Diario dei colloqui con Fra Leopoldo

Torino, 28 Gennaio 1919

Oggi alle 16 fui da Fra Leopoldo.

Nonostante vi fossero in parlatorio due signore, ha voluto farmi passare lo stesso presentandomi come un suo caro amico.

Le signore si congedarono subito e rimasi solo con Fra Leopoldo, il quale si mostrò lietissimo di vedermi.

Anzi oggi mi parve più contento e più allegro del solito, se così si può dire.

Se potessi descrivere la compiacenza che mi dimostra nel vedermi, sarebbe sempre inferiore a quanto egli realmente sente e mi esterna più che con parole vane, che egli non sa nemmeno concepire, ma con sorrisi di paradiso e soprattutto discorsi edificanti.

Notifico subito a Fra Leopoldo il ricevimento di una cartolina del sig. Ammiraglio, nella quale mi annunzia con sua grande consolazione che mio papà si era inscritto il 26 corr. nella Pia Unione del S. Crocifisso.

Gli leggo la cartolina e Fra Leopoldo ne prova vivo piacere, e mi ricorda subito che Gesù Crocifisso glielo aveva detto e che questo non era che il principio.

Verranno altre grazie ed il suo volto si accende di santa letizia.

Io gli dico che da qualche tempo sono tranquillo per la salvezza dei miei per l'assicurazione avuta da lui.

Egli mi ripete che il Santo Crocifisso gli aveva detto che lui solo era padrone delle anime e che continuassi a pregare che io avrei contribuito alla loro salvezza.

Si compiace anche che mia sorella faccia la Santa Comunione dopo la venuta a Torino ogni mattina, e dice che bisogna riconoscere in tutto la mano di Dio.

Si interessa anche della bambina Anita e dice che è opera di vera carità.

Egli mi parla della soddisfazione grande di amare Gesù.

Fra Leopoldo ha assunto la dolcezza di voce delle confidenze, il suo sguardo si è rivolto in alto, si è chinato più verso di me e mi ha parlato come usa fare quando siamo soli, con una intimità, una dolcezza, una affettuosità così semplice, che io non potrò mai descrivere né raccontare, ma che ho viva nel cuore e nello sguardo.

Mi dice che se il mondo potesse capire anche lontanamente quello che si gode nell'amare il Signore, il mondo non andrebbe così.

E mi parla dei suoi trasporti, delle meraviglie che il Signore lo ha privilegiato con tale semplicità e ardore, da sentire nel mio animo un senso tale di spiritualità da dimenticare ciò che ero, tutto compreso dalle sue parole.

Mi dice di sentire per me un affetto grandissimo nel Signore, e che malgrado il Signore non voglia, abbia affetti particolari; pure, dice che sente una cosa così spirituale per me da sentirmi unito a lui nel Santo Crocifisso.

Fra Leopoldo dice spiacergli non sapersi esprimere con parole un po' meglio, ma di compatirlo perché non ha istruzione.

Questa sua attestazione così semplice e così sentita, questa sua confidenza così completa, che quantunque di età più avanzata di molto, mi tratta con intimità da consolare, il pensiero che un Santo suo pari ha per me un affetto che raramente ho trovato uguale sulla terra, mi commuovono e mi strappano delle parole di così alta ammirazione ed affetto che Fra Leopoldo rivolge al Signore con atto edificante.

Mi dice che il Signore ha certamente i suoi disegni su me.

Il fatto di avermi concesso l'alto, il sommo privilegio di aver permesso di leggere i suoi Santi detti, è dimostrazione di ciò.

"Pensi che nessuno sa che esistono queste meraviglie e il Signore ha permesso esplicitamente che lui le veda, mentre non sono ancora note né ai miei Superiori né a quelli dei Fratelli delle Scuole Cristiane e a nessuno il Signore ha permesso siano rese note".

Quando questo libro uscirà farà un immenso bene.

Mi ripete che gli spiace io abbia a partire senza poterle leggere tutte, ma io prometto di ritornare appositamente.

Mi ripete ancora che il Signore vorrà qualche cosa da me.

Io inavvedutamente l'interrompo, chiedendo che cosa potevo fare, se non propagare la Santa Divozione ed egli mi dice in primo luogo quella e poi...

Qui si sofferma e non si spiega.

Quando gli dico che alla sera sono solito trascrivere quanto egli mi viene dicendo, procurando di essere il più esatto possibile e mettendomi dinanzi sul tavolino il Santo Crocifisso perché mi aiuti, egli mi ripete ancora: "E il Signore vuole qualche cosa da lei, continui pure, è una buona cosa, fa bene".

Fra Leopoldo oggi è di una vivacità giovanile e mi comunica parlando del Signore una tale gioia che io non so esprimere.

Mi ricordo che qualche tempo fa e lo notai in un colloquio, egli mi aveva detto che avrei visto un miglioramento presto in casa mia e la domanda di mio papà e la maggior fede di mia sorella credo siano la realtà delle promesse profetiche di Fra Leopoldo.

Sia ringraziato il cielo.

Egli mi dice aver notato in mia sorella una grande bontà e quando gli faccio notare che mio cognato, pur non essendo cattivo, non pratica la fede e causa qualche brutta abitudine, genera qualche dispiacere a mia sorella, egli mi dice che la preghiera di essa gioverà a farlo cambiare.

Mi consiglia a proporle una supplica.

