Diario dei colloqui con Fra Leopoldo

Torino, 5 Febbraio 1919

Oggi alle 16 fui da Fra Leopoldo.

Quando mi vide si mostrò come al solito lietissimo, e tutto sorridente mi disse che è sempre un piacere per lui avermi vicino e che ad ogni campanello sperava fossi io.

Mi chiede del mio raffreddore, del mio amico Cambiaghi, del quale io lodo la bontà, e Fra Leopoldo se ne mostra lieto, dicendo che era opera del Signore averci messo insieme, permettendo così che io abbia anche il tempo di poterlo visitare.

Mi domanda l'impressione del detto del Signore consegnatomi ieri nel biglietto.

Gli rispondo che ha portato al mio cuore profonda e santa consolazione, sia per quanto riguarda me che per mio papà.

Che indubbiamente io non merito una tale grazia che il Signore si degni interessarsi così di me, ma Fra Leopoldo mi riprende che è cosa straordinaria come Gesù si interessi talmente di una persona al punto come se non ve ne fosse un'altra.

E mi aggiunge che mentre pregava facendo la Santa Adorazione alle sacre Piaghe, e ricordandomi al Santo Crocifisso con particolare fervore, questi gli abbia detto "Voglio che tu me ne parli sempre di questo figlio".

E soggiunge avergli fatto capire che desidera gli ripeta il mio nome, e mi spiega queste parole dicendomi che Gesù vuole che egli preghi per me nominandomi ogni volta.

Fra Leopoldo già varie volte mi ha detto che il Signore mi vuole tanto bene, e questo credo sia la causa per cui egli mi dimostra tanta benevolenza quanto non ne ricevetti mai da alcuno.

Lo ringrazio vivamente dopo aver ringraziato Gesù anche per quanto mi dice di mio papà.

Ecco le parole "Nel raccomandare il padre suo, Gesù disse: "A tal riguardo penso io"".

Gli dico quanta consolazione portino all'animo mio queste parole, e Fra Leopoldo, con quel suo atto di paterna confidenza, alzando gli occhi al cielo e con il tono soave di uomo inspirato, mi ripete di star tranquillo che è questa la seconda volta che Gesù gli fa intendere la sua misericordia per i miei e che le mie preghiere li avrebbero salvati.

Mi esorta a continuare, a essere loro di esempio e "creda pure, mi dice, otterrà quello che desidera".

Mi dice che presto vedrà ancora dei forti miglioramenti in casa mia, e sarò contento.

Io gli domando per carità di non ricordare il mio papà solo, urgendomi anche la mamma ed egli mi risponde che parlando di uno intende anche l'altro.

Si parla della vita passata in famiglia, dei dolori, delle umiliazioni subite, ed il venerando francescano con una carità così affettuosa, mi dice che è proprio il Signore che mi ha tratto da uno stato così perché facessi del bene.

Io non ho nessuna soggezione a parlare con Fra Leopoldo poiché è tale la dignitosa confidenza che ha dato a me, che per me è un bisogno manifestarmi.

Non gli nascondo il mio dolore di doverlo abbandonare, di dover riprendere una vita che non è la mia, e Fra Leopoldo che è doloroso anche per lui non avermi più vicino, perché ( e questo me lo ripete sempre ) "è tanto difficile trovare due anime che combinino come noi che con nessuno ho detto e voluto bene nel Signore come a Lei.

Ebbene, continua, quando Lei sarà solo, come lo rimarrà io, si stringa maggiormente al Santo Crocifisso, e vedrà che gli darà un tale amore che sarà contento.

E poi lei può fare tanto e tanto bene.

Vedrà che le verranno le occasioni senza andarle a cercare, propaghi la Divozione, ed il Signore, per le preghiere fatte, le darà grazie particolari".

Fra Leopoldo mi parla dell'amor di Dio con un trasporto edificante.

Mi parla delle meraviglie del Signore con una tale calma, una tale tranquillità, una sicurezza così totale da invadere così fortemente il mio cuore da farmi dimenticare di me stesso.

Devo notare che Fra Leopoldo desidera molto parlarmi da solo, ed ho notato che quando lo visito da per me, la sua confidenza è così completa, la sua semplicità è così aperta da non celarmi nulla, nulla, nemmeno le cose più intime, sempre però non si tratti di persone.

