IV Giornata mondiale del malato
11 ottobre 1995
1. « Non preoccuparti di questa malattia né di alcun'altra disgrazia.
Non ci sto io qui che sono la tua Madre?
Non ti trovi al riparo della mia ombra?
Non sono io la tua salute? ».
Queste parole l'umile indigeno Juan Diego di Cuautilan raccolse dalle labbra della Vergine Santissima, nel dicembre del 1531, ai piedi della collina di Tepeyac oggi chiamata Guadalupe, dopo aver implorato la guarigione di un congiunto.
Mentre la Chiesa nell'amata nazione messicana ricorda il primo centenario della incoronazione della venerata immagine di Nostra Signora di Guadalupe ( 1895-1995 ), è particolarmente significativa la scelta del famoso santuario di Città del Messico quale luogo per il momento celebrativo più solenne della prossima Giornata Mondiale del Malato, l'11 febbraio 1996.
Tale Giornata si colloca nel cuore di quella fase antepreparatoria ( 1994-1996 ) del Terzo Millennio Cristiano che deve « servire a ravvivare nel popolo cristiano la coscienza del valore e del significato che il Giubileo del 2000 riveste nella storia umana » ( Tertio Millennio adveniente, 31 ).
La Chiesa guarda con fiducia agli eventi del nostro tempo e tra i « segni di speranza presenti in questo ultimo scorcio di secolo » essa riconosce il cammino compiuto « dalla scienza e dalla tecnica, e soprattutto dalla medicina a servizio della vita umana » ( Ibid., 46 ).
È nel segno di questa speranza, illuminata dalla presenza di Maria, « Salute degli infermi », che, in preparazione della IV Giornata del Malato, mi rivolgo a chi porta nel corpo e nello spirito i segni della sofferenza umana, come pure a quanti, nel servizio fraterno loro prestato, intendono attuare una perfetta sequela del Redentore.
Infatti « come Cristo … è stato inviato dal Padre "a dare la buona novella ai poveri, a guarire quelli che hanno il cuore contrito" ( cfr Lc 4,18 ), "a cercare e salvare ciò che era perduto" ( cfr Lc 19,10 ), così pure la Chiesa circonda di affettuosa cura quanti sono afflitti dalla umana debolezza, anzi riconosce nei poveri e nei sofferenti l'immagine del suo fondatore povero e sofferente » ( Lumen gentium, 8 ).
2. Carissimi fratelli e sorelle, che sperimentate in modo particolare la sofferenza, voi siete chiamati ad una peculiare missione nell'ambito della nuova evangelizzazione, ispirandovi a Maria Madre dell'amore e del dolore umano.
Vi sostengono in tale non facile testimonianza gli operatori sanitari, i familiari, i volontari che vi accompagnano lungo il quotidiano cammino della prova.
Come ho ricordato nella Lettera apostolica Tertio Millennio adveniente, « la Vergine Santa sarà presente in modo per così dire trasversale lungo tutta la fase preparatoria » del grande Giubileo del 2000 « come esempio perfetto di amore, sia verso Dio sia verso il prossimo », così che ne ascoltiamo la voce materna ripetere: « Fate quello che Cristo vi dirà » ( cfr Tertio Millennio adveniente, 43, n. 54 ).
Raccogliendo questo invito dal cuore della Salus infirmorum, vi sarà possibile imprimere alla nuova evangelizzazione un singolare carattere di annuncio del Vangelo della vita, misteriosamente mediato dalla testimonianza del Vangelo della sofferenza ( cfr Evangelium vitae, 1; Salvifici doloris, 3 ).
« Una pastorale sanitaria, infatti, veramente organica fa parte direttamente della evangelizzazione » ( Discorso alla IV Riunione Plenaria della Pontificia Commissione per l'America Latina, 8; 23 giugno 1995 ).
3. Di questo annuncio efficace, la Madre di Gesù è esempio e guida, poiché « si pone tra suo Figlio e gli uomini nella realtà delle loro privazioni, indigenze e sofferenze.
