Diario dei colloqui con Fra Leopoldo

Torino, 13 Febbraio 1919

Oggi sono andato presto da Fra Leopoldo alle 15,10.

Egli se ne mostra lietissimo, e si discorre sul mio stato e mi dice che quantunque a lui potesse piacere di vedermi religioso - nel mondo - pure è bene fare sempre ciò che vuole il Signore.

Mi disse cose ottime, ma ciò che mi colpì, per dimostrarmi il suo affetto nel Signore, mi dice che ormai egli mi ha presente tutto il giorno, anche in cucina, e che ha posto prima il Signore, poi io, e poi lui, di modo che io fossi nel mezzo.

Riguardo al dono che mi aveva promesso, chiedo se è una lettera, consigli, e Fra Leopoldo mi dice di no, che vedrò sarà una cosa che mi servirà di guida, e se non capisco male, è un dono che egli ha avuto dal Sig. Cardinale.

È chiamato da una signora.

Io tento di congedarmi, ma Fra Leopoldo non vuole assolutamente, la fa passare in un'altra sala, e mi dice di attendere.

Quando ritorna dopo pochi minuti, si vede che sul suo volto è passato un dolore, e mi racconta parlando in generale che la vita è una vera miseria, e molte sono le anime che soffrono.

Mi dice di aiutarlo a pregare.

Ma abbiamo una visita graditissima. Entra il Prof. Teodoreto.

Mi saluta con tale cordialità e compiacenza da farmi tanto piacere.

Egli oggi, è sicuro e tranquillo come sempre, ma sul suo labbro vi è un sorriso più dolce, direi, se fosse possibile, del solito.

Si vede che ha da comunicare felici risultati a Fra Leopoldo di cose accennatemi.

Fra Leopoldo si mette a parlare, e si rivolge al Prof. Teodoreto per dirgli che in mia presenza dica tutto lo stesso, perché ormai non vi è per Enrico nessuno segreto.

Il Prof. Teodoreto, il quale con vero piacere mio mi chiama semplicemente Enrico, acconsente, e Fra Leopoldo notifica l'arrivo di due vaglia di persone per grazie ricevute, ma che essendo arrivati a S. Tommaso non ha creduto bene ritirarli per la Pia Unione, ed il Prof. Teodoreto sorridendo approva, aggiungendo che il Signore aiuta sempre.

Il Professore porge a Fra Leopoldo il Bollettino della Pia Unione, ed il francescano vuole prima che ne abbia io una copia.

Ed il discorso cade sul Bollettino.

Dire la dolcezza del colloquio che si va svolgendo in quella cameretta è impossibile.

L'animo mio è tutto preso da una soavità grandissima, la mia gioia non è più terrena, e provo in mezzo a quelle due anime una tale santa atmosfera come non ho sentito mai in vita mia.

Il loro favellare è tranquillo, interessante, nessuno tronca il discorso dell'altro, ma ascolta con deferenza, con un dolce sorriso di compiacenza, e si parla con una tale spontaneità, sincerità, ardore di fede, con una carità così alta, che l'animo ne esulta tutto e, bisogna che lo dica, si sente che Dio è lì presente, che li ispira, e rende santo il loro parlare.

Ritornando al Bollettino, il Prof. Teodoreto si compiace di farmi osservare che anche in quello c'è la mano e la volontà del Signore.

E mi fa notare che soltanto sulla copertina, vi è l'immagine che fu una visione, e poi con un sorriso che non si scorge sul labbro degli uomini comuni: "Ed il titolo è pure voluto dal Signore".

Esso dice: "L'amore a Gesù Crocifisso".

Fra Leopoldo interviene con quel suo sguardo che aveva seguito con interesse grande le parole del Professore, ed afferma con decisa parola che è verissimo.

Il Professore dice che era un po' dubbio il titolo da mettere sul Bollettino, e diverse le proposte, ed allora si pensò di pregare Gesù Crocifisso.

Fra Leopoldo pregò ed il Signore disse: "L'amore a Gesù Crocifisso".

Fra Leopoldo non comprese bene e scrisse: "L'amore di Gesù Crocifisso" ed il Signore a correggerlo insistendo sulla a e non di.

I due Santi religiosi sorridono, ripetendo che nel quaderno vi sono tutte queste meraviglie.

Il Prof. Teodoreto mi fa notare la terza iscrizione che è dettata da Maria Santissima, e si trova a metà del foglio ed è questa: "Il Bollettino è inviato gratis, ma la carità di chi voglia venire in aiuto all'Associazione non si rifiuta".

Questo detto, ripete, è stato rivelato da Maria Santissima, ed è quindi volontà del Signore.

L'ultima è una verità che mi è sfuggita, e che se non me la fa osservare il Professore io non avrei mai pensato.

"Guardi un po' si trova la lista degli oblatori?".

Io guardo in fondo, e non vi è davvero.

Me ne compiaccio fortemente, dicendo che è forse l'unico Bollettino che manchi di questa colonna così materiale, rendendolo in tal maniera più spiritualmente conforme allo spirito della Pia Unione.

Fra Leopoldo è a sua volta entusiasta della mia approvazione, e dice che è contento di vedere e sentire come si accettano i detti del Signore, e si mostra in questo momento così contento che traspare dai suoi occhi una soddisfazione così forte da comunicarla a tutti.

"Ebbene ( prosegue il Prof. Teodoreto, con quella sua calma imperturbabile e con una dignità ammirabile ) questo non è a caso, o per deliberazione nostra, ma per espressa volontà del Signore.

Il Signore disse a Fra Leopoldo che gli oblatori non voleva venissero pubblicati, ma che li avrebbe scritti lui nel libro d'oro in Paradiso".

Queste sue dichiarazioni mi riempiono l'animo di santa gioia, la quale si vede che è comunicativa, perché tutti e tre ne siamo presi ed invasi guardandoci a vicenda con una santa allegria.

Fra Leopoldo dice che tutti i detti si sono sempre avverati, e rileggendo i quaderni sente sempre più la bontà del Signore, e la lettura gli fa bene, perché gli ricorda quanto il Santo Crocifisso vuole da lui.

Constatiamo a vicenda il beneficio grande che il Signore ha fatto a tutti e tre, ed ogni parola è rivolta a nostra edificazione ed a gloria del Signore.

Il Prof. Teodoreto nota con piacere che la Santa Adorazione si va diffondendo dappertutto, ed è confermato da Fra Leopoldo.

Si accenna a diversi detti di ciò che vuole il Santo Crocifisso, e che anche io ebbi il piacere o meglio la grazia di leggere.

Le parole che escono dal loro labbro sono di incoraggiamento, di sprone alla fede ed al bene.

Fra Leopoldo è sfavillante di compiacenza, sul volto del Prof. Teodoreto è manifesta una gioia di Paradiso.

Io guardo l'uno e l'altro con una ammirazione, direi con divozione grande, e quando per educazione li lascio soli, vorrei poter protrarre ancora a lungo questo santo colloquio.

Esco felice, e Fra Leopoldo, accompagnandomi alla porta, mi prende sotto braccio, mi accarezza la testa, e dopo aver stesa la mano al Prof. Teodoreto che mi sorride con paterna bontà, lascio i due Santi religiosi col saluto: "Sia lodato Gesù Cristo".

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