Sermoni sul Cantico dei Cantici

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Sermone XXII

I. Lo Sposo ha molti profumi e permette che col suo aiuto si attenda a ciò che è più elevato

1. Se gli unguenti della sposa sono stati trovati così preziosi, così magnifici, come avete sentito quando ne parlavamo, che sarà di quelli dello Sposo?

E se non siamo in grado di spiegarli degnamente come sono, non v’è dubbio tuttavia che la loro virtù e grazia sia molto efficace, in quanto il solo loro odore eccita alla corsa, non solo le giovinette, ma anche la stessa sposa.

Se fai attenzione, essa non ha osato promettere nulla di simile circa i propri unguenti.

Eppure se ne gloria come di unguenti ottimi; ma non dice che per essi sarebbe corsa o correrebbe, ciò che invece asserisce riguardo al solo odore di questi.

Che cosa direbbe se sentisse infusa in sé la stessa unzione, mentre, rallegrata da una sì tenue fragranza, ne viene spinta a correre?

C’è da meravigliarsi se non vola.

Ma dirà qualcuno: « Smetti ormai di lodare questi unguenti; si vedrà abbastanza che cosa siano quando avrai cominciato a enumerarli ».

No. Io non prometto affatto questo.

In verità, se questi siano quelli stessi che mi vengono in mente di dirti, credimi, non lo so ancora.

Penso infatti che lo Sposo abbia varie specie di aromi e di unguenti, e non poche; e altri siano quelli nei quali si diletta singolarmente la sposa, in quanto più vicina e familiare; altri quelli che pervengono anche fino alle giovinette; altri arrivano anche agli estranei posti più lontano, in modo che non ci sia nessuno che resti privo del suo calore.

Ma, sebbene il Signore sia soave verso tutti lo è soprattutto per i suoi domestici: e quanto più uno gli è familiare per i meriti della vita e gli si avvicina mediante la purità della mente, tanto più, penso, gli è dato di sentire fresca e soave la fragranza degli aromi e degli unguenti.

2. L’intelligenza umana non comprende più oltre in queste cose, se non quanto apprende attraverso l’esperienza.

Ma io penso di non essere temerario arrogandomi la prerogativa della sposa.

Lo Sposo sa di quali letizie lo Spirito inondi la diletta, di quali ispirazioni nutra singolarmente i suoi sensi e di quali profumi la inebri.

Sia per lei una fontana riservata, a cui non comunichi nessun estraneo, né alcun indegno beva da essa: è infatti unorto chiuso, una fonte sigillata ( Ct 4,1.2 ).

Del resto, di qui esse fluiscono nelle piazze.

Io confesso di averle a portata di mano, e quindi nessuno mi sia molesto o ingrato se attingo da un luogo pubblico e le servo.

E per parlare un poco di questo mio servizio, dirò che esso comporta parecchia fatica e lavoro, il dover uscire, cioè, ogni giorno, e attingere anche dai ruscelli aperti delle Scritture, e da essi trarre quanto serve per le necessità di ciascuno, onde ognuno di voi, senza suo lavoro, abbia a disposizione le acque spirituali che servono a ogni scopo, per esempio, per lavare, per bere, per cuocere i cibi.

Ora, l’acqua della sapienza salutare è la Parola di Dio, che non solo serve come bevanda, ma lava anche, come dice il Signore: E voi siete mondi per le parole che vi ho detto ( Gv 15,3 ).

La parola, divina, accompagnata dal fuoco dello Spirito Santo, cuoce i crudi pensieri della carne e converte i cibi della mente in sensi spirituali, sicché si può dire: Ardeva il cuore nel mio petto, al ripensarci divampato il fuoco ( Sal 39,4 ).

3. A coloro che con mente più pura sono in grado di apprendere da se stessi cose più sublimi di quelle che espongo io, non solo non lo vieto, ma molto, anzi, me ne congratulo, purché anche essi permettano che noi esponiamo cose più semplici ai più semplici.

Magari tutti profetassero! E volesse il cielo che io non dovessi occuparmi di queste cose!

Come vorrei che questo compito spettasse a un altro, ovvero, cosa che preferirei, nessuno di voi ne avesse bisogno, e fossero tutti istruiti da Dio, e io potessi starmene in quiete e contemplare come è bello Dio!

