Santo Domingo |
6 La principale novità di Santo Domingo ( rispetto a Medellin e Puebla ) è rappresentata dal capitolo sulla cultura che pone i fondamenti della scelta pastorale per un'evangelizzazione inculturata ( DF 298-301 ).10
Di fronte al complesso fenomeno della modernità, è necessario dar vita a un'alternativa culturale pienamente cristiana in difesa della vita.
Essa infatti « dal concepimento alla conclusione naturale deve essere difesa con fermezza e coraggio.
È necessario, quindi, creare in America una cultura della vita che contrasti l'anticultura della morte, che, attraverso l'aborto, l'eutanasia, la guerra, la guerriglia, il sequestro, il terrorismo e altre forme, tenta di prevalere in alcune nazioni » ( Discorso inaugurale, 18 ).
Se i vescovi hanno voluto ripensare la pastorale della Chiesa in America Latina è perché si avverte fortemente l'esigenza di affermare, dinanzi all'anticultura di morte, una passione per la vita che nasce dall'esperienza di una Chiesa che, attraverso la comunione e la riconciliazione, si fa solidale con le realtà più indifese e oppresse.
« Le tragiche situazioni di ingiustizia e sofferenza della nostra America, che si sono fatte ancora più acute dopo Puebla, domandano risposte che potranno venire solo da una Chiesa segno di riconciliazione e portatrice della vita e della speranza che scaturiscono dal Vangelo » ( DF 23 ).11
Il DF non approfondisce il rapporto tra Chiesa e cultura, bensì la funzione educativa della Chiesa per una cultura della vita.
L'educazione assume, quindi, un ruolo determinante di mediazione per l'evangelizzazione della cultura: « Ci pronunciamo a favore di un'educazione cristiana della vita collettiva nell'ambito dell'ecosistema, che faccia crescere la dignità della persona umana e la vera solidarietà » ( DF 271 ).
La Chiesa latinoamericana, in altri termini, si sente chiamata a promuovere l'uomo e a inculturare il Vangelo educando.
Attraverso una « nuova educazione, si cerca di far crescere e maturare la persona secondo le esigenze dei nuovi valori » ( DF 266 ).
Il rinnovamento dell'attività educativa, quindi, va considerato come mediazione privilegiata della nuova evangelizzazione.
Procedendo sempre alla luce delle « chiarificazioni teologiche », tipiche della sua metodologia, il DF mette a fuoco due grandi aree: quella dell'unità e pluralismo nelle culture indigene, afroamericane e meticce, e quella della « nuova cultura » moderna e urbana.
Per il primo ambito, lo stesso Giovanni Paolo II, nel messaggio del 13 ottobre 1992 agli indigeni e afroamericani, ha detto: « La Chiesa esorta gli indigeni a conservare e promuovere con legittimo orgoglio la cultura dei loro popoli: le sane tradizioni e costumi, la lingua e i valori particolari.
Difendendo la vostra identità, non esercitate solo un diritto, ma adempite anche al dovere di trasmettere la vostra cultura alle generazioni future, arricchendo in tal modo tutta la società.
[ … ] La fedeltà alla propria identità e al patrimonio spirituale è qualcosa che la Chiesa non soltanto rispetta, ma incoraggia e vuole incrementare.
[ … ] Vi invito a difendere la vostra identità, a essere consapevoli dei vostri valori e a farli fruttificare ».12
Passando alla seconda area, è senz'altro una novità - anche rispetto alle precedenti Conferenze - l'avvertire che ormai la pastorale latinoamericana è sempre meno rurale, data il forte inurbamento dei campesinos.
Pertanto ci si deve impegnare nell'evangelizzazione dei grandi centri, dove vive la maggioranza della popolazione, anche se non bisogna trascurare le aree rurali, dove già si avvertono analoghi mutamenti culturali ( DF 298 ).
Ne consegue l'importanza di conoscere e approfondire i valori e le minacce che presentano oggi le situazioni urbane e quali siano gli atteggiamenti delle varie culture nei confronti della vita.
Complessivamente l'orizzonte dell'inculturazione è la liberazione integrale ( DF 243 ), perché il Vangelo inculturato rafforza l'identità e la prospettiva di futuro di ogni popolo, liberandolo dai poteri della morte ( DF 248 ).
Infine, la presenza cristiana nelle diverse culture e società promuove la scoperta, il riconoscimento e l'assunzione di nuovi valori per la Chiesa stessa ( DF 230 ).
Proprio nell'ottica dell'evangelizzazione inculturata è illuminante la considerazione del Papa nel Discorso inaugurale: « L'America Latina offre, in Santa Maria di Guadalupe, un grande esempio di evangelizzazione perfettamente inculturata.
[ … ] Nel volto meticcio della Vergine del Tepeyac si riassume il grande principio dell'inculturazione: l'intima trasformazione degli autentici valori culturali mediante l'integrazione nel cristianesimo e il radicamento del cristianesimo nelle varie culture ( Giovanni Paolo II, Redemptoris Missio 52 ) » ( n. 24 ).
Indice |
10 | Il DF tratta più di trenta volte dell'inculturazione: come processo, come inculturazione della fede e della liturgia, come mediazione culturale per una più efficace ministerialità della Chiesa, ecc. È chiaro infatti che questo tema si colloca a un tornante socioculturale di estrema importanza alle soglie del terzo millennio. Come vedremo, esso comporta le varianti dell'identità e pluralità delle culture, ricordando che dove l'identità di un popolo viene negata, essa esplode nel tribalismo guerriero, nell'etnocentrismo egemonico o in varie forme di odio interetnico, razziale o religioso |
11 | In data 11 ottobre 1992 ( giorno precedente all'inizio della IV Conferenza ), il CELAM presentò un rapporto nel quale si evidenziavano alcuni dati drammatici. Uno di questi è l'uccisione dei bambini nelle grandi città del continente; un altro riguarda la crescente povertà o, meglio, l'impoverimento con tutte le sue tragiche conseguenze. In sintesi, dal rapporto CELAM emerge che in America Latina la maggior parte dei giovani sono poveri e la maggioranza dei poveri sono giovani. Perciò è urgente difendere la vita e la Chiesa sente il compito di portare « il Vangelo della vita alla vita dei latinoamericani ». Nella stessa linea la IV Conferenza ha inviato un messaggio al Segretario delle Nazioni Unite, denunciando le sistematiche campagne di aborto e sterilizzazione diffuse soprattutto tra i poveri dell'area ( un documento assolutamente ignorato dai media ) |
12 | In America Latina si va sviluppando sia a livello ecclesiale che sociopolitico un movimento che valorizza tutte le culture che in questi 500 anni il cristianesimo ha incontrato. Sono da ricordare, tra i vari interventi a difesa delle culture indigene, l'attività del Consiglio indigenista missionario internazionale ( CIMI ) e il movimento Assemblea del popolo di Dio ( indigeni, neri e poveri dell'AL: Quito, 14-18 settembre 1992, in ADISTA, dossier n. 45 [3 luglio 1993]). Si affiancano a questi organismi i vari interventi degli episcopati latinoamericani, come la recente lettera dei vescovi guatemaltechi che porta il titolo 500 anni seminando il Vangelo, dove si utilizza il linguaggio della gente indigena per riflettere sulla terra madre, sull'uomo e sulla donna maya. Cf anche il messaggio del Capitolo generale dei Domenicani ( v. Il Regno documenti, 3/1993, pp. 99-118 ) |