Formazione teologica dei futuri Sacerdoti

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78 - II. Orientamenti particolari per le varie discipline teologiche

Dopo avere indicato alcuni orientamenti generali, di particolare attualità per l'insegnamento della teologia, si ritiene opportuno, ora, precisare alcuni orientamenti metodologici con speciale riferimento a quelle discipline teologiche che nell'attuale situazione si trovano al centro dell'interesse scientifico e devono affrontare problemi e difficoltà non comuni.

Si è parlato finora della necessità

di salvaguardare la natura specifica della teologia;

di rispettare fedelmente le peculiarità del suo procedimento metodologico;

di fare un giusto uso della riflessione filosofica, delle scienze naturali e umane;

di cercare una maggiore coesione interna;

di assicurare la vitalità e la pratica utilità del sapere teologico, in un contatto più stretto con le fonti della Rivelazione e con la vita.

Tutto ciò incontra una risonanza molto più forte e concreta quando si tratta di fare delle applicazioni, all'interno delle discipline, quali l'esegesi, la teologia dogmatica, morale, la patristica, la teologia pastorale e fondamentale, di cui si tratterà in seguito.

Tutte queste discipline - per il loro rapporto diretto che hanno o con le fonti, o con il nucleo centrale del mistero cristiano, o con la vita - si trovano oggi particolarmente interpellate sia dalle direttive conciliari, sia dall'odierna situazione generale.

79 - 1. La Sacra Scrittura

1) Il primo fatto, di cui bisogna tenere conto nell'insegnamento teologico, è che la Sacra Scrittura costituisce il punto di partenza, un fondamento perenne e il principio vivificante e animatore di tutta la teologia.

È, pertanto, necessario che il professore delle scienze bibliche svolga la sua missione con quella competenza e completezza scientifica che l'importanza della sua disciplina richiede.

Egli, per essere fedele al suo compito, deve lavorare a livello del testo, a livello dell'avvenimento che esso racchiude e a livello della tradizione che lo comunica e lo interpreta.

Deve ricorrere altresì al metodo dell'analisi testuale, letteraria e storica; ma deve anche mantenere nell'animo degli alunni il senso dell'unità del mistero e del disegno di Dio.

Trasmessa e in parte nata nella Chiesa, la Scrittura deve essere letta e compresa nella tradizione ecclesiale.

80 2) Tale ruolo primordiale, che spetta alla Sacra Scrittura, non può non determinare la natura dei rapporti che intercorrono tra la medesima e la teologia, con le sue varie discipline.

A tale proposito è necessario ricordare che essa non può essere considerata unilateralmente in funzione di dette discipline ( come una fonte dei loci probantes ), ma che tutta la teologia è chiamata a dare il suo contributo a una migliore e sempre più profonda comprensione dei testi sacri, cioè delle verità dogmatiche e morali che essi contengono.

Ne consegue che l'insegnamento della Sacra Scrittura, trattate tutte le questioni introduttive, dovrà culminare in una teologia biblica, presentando una visione unitaria del mistero cristiano.

81 3) La teologia biblica, per servire veramente a una migliore comprensione della Sacra Scrittura, deve avere contenuti propri, identificati secondo la metodologia specifica, e con una certa autonomia, cioè con l'attenzione esclusiva alla specificità e all'integrità del discorso biblico.

Tale relativa autonomia non deve però significare indipendenza o antagonismo nei confronti della teologia sistematica, come purtroppo oggi si costata in certi casi.

Tra la parte positiva e quella sistematica - ferma restando la specificità dei rispettivi metodi - deve invece intercorrere una feconda e costante collaborazione.

Propriamente parlando, infatti, in teologia non esistono due tappe successive del lavoro, in quanto la parte speculativa si inizia già nella positiva; la positiva è la speculativa in fieri; mentre la speculativa è la positiva al termine del suo movimento.

82 4) Per conseguire tale scopo, uno dei mezzi consiste nella cooperazione efficace e coordinata tra i docenti delle discipline maggiormente interessate: cioè l'esegesi, la teologia fondamentale, dogmatica e morale, al fine di arrivare a una conveniente divisione dei compiti, nonché a una più perfetta armonizzazione e strutturazione delle materie insegnate.

