Cerimoniale dei Vescovi

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Capitolo XXIII - Le benedizioni impartite dal Vescovo

Premessa

1116. Il ministero delle benedizioni è connesso a un esercizio particolare dei sacerdozio di Cristo, secondo il ruolo specifico che compete a ciascuno secondo il luogo e l'ufficio nel popolo di Dio.

Conviene pertanto che sia il vescovo a presiedere soprattutto le celebrazioni che riguardano l'intera comunità diocesana e che quindi egli può riservarsi, pur potendo generalmente delegare anche un presbitero, che le presieda in suo nome.

Il vescovo inoltre avrà cura di istruire il popolo di Dio sul genuino significato dei riti e delle preghiere di cui la Chiesa si avvale nell'impartire la benedizione, affinché non si insinuino nelle sacre celebrazioni elementi di superstizione o di vana credulità dannosi alla purezza della fede841

1117. La celebrazione tipica della benedizione nei libri liturgici presenta due parti principali: la prima è la proclamazione della parola di Dio, la seconda la lode della bontà di Dio e l'implorazione dell'aiuto celeste.

Tuttavia, pur salvaguardando la struttura e l'ordine di queste parti principali, vengono concesse nei vari riti speciali facoltà per la retta osservanza delle principali norme riguardanti la consapevole, attiva e conveniente partecipazione.

Si deve quindi prestare sempre sollecita attenzione all'annunzio della salvezza, alla comunicazione della fede, alla lode e all'invocazione di Dio, elementi tutti congiunti alla celebrazione della benedizione, anche se essa si deve compiere con il solo segno di croce.842

I. La benedizione ordinaria

1118. Al termine della messa stazionale il vescovo benedice il popolo come è descritto sopra al n. 169.

1119. In altre messe e azioni liturgiche ( ad esempio, a conclusione dei vespri e delle lodi, o di una processione senza il ss. sacramento, ecc. ), oppure anche al di fuori di azioni liturgiche, il vescovo può impartire la benedizione proclamando l'una o l'altra delle seguenti formule.

1120. Prima forma

Il vescovo mette la mitra, se la usa, e, allargate le braccia, saluta il popolo, dicendo: Il Signore sia con voi, a cui tutti rispondono: E con il tuo spirito.

Quindi il vescovo, tenendo le mani stese sui fedeli da benedire, prosegue: La pace di Dio, che sorpassa ogni sentimento, custodisca il vostro cuore e il vostro spirito nella conoscenza e nell'amore di Dio e del suo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo.

E tutti rispondono: Amen.

Quindi il vescovo, preso il pastorale, se lo usa, dice: Vi benedica Dio onnipotente e, tracciando un triplice segno di croce sul popolo, prosegue: Padre, e Figlio, e Spirito santo.

1121. Seconda forma

Al vescovo, dopo aver salutato il popolo, come è descritto sopra al n. 1120, dice: Sia benedetto il nome del Signore; e tutti rispondono: Ora e sempre.

Quindi prosegue: Il nostro aiuto è nel nome del Signore, a cui tutti rispondono: Egli ha fatto cielo e terra.

Infine dice: Vi benedica Dio onnipotente, come descritto sopra al n. 1120.

II. La benedizione apostolica

1122. Il vescovo nella sua diocesi ha la facoltà di impartire la benedizione apostolica con annessa indulgenza plenaria tre volte l'anno nelle festività solenni di sua scelta, anche nel caso che egli assista soltanto alla messa.

Gli altri prelati equiparati dal diritto ai vescovi diocesani, anche se privi della dignità episcopale, possono, fin dall'inizio del loro servizio pastorale, impartire la benedizione apostolica con l'annessa indulgenza nell'ambito dei loro territorio tre volte l'anno, nelle festività solenni di loro scelta.843

La benedizione apostolica viene impartita alla fine della messa al posto della benedizione consueta.844

Ad essa si fa riferimento nell'atto penitenziale all'inizio della celebrazione eucaristica.

