Diario dei colloqui con Fra Leopoldo

Torino, 29 Ottobre 1918

Ieri alle 16 fui a visitare Fra Leopoldo che non vedevo da 8 giorni.

Mi accolse con bontà paterna con il solito "Deo Gratias" e mi intrattenni un'ora.

Si parlò degli avvenimenti, dell'epidemia, e poi, accennando io al povero Brustenghi morto il 20 ( il quale avevo raccomandato alle sue preghiere ), mi disse deve essere stata un'anima privilegiata perché l'aveva sentito pregando.

Chiesi poi informazioni sul quadro che è nella sala dove mi ha ricevuto ( ed egli mi ricordò che quella era la sala dove mi aveva visto per la prima volta ) e mi rispose che raffigurava le Sorelle Comoglio, due anime belle che avevano ricevuto l'ordine da S. Francesco di portarsi nella Chiesa di S. Tommaso per fondare l'adorazione quotidiana.

Della Teresa, mi disse, si conserva in S. Tommaso il cuore trafitto, chiuso in un'urna, a triplice chiusura, le chiavi della quale sono tenute una dal Cardinale, una dal Presidente e una dal Curato.

Gli manifesto poi il mio vivo desiderio di essere al fronte.

Egli mi guarda e mi chiede se desidero morire.

Gli rispondo che temo la morte perché soltanto non mi sento buono, per altro no.

Gli apro il cuore su qualche dolore che mi travaglia ed egli scorgendo in me un po' di turbamento, senza assumere aria cattedratica, ma con un tono serio, ma molto dolce, insinuante, mi dice:

"Guardi, è male questo.

Si ricordi e lo ricordi bene, che non bisogna mai lasciarsi cogliere da questi pensieri che gettano nell'anima lo scoraggiamento, perché in questi momenti il diavolo vi lavora e fa cadere nel male.

Non si preoccupi dell'avvenire.

Il Signore al momento opportuno apre la via che è per il nostro bene.

Lei, in ogni cosa, sempre ripeta: "Signore, come volete voi, sempre come volete voi" e vedrà che sarà sempre tranquillo."

Gli esposi anche altre preoccupazioni per i miei ed egli con sapiente intuizione mi rispose:

"Ma no, no, no, noi non dobbiamo insegnare quello che dovrebbe fare il Signore.

Lui non ha bisogno di suggerimenti.

Stia tranquillo, tranquillo e vedrà che otterrà quanto vuole.

Il Signore vuole soltanto che si preghi".

Ieri Fra Leopoldo mi sembrava più raccolto e ancora più sereno ( se così si può dire ) del solito.

I suoi occhi, parlandomi del Crocifisso, si alzavano al cielo in atti d'amore come se Gesù gli sorridesse contento.

Mi ripeté le meraviglie rivelate dal Signore.

Ora da qualche tempo il Signore si rivela raramente, ma glielo aveva predetto, raccomandandolo di tenergli allora maggior compagnia.

Un giorno chiesto al Crocifisso come mai non avesse nulla a dirgli, Gesù gli rispose avergli già rivelato tanto da far santo tutto il mondo.

Mi accenna che le rivelazioni usava segnarle in ginocchio.

E altra volta nello scrivere gli disse non curarsi dello stile, che a quello vi sarebbe stato chi lo avrebbe curato.

Mi parla poi della Santa Eucarestia.

Il suo dire allora, così dolce, diventa una musica d'amore. Mi dice che se il mondo conoscesse la gioia di amare Gesù, la Sua bontà, tutti cambierebbero vita.

E con tono molto, molto serio, sempre però senza atteggiarsi a legislatore, mi dice, alzando gli occhi al cielo:

"Guai se noi non si corrispondesse alle grazie e privilegi del Signore.

A me ne renderà conto strettissimo, perché ha dato modo di sentire delle verità consolanti e dimostrato l'esistenza dell'altra vita.

Così lei, al quale ha concesso il privilegio di sentire tali verità e bellezze, guai se non corrispondesse e dimenticasse queste cose".

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