Dal professore di Sacra Scrittura si attende, in particolare, una giusta apertura e comprensione per i problemi delle altre discipline teologiche, tenendo sempre presenti soprattutto le esigenze dell'integrità e della coerenza interna della fede, espresse nel principio dell'analogia della fede.

L'importanza, giustamente attribuita oggi alle scienze bibliche, mentre accresce la responsabilità del biblista di fronte ai cultori delle altre discipline, non giustifica un suo atteggiamento quasi di indipendenza o di predominio.

Egli dovrà, perciò, sentirsi soprattutto un servitore della parola di Dio, ricordandosi della delicatezza di non pochi problemi esegetici che, specialmente nel corso istituzionale, devono essere trattati con prudenza ed equilibrio, e ciò anche in considerazione dell'influsso che essi possono avere sulla catechesi e sulla predicazione.

83 5) Il professore di Sacra Scrittura sarà consapevole soprattutto dei compiti che il suo insegnamento ha in funzione della teologia dogmatica e morale, della teologia fondamentale del ministero pastorale e della vita spirituale dei futuri sacerdoti.

Qui basterà ricordare che:

a) in ordine alla teologia sistematica, l'esegesi, per essere utile, deve elevarsi a una vera e propria teologia biblica;

b) in ordine alla teologia fondamentale, le scienze bibliche esigono un aggiornamento scientifico unito a un atteggiamento costruttivo nell'utilizzazione dei dati sicuri delle scienze in funzione della fede;

c) in ordine al ministero pastorale, è necessario offrire una visione possibilmente completa della Sacra Scrittura, non trascurandone i problemi più gravi, e guidare gli alunni al sapiente impiego dei testi interpretati nel giusto senso;

d) in ordine alla vita spirituale, bisogna suscitare negli alunni rispetto e amore verso la Sacra Scrittura e addestrarli a servirsene per il loro profitto nella liturgia, nella pietà e nell'ascetica sacerdotale.

84 6) Per dare valore formativo all'insegnamento che parte dai temi biblici, il professore di Sacra Scrittura cercherà di coordinarli in una sintesi teologico-ecclesiale, ispirata alla Professione della fede cattolica, che esprime sinteticamente l'intelligenza che la Chiesa ha della Rivelazione.

Tale procedimento permetterà di legare la teologia agli articoli fondamentali della fede cristiana.

85 - 2. La patristica

1) Un discorso analogo può essere fatto per la patristica, anche se non si può trasferire integralmente ad essa ciò che vale per la Sacra Scrittura, perché esistono evidenti differenze obiettive tra le due discipline.

È infatti ugualmente necessario, nella patristica, come nelle scienze bibliche:

a) rispettare la specificità del metodo della ricerca storica;

b) tendere all'unità dell'insegnamento teologico, evidentemente attraverso le unità parziali da realizzare per quanto è possibile.

86 2) Uno degli scopi principali dell'insegnamento della patristica consiste nel delineare il quadro della teologia e della vita cristiana nell'epoca dei Padri nella sua realtà storica.

Assegnare ad esso obiettivi diversi comporterebbe il rischio di frantumarlo e di renderlo sterile.

87 3) Inoltre, l'insegnamento della patristica deve tendere a dare il senso sia della continuità del discorso teologico, che corrisponde ai dati fondamentali, sia della sua relatività, che corrisponde agli aspetti e alle applicazioni particolari.

In tale modo, essa potrà aiutare la teologia, globalmente intesa, a mantenersi entro l'ambito della fede interpretata e custodita dal consenso dei Padri.

88 4) Anche per questa ragione sarà opportuno curare il legame tra l'insegnamento della patristica e quello della storia della Chiesa, affinché contribuiscano alla conoscenza unitaria dei problemi, degli avvenimenti, delle esperienze, delle acquisizioni dottrinali, spirituali, pastorali e sociali della Chiesa nelle varie epoche.