Si pone in mezzo, cioè fa da mediatrice non come un'estranea, ma nella sua posizione di madre, consapevole che come tale può - anzi ha il diritto - di far presente al Figlio i bisogni degli uomini.
La sua mediazione, dunque ha un carattere di intercessione: Maria intercede per gli uomini.
Non solo: come Madre desidera anche che si manifesti la potenza messianica del Figlio, ossia la sua potenza salvifica volta a soccorrere la sventura umana, a liberare l'uomo dal male che in diversa forma e misura grava sulla sua vita » ( Redemptoris Mater, 21 ).
Questa missione rende perennemente presente nella vita della Chiesa, la Salus infirmorum, che, come agli albori della Chiesa ( At 1,14 ), continua ad essere anche oggi « il modello di quell'amore materno, del quale devono essere animati tutti quelli che nella missione apostolica della Chiesa cooperano alla rigenerazione degli uomini » ( Lumen gentium, 65 ).
La celebrazione del momento più solenne della Giornata Mondiale del Malato nel santuario di Nostra Signora di Guadalupe riallaccia idealmente la prima evangelizzazione del Nuovo Mondo alla nuova evangelizzazione.
Tra le popolazioni dell'America Latina, infatti, « il Vangelo è stato annunciato presentando la Vergine come la sua più alta realizzazione …
Di questa identità è simbolo luminosissimo il volto meticcio di Maria di Guadalupe, che si erge all'inizio della evangelizzazione » ( Documento di Puebla, 1979, 282.446 ).
Per questo da cinque secoli, nel nuovo Mondo, la Vergine Santissima è venerata come « prima evangelizzatrice dell'America Latina », come « stella della evangelizzazione » ( Lettera ai religiosi e alle religiose dell'America Latina nel V centenario dell'evangelizzazione del Nuovo Mondo, 31 ).
4. Nell'adempimento del suo compito missionario la Chiesa, sorretta e confortata dall'intercessione di Maria Santissima, ha scritto pagine significative di sollecitudine per gli infermi e i sofferenti in America Latina.
Anche oggi la pastorale sanitaria continua ad occupare un posto rilevante nell'azione apostolica della Chiesa: essa ha la responsabilità di numerosi luoghi di soccorso e di cura ed opera tra i più poveri con apprezzata premura nel campo sanitario, grazie al generoso impegno di tanti fratelli nell'episcopato, di sacerdoti, religiosi, religiose e di molti fedeli laici, che hanno sviluppato una spiccata sensibilità nei confronti di quanti si trovano nel dolore.
Se, poi, dall'America Latina lo sguardo s'allarga a spaziare sul mondo, incontra innumerevoli conferme di questa premura materna della Chiesa per i malati.
Anche oggi, forse soprattutto oggi, si alza dall'umanità il pianto di folle provate dalla sofferenza.
Intere popolazioni sono straziate dalla crudeltà della guerra.
Le vittime dei conflitti tuttora in atto sono soprattutto i più deboli: le madri, i bambini, gli anziani.
Quanti esseri umani, stremati dalla fame e dalle malattie, non possono contare nemmeno sulle forme più elementari di assistenza.
E dove queste fortunatamente vengono assicurate, quanti sono i malati attanagliati dalla paura e dalla disperazione, a causa della incapacità di dare un significato costruttivo alla propria sofferenza nella luce della fede.
I lodevoli ed anche eroici sforzi di tanti operatori sanitari e il crescente apporto di personale volontario non bastano a coprire le concrete necessità.
Chiedo al Signore di voler suscitare in numero ancor maggiore persone generose, che sappiano donare a chi soffre il conforto non soltanto dell'assistenza fisica, ma anche del sostegno spirituale aprendogli dinanzi le consolanti prospettive della fede.
