Cerimoniale dei Vescovi

Indice

Capitolo XX - Pubblica supplica in caso di una grave profanazione di una chiesa

Premesse

1070. I delitti che vengono compiuti in una chiesa in qualche modo turbano e ledono tutta la comunità dei fratelli credenti in Cristo, di cui l'edificio sacro è segno ed immagine.

Devono considerarsi delitti e scelleratezze di tal genere quelle che recano grave ingiuria ai sacri misteri, soprattutto alle specie eucaristiche, e vengono commesse in disprezzo della Chiesa, oppure offendono gravemente la dignità dell'uomo e della società umana.

Una chiesa dunque viene profanata se in essa si compiono con scandalo dei fedeli azioni gravemente ingiuriose, che, a giudizio dell'ordinario del luogo, sono tanto gravi e contrarie alla santità del luogo da non essere più lecito esercitare in essa il culto finché l'ingiuria non venga riparata con un rito penitenziale.827

1071. All'ingiuria recata ad una chiesa si deve porre riparo il più in fretta possibile con un rito penitenziale; finché tale rito non sia stato compiuto, non si celebrino in essa né l'eucaristia, né gli altri sacramenti o riti liturgici.

È veramente opportuno preparare gli animi dei fedeli al rito penitenziale con la predicazione della parola di Dio e con pii esercizi; è meglio ancora proporre loro il rinnovamento interiore mediante la celebrazione del sacramento della penitenza.

In segno di penitenza l'altare resti spoglio e venga tolto ogni segno che di solito serve ad esprimere letizia e gioia: luci accese, fiori e altre cose del genere.

1072. Conviene che il rito penitenziale sia presieduto dal vescovo diocesano, per esprimere che non solo la comunità locale ma tutta la Chiesa diocesana si associa a tale rito e si dispone alla conversione e alla penitenza.

Secondo le circostanze il vescovo, insieme al rettore della chiesa della comunità locale, stabilisca se si debba compiere la celebrazione del sacrificio eucaristico oppure la celebrazione della parola di Dio.

1073. Il rito penitenziale può essere compiuto in qualsiasi giorno, tranne che nel triduo pasquale, nelle domeniche e nelle solennità.

Nulla impedisce tuttavia, anzi è opportuno affinché i fedeli non ne riportino un danno spirituale, che il rito penitenziale venga celebrato alla vigilia della domenica o delle solennità.

1074. Per la celebrazione del rito penitenziale si preparino:

a) il "Rituale Romano" e il "Lezionario";

b) il secchiello con l'acqua che deve essere benedetta e con l'aspersorio;

c) il turibolo con la navicella dell'incenso e il cucchiaino;

d) la croce processionale e le torce per i ministri;

e) la tovaglia, i ceri e gli altri oggetti necessari per l'ornamento dell'altare;

f) quanto è necessario per la celebrazione della messa, se essa si celebra.

Durante il rito penitenziale si indossano le vesti sacre di colore violaceo o penitenziale, secondo le consuetudini locali, a meno che non si celebri una messa che richieda vesti di altro colore.

Si preparino:

- per il vescovo: il camice, la croce pettorale, la stola, il piviale o la casula, la mitra e il pastorale;

- per i concelebranti: le vesti per la messa;

- per i diaconi: i camici, le stole e, secondo l'opportunità, le dalmatiche;

- per gli altri ministri: i camici o le altre vesti legittimamente approvate.

I. Rito penitenziale congiunto alla celebrazione eucaristico

1075. Il rito che più opportunamente si può usare per riparare ad un'offesa recata ad una chiesa è quello in cui l'azione penitenziale si compone in modo adatto con la celebrazione eucaristica.

Infatti, come una nuova chiesa viene dedicata soprattutto con la celebrazione dell'eucaristia, così è buona cosa che una chiesa profanata venga nuovamente reintegrata con la medesima celebrazione.

