Cerimoniale dei Vescovi

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Capitolo VIII - Il sacro triduo pasquale

295. « Il triduo della passione e della risurrezione del Signore risplende al vertice dell'anno liturgico, poiché l'opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio è stata compiuta da Cristo specialmente per mezzo del mistero pasquale, con il quale, morendo, ha distrutto la nostra morte, e risorgendo, ci ha ridonato la vita.

La preminenza di cui gode la domenica nella settimana, la gode la pasqua nell'anno liturgico ».153

Sarà sacro anche il digiuno pasquale, da celebrarsi ovunque il venerdì santo, "nella passione del Signore" e da protrarsi, se è possibile, anche al sabato santo, in modo da giungere così, con animo sollevato e aperto, ai gaudi della domenica di risurrezione.154

296. Tenendo quindi presenti la particolare dignità di questi giorni e la grande importanza spirituale e pastorale di queste celebrazioni nella vita della Chiesa, è sommamente conveniente che il vescovo presieda nella sua chiesa cattedrale la messa nella cena del Signore l'azione liturgica del venerdì santo, "nella passione del Signore" del Signore, e la veglia pasquale, soprattutto se in essa si devono celebrare i sacramenti della iniziazione cristiana.

Inoltre conviene che il vescovo partecipi, per quanto è possibile, con il clero e il popolo all'ufficio delle letture e alle lodi mattutine del venerdì "nella passione del Signore" e del sabato santo, nonché ai vespri del giorno di pasqua, soprattutto dove vige la consuetudine di celebrare i vespri battesimali.

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153 Norme generali per l'ordinamento dell'anno liturgico e del calendario n. 18
154 Cf. Conc. Vat. II, Costituzione sulla sacra liturgia, Sacrosanctum Concilium n. 110