89 - 3. La teologia dogmatica

1) Il metodo genetico descritto per la teologia dogmatica dal Concilio Vaticano II, articolato nelle cinque tappe

della Sacra Scrittura,

della Tradizione patristica e della storia,

della speculazione,

ella vita liturgica,

della vita della Chiesa, con applicazione ai problemi d'oggi,

garantisce un insegnamento

ancorato ai dati rivelati,

unificato nella storia della salvezza,

sistematizzato e integrato in una visione completa della fede,

vitale per il contatto con la liturgia e con la vita della Chiesa,

aperto alle esigenze pastorali, grazie all'attenzione che si dà ai problemi dei nostri tempi.

90 2) Per realizzare tutte le possibilità di tale metodo e superare le difficoltà che esso presenta, la prima condizione è di rispettare e applicare il principio della continuità della fede, pur nella necessità, per le generazioni successive, di comprenderla in modo sempre più pieno e sempre più adeguato alle necessità del mondo.

Nella linea di questa continuità si devono considerare:

a) il riferimento necessario e continuo alla Rivelazione, che in quanto principio oggettivo e inesauribile della fede genera il dogma e le diverse espressioni della vita cristiana, in particolare la teologia;

b) l'intervento del Magistero ecclesiastico a fissare e definire le esigenze permanenti e irrinunziabili della fede;

c) la necessità e insieme la relatività della teologia, che scopre e mette in evidenza la profondità della fede;

d) l'esigenza della comprensione attuale della fede, integralmente recepita e professata, in riferimento alla nuova situazione culturale e quindi al compito proprio della teologia.

91 3) La buona applicazione del suddetto metodo esige pure il giusto rapporto tra la dogmatica e le scienze bibliche, di cui si è già parlato.

Il contatto diretto con la Sacra Scrittura comporta la possibilità di un maggiore arricchimento tematico e un insegnamento più attivo e creativo, ma di conseguenza molto più impegnativo sia per il professore sia per gli alunni.

92 4) Da quanto premesso, emergono alcuni compiti specifici del docente di teologia dogmatica, specialmente per la parte positiva dell'insegnamento, sotto l'aspetto biblico e storico - patristico:

a) sotto l'aspetto biblico, egli deve tener presente che la Sacra Scrittura non serve solamente a fornire le prove, al fine di sostenere una tesi, ma anche e soprattutto come punto di partenza e fonte di ispirazione per tutto l'insegnamento;

b) sotto l'aspetto patristico - storico, deve possedere i risultati delle indagini e degli studi monografici sui grandi maestri della tradizione cristiana, per utilizzarli non solo nella componente storica della teologia, ma altresì come guida nella riflessione cristiana e nella sistemazione organica.

93 5) Si terrà dunque presente la necessità di uno stretto coordinamento di discipline e di una cooperazione effettiva di docenti nel rapporto tra parte positiva e parte speculativa della teologia, da impostare sulla base di due principi:

a) l'ampiezza e l'importanza della parte positiva del metodo genetico - storico non deve in nessun modo sminuire il peso che l'approfondimento speculativo deve avere nell'insegnamento;

b) l'integrità del metodo genetico - storico ammette una certa flessibilità, in considerazione della natura dei temi trattati: alcuni in modo più positivo ( per es., quelli sulla penitenza ), altri in modo più speculativo ( per es., quelli sulla grazia e sulla libertà, o sulla coscienza intima del Cristo ).

94 6) Nell'insegnamento della dogmatica, oltre all'integrità sostanziale del procedimento genetico, vi è da assicurare l'integrità materiale della disciplina, di modo che tutte le verità della fede vengano debitamente trattate.

Ovviamente, si pone una scelta giudiziosa dei temi, nella quale bisognerà distinguere tra ciò che è essenziale e ciò che non lo è.

Esiste, infatti, una « hierar chia veritatum doctrinae catholicae, cum diversus sit earum nexus cum fundamento fidei christianae ».

Ma è evidente che nella dogmatica, come del resto nelle altre discipline principali del corso istituzionale, è esclusa ogni opzionalità, o una specializzazione prematura.

95 - 4. La teologia morale

1) Il rinnovamento della teologia morale, voluto dal Concilio Vaticano II, si inserisce negli sforzi che la Chiesa sta compiendo per comprendere meglio l'uomo d'oggi e per andare incontro alle sue necessità in un mondo che è in fase di profonde trasformazioni.