1076. Per la comunione con la quale i sacerdoti sono associati al vescovo nella celebrazione dei rito penitenziale, è opportuno che il vescovo concelebri la messa con i presbiteri presenti e soprattutto con quelli che esercitano il loro ufficio pastorale nella chiesa che ha subito la profanazione.

1077. I testi propri richiesti per la celebrazione della messa sono indicati, ciascuno a suo luogo, nel rituale.

Tuttavia si può dire la messa che sembri più adatta ad esprimere la riparazione dell'ingiuria recata: ad esempio la messa della ss.ma eucaristia se è stato profanato gravemente il santissimo sacramento, o la messa per promuovere la concordia se, all'interno della chiesa stessa, si è verificata una grave lite tra fratelli della comunità.

Ingresso in chiesa

1078. La riunione del popolo e l'ingresso, secondo le circostanze di tempo e di luogo, si compiono in uno dei due modi descritti più sotto.

1079. Primo modo: la processione

All'ora fissata il popolo sì raduna in una chiesa vicina o in un altro luogo adatto, dal quale convenientemente la processione, con a capo il crocifero, si dirige verso la chiesa profanata per il rito di riparazione.

Il vescovo, con mitra e pastorale, i presbiteri concelebranti, il diacono e i ministri, ciascuno indossando la veste propria, si recano al luogo dove il popolo è radunato.

Il vescovo, deposti mitra e pastorale, saluta il popolo.

1080. Quindi il vescovo dispone opportunamente con una monizione gli animi dei fedeli alla celebrazione; poi invita alla preghiera e, dopo un breve momento di preghiera silenziosa, proclama l'orazione colletta.

1081. Allora, dopo che il diacono, secondo l'opportunità, ha proclamato: Andiamo in pace, si ordina la processione verso la chiesa che deve essere reintegrata: precede il crocifero in mezzo a due accoliti con i candelieri accesi, seguono i ministri, i presbiteri concelebranti, il vescovo con mitra e pastorale, accompagnato dai diaconi, e i fedeli.

Mentre si svolge la processione, si cantano nel modo consueto le litanie dei santi, nelle quali, al punto più adatto, si aggiungono le invocazioni del patrono del luogo e del titolare della chiesa che deve essere reintegrata.

Prima dell'invocazione: Gesù, Figlio del Dio vivente, si aggiunge un'invocazione che si riferisca al rito che si deve celebrare; si possono aggiungere altre invocazioni che rispondano alle necessità della comunità

1082. Dopo essere entrato in chiesa, il vescovo, senza compiere alcun atto di venerazione all'altare, si reca alla sede; i concelebranti, i diaconi, i ministri si dispongono ai posti loro assegnati in presbiterio.

Quindi il vescovo, deposti mitra e pastorale, benedice l'acqua e compie l'aspersione, come è descritto più sotto ai nn. 1085-1086.

1083. Secondo modo: l'ingresso

Se non si può compiere la processione o non si ritiene opportuna, i fedeli si riuniscono direttamente in chiesa.

Il vescovo, con mitra e pastorale, i presbiteri concelebranti, i diaconi, i ministri, ciascuno indossando la veste propria, preceduti dal crocifero fra due ministri con le torce, dal secretarium attraverso l'aula della chiesa si dirigono verso il presbiterio.

Frattanto si canta un'antifona con il salmo 130 o un altro canto adatto.

1084. Quando la processione è giunta al presbiterio, i ministri, i diaconi, i presbiteri concelebranti si dispongono ai posti loro assegnati; il vescovo, omessa la venerazione dell'altere, si reca alla sede dove, deposti mitra e pastorale, saluta il popolo.

Benedizione e aspersione dell'acqua

1085. Terminato il rito di ingresso, il vescovo benedice l'acqua per aspergere il popolo in ricordo del battesimo, in segno di penitenza e per purificare l'altare e le pareti della chiesa profanata.

I ministri portano il secchiello con l'acqua al vescovo che sta in piedi alla sede.

Egli poi con una monizione invita tutti alla preghiera; quindi, dopo un breve momento di preghiera silenziosa, proclama l'orazione di benedizione.