Ebbene io gli chiedo se il Signore gli si è mai svelato, e se lo ha visto.

"No, mi risponde Fra Leopoldo, se non nella visione del sogno.

Soltanto, prosegue, lo sento parlare così chiaro, così bene, proprio come in questo momento noi due".

Io gli domando il moto, la voce, e Fra Leopoldo continua: "É impossibile dirlo, è una cosa misteriosa, è una dolcezza che non si può esprimere, e poi, quando mi parla, io rimango così trasformato, così con una gioia che io non sono più in questo mondo, ma provo una felicità di Paradiso".

Gli chiedo pure, come egli diverse volte mi ha detto, che cosa prova quando, anche essendo a parlare con me, sente che vicino a noi è il Signore.

Fra Leopoldo alza gli occhi, si concentra, come per chiedere al Signore le parole che diano una pallida spiegazione di quanto egli ha nella mente, che dice tante volte non sa significare.

Mi risponde che sente in sé una cosa insolita, è invaso da una gioia, da un ardore straordinario, e sente allora più forte, più palese la vicinanza del Signore.

Dice che nessuna parola sarà ormai capace di dimostrare quello che fa provare il Signore.

Così pure davanti al SS. Sacramento.

Fra Leopoldo si ferma un istante, sorride, si raccoglie, e mi dice, si capisce, in intima confidenza: "Stamani ricevendo la Santa Comunione, ho sentito la Sacra Ostia girarmi sulle labbra e poi il Signore dirmi: "Ti ho purificato le labbra"".

E soggiunge che gli ha fatto intendere che purificava le sue labbra perché la sua preghiera fosse pura come il suo dire.

Fra Leopoldo mi ripete che i privilegi dei quali il Signore continuamente lo fa partecipe, sono veramente grandi, e che guai a lui se non corrispondesse.

Così, mi accenna, quasi con un po' di esitazione perché la cosa è appena avvenuta dell'intervento del Signore per una importante questione dei Fratelli delle Scuole Cristiane.

Fra Leopoldo vorrebbe spiegarmi di più, ma mi dice soltanto che domenica vi era stato il Prof. Teodoreto mandatovi dai Superiori, per vedere se il Signore si degnava rispondere su una questione che non era per la Pia Unione, bensì per l'andamento dei Fratelli.

Fra Leopoldo titubava un po' perché non era affare di sua spettanza, e come egli lo chiama, un po' fuori binario, perché non nello scopo che il Signore lo ha chiamato.

"Ebbene, mi dice, mi ero appena prostrato in Adorazione che il Santo Crocifisso, mi aveva già risposto chiaramente, nettamente, ciò che dovevano fare i Fratelli".

Fra Leopoldo ne è stupito egli stesso, mi dice che il Signore predilige tanto i Fratelli appunto perché abbiano da toccare con mano e abbiano le prove per diffondere ovunque la Santa Divozione.

Così altra volta, trattandosi di questione che interessava i Fratelli, e pregatolo di chiedere in merito al Santo Crocifisso, facendo la Santa Adorazione, Gesù, essendo all'Adorazione della Mano Sinistra, mi sembra, gli aveva sillabato lentamente: fa-vo-re-vo-le.

Si trattava di pratica riguardante mi sembra, il Ministero, per esami da dover passare i Fratelli presso istituti femminili, mentre a loro ripugnava.

Impugnata la questione, il Ministero accoglieva la domanda e rispondeva esito favorevole.

Dimenticavo che Fra Leopoldo parlandomi della voce del Signore, mi fa notare che chiesto a un teologo su ciò, gli fu risposto che questo era il sistema ottenuto più sicuro per le manifestazioni del Signore, più ancora delle visioni.

Mi racconta diversi fatti già esposti.

Esempio quello avvenutogli in Via Bogino dai Conti Caisotti di Chiusano, quando una volta, chiusosi in cucina e messa una statuetta della Vergine sulla tavola, incominciò a recitare il Santo Rosario.

Ad un certo momento provò una gioia insolita, gradatamente si sentì sollevato da terra, il suo corpo diventare leggero, provò un gaudio di paradiso, e poi una tale forza si sentì nell'animo che lo invase tutto, e quando finì quell'estasi, si trovò che piangeva di consolazione.