1123. Nella esortazione all'atto penitenziale, il vescovo avverte i fedeli che al termine della messa sarà impartita la benedizione papale con l'indulgenza plenaria e li invita a pentirsi dei loro peccati per disporsi a ricevere l'indulgenza.

Al posto della formula con cui si conclude normalmente l'atto penitenziale, si proclama la seguente: Per i meriti e per l'intercessione della beata sempre vergine Maria, dei santi apostoli Pietro e Paolo e di tutti i santi, Dio onnipotente e misericordioso vi conceda un tempo favorevole per un sincero e fruttuoso pentimento, la continua conversione del cuore, il rinnovamento della vita, la perseveranza nelle opere buone, perdoni i vostri peccati e vi conduca alla vita eterna.

R. Amen.

1124. Nella preghiera universale non si ometta un'intenzione per tutta la Chiesa; se ne aggiunga una speciale per il Romano Pontefice.

1125. Terminata l'orazione dopo la comunione, il vescovo mette la mitra.

Il diacono annunzia la benedizione con queste o simili: Il nostro venerato Padre N., per grazia di Dio e designazione della Sede Apostolica vescovo di questa santa Chiesa che è in N., a nome del Romano Pontefice impartirà la benedizione con l'indulgenza plenaria a tutti i fedeli che, animati da sincero pentimento, confessati e comunicati, hanno partecipato a questa celebrazione.

Pregate Dio per il beatissimo nostro Papa N., per il nostro Vescovo N., per la santa Madre Chiesa e impegnatevi a vivere santamente in piena comunione con Dio e con i fratelli.

1126. Allora il vescovo, in piedi con mitra, allargando le braccia saluta il popolo, dicendo: Il Signore sia con voi, a cui si risponde: E con il tuo spirito.

Il diacono allora può invitare a ricevere la benedizione con queste o con altre simili parole: Inchinatevi per la benedizione.

Il vescovo, tenendo le mani stese sul popolo, pronunzia la formula della benedizione solenne che si trova nel "Messale Romano".

Quindi prende il pastorale e conclude la benedizione con questa formula: Per l'intercessione dei santi apostoli Pietro e Paolo vi benedica Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo.

Amen.

E mentre pronunzia queste ultime parole, traccia un segno di croce sul popolo.

III. Le altre benedizioni

1127. Quando il vescovo deve celebrare qualche benedizione in forma comunitaria e in una grande assemblea di fedeli, il rito venga ordinato nel modo prescritto per le singole benedizioni nel "Rituale Romano" o nel libro liturgico proprio.

Il vescovo indossi sopra il camice la croce pettorale, la stola, il piviale del colore conveniente e porti la mitra e il pastorale.

1128. È conveniente che il vescovo sia assistito da un diacono con camice, stola e, secondo l'opportunità, con la dalmatica, o da un presbitero che indossa il camice o, sopra la veste talare, la cotta e la stola; gli altri ministri indossano la veste legittimamente approvata per loro. Il vescovo, di norma, durante la celebrazione, riservi a sé: il saluto, una breve omelia nella quale spiega le letture bibliche e il significato della benedizione che si deve impartire, la preghiera di benedizione che egli dice stando in piedi, senza mitra, l'introduzione e la conclusione della preghiera universale, se lodevolmente viene detta e, prima del congedo, la benedizione dei fedeli impartita nel modo consueto.

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841 Cf. Rituale Romano, Benedizionale, Premesse generali, nn. 18-19
842 Cf, ibidem, nn. 20-24; 27
843 Cf. Manuale delle indulgenze, Norme sulle indulgenze, ed. 1987, n. 11, § 2
844 Cf. S. Congregazione dei Riti, Istruzione sulla semplificazione dei riti e delle insegne pontificali, Pontificales ritus, 21 giugno 1968, nn. 33-36: A.A.S. 60 (1968), pp. 406-412