Aeterna Dei sapientia

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I.1

Servitore fedele della sede apostolica

« Leone, toscano di nascita, figlio di Quinziano », come ci informa il Liber Pontificalis,3 nacque verso la fine del secolo IV.

Ma essendo egli vissuto a Roma fin dalla prima giovinezza, giustamente poté chiamare Roma sua patria,4 dove ancor giovane fu ascritto al clero romano, giungendo fino al grado di diacono.

Nel periodo che va dal 430 al 439 esercitò un influsso considerevole negli affari ecclesiastici, prestando i suoi servigi al pontefice Sisto III.

Ebbe rapporti di amicizia con san Prospero di Aquitania e con Cassiano, fondatore della celebre Abbazia di S. Vittore in Marsiglia; da questi, che aveva esortato a scrivere l'opera De incarnatione Domini5 contro i nestoriani, Leone ricevette l'elogio veramente singolare per un semplice diacono: « Onore della chiesa e del sacro ministero ».6

Mentre egli si trovava in Gallia, inviatovi dal papa dietro suggerimento della corte di Ravenna, al fine di comporre il conflitto tra il patrizio Ezio e il prefetto Albino, venne a morte Sisto III.

Fu allora che la chiesa di Roma pensò non potersi affidare il potere di vicario di Cristo ad uomo migliore che al diacono Leone, rivelatosi altrettanto sicuro teologo, che fine diplomatico.

Ricevette pertanto la consacrazione episcopale il 29 settembre del 440, e il suo pontificato fu uno dei più lunghi dell'antichità cristiana e indubbiamente uno dei più gloriosi.

Egli morì nel novembre del 461, e fu sepolto nel portico della Basilica di San Pietro.

Il papa san Sergio I fece trasferire nell'anno 688 le spoglie del santo pontefice « nella rocca di Pietro »; dopo la costruzione della nuova basilica, esse furono collocate sotto l'altare che è a lui dedicato.

E ora, volendo semplicemente indicare il carattere saliente della sua vita, non possiamo fare a meno di proclamare che ben raramente il trionfo della chiesa di Cristo sui suoi spirituali nemici è stato tanto glorioso quanto durante il pontificato di san Leone Magno.

Questi in verità, nel corso del secolo V, brilla nel cielo della cristianità come un astro splendente.

Né tale affermazione può essere in alcun modo smentita, specialmente se si considera il campo dottrinale della fede cattolica; in esso, infatti, il suo nome va senz'altro congiunto con quello di sant'Agostino di Ippona e di san Cirillo di Alessandria.

Effettivamente,

se sant'Agostino, come tutti sanno, rivendicò, contro l'eresia pelagiana, l'assoluta necessità della grazia per vivere onestamente e conseguire la salvezza eterna,

se san Cirillo Alessandrino, contro le errate affermazioni di Nestorio, difese la divinità di Gesù Cristo e la divina maternità di Maria Vergine,

san Leone da parte sua, erede della dottrina dei due insigni luminari della chiesa di occidente e di oriente, domina su tutti i suoi contemporanei nella chiara affermazione di queste fondamentali verità della fede cattolica.

E come sant'Agostino è acclamato nella chiesa quale dottore della grazia, e san Cirillo quale dottore dell'incarnazione, così san Leone è celebrato su tutti come il dottore dell'unità della chiesa.

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3 Ed. Duchesne, I, 238
4 Ep. 31, 4: PL 54, 794
5 PL 59, 9-272
6 De Incarnat. Domini, contra Nestorium liór. VII, prol.: PL 50, 9