Diario dei colloqui con Fra Leopoldo

Torino, 8 Novembre 1918

ore 22

Ieri nel pomeriggio ed oggi sono stato da Fra Leopoldo.

Visitare per due giorni consecutivi una tale persona non è cosa tanto facile, pure egli ogni volta che mi vede dimostra un tale piacere che mentre incoraggia stimola direi, ad andare da lui con maggior confidenza.

Ieri gli avevo detto che ero andato da lui perché mi sentivo molto turbato, per il motivo che non mi sembrava di aver compiuto per intero il mio dovere da soldato.

Gli esposi come avrei potuto andare anch'io al fronte e là, oltre il dovere di italiano, avrei potuto compiere anche quello di cristiano più di quanto feci a Torino.

Egli mi ascoltò con cristiana attenzione.

Così oggi ripetei con maggior calore le mie ragioni, non nascondendo il mio turbamento che mi toglieva la pace e mi rendeva sfiduciato.

Gli accennai ieri della mia andata alla caserma per vedere se era possibile partire ancora per la Francia dove si combatteva oppure per il nostro fronte, per almeno provare i sacrifici, le sofferenze e offrirle al Signore in espiazione del mio male.

Portai a corredo delle mie ragioni il bene fatto dal Borsi e dal Ten. Natta, morti gloriosamente al fronte.

Già ieri, ma maggiormente oggi, sorridendo prima, ma poi con serietà senza assumere tono grave, mi disse essere il mio turbamento brutta tentazione del diavolo per sfiduciarmi e farmi cadere nel male.

E in secondo luogo esservi una buona dose di orgoglio, se pure il desiderio mio vivo di morire non potesse considerarsi come un egoismo.

Con la morte, mi disse, si liquida tutto, e si risparmia così di lavorare, di soffrire e di fare la volontà del Signore.

Lei qui ha fatto tutto ciò che le hanno comandato.

Lo ha forse chiesto? No, dunque sia tranquillo.

Se lo avessero mandato certamente sarebbe partito e fatto lassù del bene, ma il Signore lo ha voluto serbare; non indaghiamo i Suoi progetti e facciamo sempre la Sua Santa volontà.

A riguardo del Borsi ( del quale Fra Leopoldo ne è profondo e sincero ammiratore ) è vero che ha fatto molto bene ed ha lasciato ricca eredità, ma lei sa che prima non era buono ed il Signore ha accettato la sua espiazione per purificarlo.

Lei no, il Signore lo ha detto a me, deve pregare, deve essere uomo di preghiera e fare del bene in un altro modo.

E c'è molto, molto da lavorare e si ha bisogno di buon esempio.

Se lei riuscisse nella vita a salvare una sola anima, potrebbe già essere contento; se poi lavora per il Crocifisso, stia tranquillo che sarà felice.

E si ricordi che il Signore vuole molto da lei e come a me domanderà stretto conto per le grazie concessemi, per avermi fatto toccare con mano dell'esistenza dell'altra vita, delle meraviglie dettatemi, così a lei che ha permesso fossero note, domanderà conto se le dimenticherà.

Il Signore desidera che lei lavori per la nostra Pia Unione e che ritornato al suo paese, d'accordo con il Parroco e con l'Ammiraglio, pensino primissimamente ai giovani ed ai ragazzi dai 12 anni in su, perché il Signore sono quelli che desidera si allevino alla religione, perché c'è tanta, c'è troppa ignoranza.

Mi vieta assolutamente di parlarne ancora e di fare sempre la volontà del Signore e insiste perché mediti sulle cose dettemi, perché realmente vede che sono turbato e che continuando così non avrei fatto più nulla di bene.

Egli ha una calma, una dolcezza sempre così uguale che io in 6 mesi e più che lo visito non lo vidi mai cambiato per nulla.

E mi confessa che è sempre contento, che vengono certi giorni che è addirittura sfinito dal lavoro e ciò nonostante sente sempre una gioia, una contentezza, una tranquillità che non sa esprimere, perché, dice, fa sempre la volontà del Signore.

Mi dice che vedendo quanta confidenza io abbia in lui, sente di trattarmi sempre con cuore più aperto e dirmi cose che non direbbe ad altri.

Ieri sera, per esempio pregando per una damigella del suo paese morta, aveva provato come un senso sull'animo, un'oppressione.

Rivoltosi alla Mammina ( così chiama la Vergine ) gli aveva detto di pregare per le anime del Purgatorio.

Mi rivela che ora il Santo Crocifisso si rivela più raramente, ma per gli anni scorsi spessissimo ed egli scriveva tutto sempre in ginocchio con il Crocifisso.

Mi dice che una delle sue rivelazioni recenti riguardava il Prof. Rostagno, anima tanto bella.

Mi ripete la visione avuta nel castello di Viale d'Asti, in sogno, sul Crocifisso, lo strano aprirsi della porta della Cappella di Nostra Signora che ho accennato in altre pagine, ma non sviluppato per suo desiderio.

Si tratta che Fra Leopoldo andava a pregare nella Cappella di Nostra Signora nelle ore che non vi erano i frati e di sera quando la Chiesa era chiusa.

Ora avendo la chiave guasta, per entrare ed uscire, senza nessun sforzo la porta si apriva e si chiudeva.

Una volta, mi disse, che ebbe rimprovero da Padre Curato perché diceva che avendo la chiave rotta ed entrando sforzando rovinavo la serratura.

Altra volta, come ho accennato vagamente in altro colloquio, un Canonico, per credere a quanto asseriva Fra Leopoldo, disse che se era vero si dovrebbe illuminare la Cappella di N. Signora.

Ebbene, trovandosi Fra Leopoldo in preghiera, si vide illuminata istantaneamente tutta la Cappella.

Fra Leopoldo, temendo fossero dei contatti, per il movimento del tram, chiese al Signore di ripetere, se era la sua affermazione e dopo qualche giorno, nemmeno più pensandoci, si vide nuovamente illuminata la Cappella di Nostra Signora.

Gli chiedo se ha avuto delle visioni o qualche fatto straordinario con la Santissima Eucarestia. Fra Leopoldo, sempre sereno, tranquillo, alza gli occhi al cielo e s'accende d'amor di Dio.

"Oh, la grandezza dell'Eucarestia" mi dice.

Prima di essere religioso ( e Fra Leopoldo ci tiene a far intendere che è felice di essere francescano, quantunque, mi dice sorridendo, per farsi frati bisogna aver vocazione, altrimenti vivere con tante teste ) solitava andare a fare spesso la Comunione e servire la Santa Messa nella Chiesa di S. Dalmazzo, perché era in qualità di cuoco da una famiglia di via Bogino e lui abitava una soffitta di proprietà dei frati di S. Dalmazzo.

Ebbene nel coro, ebbe delle rivelazioni da un Crocifisso.

Un giorno, facendo la Santa Comunione, sentì dirsi dal Signore: "Da oggi tra me e te vi sarà una maggiore intimità" e da quel giorno si sentì talmente del Signore da non desiderare altro che di parlare della misericordia di Dio e del Suo amore.

Fra Leopoldo parla della Santissima Eucarestia con trasporto e rispetto grandissimo.

Gli domando se non ha avuto altre prove straordinarie e mi risponde che dopo religioso a S. Tommaso aveva visto per una settimana continua al posto della Santissima Ostia nell'ostensorio la figura del Sacro Cuore, ma che questo non lo aveva segnato.

Oso ancora chiedergli come avesse visto nelle sue visioni il Paradiso, se avesse visto il Purgatorio e l'Inferno.

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