Divini Redemptoris

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Invito agli imprenditori cristiani ad osservare l'insegnamento sociale della Chiesa

50 Perciò Ci rivolgiamo in modo particolare a voi, padroni e industriali cristiani, il cui compito è spesso tanto difficile perché voi portate la pesante eredità degli errori di un regime economico iniquo che ha esercitato il suo rovinoso influsso durante più generazioni; siate voi stessi memori della vostra responsabilità.

E purtroppo vero che il modo di agire di certi ambienti cattolici ha contribuito a scuotere la fiducia dei lavoratori nella religione di Gesù Cristo.

Essi non volevano capire che la carità cristiana esige il riconoscimento di certi diritti, che sono dovuti all'operaio e che la Chiesa li ha esplicitamente riconosciuti.

Come è da giudicarsi l'operato di quei padroni cattolici, i quali in qualche luogo sono riusciti ad impedire la lettura della Nostra Enciclica Quadragesimo anno, nelle loro chiese patronali?

O di quegli industriali cattolici che si sono mostrati fino ad oggi gli avversari di un movimento operaio da Noi stessi raccomandato?

E non è da deplorare che il diritto di proprietà, riconosciuto dalla Chiesa, sia stato talvolta usato per defraudare l'operaio del suo giusto salario e dei suoi diritti sociali?

La giustizia sociale è il segno della salute del corpo sociale

51 Difatti, oltre la giustizia commutativa, vi è pure la giustizia sociale, che impone anch'essa dei doveri a cui non si possono sottrarre né i padroni né gli operai.

Ed è appunto proprio della giustizia sociale l'esigere dai singoli tutto ciò che è necessario al bene comune.

Ma come nell'organismo vivente non viene provvisto al tutto, se non si dà alle singole parti e alle singole membra tutto ciò di cui esse abbisognano per esercitare le loro funzioni; così non si può provvedere all'organismo sociale e al bene di tutta la società se non si dà alle singole parti e ai singoli membri, cioè uomini dotati della dignità di persone, tutto quello che devono avere per le loro funzioni sociali.

Se si soddisferà anche alla giustizia sociale, un'intensa attività di tutta la vita economica svolta nella tranquillità e nell'ordine ne sarà il frutto e dimostrerà la sanità del corpo sociale, come la sanità del corpo umano si riconosce da una imperturbata e insieme piena e fruttuosa attività di tutto l'organismo.

La giustizia sociale esige che gli operai dispongano anche di una serie di provvidenze

52 Ma non si può dire di aver soddisfatto alla giustizia sociale se gli operai non hanno assicurata la propria sostentazione e quella delle proprie famiglie con un salario proporzionato a questo fine; se non si facilita loro l'occasione di acquistare qualche modesta fortuna, prevenendo così la piaga del pauperismo universale; se non si prendono provvedimenti a loro vantaggio, con assicurazioni pubbliche o private, per il tempo della loro vecchiaia, della malattia o della disoccupazione.

In una parola, per ripetere quello che abbiamo detto nella Nostra Enciclica Quadragesimo anno: "allora l'economia sociale veramente sussisterà e otterrà i suoi fini, quando a tutti e singoli soci saranno somministrati tutti i beni che si possono apprestare con le forze e i sussidi della natura, con l'arte tecnica, con la costituzione sociale del fatto economico; i quali beni debbono essere tanti quanti sono necessari sia a soddisfare ai bisogni e alle oneste comodità sia a promuovere gli uomini a quella più felice condizione di vita, che, quando la cosa si faccia prudentemente, non solo non è d'ostacolo alla virtù, ma grandemente la favorisce" .38

Realizzare associazioni tra datori di lavoro per adempiere i doveri di giustizia

53 Se poi, come avviene sempre più frequentemente nel salariato, la giustizia non può essere osservata dai singoli, se non a patto che tutti si accordino a praticarla insieme mediante istituzioni che uniscano tra loro i datori di lavoro, per evitare tra essi una concorrenza incompatibile con la giustizia dovuta ai lavoratori, il dovere degli impresari e padroni è di sostenere e di promuovere queste istituzioni necessarie, che diventano il mezzo normale per poter adempiere i doveri di giustizia.

Ma anche i lavoratori si ricordino dei loro obblighi di carità e di giustizia verso i datori di lavoro, e siano persuasi che con questo salvaguarderanno meglio anche i propri interessi.

Necessità di istituzioni professionali e interprofessionali

54 Se dunque si considera l'insieme della vita economica, - come l'abbiamo già notato nella Nostra Enciclica Quadragesimo anno, - non si potrà far regnare nelle relazioni economico-sociali la mutua collaborazione della giustizia e della carità, se non per mezzo di un corpo di istituzioni professionali e interprofessionali su basi solidamente cristiane, collegate tra loro e formanti, sotto forme diverse e adattate ai luoghi e circostanze, quello che si diceva la corporazione.

Studio e diffusione della dottrina sociale cristiana

55 Per dare a questa azione sociale una più grande efficacia, è molto necessario di promuovere lo studio dei problemi sociali alla luce della dottrina della Chiesa e diffonderne gli insegnamenti sotto l'egida dell'Autorità di Dio costituita nella Chiesa stessa.

Se il modo di agire di taluni cattolici ha lasciato a desiderare nel campo economico-sociale, ciò stesso avvenne perché essi non hanno abbastanza conosciuto e meditato gli insegnamenti dei Sommi Pontefici su questo argomento.