Ora invece, non mi è lecito, non dico contemplare, ma neanche investigare, non lo posso dire senza lacrime, il Re, che siede nella sua bellezza, che siede sopra i Cherubini, seduto sopra un trono, eccelso ed elevato, in quella forma in cui è uguale al Padre, generato tra santi splendori dal seno dell’aurora, nel quale gli Angeli bramano di fissare lo sguardo senza posa, Dio presso Dio, e mi contento di parlare di lui almeno come uomo, io uomo ad altri uomini, secondo quella forma nella quale, disceso per manifestarsi, per sua grande degnazione e amore, alquanto al di sotto degli Angeli, pose nel sole la sua tenda, come uno sposo che esce dal suo talamo.

Lo considero soave, più che sublime, e unto, non eccelso, quale insomma lo Spirito del Signore lo unse e lo mandò a evangelizzare i poveri, a sanare i contriti di cuore, a predicare ai prigionieri la liberazione e ai rinchiusi la facoltà di uscir fuori, e a predicare l’anno del perdono del Signore.

II. I quattro profumi dello Sposo

4. Salvo dunque quello che a ognuno è stato forse dato di sperimentare di più sublime o di più sottile, per un dono speciale, riguardo agli unguenti dello Sposo, io espongo quel che ho preso dal comune.

Egli stesso, dal momento che è fonte della vita, fonte sigillata, che erompe dall’interno dell’orto chiuso, per ( mezzo della ) bocca di Paolo, proprio come quella sapienza che, secondo la sentenza di Giobbe, si estrae da luoghi occulti ( Gb 28,18 ), egli, dunque, divide la sua vena in quattro ruscelli, e sbocca nelle piazze, dove ripartisce la vena creata da Dio in sapienza, giustizia, santificazione e redenzione.

Da questi quattro ruscelli, come da unguenti preziosissimi – nulla impedisce che si intendano significati nell’acqua, perché lavano, e nell’unzione perché profumano – da queste quattro cose predette, dico, come da preziosissimi unguenti, confezionati sopra i monti degli aromi da ingredienti celesti, tanta soavità ha inondato le narici della Chiesa che subito, eccitata da quella dolcezza, dalle quattro parti del mondo si affretta dai confini della terra ad andare a sentire la sapienza di Salomone, provocata dall’odore della sua fama.

5. Veramente, la Chiesa non ha voluto correre verso il suo Salomone, attratta dai suoi profumi, fino a che questi, che dall’eternità era sapienza procedente dal Padre, si fece per lei sapienza nel tempo dal Padre, onde potesse percepire il profumo di lui.

Così si fece per lei giustizia, santificazione e redenzione, perché potesse correre all’odore di queste cose, pur essendo ugualmente queste cose in se stesso prima di tutte le cose.

Poiché in principio era il Verbo; ma i pastori vennero frettolosi a vederlo solamente quando fu annunziata la sua nascita.

Essi poi dicono tra di loro: Andiamo fino a Betlemme, e vediamo questa Parola che è stata fatta, che il Signore fece e ci ha manifestato ( Lc 2,16 ).

E seguita dicendo che vennero in fretta ( Lc 2,16 ).

Prima non si muovevano, fino a che il Verbo era soltanto presso Dio; ma quando il Verbo che era fu fatto, quando il Signore lo fece e lo mostrò, allora vennero frettolosi, allora corsero.

Come dunque in principio era il Verbo, ma il Verbo era presso Dio, e fu fatto in quanto cominciasse a essere presso gli uomini, così in principio era la sapienza, era la giustizia, era la santificazione e la redenzione, ma per gli Angeli; perché fosse anche per gli uomini, il Padre lo fece tutte queste cose, e lo fece perché Padre: che è stato fatto, dice, per noi sapienza da Dio ( 1 Cor 1,30 ).

E non semplicemente « che fu fatto sapienza », ma: per noi sapienza da Dio, perché fu fatto per noi quello che era per gli Angeli.

6. « Ma per gli Angeli », dirai, « non vedo come sia stato redenzione ».

Non viene infatti mai detto dalla Sacra Scrittura che gli Angeli siano stati mai schiavi del peccato, o soggetti alla morte, in modo da aver bisogno di redenzione, eccetto soltanto quelli che, cadendo per un irrimediabile peccato di superbia, non meritano più di venire in seguito redenti.

