Formazione teologica dei futuri Sacerdoti

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IV Norme pratiche

116 A conclusione delle precedenti considerazioni, si ritiene opportuno formulare alcune proposizioni di carattere normativo, specificando i doveri delle autorità preposte ai seminari, dei professori e degli alunni.

117 - I. Compiti dei responsabili della formazione teologica

1. Le autorità preposte ai seminari ( Vescovi e conferenze episcopali, rettori )

Le autorità preposte ai seminari hanno la responsabilità di testimoniare e garantire che i candidati al sacerdozio possiedano, oltre agli altri requisiti, quella preparazione teologica che li rende atti ad adempiere il ministero dell'insegnamento della fede e della guida spirituale dei fedeli.

118 2) La preparazione dei futuri sacerdoti non potrà essere assicurata senza l'esistenza di un corpo docente efficiente e qualificato.

Ne segue che i Vescovi e i rettori dei seminari non devono esitare di concedere ai candidati, particolarmente atti per gli studi superiori, il tempo necessario per conseguire i gradi accademici riconosciuti dalla Chiesa.

Essi devono mettere a disposizione adeguati strumenti di lavoro ( biblioteca, libri, riviste ) e concedere loro volentieri dei periodi per l'aggiornamento.

119 3) La formazione dei futuri sacerdoti sia considerata nella diocesi come uno dei ministeri più importanti e, sotto certi aspetti, più esigenti.

Infatti, la funzione d'insegnamento associa il professore a quella del Signore e Maestro, il quale prepara i suoi apostoli ad essere testimoni del vangelo e dispensatori dei misteri di Dio.

120 4) Le presenti norme saranno efficaci soltanto se accompagnate da costante vigilanza da parte di tutti i responsabili dei seminari.

121 - 2. I professori

1) Il ruolo del professore è particolarmente importante a livello del corso istituzionale.

È lui, infatti, che mostra la continuità della fede, della tradizione e della vita attuale della Chiesa.

È lui che assicura, nell'ambito dell'attuale pluralismo, l'adesione alle verità fondamentali e insieme i giudizi critici e le valutazioni equilibrate.

È lui dunque l'elemento unificante, indispensabile per una completa formazione di base.

È pertanto necessario rivalutare la funzione del professore, al quale la Chiesa, conscia della difficoltà della sua missione, desidera esprimere apprezzamento e riconoscenza.

122 2) Come servitore della parola di Dio, il professore di teologia è legato al Cristo e alla Chiesa.

Il suo insegnamento si svolga in una prospettiva di fede nella parola dell'unico Signore e in una prospettiva di lealtà verso la Chiesa e il suo Magistero.

123 3) La pluralità delle scuole è nella Chiesa un fenomeno comune; anzi, sotto certi aspetti, essa può essere considerata un beneficio.

È stato lo stesso Concilio Vaticano II che ne ha riconosciuto la legittimità e la fecondità.

Tuttavia tale pluralità non deve trasformarsi in un pluralismo di sistemi all'infuori dell'unità della fede, che deve rimanere intatta.

Sarebbe cosa deplorevole se si arrivasse a confondere il pluralismo teologico con quello della fede.

124 4) Nel suo insegnamento il professore dimostri di essere al corrente degli apporti più recenti della ricerca teologica, e sia in grado di proporli e di apprezzarli nel loro giusto valore.

Si guardi tuttavia da quell'apriorismo che lo potrebbe indurre a ritenere come certe tutte le nuove ipotesi soltanto perché nuove, e come sorpassate tutte le posizioni anteriori solo per ché meno recenti.

125 5) La teologia odierna sta prendendo viva coscienza della necessità di una collaborazione interdisciplinare.

Ormai anche in teologia, come nel campo delle scienze profane, sono le èquipes dei professori, che devono dedicarsi a una conoscenza sempre più approfondita della fede.

