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Capo VIII - Della Prudenza eroica

68. Fra Leopoldo manifestò una prudenza eroica col tenersi, per tutto il tempo della sua vita, sempre occupato.

Aveva cominciato da Vercelli presso il Canonico Mons. Miglione quando, giovane ancora passava qualche ora di sollievo con altri cuochi, ma appena i divertimenti dei compagni presentavano qualche pericolo, come ad esempio i balli, egli si ritirava in casa sua ove attendeva a lavori utili.

Fu allora che si rese abile a cucire, a ricamare, a confezionare fiori artificiali.

Con queste occupazioni, oltre al suo impiego, egli da quell'epoca fino alla morte non fu mai visto in ozio.

Anche quando andava al paese per vacanze o per altre circostanze, non si perdeva in chiacchiere inutili; raccontava qualche fatto edificante e poi, salutate garbatamente le persone, si ritirava in camera per le sue pratiche di pietà.

- Come proveranno ecc.

69. - Un'altra caratteristica della prudenza eroica di Fra Leopoldo fu la sua abitudine di raccogliersi e pregare prima di qualsiasi decisione.

Per gli affari suoi e per quelli propostigli da altri rispondeva: « Dopo la preghiera saprò come dovrò fare e che cosa rispondere ».

- Come proveranno ecc.

70. - La prudenza eroica del Servo di Dio spiccò nel suo contegno riservato e raccolto.

« A Viale d'Asti ( scrisse una madre di famiglia ), per le vie salutava tutti, ma non fissava nessuno in volto, specie se donne o fanciulle ».

Il suo aiutante di cucina scrisse: « Non solo nel tempo passato insieme a Viale, ma anche quando viveva a Torino, Luigi Musso condusse sempre una vita illibatissima, cioè ritirata, modesta, religiosissima ».

Fattosi religioso la sua vita divenne ritiratissima e tutta concentrata nel suo Gesù Crocifisso.

Allo stesso Paolo Pio Perazzo, suo amico intimo, che lo esortava a fare una visita, rispose: « Mi sono fatto frate per abbandonare il mondo e non intendo fare nuove conoscenze ».

- Come proveranno ecc.

71. - Fra Leopoldo dimostrò la sua grande prudenza nel domandare consiglio prima di operare e nel dare consigli a quelli che lo consultavano.

Scrisse di lui uno che lo conobbe intimamente « Non faceva nulla di importante senza domandar consiglio ai Sacerdoti che egli stimava sempre e in tutto superiori a sè stesso.

Però egli a sua volta era attorniato da ogni ceto di persone che venivano a consigliarsi da lui.

Erano nobili, sacerdoti, religiosi, ufficiali è scienziati.

La sua conversazione, sebbene umanamente non colta e tenuta in un italiano frammischiato a parole di dialetto o senz'altro in dialetto, era ripiena di sapienza celeste.

A lui povero frate e cuoco accorrevano e ricorrevano persone anche di grande elevatura sociale e intellettuale; ma come si sentivano bene con lui! ».

Un religioso scrisse: « In un momento in cui ero in contrasto co' miei Superiori ed ero tentato di uscire dall'Ordine, i consigli di calma, di pazienza e di rassegnazione ricevuti da Fra Leopoldo, al quale mi ero rivolto, mi salvarono da quel pericolo ».

- Come proveranno ecc.

72. - Non si fidava di sè, ma oltre che dalla preghiera F. Leopoldo attingeva la sua sapienza dal Direttore di spirito.

Ebbe confessori prudenti, a cui si confessava sovente e ai quali sottoponeva i suoi dubbi e le illuminazioni che riceveva da Dio.

Se scrisse è appunto per ordine di un suo Confessore.

La sua scelta dello stato religioso, preceduta da molte preghiere e da esperimenti fatti presso i Camilliani, dimostra la grande prudenza che lo guidava.

Anche prima, appena arrivato a Torino, ebbe la prudenza di iscriversi all'Unione Uomini Cattolici della Parrocchia di San Dalmazzo e di essere assiduo e puntuale alle adunanze per ricavarne gli aiuti necessari alla perseveranza nel bene.

- Come proveranno ecc.

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