Segretario del Crocifisso

In villeggiatura

Il profumo delle virtù si diffonde dall'anima che vive di vera pietà. Così avveniva del nostro Luigi.

Condotto ai relativi riposi della campagna, si appresterà, per l'esuberanza stessa della sua vita interiore,

a diffondere i semi della virtù, la buona parola che illumina, l'azione di carità che redime:

come un buon apostolo sempre pronto alle sante battaglie.

Attestazione eloquente di questa pietà è sempre il Diario.

È da rilevare tra parentesi, come il lettore avrà già notato,

che dette pagine uscenti da una penna aliena da ogni pretensione di stile,

ma così amabili nel candore della loro semplicità, sono segnate tanto meglio dal suggello della verità.

Illuminandoci sul periodo secolare della vita dell'autore, esse ci aprono orizzonti via via più vasti

e c'inoltrano nei segreti d'una vita tutta consacrata a Dio e alle cose di Dio, improntata di bellezza soprannaturale.

Carattere precipuo di questa vita è l'umiltà, il nascondimento: sebbene accolto nelle case patrizie,

il giovane, assorto tutto il giorno nei doveri d'una modesta professione, vive tuttavia un'alta ed intensa spiritualità,

e digiuno di dottrina umana e del vano fasto della scienza, è, forse per questo stesso,

tanto più validamente condotto dal Maestro, anche nella forma della rivelazione interiore;

seguiamolo nel sentiero della sua cronaca.

« Ogni anno si andava a passare quattro mesi di villeggiatura nel castello di Viale d'Asti,

e là ogni giorno facevo il possibile per avvicinarmi sempre più a Dio colla preghiera;

colla grazia del Signore imploravo la divina benedizione sopra di me e su tutte le mie azioni.

Ebbi per mio Direttore spirituale, durante il tempo della campagna, il Rev. Don Antonio Gambino,

Arciprete locale, anima cara e pia, il quale sempre m'incoraggiò al bene, alla virtù.

Non dimenticavo i consigli del Rev. P. Cozzi, cioè di aver divozione non solo alla Vergine Santissima,

ma anche al suo Divin Figlio Gesù. ( D 4 )

Ebbi fin da giovanissimo una divozione tutta speciale alla gran Madre di Dio Maria Santissima;

non così per Gesù; dalla SS. Vergine ero favorito di grazie, ma per la mia imperfezione non a tutte corrispondevo. ( D 2 )

Ogni domenica alle ore due del pomeriggio, finite le mie faccende di cucina, col permesso del Signor Arciprete,

mi portavo in una chiesuola dedicata a S. Rocco, e là, in mezzo alla campagna, poco lontano dal paese,

davo il cenno colla campanella; in breve la chiesina era piena di fedeli,

e vi si recitava il S. Rosario in onore della Madre del Salvatore.

E così si continuò ogni festa, finche ebbi il bene di rimanere in quella cristianissima famiglia.

Anime di buona volontà Dio ne suscita in tutti i paesi, e là nella fortunata regione di Viale,

ebbi il bene di conoscere certo Pietro Conti, anima semplice, tutta del Signore,

e quando avevamo occasione di vederci, la nostra conversazione cadeva sempre sulle cose

che riguardavano la nostra religione cattolica.

Pietro era persona benestante, molto caritatevole, nulla risparmiava quando si trattava di concorrere

ad abbellire la casa del Signore: la chiesuola di S. Rocco era poverissima e abbandonata;

io gli suggerii di renderla più decorosa.

Pietro, di animo generoso, mi disse di andare dal mercante Andrea Fausone e:

"Prendi quanta stoffa occorre, senza lesinare, ché pel Signore si deve essere larghi,

tanto più che quanto posseggo me l' ha dato Iddio".

Così feci, pigliai quanta tela era necessaria e me la portai a casa.

Finiti i miei lavori di cucina, mi mettevo a lavorare intorno a quella tela per prepararla il meglio che potevo.

Mi posi a lavorare in una stanza del castello quasi nascosta, dove non fossi veduto da nessuno;

così impiegavo tre ore al giorno, quelle che erano di mia libertà.

Incontrai molte difficoltà, ma come Dio volle, a poco a poco, l'opera fu finita;

cioè prima di lasciare la campagna, la chiesa di S. Rocco era addobbata nel miglior modo che si era potuto. » ( D 6 )

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