Mi riferisce di aver parlato con il Prof. Teodoreto per il mio Crocifisso e che questi aveva ricevuto con piacere l'incarico di procurarmelo.

Mi dice che questa sarà una vera grazia averlo in dono dal Prof. Teodoreto e di tenerlo caro, perché questo Santo Crocifisso mi farà delle vere grazie.

Fra Leopoldo mi dice tutto questo con una bontà da commuovere i sassi e non dirò mai a sufficienza l'affezione che egli mi dimostra, il piacere che prova nel comunicarmi il suo amore verso Gesù, nel confidarmi quanto il Signore gli va ripetendo nei momenti di rivelazione e di estasi.

Quando egli mi dice ciò che prova in quegli istanti i suoi occhi si alzano al cielo, le sue braccia si incrociano e sembra provi ancora qualche cosa di paradiso.

Ma tutto questo con una semplicità che chi non l'ha veduto non può credere, con una sicurezza tale di essere nulla e che tutto è opera del Signore, da confondere qualunque voglia fargli un appunto.

Quando egli mi dice ciò che io ormai so in parte, che il Signore gli dice con compiacenza per lui, egli procura di far sparire la sua persona e dice che il Signore gli ha pure detto che non lo dice a lui solo, ma lo dice a lui per tutto il mondo.

E quando esce dal mio labbro qualche parola di lode per lui, noto sul suo viso quasi un dispiacere e mi accorgo che non gli faccio piacere e senza ostentazione, ma con profonda sincerità ripete che tutto è opera del Signore e noi non siamo che poveri peccatori.

Mi racconta qualche fatto e si compiace poi della bontà del mio amico Cambiaghi.

Una suonata di campanello annunzia la visita del Prof. Teodoreto.

Fra Leopoldo ne è felice ed il Fratello entra con il suo solito sorriso moderato, con la sua umiltà da religioso e mi chiede premuroso notizie.

Fra Leopoldo, trattandomi proprio centomila volte superiormente a quanto merito, tratta in mia presenza delle cose alte del Signore, dandomi così testimonianza continua di affezione nel Signore.

Si parla delle rivelazioni.

Racconto poi della cartolina ricevuta dal Signor Ammiraglio e della notizia dell'iscrizione di mio papà alla Pia Unione avvenuta spontaneamente e dico al Prof. Teodoreto in poche parole, conoscendo la sua santità, serietà e benevolenza verso di me, lo stato dei miei, non completamente in ciò che concerne la pratica della fede.

Dico che il lavoro che il Signore esercita in quelle due anime è lento e data di venti anni circa.

Il professore si interessa non per curiosità e senza aprir bocca, ma quando io cito diversi fatti della mia vita il suo sguardo si posa dolcemente su me, il suo interesse ha assunto carattere di carità e mi ripete che vi è la grazia di Dio che lavora gradatamente.

Dico che spero ritornando di poter continuare e di vedere un giorno completare l'opera del Signore.

Fra Leopoldo e il Prof. Teodoreto mi parlano con tanto amore, con tanta carità come si trattasse affari loro e mi incoraggiano con parole sì dolci senza spenderne troppe, perché il loro dire è limitato ma serio, sicuro, confortante.

Fra Leopoldo parla e raccomanda ancora al Prof. Teodoreto il mio Crocifisso che io desidero tanto ed il Professore spera potermi soddisfare.

Non nascondo il piacere mio di poter possedere un tale dono, poiché alla sera e sempre pregando con i miei, mi sentirò vicino a loro.

Fra Leopoldo che ascolta tutto con vivo interesse, si compiace e sembra sempre benedirmi con gli occhi, mi ripete in un momento di gioia: "Vedrà, vedrà quante grazie, queste non sono che il principio".

Queste parole mi colpiscono per il senso che non capisco bene, come per altre ripetute in diversi colloqui e oggi diverse volte, su ciò che il Signore vorrà da me.

Quantunque il piacere di rimanere fra quei due Santi è forte, pure credo opportuno congedarmi.

Saluto il Professore promettendogli una visita e Fra Leopoldo mi accompagna alla porta.

Mi dice di aspettarmi presto, mi stringe appena la mano ( contrariamente al suo uso ) e ci salutiamo tutti e tre con il: "Sia lodato Gesù Cristo".

Sono già diverse volte in queste mie ultime visite che vi incontro il Prof. Teodoreto.

La mia fortuna non potrebbe essere maggiore.

Trascorrere un periodo così soave in mezzo a due Santi, che mi vogliono tanto bene e mi prediligono contro mio merito.

Non ho mai sentito da loro una parola che non sia di Dio, senza morbosità di sentimento, ma con una fede, una sincerità, una carità da stupire.

E ripenso ora ai benefizi straordinari che mi concede il Signore, anzi dirò meglio, a questa grazia straordinaria, poiché non è cosa comune sentir parlare due sante anime del Signore.

Il loro parlare è umile, direi allegro sempre, senza nominare mai la prima persona, la loro figura scompare e tutto si aggira nel bene delle anime, nella santificazione loro e nell'amore di Dio.

Sono due fuochi ardenti, due anime che vivono solo per Gesù e lavorano per portare a Lui delle anime.

E riflettendo ora di esser rimasto tante volte a lungo colloquio con loro, di aver sentito i loro discorsi e di aver partecipato alle loro sante conversazioni, l'animo mio si riempie di vera riconoscenza e mi inginocchio e adoro il Santo Crocifisso in quest'ora di notte e lo ringrazio.

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