Perciò è sommamente necessario che in tutti i ceti della società si promuova una più intensa formazione sociale corrispondente al diverso grado di cultura intellettuale, e si procuri con ogni sollecitudine e industria la più larga diffusione degli insegnamenti della Chiesa anche tra la classe operaia.

Siano illuminate le menti alla luce sicura della dottrina cattolica e inclinate le volontà a seguirla e ad applicarla come norma del retto vivere, per l'adempimento coscienzioso dei molteplici doveri sociali, opponendosi così a quella incoerenza e discontinuità nella vita cristiana da Noi varie volte lamentata, per cui taluni, mentre sono apparentemente fedeli all'adempimento dei loro doveri religiosi, nel campo poi del lavoro o dell'industria o della professione o nel commercio o nell'impiego, per un deplorevole sdoppiamento di coscienza, conducono una vita troppo difforme dalle norme così chiare della giustizia e della carità cristiana, procurando in tal modo grave scandalo ai deboli e offrendo ai cattivi facile pretesto di screditare la Chiesa stessa.

Il ruolo della stampa cattolica nell'opera di rinnovamento

56 Grande contributo a questo rinnovamento può rendere la stampa cattolica.

Essa può e deve dapprima procurare in vari e attraenti modi di far sempre meglio conoscere la dottrina sociale, informare con esattezza ma anche con la debita ampiezza sull'attività dei nemici, e riferire sui mezzi di combattere che si sono mostrati i più efficaci in varie regioni, proporre utili suggerimenti e mettere in guardia contro le astuzie e gli inganni coi quali i comunisti procurano, e sono già riusciti ad attrarre a sé uomini in buona fede.

Premunirsi contro le insidie del comunismo

57 Su questo punto abbiamo già insistito nella Nostra Allocuzione del 12 maggio dell'anno scorso, ma crediamo necessario, Venerabili Fratelli, di dover in modo particolare richiamarvi sopra di nuovo la vostra attenzione.

Il comunismo nel principio si mostrò quale era in tutta la sua perversità, ma ben presto si accorse che in tale modo allontanava da sé i popoli e perciò ha cambiato tattica e procura di attirare le folle con vari inganni nascondendo i propri disegni dietro idee che in sé sono buone ed attraenti.

Così vedendo il comune desiderio di pace, i capi del comunismo fingono di essere i più zelanti fautori e propagatori del movimento per la pace mondiale; ma nello stesso tempo eccitano a una lotta di classe che fa correre fiumi di sangue, e sentendo di non avere interna garanzia di pace, ricorrono ad armamenti illimitati.

Così, sotto vari nomi che neppure alludono al comunismo, fondano associazioni e periodici che servono poi unicamente a far penetrare le loro idee in ambienti altrimenti a loro non facilmente accessibili; anzi procurano con perfidia di infiltrarsi in associazioni cattoliche e religiose.

Così altrove, senza punto recedere dai loro perversi principi, invitano i cattolici a collaborare seco sul campo così detto umanitario e caritativo, proponendo talvolta anche cose del tutto conformi allo spirito cristiano e alla dottrina della Chiesa.

Altrove poi spingono l'ipocrisia fino a far credere che il comunismo in paesi di maggior fede o di maggior cultura assumerà un altro aspetto più mite, non impedirà il culto religioso e rispetterà la libertà delle coscienze.

Vi sono anzi di quelli che riferendosi a certi cambiamenti introdotti recentemente nella legislazione sovietica, ne concludono che il comunismo stia per abbandonare il suo programma di lotta contro Dio.

Non è ammessa alcuna collaborazione con il comunismo

58 Procurate, Venerabili Fratelli, che i fedeli non si lascino ingannare!

Il comunismo è intrinsecamente perverso e non si può ammettere in nessun campo la collaborazione con lui da parte di chiunque voglia salvare la civilizzazione cristiana.

E se taluni indotti in errore cooperassero alla vittoria del comunismo nel loro paese, cadranno per i primi come vittime del loro errore e quanto più le regioni dove il comunismo riesce a penetrare si distinguono per l'antichità e la grandezza della loro civiltà cristiana, tanto più devastatore vi si manifesterà l'odio dei "senza Dio".

Preghiera e penitenza

59 Ma "se il Signore non sarà il custode della città, invano veglia colui che la custodisce" . ( Sal 127,1 )

Perciò, come ultimo e potentissimo rimedio, vi raccomandiamo, Venerabili Fratelli, di promuovere e intensificare nel modo più efficace nelle vostre diocesi lo spirito di preghiera congiunta con la cristiana penitenza.

Quando gli Apostoli chiesero al Salvatore perché non avessero essi potuto liberare dello spirito maligno un demoniaco, il Signore rispose: "Demoni siffatti non si scacciano, se non con la preghiera e col digiuno" . ( Mt 17,21 )

Anche il male che oggi tormenta l'umanità non potrà esser vinto se non da una universale santa crociata di preghiera e di penitenza; e raccomandiamo singolarmente agli Ordini contemplativi, maschili e femminili, di raddoppiare le loro suppliche e i loro sacrifici per impetrare dal Cielo alla Chiesa un valido soccorso nelle lotte presenti, con la possente intercessione della Vergine Immacolata, la quale, come un giorno schiacciò il capo all'antico serpente, così è sempre il sicuro presidio e l'invincibile "Aiuto dei Cristiani".

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38 Pio XI, Quadragesimo anno