1086. Dopo aver proclamato l'invocazione sull'acqua, il vescovo, accompagnato dai diaconi, asperge con l'acqua benedetta l'altare e, se vuole, passando attraverso l'aula della chiesa, il popolo e le pareti.

Frattanto si canta un'antifona.

1087. Terminati questi riti, il vescovo ritorna alla sede; quindi, a mani giunte, invita alla preghiera e, dopo un breve istante di preghiera silenziosa, proclama, a mani allargate, l'orazione colletta.

Liturgia della parola

1088. Nella liturgia della parola le letture, il salmo responsoriale, il versetto prima del vangelo si prendono fra quelli proposti nel lezionario della messa per la remissione dei peccati828 a meno che, per le circostanze, non sembrino più adatte altre letture.

Dopo la proclamazione del vangelo, il vescovo di norma, seduto alla sede con mitra e pastorale, a meno che non ritenga opportuno fare diversamente, tiene l'omelia, nella quale spiega non solo le letture bibliche ma anche la necessità di ripristinare la dignità della chiesa e di promuovere la santità della Chiesa locale.

1089. Se all'inizio della celebrazione sono state cantate le litanie dei santi, si omette la preghiera universale; diversamente è opportuno che essa sia compiuta in modo tale che assieme alle consuete invocazioni, vi sia una pressante richiesta di conversione e di perdono, tenendo presenti i modelli proposti nel rituale.

Liturgia eucaristica

1090. Terminata la preghiera universale, il vescovo, ricevuta la mitra, siede.

Il diacono e i ministri coprono l'altare con la tovaglia e, secondo l'opportunità, lo adornano di fiori; dispongono bene i candelieri con le candele che sono richieste per la celebrazione della messa e, se è il caso, la croce.

Preparato l'altare, alcuni fedeli portano il pane, il vino e l'acqua per la celebrazione dell'eucaristia.

Il vescovo riceve i doni alla sede.

Mentre si portano i doni si può cantare un'antifona o un altro canto adatto.

Quindi il diacono e i ministri collocano sull'altare il corporale, il purificatoio, il calice e il "Messale Romano".

Quando tutto è pronto, il vescovo, deposta la mitra, si reca all'altare e lo bacia.

La messa prosegue nel modo consueto.

Dopo la preghiera Umili e pentiti, si incensano le offerte e l'altare.

Si dice la preghiera sulle offerte.

1091. Dove è stata recata una grave offesa alle specie eucaristiche, omessi i riti di conclusione, segue, secondo l'opportunità, l'esposizione e la benedizione eucaristica, come è descritto più sotto al n. 1105.

Per impartire la benedizione finale nel modo consueto, il vescovo può proclamare una delle formule di benedizione solenne; al termine il diacono congeda il popolo nel modo consueto.

II. Rito penitenziale congiunto alla celebrazione della parola di Dio

1092. Se invece si deve fare soltanto una celebrazione della parola di Dio, tutto si svolge come è indicato più sopra ai nn. 1079-1089.

Poi si invoca la misericordia di Dio con la supplica proposta nel rituale o con un'altra supplica penitenziale adatta.

Quindi i ministri o i fedeli stendono la tovaglia sull'altare, e, secondo l'opportunità, lo adornano di fiori, mentre si illumina a festa l'aula della chiesa.

Il vescovo si reca all'altare, e come segno di venerazione lo bacia e lo incensa.

Terminata l'incensazione, stando in piedi all'altare, introduce con una monizione adatta la preghiera del Signore, che tutti cantano insieme.

Subito il vescovo proclama l'orazione adatta indicata nel rituale.

Il popolo viene benedetto e congedato nel modo consueto.

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827 Cf. Rituale Romano, Le suppliche.
Il rito qui descritto deve essere osservato non solo per una chiesa ma anche per tutti gli altri luoghi sacri che siano stati profanati: cf. C.I.C. cann. 1205-1213
828 Cf. Messale Romano,Ordinamento delle letture della messa, nn. 48-52