Fidei donum |
Missionaria fin dalle sue origini, la santa Chiesa non ha cessato, per compiere l’opera cui non può venir meno, di indirizzare ai suoi figli un triplice invito: alla preghiera, alla generosità, e, per alcuni, al dono di se stessi.
Oggi ancora le missioni, soprattutto quelle d’Africa, attendono dal mondo cattolico questa triplice assistenza.
Pertanto, Venerabili Fratelli, Noi desideriamo in primo luogo che per questa intenzione si preghi di più e con un più illuminato fervore.
È vostro dovere sostenere, tra i vostri sacerdoti e fedeli, una supplica incessante e istante per sì santa causa; nutrire questa preghiera con un insegnamento adatto e regolari informazioni sulla vita della Chiesa; stimolarla infine in certi periodi dell’anno liturgico, più adatti a ricordare il dovere missionario dei cristiani.
Soprattutto pensiamo al tempo di Avvento, che è quello dell’attesa dell’umanità e delle vie provvidenziali di preparazione alla salvezza, alla festa dell’Epifania, che manifesta questa salvezza al mondo, ed a quello della Pentecoste, che celebra la fondazione della Chiesa per il soffio dello Spirito Santo.
La forma più eccellente di preghiera è quella che Cristo, Sommo Sacerdote, rivolge Egli stesso al Padre sugli altari su cui rinnova il suo sacrificio redentore.
In questi anni specialmente, che sono forse decisivi per l’avvenire del cattolicesimo in molti paesi, moltiplichiamo le Messe celebrate per le Missioni; ciò risponde ai desideri del Signore, che ama la sua Chiesa e la vuole estesa e fiorente in ogni luogo della terra.
Se le suppliche personali dei fedeli sono senza dubbio legittime, conviene tuttavia rammentare loro a che cosa soprattutto e necessariamente miri il Sacrificio dell’altare; cioè secondo il Canone della Messa di rito latino: « in primis … pro Ecclesia tua sancta catholica, quam pacificare, custodire, adunare et regere digneris toto orbe terrarum ».
Queste intenzioni più alte saranno d’altronde meglio comprese quando si tenga presente allo spirito, secondo l’insegnamento della Nostra enciclica « Mediator Dei », che ogni Messa celebrata è essenzialmente un’azione compiuta a nome della Chiesa, poiché « il ministro dell’altare vi rappresenta Cristo offerente, in quanto Capo, in nome di tutti i suoi membri »;23 è dunque la Chiesa tutta che, mediante Cristo, presenta al Padre l’offerta santa « pro totius mundi salute ».
Come dunque non vi si dovrebbe elevare la preghiera dei fedeli, in unione col Papa, i Vescovi e tutta la Chiesa, per implorare da Dio una nuova effusione dello Spirito Santo, grazie a cui, « profusis gaudiis, totus in orbe terrarum mundus exsultat? ».
Pregate dunque, Venerabili Fratelli, pregate di più.
Ricordatevi degli immensi bisogni spirituali di tanti popoli ancora così lontani dalla vera fede oppure così privi di soccorsi per perseverarvi.
Rivolgetevi al Padre celeste e, con Gesù, ripetete la preghiera che fu quella dei primi Apostoli e rimane quella degli operai apostolici di ogni tempo: « sanctificetur nomen tuum, adveniat regnum tuum, fiat voluntas tua sicut in caelo et in terra ».
Per l’onore di Dio e lo splendore della sua gloria, vogliamo che il suo regno di giustizia, di amore e di pace venga alfine stabilito in ogni luogo.
Questo zelo per la gloria di Dio, in un cuore ardente di amore per i propri fratelli, non è forse da ritenersi un vero e proprio zelo missionario?
Così infatti si aiutano gli operai apostolici che sono anzitutto araldi di Dio.
Ma sarebbe sincera una preghiera per la Chiesa Missionaria, se non fosse accompagnata, nella misura delle proprie possibilità, da un gesto di generosità?