5. Carissimi malati e voi, familiari ed operatori sanitari che ne condividete il difficile cammino, sentitevi protagonisti di evangelico rinnovamento nell'itinerario spirituale verso il Grande Giubileo del 2000.
Nell'inquietante panorama delle antiche e nuove forme di aggressione alla vita che segnano la storia dei nostri giorni, voi siete come la folla che cercava di toccare il Signore « perché da lui usciva una forza che sanava tutti » ( Lc 6,19 ).
E fu proprio dinanzi a tale moltitudine di gente che Gesù pronunciò il « discorso della montagna » proclamando beati coloro che piangono ( cfr Lc 6,21 ).
Soffrire ed essere accanto a chi soffre: chi vive nella fede queste due situazioni entra in particolare contatto con le sofferenze di Cristo ed è ammesso a condividere « una specialissima particella dell'infinito tesoro della redenzione del mondo » ( Salvifici doloris, 27 ).
6. Carissimi fratelli e sorelle che vi trovate nella prova, offrite generosamente il vostro dolore in comunione con Cristo sofferente e con Maria sua dolcissima Madre.
E voi che quotidianamente operate accanto a coloro che soffrono, fate del vostro servizio un prezioso contributo alla evangelizzazione.
Sentitevi tutti parte viva della Chiesa, poiché in voi la comunità cristiana è chiamata a confrontarsi con la croce di Cristo, per rendere al mondo ragione della speranza evangelica ( cfr 1 Pt 3,15 ).
« A voi tutti che soffrite, chiediamo di sostenerci.
Proprio a voi, che siete deboli, chiediamo che diventiate una sorgente di forza per la Chiesa e per l'umanità.
Nel terribile combattimento tra le forze del bene e del male, di cui ci offre spettacolo il nostro mondo contemporaneo, vinca la vostra sofferenza in unione con la Croce di Cristo » ( Salvifici doloris, 31 ).
7. Il mio appello si rivolge anche a voi, Pastori delle comunità ecclesiali, a voi responsabili della pastorale sanitaria, affinché con idonea preparazione vi accingiate a celebrare la prossima Giornata Mondiale del Malato mediante iniziative atte a sensibilizzare il popolo di Dio e la stessa società civile ai vasti e complessi problemi della sanità e della salute.
E voi, operatori sanitari, - medici, infermieri, cappellani, religiosi e religiose, amministratori e volontari -, e particolarmente voi donne, pioniere del servizio sanitario e spirituale agli infermi, fatevi tutti promotori e promotrici di comunione tra gli ammalati, tra i loro familiari e nella comunità ecclesiale.
Siate accanto agli infermi e alle loro famiglie facendo sì che quanti si trovano nella prova non si sentano mai emarginati.
L'esperienza del dolore diventerà così per ciascuno scuola di generosa dedizione.
8. Estendo volentieri quest'appello ai responsabili civili ad ogni livello, affinché colgano nell'attenzione e nell'impegno della Chiesa per il mondo della sofferenza un'occasione di dialogo, di incontro e di collaborazione per costruire una civiltà che, muovendo dalla sollecitudine per chi soffre, si incammini sempre più sulla via della giustizia, della libertà, dell'amore e della pace.
Senza giustizia il mondo non conoscerà la pace; senza la pace la sofferenza non potrà che dilatarsi a dismisura.
Su quanti soffrono e su tutti coloro che si prodigano a loro servizio invoco il materno sostegno di Maria.
La Madre di Gesù, da secoli venerata nell'insigne santuario di Nostra Signora di Guadalupe, ascolti il grido di tante sofferenze, asciughi le lacrime di chi è nel dolore, sia accanto a tutti i malati del mondo.
Cari ammalati, la Vergine Santa presenti al Figlio l'offerta delle vostre pene, nelle quali si riverbera il volto di Cristo sulla croce.
Accompagno questo auspicio con l'assicurazione della mia fervente preghiera, mentre di cuore a tutti imparto l'Apostolica Benedizione.