È, pertanto, auspicabile che i docenti dei seminari intensifichino tra loro quegli scambi che favoriscono il lavoro interdisciplinare a livello sia dell'insegnamento sia della ricerca.40

126 6) Nell'interesse di una maggiore efficienza formativa - soprattutto di una preparazione teologica più sistematica, completa e dottrinalmente sicura - si raccomanda l'introduzione di libri di testo aggiornati per le singole discipline, che costituiscano la base sia per le lezioni sia per lo studio privato degli alunni.41

127 7) Poiché l'insegnamento teologico nei seminari è principalmente destinato a formare sacerdoti per il ministero pastorale, procurino i professori di tenere presente questa finalità pastorale; e, per meglio comprenderne le esigenze, si mantengano a contatto con i parroci e con quanti lavorano nel futuro campo di azione dei loro alunni.42

128 - 3. Gli studenti

1) Gli studenti si sentano corresponsabili della propria formazione teologica.

Infatti, come negli altri aspetti della formazione, così anche in quello dottrinale, è oggi richiesta una più attiva partecipazione dell'alunno, in conformità delle migliori tradizioni pedagogiche, oggi rivalutate.43

129 2) Prima di iniziare gli studi teologici, gli alunni abbiano la necessaria preparazione sia letteraria,44 sia filosofica, a meno che il corso filosofico sia integrato con quello teologico.

La formazione filosofica non comprenda soltanto la storia della filosofia ma soprattutto una riflessione organica sul mondo e sull'uomo, culminante nell'affermazione di un Assoluto personale.

Il corso filosofico, da compiersi secondo le norme prescritte, abbia la durata di almeno due anni.45

130 3) Gli studenti di teologia siano in grado di accedere alle fonti della riflessione teologica ( in modo particolare del Nuovo Testamento, dei documenti del Magistero, delle opere dei Padri della Chiesa e dei grandi Scolastici ), e ciò mediante un'adeguata conoscenza del latino46 e delle lingue bibliche,47 come anche mediante la utilizzazione dei lavori di ricerca contemporanea ( traduzioni e commentari ).

131 4) Nel corso teologico gli alunni si impegnino ad assistere attivamente e regolarmente alle lezioni.

Quando, infatti, si tratta della trasmissione non di un semplice sapere ma di una tradizione di fede, come nel caso della tradizione cristiana, è insostituibile l'incontro con un maestro, il quale è nello stesso tempo testimone di questa fede, che ha illuminato e trasformato la sua vita.

L'insegnamento diventa così, discorso del teologo credente e orante, nel quale coincidono l'intelligenza del mistero e l'intimità di vita con il medesimo.

Non è possibile insegnare e studiare la teologia come una materia profana, nei cui confronti si potrebbe rimanere neutrali; è, pertanto, importante il contatto personale tra professori ed alunni nelle lezioni, nelle esercitazioni o seminari, nella direzione personale.48

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40 Cfr. Decr. Ad gentes, n. 10, n. 16, n. 22;
Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis, n. 64.
41 Cost. Gaudium et spes, n. 44: « L'esperienza dei secoli passati, il progresso delle scienze, i tesori nascosti nelle varie forme di cultura umana, attraverso cui si svela più appieno la natura stessa dell'uomo e si aprono nuove vie verso la verità, tutto ciò è di vantaggio anche per la Chiesa.
Essa, infatti, fin dagli inizi della sua storia, imparò ad esprimere il messaggio del Cristo ricorrendo ai concetti e alle lingue dei diversi popoli; e inoltre si sforzò di illustrarlo con la sapienza dei filosofi; allo scopo, cioè, di adattare, quando conveniva, il vangelo sia alla capacità di tutti sia alle esigenze dei sapienti.
E tale adattamento della predicazione della parola rivelata deve rimanere legge di ogni evangelizzazione »
42 Quanto ai giusti limiti del pluralismo teologico, cfr. le « proposizioni » della Pont. Commissione Teologica Internazionale sull'« Unità della fede e il pluralismo teologico »: La Civiltà Cattolica, 124, 1973, vol. II, pp. 367-369
43 Paolo VI, Alloc. We have come, all'Episcopato dell'Oceania, 1 dic. 1970
- Alloc. Noi non usciremo, nell'Udienza generale del 28 ag. 1974
44 Decr. Optatam totius, n. 14
45 Ibid.
Cfr. Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis, n. 62
46 Cfr. Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis, nn. 77.ss; n. 80, n. 81, n. 90; cfr. nn. 60-61
47 Cfr. Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis, n. 91 a
48 Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis, nn. 78-80; nn. 82-84