Cerimoniale dei Vescovi

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Capitolo IV - L'ufficio delle letture

214. Il vescovo presiede l'ufficio delle letture dalla cattedra rivestito dell'abito corale.

Egli inizia l'ufficio con il versetto: Signore apri le mie labbra, oppure: O Dio vieni a salvarmi, secondo le rubriche; gli inni, le antifone e i salmi sono intonati dal cantore; le letture vengono proclamate dal lettore; il vescovo alla fine canta o dice l'orazione conclusiva, e, se si congeda il popolo, lo benedice, come è descritto più sotto ai nn. 1120-1121.

215. Se si celebra la veglia prolungata, il vangelo della risurrezione in domenica, o un altro vangelo negli altri giorni, è proclamato solennemente dal diacono rivestito di camice stola e dalmatica: egli chiede prima al vescovo la benedizione ed è accompagnato da due accoliti con le candele accese e dal turiferario con il turibolo fumigante, nel quale il vescovo ha messo l'incenso e lo ha benedetto.

Secondo l'opportunità il vescovo tiene l'omelia.

Dopo l'inno Te Deum, se lo si deve dire, il vescovo canta o dice l'orazione conclusiva e, se si deve congedare il popolo, impartisce la benedizione.

216. Quando si celebra la veglia prolungata con concorso di popolo e in forma più solenne il vescovo, i presbiteri e i diaconi possono indossare le vesti come per i vespri.

Il vescovo, durante la salmodia, sta seduto alla cattedra e tiene la mitra; per ascoltare il vangelo invece depone la mitra, si alza e riceve il pastorale che tiene anche mentre si canta l'inno Te Deum.

Tutto il resto si fa come è indicato più sopra al n. 214.

217. Nella notte del natale del Signore, nel venerdì santo e nel sabato santo, per quanto è possibile, l'ufficio delle letture sia celebrato con la partecipazione del popolo, alla presenza del vescovo o anche sotto la sua presidenza, secondo il rito descritto più sopra ai nn. 214-216.

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