Se dunque gli Angeli non sono stati mai redenti, gli uni perché non ne hanno bisogno, gli altri perché non meritevoli, gli uni perché non caduti, gli altri perché irrevocabilmente dannati, in che senso tu dici che Cristo Signore fu per essi redenzione?

Ascolta brevemente. Colui che eresse l’uomo caduto, diede all’Angelo che stava in piedi la grazia di non cadere, liberando il primo dalla cattività, e da questa difendendo il secondo.

E in questo senso fu ugualmente per l’uno e per l’altro redenzione, liberando l’uno e preservando l’altro.

È dunque chiaro che Cristo Signore fu per i santi Angeli redenzione, e così giustizia, sapienza e santificazione; e ciò nondimeno egli fu fatto queste quattro cose per gli uomini, i quali non possono comprendere le cose invisibili di Dio se non per le cose che sono state fatte.

Così dunque, tutto quello che era per gli Angeli, fu fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione, redenzione: sapienza nella predicazione, giustizia nell’assoluzione dei peccati, santificazione nella vita che trascorse tra i peccatori, redenzione nella passione che sopportò per i peccatori.

Quando dunque da Dio fu fatto queste cose, allora la Chiesa sentì il profumo, allora corse.

III. Come Cristo ci ha mostrato questi quattro profumi

7. Vedi dunque la quadruplice unzione, vedi l’abbondantissima e inestimabile soavità di colui che il Padre unse con olio di letizia a preferenza dei suoi eguali.

Sedevi, o uomo, nelle tenebre e nell’ombra di morte per l’ignoranza della verità, sedevi stretto dalle catene dei peccati.

Discese a te il Signore nel carcere, non per torturarti, ma per liberarti dal potere delle tenebre.

E in primo luogo il dottore della verità scacciò l’ombra della tua ignoranza con la luce della sua sapienza.

Per mezzo poi della giustizia, che viene dalla fede, sciolse le funi dei peccati, giustificando gratuitamente il peccatore.

Con questo doppio beneficio adempì quelle parole del santo David: Il Signore libera i prigionieri, il Signore ridona la vista ai ciechi ( Sal 146,7.8 ).

Volle poi anche vivere santamente in mezzo ai peccatori, in modo da mostrare un modello di vita come via per tornare alla patria.

Da ultimo al colmo della sua pietà, consegnò se stesso alla morte, e dal proprio fianco versò il prezzo della soddisfazione con cui placare il Padre; per cui realizzò veramente in se stesso quel versetto del salmo: Presso il Signore è la misericordia, e grande presso di Lui la redenzione ( Sal 130,7 ).

Veramente grande, perché non una goccia, ma un fiume di sangue sparse dalle cinque piaghe del suo corpo.

8. Che poteva fare per te che non abbia fatto?

Ti ha dato la vista quando eri cieco, ti ha liberato quando eri carcerato, ti ha ricondotto sulla retta via quando eri traviato, ti ha riconciliato quando eri colpevole.

Chi, non correrà volentieri e con alacrità dietro colui che libera dall’errore e dissimula gli sbagli, che poi vivendo dà i suoi meriti e morendo assicura il premio?

Quale scusa ha chi, all’odore di questi unguenti, non corre, a meno che non sia forse giunto fino a lui tale profumo?

Ma ecco, in tutta la terra si è diffuso l’odore della vita, perché la terra è piena della misericordia del Signore, e le sue misericordie superano tutte le sue opere.

Pertanto, chi non sente questa fragranza vitale sparsa dappertutto, e per questo non corre, o è morto, o cancrenoso.

La fragranza è la fama.

Viene prima l’odore della fama, spinge a correre, porta a sperimentare l’unzione, al premio della visione.

Tutti quelli che pervengono esclamano a una voce: Come abbiamo udito, così abbiamo visto nella città del Signore degli eserciti ( Sal 48,9 ).

Per la grande mansuetudine che si loda in te, noi corriamo dietro di te, o Signore Gesù, sentendo dire che non disprezzi il povero, non hai orrore del peccatore.

