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Capo IX - Della Giustizia eroica

73. - Fra Leopoldo praticò la giustizia eroica compiendo non solo con esattezza, ma con fervore i suoi doveri verso Dio, verso la SS.ma Vergine e verso i Santi.

La pratica della giustizia verso Dio lo spinse, fin da quando era a Viale d'Asti, a organizzare, d'accordo con il Rev.do Arciprete, delle funzioni riparatrici e per tale fine egli passava di famiglia in famiglia a esortare, consigliare e spingere i fedeli alla santa opera di riparazione.

Uno dei fratelli Vacca che tenevano a Torino una pensione per giovani operai del Monferrato scrisse: « Se sentiva una parola fuori di luogo di qualcuno, il nostro buon Luigi diceva con buone maniere: - Non dir più così! è male; offende il Signore! ... e sapeva fare in modo che tutti lo obbedivano ».

- Come proveranno ecc.

74. - Il Servo di Dio praticò la giustizia eroica verso i Superiori e prima di tutti verso la propria mamma.

Difatti egli aveva, da quando era giovane, il desiderio di entrare in qualche Ordine religioso, ma non lo eseguì se non dopo aver compiuto fino all'ultimo i doveri di giustizia verso la sua mamma.

Un suo compagno e amico, prima a Vercelli e poi a Torino scrisse di lui: « In fatto di coscienza e di giustizia verso i suoi Padroni e di adempimento del proprio dovere si può assicurare che egli era esatto fino allo scrupolo ».

Una prova della giustizia di Luigi Musso verso i suoi Padroni si ha nel fatto che, prima di lui, nella famiglia del Conte Caisotti di Chiusano, i cuochi erano cambiati sovente mentre egli vi rimase sette anni consecutivi e lasciò il servizio di sua volontà per assistere la mamma inferma.

- Come proveranno ecc.

75. - I Camilliani di Casale Monferrato, quando avevano al loro servizio il Servo di Dio, parlando con i Francescani, dissero che: « Compiva egregiamente il suo ufficio di cuoco ed eseguiva fedelmente le spese per la casa ».

Un suo conservo scrisse di Luigi Musso: « Era così delicato di coscienza da edificare tutti coloro che lo avvicinavano; era giusto e sincero, trattava bene tutti senza distinzione tra poveri e ricchi ».

Un suo Superiore nel convento di S. Tommaso scrisse: « Fra Leopoldo era rispettosissimo verso i Superiori e premuroso nel suo ufficio di cuoco che disimpegnava con diligenza e soddisfazione della Comunità.

Della sua giustizia affermo che non mancò mai ai suoi doveri verso Dio, verso sè stesso, e verso il prossimo, ma sempre li adempì con esattezza e precisione senza caricatura, ossia compì i doveri del suo stato fino al sacrificio fatto in modo semplice e senza posa ».

- Come proveranno ecc.

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