Si tratta di inserire il fermento evangelico « nella circolazione di pensiero, di parole, di cultura, di tendenze dell'umanità, quale oggi vive e si agita sulla faccia della terra ».

L'insegnamento della teologia morale concorre efficacemente a questo compito della Chiesa, e perciò esso va rinnovato e perfezionato secondo questa esigenza.

96 2) Per superare l'unilateralità e le lacune che la teologia morale a volte ha presentato in passato, dovute in gran parte a un certo giuridismo, all'individualismo e al distacco dalle fonti della Rivelazione, si rende necessario chiarire il suo status epistemologico.

Occorre quindi determinare il modo in cui essa deve strutturarsi in stretto contatto con la Sacra Scrittura, la Tradizione ( accettata mediante la fede e interpretata dal Magistero ) e in riferimento alla legge naturale ( conosciuta mediante la ragione ).

Su questa base si può avviare una revisione e una nuova valorizzazione della teologia morale, anche in ordine alle sue applicazioni spirituali, pastorali, « politiche ».

Così essa verrà posta a un autentico livello teologico.

Detta impostazione è anche il primo presupposto perché la teologia possa venire incontro alle giuste esigenze della cosiddetta ortoprassi.

97 3) A questo scopo si deve anzitutto avere una coscienza viva circa il legame che esiste tra la teologia morale e la dogmatica, e che permette di considerare e trattare la morale come una vera e propria disciplina teologica, in conformità di tutte le fondamentali regole epistemologiche e metodologiche vale voli per tutta la teologia.

A questo riguardo conviene riportarsi alla grande concezione, messa così bene in risalto da S. Tommaso d'Aquino che, come altri maestri, non ha mai separato la teologia morale dalla dogmatica e l'ha inserita, invece, nel disegno unitario della teologia sistematica, come parte riguardante il processo nel quale l'uomo, creato a immagine di Dio e redento dalla grazia del Cristo, tende verso la pienezza della sua realizzazione secondo le esigenze della vocazione divina, nel contesto dell'economia della salvezza storicamente attuata nella Chiesa.

98 4) In forza dello stretto legame che esiste tra la teologia morale e la dogmatica, si deve adottare nell'elaborazione della morale lo specifico procedimento della teologia, sviluppando debitamente sia l'aspetto positivo sia quello speculativo, attingendo ampiamente alla Rivelazione e sviluppando ogni discorso in sintonia con il pensiero e la coscienza della Chiesa.

Per quanto concerne la tematica da trattare, si raccomanda la stessa preoccupazione per la completezza materiale dell'insegnamento richiesta per la teologia dogmatica.

99 5) Per la teologia morale, più che per le altre discipline teologiche, si deve tener conto dei risultati delle scienze della natura e dell'uomo, e dell'esperienza umana; i quali risultati, anche se non possono ovviamente fondare o addirittura creare le norme morali, tuttavia, possono gettare molta luce sulla situazione e sul comportamento dell'uomo, con la sollecitazione a ricerche, revisioni, approfondimenti delle dottrine intermedie tra i principi sicuri di ragione e di fede, e le applicazioni alla concretezza della vita.

La mediazione tra la teologia morale e le scienze dell'uomo e della natura avverrà attraverso un'approfondita riflessione filosofica, per la quale sarà di stimolo la tradizione cristiana, che non ha mai mancato di porsi il problema dell'uomo con riferimento particolare alla sua natura, al suo destino ed al suo sviluppo integrale nel cammino verso Dio.

100 6) È pure necessario reintrodurre nella teologia morale l'aspetto dinamico che fa risaltare la risposta che l'uomo deve dare all'appello divino nel processo della sua crescita nell'amore, nell'ambito di una comunità salvifica.

In tal modo la teologia morale acquisterà una dimensione spirituale interna, rispondendo alle esigenze di sviluppo pieno della imago Dei, che è nell'uomo, e alle leggi del processo spirituale descritto nell'ascetica e mistica cristiane.