Non hai disprezzato il ladrone che confessava, non la peccatrice in lacrime, non la cananea che supplicava, non la donna sorpresa in adulterio, non Matteo che sedeva al banco, non il pubblicano supplicante, non il discepolo che ti aveva rinnegato, non il persecutore dei discepoli, non gli stessi tuoi crocifissori.

All’odore di queste cose noi corriamo.

Percepiamo l’odore della tua sapienza, per aver udito che se qualcuno ha bisogno della sapienza, la chieda a te, e gliela darai.

Dicono infatti che dai a tutti in abbondanza, e non rinfacci il dono.

Della tua giustizia poi si spande ovunque tale fragranza, che non solo sei chiamato giusto, ma la stessa giustizia, e giustizia che giustifica.

E sei talmente in grado di giustificare, quanto generoso nel perdonare.

E quindi, chiunque pentito dei suoi peccati ha fame e sete di giustizia, creda in te che giustifichi l’empio, e giustificato per la sola fede, avrà pace con Dio.

Spande anche abbondantissimo e soavissimo profumo di santità, non solo la tua vita, ma anche la tua concezione.

Infatti, non hai né commesso, né contratto peccato.

Quelli pertanto che, giustificati dai peccati, desiderano vivere in santità, senza la quale nessuno vedrà Dio,ascoltino te che dici: Siate santi, perché io sono santo ( Lv 19,2 ).

Considerino le tue vie e imparino che tu sei giusto in tutte le tue vie e santo in tutte le tue opere.

E l’odore della redenzione, quanti induce a correre!

Quando sei innalzato da terra, allora veramente attrai tutte le cose.

La tua passione è l’ultimo rifugio, un singolare rimedio.

Mancando la sapienza, quando la giustizia non è sufficiente, venendo meno i meriti della santità, viene in aiuto la tua passione.

Chi infatti sarà così presuntuoso da pensare di avere sufficiente sapienza, giustizia o santità per la sua salvezza?

Non però che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacità viene da Dio ( 2 Cor 3,5 ).

Pertanto, quando viene meno la mia virtù, non mi turbo, non diffido.

So che cosa so fare: Prenderò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore ( Sal 116,13 ).

Illumina i miei occhi, o Signore, affinché sappia che cosa è gradito davanti a te in ogni tempo e sarò sapiente.

Non ricordarti dei peccati della mia gioventù e delle mie ignoranze, e sarò giusto.

Conducimi nella tua vita, e sarò santo.

Per tutte queste cose noi corriamo dietro di te: congedaci, perché gridiamo dietro di te.

IV. Sulla diversità con cui si corre in questi quattro profumi

9. Non corriamo tutti ugualmente all’odore di tutti gli unguenti: ma potrai notare che alcuni sono più ardenti per lo studio della sapienza, altri si sentono maggiormente spinti alla penitenza dalla speranza del perdono, altri sono spronati all’esercizio delle virtù dall’esempio della vita e dalle massime di lui, altri sono più portati alla pietà dalla memoria della sua passione.

Possiamo trovare esempi per ognuna di queste cose.

Correvano all’odore della sapienza coloro che erano stati mandati dai farisei e tornavano dicendo: Mai un uomo ha parlato così ( Gv 7,46 ), ammirando la sua dottrina e confessandone la sapienza.

Correva a questo medesimo odore Nicodemo, il quale, venendo di notte da Gesù, se ne tornò istruito ed edotto su molte cose nel vivo splendore della sapienza.

Ma Maria Maddalena corse all’odore della giustizia e a lei furono rimessi molti peccati, perché amò molto.

Giusta pertanto e santa, e ormai non più peccatrice, come la riteneva con disprezzo il Fariseo, che non sapeva che la giustizia, ovvero la santità è un dono di Dio, non opera di uomo, e che non solo è giusto, ma beato colui al quale il Signore non imputa il peccato.

Si era forse dimenticato come aveva sanato con il contatto la sua lebbra, o quella di un altro senza contrarre quel male?

Così, il giusto, toccato dalla peccatrice, conferì la giustizia, non la perse, né si macchiò del peccato, dal quale mondò la peccatrice.

Corse anche il Pubblicano, il quale, implorando umilmente la propiziazione per i suoi peccati, discese giustificato, come attesta la stessa Giustizia.

Corse Pietro, il quale caduto, pianse amaramente per cancellare la colpa e ricuperare la giustizia.