Noi, certo più di tutti, conosciamo la inestinguibile carità dei Nostri figli, Noi, che ne riceviamo incessantemente splendide e molteplici testimonianze.
Noi sappiamo che, grazie alla loro generosità, hanno potuto aver luogo i meravigliosi progressi dell’evangelizzazione dall’inizio di questo secolo.
Noi intendiamo qui ringraziare i Nostri diletti figli e dilette figlie che si dedicano al servizio delle missioni in svariate opere, ispirate da una carità industriosa.
Vogliamo poi rendere speciale omaggio a coloro che, nelle Pontificie Opere Missionarie, si consacrano all’ufficio — talvolta ingrato ma nobilissimo — di stendere la mano a nome della Chiesa in favore delle nuove cristianità, sua fierezza e sua speranza.
Di gran cuore li ringraziamo, come pure esprimiamo la Nostra gratitudine a tutti i membri della Sacra Congregazione de Propaganda Fide, ai quali, sotto la guida del Nostro diletto figlio il Cardinale Prefetto, è stata affidata la grande opera di servire al progresso della Chiesa in vasti continenti.
Il Nostro apostolico ufficio Ci impone tuttavia un dovere, Venerabili Fratelli: di dirvi che questi doni, che riceviamo con tanta gratitudine, sono lungi purtroppo dal bastare ai crescenti bisogni dell’apostolato missionario.
Ci giungono continuamente angosciosi appelli di pastori, che vedono il bene da fare, il male da rimuovere, edifici indispensabili da costruire, opere da fondare; per cui siamo profondamente addolorati, per non poter rispondere nella misura necessaria, ma solo in parte e imperfettamente, a queste legittime richieste.
Ciò accade, per esempio, per la Pontificia Opera di San Pietro Apostolo: i sussidi che essa distribuisce ai seminari dei paesi di missione sono considerevoli, ma le vocazioni vi sono, grazie a Dio, ogni anno più numerose ed esigerebbero fondi ancor più cospicui.
Bisognerà dunque limitare queste provvidenziali vocazioni nella misura delle somme a disposizione?
Bisognerà chiudere, per mancanza di denaro, le porte del seminario a giovani generosi e di ottime speranze, come si dice sia talora accaduto?
Noi, non vogliamo credere che il mondo cristiano, messo davanti alle sue responsabilità, non sarà capace del particolare sforzo che s’impone per far fronte a tali necessità.
Non ignoriamo la durezza dei tempi attuali e le difficoltà delle diocesi antiche di Europa o d’America.
Ma, se si citassero cifre, si vedrebbe subito che la povertà degli uni appare un relativo benessere di fronte alla miseria degli altri.
Vano paragone, peraltro, perché non tanto si tratta qui di fare dei calcoli, quanto di esortare tutti i fedeli, come abbiamo già fatto in una circostanza solenne, « ad arruolarsi sotto il vessillo della rinuncia cristiana e del dono di sé, che va al di là di ciò che è comandato e fa combattere la buona battaglia generosamente, secondo le forze di ciascuno, secondo l’invito della grazia e la propria condizione …
Ciò che si toglierà alla vanità, aggiungevamo, si darà alla carità, si darà con misericordia alla Chiesa ed ai poveri ».24
Con il denaro che il cristiano spende talora per gusti passeggeri, quanto non farebbe un missionario, paralizzato nel suo apostolato, per mancanza di mezzi!
È necessario, dunque, che ogni figlio della Chiesa, ogni famiglia, ogni comunità cristiana facciano a questo riguardo un diligente esame di coscienza.
Ricordandovi della « generosità di Gesù Cristo Nostro Signore, che da ricco si è fatto povero per voi, per arricchirvi con la sua povertà » ( 2 Cor 8,9 ) date del vostro superfluo, perfino talvolta del vostro necessario!