Così mi ripete il fatto del portinaio di Via Orfane 5, che io conosco perché fui a casa sua, e una volta con Fra Leopoldo.

Ammalatosi gravemente i dottori, riconosciutolo inguaribile, lo fecero entrare a Cottolengo.

La povera moglie, rimasta sola, si portò da Fra Leopoldo per raccomandare di pregare, perché se moriva il marito sarebbe stata mandava via e stata male.

Fra Leopoldo pregò tanto Nostra Signora, e questa si degnò di rivelarle: "Gioacchino verrà a casa sua".

Entrato al Cottolengo peggiorava, e tutti temevano prossima la fine, ed invece, gradatamente migliorò, tanto che guarì, ed un giorno ritornò da lui stesso a casa sua.

Fra Leopoldo narra tutto ciò con tale semplicità, e procura di nascondere senza ostentazione la sua persona, e termina sempre: "É tutto il Signore, diamo gloria al Signore, noi siamo poveri peccatori, altro che Santi".

Mi ripete la grazia che il Signore concede anche a me, e di procurare di fare del bene.

Riguardo ai miei, e me lo dice con tanta calma, crede opportuno andare adagio, non far pressione di sorta, altrimenti si farebbe un male.

"Lei lavori col suo esempio, che vale più di 100 prediche, il resto lo farà il Signore".

Mi dà ancora un consiglio: "Se vuol vivere spiritualmente, viva con purezza, semplicità, faccia del bene e sarà sempre contento".

Mi racconta ancora della sua vita a Viale d'Asti, del bene fatto, e come il Signore si servisse di lui per appianare certe cose.

Egli mi ripete altre cose di Viale d'Asti che io ho già letto nel quaderno dove sono i detti meravigliosi del Signore, e mi ripete il bene che andrà facendo quel libro dopo la sua morte.

Mi dice anche che la preghiera si estenderà dopo la sua morte, e qui ancora ripeto ed egli accetta il mio pensiero, di essere presente.

Fra Leopoldo ha ancora una cosa importante da dirmi, e me ne accorgo perché si ferma un momento, e poi parla.

Mi piace a questo punto notare la strana coincidenza avvenuta.

Stamani essendo a letto indisposto ho pensato lungamente al modo per avere una fotografia di Fra Leopoldo, e la maniera di convincerlo per lasciarsi fotografare.

Era un vivo desiderio di averne una, e proprio oggi egli stesso me ne parla.

E comincia così:

"Quel Padre Fedele che le ho già parlato che era curato, e mi ha aiutato per propagare la Santa Divozione, un giorno mi ha tanto pregato di avere una mia fotografia, ma non potei con mio dolore soddisfarlo perché non ne avevo che una, con una dedica del Vescovo Castrense che mi benediva, e che questa andrà ai Fratelli delle Scuole Cristiane.

Cosa vuole, stamattina frugando, non so come e perché, ne ho trovato una che proprio ero sicuro di non averla, e ho pensato subito che questa era per il mio carissimo Enrico".

Io esco in esclamazioni di gioia, racconto i miei progetti del mattino su ciò, e Fra Leopoldo sorride, ripetendo: anima bella.

È suonata la campana del coro. Ci alziamo.

Fra Leopoldo, lieto, contento, mi prende sotto braccio, mi accompagna alla porta, con una bontà, un'amicizia così affettuosa, da non sentire che egli è un Santo, ed io un peccatore, egli già vecchio di anni, ed io ancora abbastanza giovane, ma come due uguali, per lui che è tanto umile, ma io tanto inferiore per la mia pochezza.

Mi ripete il "sia lodato Gesù Cristo", mi sorride ancora, ed esco.

Dimenticavo che le fotografie le aveva fatte accompagnato dal cav. Cavallotti, forse per insistenze avute ( mia supposizione ).

Dimenticavo un altro fatto che Fra Leopoldo non ammette soprannaturale.

Fra Leopoldo ebbe in dono da Sua Santità uno zucchetto.

Ebbene un giorno, portandolo da un'inferma, essa lo baciò, e gradatamente guarì nonostante la sua età di 80 anni.

Dica che questa è una pia benefattrice dell'Unione.

Non dà importanza alla cosa, perché non vuol dare carattere miracoloso.

Me lo cita così, ed io lo trascrivo, perché mi sono prefisso di scrivere tutto.

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