Con il dono della carità dentro la storia

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Sviluppo della comunione

« Ecco la dimora di Dio con gli uomini » ( Ap 21,3 )

19. - Il Vangelo della carità, mentre chiama ogni persona a novità di vita, interpella anche la comunità dei credenti in quanto tale.

Quale rinnovamento le occorre per essere percepita come segno della presenza e dell'amore di Dio?

Quale immagine di sé deve dare per essere credibile nella società di oggi?

Abbiamo vissuto il Convegno di Palermo come un gioioso evento di comunione.

« Il Vangelo della carità prima che il tema di questo Convegno, ne è stato in larga misura lo stile, il metodo di lavoro, il clima entro cui discussioni, interventi, rapporti conviviali si sono svolti, anche quando i pareri sono stati diversi ».34

Ai nostri occhi si è illuminato di vivida luce il senso della preghiera di Gesù: « Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato » ( Gv 17,21 ).

Abbiamo constatato, con nuova meraviglia, che davvero la comunione fraterna è immagine della Trinità divina, immagine sommamente persuasiva anche per gli uomini del nostro tempo.

Ci sentiamo confermati nella convinzione che per la nuova evangelizzazione è necessario rifare con la carità il tessuto delle nostre comunità cristiane.

Dobbiamo edificare comunità di carità vissuta, che siano segno tangibile della novità di Cristo nella storia, lievito umile, ma fecondo, nella società individualista e conflittuale.

20. - A Palermo abbiamo condiviso doni spirituali, esperienze e progetti nell'incontro di una grande varietà di vocazioni, responsabilità e competenze.

Ci siamo sentiti provocati a « incrementare una dinamica, matura e arricchente, di reciprocità tra le diverse componenti della comunità ecclesiale, in comunione e sotto la guida dei Vescovi ».35

La convinzione che la pienezza dei doni dello Spirito si trova solo nell'insieme della Chiesa, deve indurci a valorizzare le diverse componenti nella loro specificità, facendole convergere verso l'unità.

Dobbiamo alimentare una cultura della reciprocità e della partecipazione e attivare un'incessante comunicazione e collaborazione, per esprimere concretamente la comunione.

Tutti siamo abbastanza poveri per dover ricevere; tutti siamo abbastanza ricchi per poter dare.

Segni e strumenti efficaci per la crescita della comunione e per la promozione di una concorde azione missionaria sono gli organismi di partecipazione: consiglio presbiterale, consiglio pastorale, consiglio per gli affari economici.

È necessario che siano rilanciati, in diocesi e in parrocchia, con convinzione, perseveranza e creatività.

Inoltre, per accrescere la vitalità e l'efficacia missionaria delle nostre Chiese, dobbiamo essere molto determinati nei diversi impegni che ci attendono, secondo la nostra vocazione e responsabilità.

Noi Vescovi ci sentiamo chiamati a curare l'unità e la formazione permanente del presbiterio diocesano, ad offrire opportunità di coinvolgimento ai consacrati e alle consacrate, ad aprire spazi di partecipazione ai laici, uomini e donne, e alle loro molteplici aggregazioni.

I presbiteri si dedichino con fiducia e con gioia a rinsaldare la fraternità sacerdotale e la corresponsabilità pastorale tra loro e con il Vescovo; a migliorare la comunicazione con i fedeli, specialmente con gli operatori pastorali e gli adulti in genere.

Curino seriamente la propria formazione spirituale e culturale, per compiere degnamente il loro ministero ai fini della nuova evangelizzazione.

I diaconi tengano desto nel proprio cuore il fuoco della carità, per essere testimoni e animatori instancabili del servizio ai fratelli, specialmente ai poveri.

I consacrati e le consacuate ravvivino l'amore reciproco nelle loro comunità; si inseriscano concretamente, con la ricchezza dei carismi propri dei loro Istituti, nell'insieme della Chiesa, come attuazione esemplare di essa nella radicalità evangelica, nella lode a Dio, nell'evangelizzazione, nell'educazione dei giovani, nel servizio ai poveri.

I fedeli laici, uomini e donne, cui spetta in modo peculiare il compito di « illuminare e ordinare tutte le cose temporali »36 mediante la fede che opera attraverso la carità, si impegnino nel mondo con coerenza cristiana e partecipino alle attività ecclesiali senza venir meno alle loro responsabilità secolari.

I teologi coltivino liberamente e rigorosamente la ricerca, in armonia con la fede della Chiesa e il magistero dei Pastori, ricordando che « c'è una carità della verità … che oggi forse è più urgente ancora delle altre ».37

Privilegino i temi che sono centrali e decisivi nell'odierno dibattito culturale, riguardo a Dio, a Gesù Cristo, al destino dell'uomo, interpretando la verità cristiana come verità della carità.

Le famiglie crescano nell'amore reciproco come « viva immagine del mistero della Chiesa ».38

I coniugi tra loro e i genitori con i figli stiano volentieri insieme; condividano beni spirituali e materiali, gioie e sofferenze; dialoghino, riflettano e decidano insieme; riportino nella comunicazione familiare interessi e impegni esterni.

Le aggregazioni di fedeli siano in comunione di pensieri e di comportamenti con le direttive del Vescovo; coltivino la comunicazione cordiale e assidua tra loro e con tutte le componenti della comunità diocesana e parrocchiale.