E ricordate pure che dalla vostra liberalità dipende lo sviluppo dell’apostolato missionario, e che la faccia del mondo sarebbe rinnovata se trionfasse la carità.
La Chiesa in Africa, come negli altri territori di Missione, manca di apostoli.
Pertanto Ci rivolgiamo di nuovo a voi, Venerabili Fratelli, per chiedervi di favorire in tutti i modi la cura delle vocazioni missionarie: sacerdoti, religiosi, religiose.
Spetta a voi, in primo luogo, come testé dicevamo, rinvigorire i sentimenti dei fedeli e accendere in essi un tale zelo da renderli partecipi delle sollecitudini della Chiesa e atti a dare più volentieri ascolto al comando di Dio, già risonato e poi ripetuto di età in età: « Lascia il tuo paese, la tua famiglia e la casa di tuo padre e va nel paese che io ti mostrerò ». ( Gen 12,1 )
Una generazione formata a questi ideali veramente cattolici, sia nella famiglia, sia a scuola, nella parrocchia, nell’Azione Cattolica e nelle opere di pietà, darà alla Chiesa gli apostoli di cui essa ha bisogno per annunciare il Vangelo a tutti i popoli.
Questo soffio missionario, inoltre, animando le vostre diocesi, sarà per esse un pegno di rinnovamento spirituale.
Una comunità cristiana che dona i suoi figli e le sue figlie alla Chiesa non può morire.
E se è vero che la vita soprannaturale viene dalla carità e si accresce con il dono di sé, si può affermare che la vitalità cattolica di una nazione si misura con i sacrifici di cui è capace per la causa missionaria.
Non basta tuttavia formare un’atmosfera favorevole a questa causa; bisogna fare di più.
Esistono, grazie a Dio, numerose diocesi così largamente provviste di sacerdoti da consentire senza loro danno il sacrificio di alcune vocazioni.
Ad esse soprattutto Ci rivolgiamo con paterna insistenza con le parole del Vangelo: « Date ai poveri quello che vi avanza ». ( Cf. Lc 11,41 )
Ma Noi pensiamo altresì a coloro, tra i Nostri Fratelli nell’Episcopato, che sono angosciati da un doloroso diradarsi delle vocazioni sacerdotali e religiose e che non possono ormai far fronte alle necessità spirituali nelle loro pecorelle.
Facciamo Nostre le loro ansietà e ad essi diciamo come San Paolo ai Corinti: « Non si tratta, per soccorrere gli altri, di ridurvi alla penuria, ma di applicare il principio di uguaglianza ». ( 2 Cor 8,13 )
Tuttavia, anche queste diocesi così provate non siano sorde all’appello delle missioni lontane.
L’obolo della vedova fu citato in esempio da Nostro Signore, e la generosità di una diocesi povera verso altre più povere non potrebbe impoverirla, perché Dio non si lascia vincere in generosità.
Per risolvere efficacemente i problemi molteplici della ricerca e della scelta delle vocazioni missionarie, non possono tuttavia bastare gli sforzi isolati.
Richiamateli dunque, Venerabili Fratelli, questi problemi nelle vostre adunanze e nel quadro delle organizzazioni nazionali, dove queste esistono: in tal modo, sarà più facile moltiplicare le vie per stimolare più efficacemente gli animi dei giovani già inclini per divina ispirazione alla vocazione missionaria, e così riusciranno più leggere le responsabilità che vi legano solidalmente nel promuovere il bene comune della Chiesa.
Favorite largamente nelle vostre diocesi l’Unione Missionaria del Clero, così spesso raccomandata dai Nostri Predecessori e da Noi medesimi, che già l’abbiamo elevata or ora a dignità di Opera Pontificia, sicché nessuno porrà in dubbio la stima che nutriamo per essa e l’importanza che diamo al suo sviluppo.
