabilità, continuità e carattere popolare delle scuole

Per dare stabilità e continuità ad una scuola bisogna contare su una struttura, solida anche se piccola, luogo necessario per la preparazione del materiale didattico, il coordinamento dei docenti, l'elaborazione dei contenuti, il collegamento con altre scuole.

Salvo restando il ruolo di centri di studio aventi finalità più specifiche e "specialistiche", le scuole a cui facciamo riferimento sono anzitutto quelle aperte a tutti: esse richiedono però un'azione di orientamento vocazionale, per evitare scelte labili, dovute ad equivoci nelle motivazioni che spingono all'iscrizione, e anche eccessivi squilibri nella preparazione di partenza dei frequentanti.

32. - Struttura e strumentazione delle scuole

L'ampiezza raggiunta dalla diffusione delle scuole di formazione sociale e politica richiede che si individuino dei criteri per una migliore comprensione e collocazione delle diverse esperienze in atto, anche per non attribuire la stessa denominazione a iniziative fra loro molto diverse.

Pur adottando l'accezione minimale del termine scuola, riteniamo che essa possa essere usata solo in presenza delle seguenti caratteristiche:

- una struttura organizzativa sufficientemente stabile;

- una qualsiasi forma di iscrizione che attesti la disponibilità ad un impegno regolare e continuativo nel tempo ( non è scuola la serie di incontri aperti ad un pubblico generico che muta di volta in volta );

- un'effettiva regolarità di frequenza, in qualche modo verificata;

- un piano di studi sufficientemente organico, e articolato, in cui gli oggetti d'interesse siano affrontati dai punti di vista delle diverse discipline;

- l'utilizzo di materiale didattico;

- la richiesta ai frequentanti di un minimo di studio e di elaborazione personale;

- un lavoro di approfondimento a livello di gruppo guidato da un coordinatore capace di un'azione didattica tanto preziosa quanto diversa da quella del relatore-esperto;

- l'impegno di un gruppo di docenti, costituito da persone competenti e disponibili a un lavoro didattico fatto non di sola erudizione.

33. - Conclusione

Con questa nostra Nota pastorale abbiamo voluto inserirci nell'attuale cammino che la Chiesa italiana sta nei confronti del tema dell'educazione all'impegno sociale e politico, in piena e gioiosa docilità a quanto ci sollecita il S. Padre, Giovanni Paolo II, nell'Esortazione Apostolica Christifideles Laici: "Nello scoprire e nel vivere la propria vocazione e missione, i fedeli laici devono essere formati a quell'unità di cui è segnato il loro stesso essere di membri della Chiesa e di cittadini della società umana.30

Alle nostre Chiese pertanto rivolgiamo l'appello perchè intensifichino lo sforzo formativo all'impegno sociale e politico.

Il nostro appello si fa preghiera: al Signore, perchè renda fecondo l'amore che portiamo al nostro Paese, che ha bisogno di uomini capaci di edificare, in modo disinteressato e costruttivo, una società degna dell'uomo; alla Vergine Madre, affinchè sostenga e guidi i cattolici italiani a vivere come autentici figli e figlie della Chiesa di Gesù Cristo e contribuiscano così "a stabilire sulla terra la civiltà della verità e dell'amore, secondo il desiderio di Dio e per la sua gloria".31

Roma, lo maggio 1989, San Giuseppe Lavoratore

Indice  

29 C.E.I., Nota pastorale dell'Episcopato italiano, ( 20 novembre 1988 )
Ripristino e Rinnovamento delle Settimane sociali dei cattolici italiani, n. 6.
30 Cf Giovanni Paolo II, Es. Ap. Christifideles Laici, n. 59.
31 Ivi, n. 64.