L'Azione Cattolica si senta incoraggiata, secondo il suo carisma di diretta collaborazione con i Pastori, a promuovere il senso della Chiesa particolare e l'organicità della pastorale.

21. - Come espressione dinamica della comunione ecclesiale e metodo di formazione spirituale, di lettura della storia e di progettazione pastorale, a Palermo è stato fortemente raccomandato il discernimento comunitario.

Perché esso sia autentico, deve comprendere i seguenti elementi:

docilità allo Spirito e umile ricerca della volontà di Dio;

ascolto fedele della Parola;

interpretazione dei segni dei tempi alla luce del Vangelo;

valorizzazione dei carismi nel dialogo fraterno;

creatività spirituale, missionaria, culturale e sociale;

obbedienza ai Pastori, cui spetta disciplinare la ricerca e dare l'approvazione definitiva.

Così inteso, il discernimento comunitario diventa una scuola di vita cristiana, una via per sviluppare l'amore reciproco, la corresponsabilità, l'inserimento nel mondo a cominciare dal proprio territorio.

Edifica la Chiesa come comunità di fratelli e di sorelle, di pari dignità, ma con doni e compiti diversi, plasmandone una figura, che senza deviare in impropri democraticismi e sociologismi, risulta credibile nella odierna società democratica.

Si tratta di una prassi da diffondere a livello di gruppi, comunità educative, famiglie religiose, parrocchie, zone pastorali, diocesi e anche a più largo raggio.

I responsabili delle comunità cristiane ne approfondiscano il senso e le modalità per poterla promuovere come autorevoli guide spirituali e pastorali, saggi educatori e comunicatori.

22. - La comunione, generata dal Vangelo della carità, non può essere circoscritta entro l'ambito di ciascuna Chiesa particolare.

Dobbiamo intensificare anche la comunicazione e lo scambio dei doni tra le Chiese, a cominciare dalle nostre in Italia.

Particolarmente urgente si fa oggi la cooperazione tra il Nord e il Sud d'Italia, in modo che la comunione ecclesiale sia fermento di solidarietà sociale e di unità nazionale.

A Palermo abbiamo avuto una percezione più viva della grande tradizione culturale del Mezzogiorno e della perdurante vitalità di importanti valori, quali il senso religioso, il senso della famiglia, dell'amicizia, dell'ospitalità.

Purtroppo abbiamo udito anche il dolore e la protesta contro mali intollerabili, quali l'inefficienza politica e amministrativa, il ritardo produttivo, il dramma della disoccupazione giovanile, il peso della criminalità organizzata.

Mentre auspichiamo una nuova stagione di intelligente e operosa solidarietà, avvertiamo la verità e l'attualità del monito che già da tempo noi Vescovi abbiamo formulato: « Il Paese non crescerà se non insieme ».39

Oltre i confini nazionali, memori della missione storica del nostro popolo in ordine alla trasmissione della fede e dei valori di autentica umanità, dobbiamo mantenerci aperti alla cooperazione con le Chiese che sono in Europa e nel mondo, con una attenzione particolare a quelle in cui si trovano i nostri concittadini emigrati all'estero.

Dobbiamo inoltre intensificare il dialogo ecumenico con i fratelli cristiani delle altre Chiese e comunità ecclesiali, aiutandoci a crescere gli uni e gli altri nella verità e carità, in modo che « al Grande Giubileo ci si possa presentare se non del tutto uniti, almeno molto più prossimi a superare le divisioni del secondo millennio ».40

A riguardo si è rivelata assai positiva la presenza dei delegati fraterni a Palermo, che già sta dando frutti di reciprocità.

Alla ricerca della piena unità devono contribuire tutti i fedeli con la preghiera e il comportamento.

Si tratta di « un imperativo della coscienza cristiana illuminata dalla fede e guidata dalla carità ».41

Questi ampi orizzonti ci vengono additati anche da due prossimi eventi ecclesiali di grande rilievo: il Simposio dei Vescovi europei che si terrà a Roma nell'ottobre di quest'anno e l'Assemblea Ecumenica europea che si riunirà a Graz in Austria nel giugno dell'anno venturo.

Da essi ci vengono ricordate quelle responsabilità per la difesa e lo sviluppo della grande eredità cristiana dell'Europa, a cui il Santo Padre non si stanca di richiamare la nostra attenzione.42

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34 III Convegno Ecclesiale, I lavori degli ambiti: contenuti generali, Sintesi dei lavori
35 III Convegno Ecclesiale, I lavori degli ambiti: contenuti generali, Indicazioni e proposte, 5
36 Conc. Ecum. Vat II, Cost. Lumen gentium, 31
37 III Convegno Ecclesiale, I lavori degli ambiti: contenuti generali, Sintesi dei lavori
38 Giovanni Paolo II, Esort. apost. Farniliaris consortio, 49
39 Cons. Episcopale Permanente della C.E.I., La Chiesa italiana e le prospettive del Paese, 8
40 Giovanni Paolo II, Lett. apost. Tertio millennio adveniente, 34
41 Giovanni Paolo II, Lett. enc. Ut unum sint, 8
42 Cf. Giovanni Paolo II, Lettera ai Vescovi italiani, 4, 6 gennaio 1994;
Discorso al Convegno ecclesiale di Palermo, 2