Ma proprio per questo la teologia morale deve mantenersi in stretto contatto con la teologia biblica e dogmatica, tenendo in pari tempo presenti i compiti pastorali che i futuri sacerdoti dovranno assolvere nella direzione delle anime e nel ministero del sacramento della penitenza.

101 7) In modo particolare l'insegnamento della morale agli alunni che si preparano al ministero sacerdotale comporta uno stretto contatto e rapporto con la pastorale, dalla quale sarà stimolata a studiare i problemi posti dall'esperienza della vita, e alla quale fornirà schemi d'azione ispirati alle esigenze della parola di Dio e teologicamente fondati ed elaborati.

Questa è la via del rinnovamento indicata dal Concilio Vaticano II: « Sub luce evangelii et humanae experientiae ».

102 - 5. La teologia pastorale

1) Con particolare impegno si dovrà impartire l'insegnamento della teologia pastorale, sia come dimensione di tutte le discipline teologiche, sia come scienza che interpreta e stimola le genuine istanze del ministero pastorale e ne orienta l'adempimento nelle circostanze attuali secondo le esigenze della fede, alla luce della Rivelazione.

103 2) La pastorale si mantiene in contatto con il reale, cioè con i problemi del ministero e con le soluzioni che ne vengono date nei vari tempi e specialmente nel tempo presente, ma è legata alla teologia e se ne vale in due momenti fondamentali:

a) interpella e stimola la teologia ( specialmente la teologia morale ), ponendole dei problemi che non può e non pretende di risolvere in modo autonomo e semplicemente empirico, perché su di essi bisogna proiettare la luce della fede;

b) studia le applicazioni pratiche delle soluzioni teologiche tenendo conto delle situazioni concrete e rispettando la pluralità delle scelte possibili, quando si tratta di materie opinabili.

104 3) Seguendo questi criteri, l'insegnamento teologico - pastorale risulta veramente formativo e pone le basi per un'azione bene impostata, che evita le timidezze e le frustrazioni, da una parte, e, dall'altra, certe iniziative imprudenti e temerarie, di cui una sana teologia fa vedere i difetti.

105 4) Dipenderà da tutti i professori di teologia nel corso istituzionale rendere armonico, coerente e formativo l'insegnamento della pastorale sia come aspetto di ogni disciplina, sia come sviluppo autonomo delle questioni riguardanti il ministero.

Lo stesso ordinamento degli studi dovrà riservare un posto adeguato a questa materia.

È pure da incoraggiare lo svolgimento del corso pastorale annuale alla fine degli studi istituzionali,senza escludere però tale insegnamento dagli anni precedenti, nei quali, secondo le esigenze e le possibilità locali, dovrà essere tenuto nella forma e nella misura più convenienti.

106 5) In ogni caso sarà sempre da tener presente che non si può omettere l'insegnamento della pastorale, come non si può pretendere di ridurre ad esso la teologia.

107 - 6. La teologia fondamentale

1) Tutte le materie teologiche suppongono come base del proprio procedimento razionale la teologia fondamentale, che ha per oggetto di studio il fatto della Rivelazione cristiana e la sua trasmissione nella Chiesa: temi questi che stanno al centro di ogni problematica sui rapporti tra ragione e fede.

108 2) La teologia fondamentale verrà studiata come disciplina introduttiva alla dogmatica e anzi come preparazione, riflessione e sviluppo dell'atto di fede ( il « Credo » del Simbolo ), nel contesto delle esigenze della ragione e dei rapporti tra la fede, le culture e le grandi religioni.

Però, è anche una dimensione permanente di tutta la teologia che deve rispondere ai problemi attuali presentati dagli alunni e dall'ambiente in cui essi vivono e nel quale domani svolgeranno il loro ministero.

109 3) Ragione essenziale della teologia fondamentale è la riflessione razionale che il teologo, insieme con la Chiesa, partendo dalla fede, fa sulla realtà del cristianesimo come opera di Dio che si è rivelato e si è reso presente nel Cristo, e della Chiesa stessa come istituzione voluta dal Cristo per prolungare la sua opera nel mondo.

