Temi scelti d'Ecclesiologia  

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10. L'indole escatologica della Chiesa: Regno di Dio e Chiesa

10.1. La Chiesa è insieme terrena e celeste

Il capitolo VII della Lumen Gentium intitolato « Indole escatologica della Chiesa e sua unione con la Chiesa celeste » non ha richiamato molto l'attenzione dei commentatori del Vaticano II.

Eppure è in certo qual modo la chiave di lettura del capitolo II, poiché indica il fine verso cui il popolo di Dio è in cammino.

A questo fine già accenna il n. 9 della Costituzione: « Questo popolo messianico [ … ] ha per fine il Regno di Dio, incominciato in terra dallo stesso Dio, e che dev'essere ulteriormente dilatato, finché alla fine dei secoli sia da lui portato a compimento ».

Questo fine viene riconfermato dalla medesima Costituzione, all'inizio del n. 48: « La Chiesa, alla quale tutti siamo chiamati in Gesù Cristo e nella quale per mezzo della grazia di Dio acquistiamo la santità, non avrà il suo compimento se non nella gloria del Cielo, quando verrà il tempo della restaurazione di tutte le cose ».

Del resto, troviamo il medesimo insegnamento nella Costituzione pastorale Gaudium et Spes: « La Chiesa, procedendo dall'amore dell'eterno Padre, fondata nel tempo dal Cristo redentore, radunata nello Spirito Santo, ha una finalità salvifica ed escatologica, che non può essere raggiunta pienamente se non nel mondo futuro » ( n. 40 ).

Il capitolo VII della Lumen Gentium, inoltre, ci offre una visione più vasta della Chiesa, quando ricorda che il popolo di Dio nel suo stato presente di soggetto storico è già escatologico e che la Chiesa pellegrina è unita alla Chiesa del cielo.

Non si può limitare, infatti, la Chiesa alla sua sola dimensione terrena e visibile.

Poiché mentre è pellegrina su questa terra, le sorgenti che la vivificano e rinnovano in continuità sono « lassù, dove Cristo siede alla destra di Dio, dove la vita della Chiesa è nascosta con Cristo in Dio, fino a che col suo sposo comparirà rivestita di gloria ( cf. Col 3,1-4 ) » ( Lumen Gentium, n. 6 ).

Tale è l'opera che lo Spirito Santo compie « con la forza del Vangelo: fa ringiovanire la Chiesa, continuamente la rinnova e la conduce alla perfetta unione col suo Sposo » ( Lumen Gentium, n. 4 ).

Questo fine, verso cui lo Spirito Santo sospinge la Chiesa, determina la vita profonda della Chiesa pellegrinante.

Perciò i credenti hanno sin d'ora la loro cittadinanza ( politeuma ) « nei cieli » ( Fil 3,20; Lumen Gentium, n. 13 e n. 48 ); già la Gerusalemme di lassù è la nostra madre » ( Gal 4,26; Lumen Gentium, n. 6 ).

È proprio del mistero stesso della Chiesa che tale fine sia già presente in forma nascosta nella Chiesa pellegrinante.

Questo carattere escatologico della Chiesa non può indurre a sottovalutare le responsabilità temporali; anzi, guida la Chiesa sul cammino dell'imitazione del Cristo povero e servo.

Dall'intima sua unione a Cristo e dai doni del Suo Spirito la Chiesa riceve la forza per dedicarsi al servizio di ogni uomo e di tutto l'uomo.

« Nel suo cammino verso il Regno del Padre » ( Gaudium et Spes, n. 1 ), la Chiesa misura tuttavia la distanza da superare fino al suo compimento finale, riconosce dunque di annoverare nel suo seno peccatori e che essa ha continuo bisogno di penitenza ( Lumen Gentium, n. 8 ).

Questa distanza, spesso dolorosamente avvertita, non deve far dimenticare che la Chiesa è essenzialmente una nelle varie sue tappe: si tratti della sua prefigurazione nella creazione, della sua preparazione nell'Antica Alleanza, della sua costituzione in « questi tempi che sono gli ultimi », della sua manifestazione mediante lo Spirito Santo e, infine, del suo compimento alla fine dei secoli, nella gloria ( Lumen Gentium, n. 2 ).