Si stabilisca infine, dappertutto, uno stretto coordinamento degli sforzi, fattore indispensabile di successo, tra i pastori di anime e coloro che lavorano più immediatamente per le Missioni: abbiamo in mente soprattutto i presidenti nazionali delle Opere Pontificie Missionarie, dei quali faciliterete l’opera sostenendo con la vostra autorità e il vostro zelo le direzioni diocesane di queste stesse Opere; ed ancora i superiori delle così benemerite Congregazioni, cui la Santa Sede non cessa di fare appello per rispondere ai bisogni più urgenti delle Missioni e che non possono aumentare il numero delle vocazioni senza la benevola comprensione degli Ordinari locali.
Studiate di comune accordo il modo migliore di conciliare gli interessi reali degli uni e degli altri; se talora questi interessi sembrano momentaneamente divergere, non è forse perché si cessa di considerarli con fede sufficiente nella visione soprannaturale dell’unità e della cattolicità della Chiesa?
Nel medesimo spirito di collaborazione fraterna e disinteressata, avrete cura, Venerabili Fratelli, di esser solleciti per l’assistenza spirituale dei giovani africani ed asiatici, che il proseguimento degli studi conduce a dimorare temporaneamente nelle vostre diocesi.
Fuori dell’ambiente del loro paese, essi rimangono spesso, e per motivi vari, senza contatti sufficienti con i centri di vita cattolica delle nazioni che li ospitano.
Per questo, la loro vita cristiana può trovarsi in pericolo, perché restano tuttora loro nascosti i valori della nuova civiltà alla cui ricerca essi vanno, mentre sono sottoposti alla violenta attrazione dei princìpi del materialismo e all’intenso proselitismo di associazioni atee che si sforzano di guadagnarne la fiducia.
Non potrebbe sfuggirvi la gravità di questo stato di cose per il presente e per il futuro.
Perciò, venendo incontro alle preoccupazioni dei Vescovi delle Missioni, non esiterete a destinare a questo apostolato qualche sacerdote sperimentato e zelante delle vostre diocesi.
Un’altra forma di aiuto scambievole, certo di più grave incomodo, è adottata da alcuni Vescovi, che autorizzano qualcuno dei loro sacerdoti, sia pure a prezzo di sacrifici, a partire per mettersi, per un certo limite di tempo, a disposizione degli Ordinari d’Africa.
Così facendo, rendono loro un impareggiabile servizio, sia per assicurare l’introduzione, saggia e discreta, di forme nuove e più specializzate del ministero sacerdotale, sia per sostituire il clero di dette diocesi nelle mansioni dell’insegnamento, ecclesiastico e profano, cui quello non può far fronte.
Volentieri incoraggiamo siffatte iniziative opportune e feconde; preparate e messe in atto con prudenza, esse possono portare una soluzione preziosa in un periodo difficile, ma pieno di speranza, del cattolicesimo africano.
L’aiuto alle diocesi missionarie assume infine al presente una forma che allieta il Nostro cuore e che vi vorremmo proporre prima di finire.
Si tratta dell’opera efficace che militanti laici, i quali agiscono per lo più nei movimenti cattolici nazionali o internazionali, accettano di svolgere a servizio delle giovani cristianità.
La loro cooperazione esige dedizione, modestia e prudenza, ma assai vantaggiosa riuscirà alle diocesi premute dall’esigenza di nuove opere apostoliche.
Con piena sottomissione al Vescovo del luogo, responsabile dell’apostolato, in perfetta collaborazione altresì con i cattolici africani, che comprendono il beneficio di tale sostegno fraterno, questi militanti laici offrono a diocesi recenti il vantaggio di una lunga esperienza dell’Azione Cattolica e dell’azione sociale, come pure di altre forme particolari di apostolato.
Rendono inoltre — e non è il minor vantaggio — più rapida e più facile l’unione delle Organizzazioni cattoliche del proprio paese con le altre innumerevoli d’indole internazionale.
Di cuore Ci felicitiamo con loro per lo zelo posto a servizio della Chiesa.
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