Corse David, che, riconoscendo il suo reato e confessandolo, meritò di sentirsi dire: Anche il Signore ha cancellato il tuo peccato ( 2 Sam 12,13 ).

L’apostolo Paolo attesta di sé di correre all’odore della santificazione quando si gloria di essere imitatore di Cristo, dicendo ai suoi discepoli: Siate miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo ( 1 Cor 11,1 ).

Correvano anche tutti quelli che dicevano: Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito ( Mt 19,27 ).

Avevano effettivamente lasciato tutto appunto per seguire Cristo.

Sono poi tutti in generale esortati ad andare dietro questo odore da quella frase: Chi dice di rimanere in Cristo, deve camminare come Egli ha camminato ( 1 Gv 2,6 ).

Se poi vuoi sentire quali sono quelli che corsero all’odore della passione, prendi tutti i martiri.

Ecco, avete descritti i quattro unguenti: il primo della sapienza, il secondo della giustizia, il terzo della santificazione, il quarto della redenzione.

V. Queste specie di profumi non sono da ricercarsi. Gli infedeli non possiedono le virtù

Ricordate i nomi, traetene il frutto e non andate in cerca della loro composizione o del numero degli ingredienti dei quali si compongono.

Non è facile infatti avere facilmente una tale spiegazione, trattandosi degli unguenti dello sposo, come lo è stato più sopra per quelli della sposa.

In Cristo infatti, la pienezza delle cose è senza numero e senza misura.

Poiché la sua sapienza non ha confini e la sua giustizia come i monti più alti, come i monti eterni, la sua santità è singolare e la sua redenzione inesplicabile.

10. Dobbiamo dire anche questo: che i sapienti di questo mondo hanno molto discusso sulle quattro virtù, che però non sono riusciti a comprendere interamente, non avendo conosciuto colui che si è fatto per noi sapienza da Dio, che insegna la prudenza, che opera la giustizia e perdona i peccati, colui che si è fatto santificazione; vivendo nella continenza per darci esempio di temperanza, e si è fatto redenzione, morendo con fortezza per darci esempio di pazienza.

Qualcuno dirà: « Le altre cose concordano esattamente, ma la santificazione sembra riferirsi meno propriamente alla temperanza ».

A questo si risponde dapprima che la continenza è lo stesso che la temperanza, poiché nella Scrittura la santificazione è posta in luogo della continenza, ossia purezza.

Infine, che cosa erano quelle frequenti santificazioni prescritte da Mosè, se non certe purificazioni, per cui gli uomini si dovevano mostrare temperanti nel cibo, nella bevanda, nelle relazioni coniugali e altre cose del genere?

Ma ascolta soprattutto l’Apostolo, come usi facilmente in questo senso la parola santificazione: Questa è, dice, la volontà di Dio, la vostra santificazione, perché ognuno di voi sappia mantenere il suo corpo nella santificazione, non come oggetto di passione e di libidine ( 1 Ts 4,3 ).

E, ancora: Dio infatti non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione ( 1 Ts 4,7 ).

È chiaro che santificazione è posta per temperanza.

11. Messo dunque in luce quello che sembrava alquanto oscuro, torno all’argomento da cui mi ero allontanato.

Che ne potete sapere voi di virtù, voi che ignorate Cristo, virtù di Dio?

Dov’è, di grazia, la vera prudenza, se non nella dottrina di Cristo?

Donde viene la vera giustizia, se non dalla misericordia di Cristo?

Dove la vera temperanza, se non nella vita di Cristo?

Dove la vera fortezza se non nella passione di Cristo?

Pertanto, solamente quelli che sono imbevuti della sua dottrina sono veramente prudenti; solo quelli che dalla sua misericordia hanno conseguito il perdono dei peccati sono da chiamarsi giusti; solo coloro che si studiano di imitare la sua vita sono temperanti, forti soltanto quelli che nelle avversità lo imitano con fortezza nella sua passione.

Inutilmente dunque uno lavora all’acquisto delle virtù, se spera di ottenerle al di fuori del Signore delle virtù, la cui dottrina è origine di prudenza, la cui misericordia è opera di giustizia, la cui vita è specchio di temperanza, la cui morte è mirabile esempio di fortezza.

A lui onore e gloria nei secoli dei secoli.

Amen.

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