E ancora, se la Chiesa è una nelle varie tappe dell'economia divina, è ancora una nelle sue tre dimensioni di peregrinazione, di purificazione e di glorificazione: « Tutti quelli che sono di Cristo, avendo il suo Spirito formano una sola Chiesa e sono tra loro uniti in Lui ( Ef 4,16 ) » ( Lumen Gentium, n. 49 ).

10.2. La Chiesa e il Regno

Dobbiamo tener presente la prospettiva dell'unità della Chiesa quando affrontiamo la difficile questione del rapporto tra Chiesa e Regno.

Mentre molti tra i Padri della Chiesa, tra i teologi medievali o tra i Riformatori del secolo XVI identificano in genere la Chiesa e il Regno, si è giunti soprattutto da due secoli a questa parte, a frapporre tra i due una maggiore o minore distanza, accentuando unilateralmente l'aspetto escatologico per il Regno e l'aspetto storico per la Chiesa.

Il Concilio non ha affrontato esplicitamente il problema, ma accostandone i vari testi, possiamo dedurre l'insegnamento della Lumen Gentium in merito.

Esaminando i testi riguardanti il compimento finale, non troviamo nessuna differenza tra la Chiesa e il Regno:

da un lato, si afferma della Chiesa che « mentre va lentamente crescendo, anela al Regno perfetto » ( Lumen Gentium, n. 5 );

dall'altro, invece, è la Chiesa che avrà essa stessa il suo compimento finale nella gloria del cielo ( cf. Lumen Gentium, n. 48 e n. 68 ).

Da una parte, il compimento finale avverrà « quando Cristo consegnerà al Padre un Regno eterno e universale » ( Gaudium et Spes, n. 39; cf. 1 Cor 15,24; Presbyterorum Ordinis, n. 2 ); dall'altra, secondo il Concilio la Chiesa « avrà glorioso compimento alla fine dei secoli.

Allora, come si legge nei santi Padri, tutti i giusti, a partire da Adamo, "dal giusto Abele fino all'ultimo eletto", saranno riuniti presso il Padre nella Chiesa universale » ( Lumen Gentium, n. 2 ).

È lo Spirito Santo che « conduce la Chiesa alla perfetta unione con il suo Sposo » ( Lumen Gentium, n. 4 ).

Ed è ancora la Chiesa che « spera e brama con tutte le sue forze di unirsi col suo Re nella gloria » ( Lumen Gentium, n. 5 ), mentre altrove il Concilio può affermare che il popolo di Dio ha « per fine il Regno di Dio » aggiungendo che « alla fine dei secoli sarà da Lui portato a compimento » ( Lumen Gentium, n. 9 ).

È evidente perciò che, nell'insegnamento del Concilio, non vi può essere differenza, rispetto alla realtà futura alla fine dei tempi, tra la Chiesa compiuta ( consummata ) e il Regno compiuto ( consummatum ).

Qual è dunque il loro rapporto nel tempo presente?

Il testo più esplicito ( Lumen Gentium, n. 5 ) ci fa capire quanto sottile sia il rapporto tra le nozioni di Regno e di Chiesa.

La sorte della Chiesa e la sorte del Regno all'origine appaiono inseparabili: « Il Signore Gesù diede inizio alla sua Chiesa predicando la Buona Novella, cioè la venuta del Regno di Dio » ( Lumen Gentium, n. 5 ).

Nascita della Chiesa e avvento del Regno di Dio si manifestano in perfetta simultaneità; come pure la crescita dell'una e dell'altro.

Infatti, « quanti ascoltano con fede la parola di Cristo e appartengono al "piccolo gregge di Cristo" ( Lc 12,32 ), hanno accolto il Regno stesso di Dio» ( Lumen Gentium, n. 5 ).

Appartenere alla Chiesa significa che: « I credenti in Cristo, il Padre li ha voluti convocare nella santa Chiesa » ( Lumen Gentium, n. 2 ).

Possiamo dunque descrivere la crescita del Regno e la crescita della Chiesa negli stessi termini ( Lumen Gentium, n. 5 ).

Anzi, proprio nella crescita della Chiesa il Concilio scorge la crescita del Regno: « Cristo, per adempiere la volontà del Padre, ha inaugurato in terra il Regno dei cieli [ … ].

La Chiesa, ossia il Regno di Cristo già presente in mistero, per la potenza di Dio cresce visibilmente nel mondo » ( Lumen Gentium, n. 3; cf. Dei Verbum, n. 17; Lumen Gentium, n. 13 ).