Essa va quindi concepita come una teologia di dialogo e di frontiera, nella quale - oltre al confronto tra fede e ragione in termini astratti -

si entra in contatto con le religioni storiche ( induismo, buddismo, islamismo, ecc. );

con le forme riflesse dell'ateismo moderno ( specialmente di Marx, Freud e Nietzsche );

con le forme vissute dell'indifferenza religiosa in un mondo secolarizzato, caratterizzato dal predominio dei processi tecnologici e industriali e dei valori economici; e, infine,

con le esigenze degli stessi credenti che, nel mondo presente, portano in sé nuovi dubbi e difficoltà e pongono alla teologia e alla catechesi cristiana questioni nuove.

Per rispondere alle esigenze e alle esperienze emergenti da queste varie categorie di uomini, la teologia fondamentale cerca di fissare il senso che, in tale situazione, hanno il Cristo, il suo messaggio, la sua Chiesa per suscitare e ottenere l'adesione di fede, come via per raggiungere Dio.

110 4) Tale impostazione della teologia fondamentale implica lo studio e l'esposizione del rapporto del cristianesimo con la storia, con il linguaggio, con le altre esperienze religiose, con le mistiche, le filosofie, le scienze, le condizioni umane.

Ma il suo compito specifico resta quello di manifestare razionalmente, con un discorso valido per i credenti e per i non credenti, come il mistero del Cristo, presente nella Chiesa, non solo illumina ma attua e completa l'esistenza umana, superandola nel rapporto perfettivo e salvifico con Dio.

111 5) Lungi dalla tentazione di una riduzione antropologica della teologia fondamentale, l'insegnamento di questa materia avrà dunque un senso nella misura in cui servirà come introduzione al mistero totale del Cristo e, per ciò stesso, alla teologia.

Questa funzione introduttiva comporta per il professore anche il compito di mettere in dovuto risalto gli elementi fondamentali della epistemologia teologica, al fine di comunicare agli alunni un concetto esatto della scienza sacra.

112 6) È opportuno aggiungere che, sia nell'insegnante sia nell'alunno, la teologia fondamentale, esposta secondo le sue complete dimensioni, serve a sviluppare una personalità maturata nel confronto continuo tra fede e ragione, risolto in una superiore armonia, come risulta in tanti grandi maestri della tradizione cristiana.

Essa aiuta il teologo e il pastore d'anime a vincere ogni complesso di inferiorità dinanzi ai dati della cultura e specialmente delle scienze, che essi utilizzano come espressioni della verità razionale, ma senza asservirvisi, secondo i criteri metodologici impiegati dalla teologia fondamentale.

Questa, infine, serve per stimolare in tutti il coraggio della fede, senza il quale non è possibile la vita cristiana e nemmeno una buona teologia.

113 7) Per le ragioni suddette, la teologia fondamentale è da ritenersi come materia necessaria alla formazione teologica e pastorale, e pertanto il suo insegnamento deve occupare nei programmi di studio un posto corrispondente alla sua importanza.

114 - 7. Le altre discipline teologiche

Naturalmente, a una completa formazione teologica dei futuri sacerdoti concorrono anche altre discipline principali di grande importanza come, per es., la liturgia, il diritto canonico, la storia ecclesiastica, e quelle ausiliarie: la teologia spirituale, l'insegnamento sociale della Chiesa, la teologia ecumenica, la missionologia, l'arte sacra, il canto sacro, ecc.

Queste o affiancano le discipline principali o rientrano ( come, per es., la catechetica e l'omiletica ) nell'ambito della teologia pastorale.

115 Per esse valgono le direttive contenute in parte nei Documenti del Concilio Vaticano II ( Cost. Sacrosanctum Concilium, Decr. Optatam totius, Ad gentes, Unitatis redintegratio, Orientalium Ecclesiarum, Inter mirifica, ecc. ) e, in parte, nella Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis e in vari documenti particolari.

Ognuna di queste discipline, mentre attenderà con sollecitudine alle proprie problematiche e ai propri fini specifici, potrà trarre grande vantaggio dal presente documento, soprattutto per quanto concerne una più viva presa di coscienza dei compiti attuali e la necessità di inserirsi in modo costruttivo nel discorso teologico, secondo lo spirito della fede.

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