La Chiesa pellegrinante è quindi « il Regno di Dio già presente in mistero », e mentre cresce, si protende verso il Regno compiuto, ma la sua crescita altro non è se non il compimento della sua missione: « La Chiesa riceve la missione di annunziare e instaurare in tutte le genti il Regno di Cristo e di Dio, e di questo Regno costituisce in terra il germe e l'inizio » ( Lumen Gentium, n. 5 ).

Questo richiamo della Chiesa, germe e inizio del Regno, esprime insieme l'unità e la differenza tra l'una e l'altro.

Chiesa e Regno convergono ancora nella maniera peculiare del loro crescere, che si realizza unicamente nella e mediante la conformazione a Cristo che dona la propria vita per la vita del mondo.

Il Regno « patisce violenza » ( Mt 11,12 ) e, in ciò, la Chiesa non ha diverso destino, poiché « prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio » ( Sant'Agostino, cit. da Lumen Gentium, n. 8 ).

La Chiesa è santa, pur annoverando nel proprio seno peccatori ( Lumen Gentium, n. 8 ); e il Regno stesso « presente in mistero » ( in mysterio ) è, esso pure, nascosto nel mondo e nella storia, e perciò non ancora purificato dagli elementi che gli sono estranei ( cf. Mt 13,24-30; Mt 13,47-49 ).

In quanto mistero divino-umano, la Chiesa va oltre la socialis compago, o impianto sociale, della Chiesa cattolica ( Lumen Gentium, n. 8 e n. 13-17 ).

Essere membra del Regno comporta un'appartenenza - almeno implicita - alla Chiesa.

10.3. La Chiesa è sacramento del Regno?

Per completare la dottrina del capitolo precedente dedicato alla Chiesa come sacramento, può essere utile domandarci qui se possiamo, a buon diritto, designare la Chiesa come il sacramento del Regno.

D'altra parte, non si tratta solo di una questione di terminologia, ma di una vera questione teologica, alla quale il nostro studio ci permette di offrire una risposta circostanziata.

Osserviamo anzitutto che il Concilio non ha affatto adoperato tale espressione, anche se la parola sacramento è stata, come si è visto, usata in altri contesti.

Potremo tuttavia ricorrere all'espressione « Chiesa, sacramento del Regno », purché naturalmente la si adoperi secondo il seguente quadro:

1. se applicato alla Chiesa, il termine sacramento viene adoperato in maniera analogica, come sottolinea il n. 1 della Lumen Gentium: Veluti sacramentum

2. l'espressione considera il rapporto tra il Regno inteso nel suo pieno significato di compimento da un lato e, dall'altro, la Chiesa limitata al suo aspetto « pellegrinante »;

3. il termine « sacramento » vi è inteso nel suo pieno significato di iam praesens in mysterio ( cf. Lumen Gentium, n. 3 ) della realtà ( del Regno ) nel sacramento ( Chiesa pellegrinante );

4. la Chiesa non è puro segno ( sacramentum tantum ), ma la realtà significata è presente nel segno ( res et sacramentum ) come realtà del Regno;

5. la nozione di Chiesa non si limita al solo suo aspetto temporale e terreno e, inversamente, la nozione di Regno comporta una presenza hic et nunc in mysterio.

10.4. Maria, Chiesa già realizzata

Non è possibile leggere correttamente la Costituzione Lumen Gentium senza integrare l'apporto del capitolo VIII all'intelligenza del mistero della Chiesa.

La Chiesa e il Regno trovano la loro più elevata realizzazione in Maria.

Che la Chiesa sia già la presenza in mysterio del Regno, risulta evidente in maniera definitiva partendo da Maria, dimora dello Spirito Santo, modello della fede, Realsymbol della Chiesa.

Per tale motivo il Concilio afferma riguardo a lei: « La Chiesa ha già raggiunto nella beatissima Vergine la perfezione che la rende senza macchia e senza ruga ( cf. Ef 5,27 ) » ( Lumen Gentium, n. 65 ).

La distanza, spesso dolorosa, tra la Chiesa pellegrinante e il Regno compiuto, è già percorsa in lei che, « assunta », « resa simile a suo Figlio risuscitato dai morti, già conosce in anticipo la condizione che tutti i giusti vivranno » ( Paolo VI, Professione di fede, n. 15 ).

Perciò, la Madre di Gesù « è l'immagine e la primizia della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell'età futura » ( Lumen Gentium, n. 68 ).

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