Sermoni sul Cantico dei Cantici

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Sermone XXI

I. Perché la Sposa dice: « Attraimi dietro a te »

1. Attirami dietro a te, correremo all’odore dei tuoi profumi ( Ct 1,3 ).

Come? La sposa ha bisogno di essere trascinata, e dietro lo sposo, poi, quasi che non lo segua volentieri, ma suo malgrado?

Ma non chiunque è attirato, lo è contro voglia.

Se il colpevole è trascinato suo malgrado al giudizio o alla pena, non così però l’infermo o il debole si lascia tirare al bagno o al pranzo.

E poi, colei che, dice queste parole, vuole essere attirata: non pregherebbe, se potesse da sé seguire il diletto, come vorrebbe.

E perché non lo può? Diremo che la sposa è inferma?

Se una delle giovinette si dichiarasse inferma e chiedesse di essere trascinata, non ci meraviglieremmo affatto.

Ma ci pare strano che la sposa, la quale sembrava dover trascinare anche gli altri, in quanto forte e perfetta, debba’essa stessa essere trascinata, come inferma o debole.

Di quale anima potremo confidare che sia sana e valida, se ammetteremo che sia inferma colei che, per la sua singolare perfezione e più eccellente virtù è chiamata sposa del Signore?

O la Chiesa ha detto questo vedendo ascendere il diletto, e bramando seguirlo ed essere assunta con lui nella gloria?

Per quanto sia perfetta un’anima, fino a che geme sotto il corpo di questa morte, e viene trattenuta nel carcere di questo mondo cattivo, legata da varie necessità, tormentata dalle malvagità, è inevitabile che si elevi con più lentezza e debolezza alla contemplazione delle cose sublimi, né possa liberamente seguire lo sposo dovunque egli va.

Di qui quel gemito espresso tra le lacrime: Me uomo infelice, chi mi libererà da questo corpo di morte? ( Rm 7,24 ).

Di qui quella supplica: Strappa dal carcere la mia vita ( Sal 142,8 ).

Dica perciò, dica anche gemendo la sposa: Attirami dietro a te, perché il corpo corruttibile appesantisce l’anima, e la tenda d’argilla grava la mente dai molti pensieri ( Sap 9,15 ).

O dice questo desiderando di morire ed essere con Cristo, dato anche che vede quelle, per le quali sembrava necessario che essa restasse in vita, bene incamminate sulla via del progresso nel bene e dell’amore verso lo sposo e sicure nella carità?

Aveva infatti premesso: Per questo le giovinette ti amano molto ( Ct 1,2 ).

Ora dunque, quasi dicesse: « Ecco, le giovinette ti amano, e amando aderiscono fortemente a te, non hanno più bisogno di me, non ho più motivo di restare ulteriormente in questa vita », perciò dice: Attirami dietro a te.

2. Penserei così se avesse detto: « Attirami a te ».

II. Che cosa significa l’essere attratti dietro il Cristo; chi lo desidera e chi no

E invece, poiché dice dietro a te, mi sembra piuttosto che voglia chiedere di poter seguire gli esempi della sua vita, emularne la virtù, che sia in grado di osservarne la norma di vita e apprenderne la disciplina dei costumi.

In queste cose ha massimamente bisogno di aiuto, onde poter rinnegare se stessa, abbracciare la sua croce e seguire Cristo.

Qui ha veramente bisogno di essere tirata la sposa, né può essere trascinata da altri che da colui stesso che dice: Senza di me non potete fare nulla ( Gv 15,5 ).

« So », dice, « che io non posso pervenire a te, se non salendo dietro a te ».

Beato, infatti, chi trova in te la sua forza, e decide nel suo cuore il santo viaggio ( Sal 84,6 ); egli perverrà a te un bel giorno nei monti del gaudio.

Quanto pochi sono, o Signore, coloro che vogliono venire dietro a te: eppure tutti vogliono pervenire a te, ben sapendo che vi è dolcezza senza fine alla tua destra ( Sal 16,11 ).

E perciò tutti vogliono godere di te, ma non così se si tratta di imitarti: desiderano regnare con te, ma non soffrire con te.

Era di questi tali colui che diceva: Possa io morire della morte dei giusti, e sia la mia fine come la loro ( Nm 23,10 ).

Desiderava la fine dei giusti, ma non i principi.

Anche gli uomini carnali desiderano la morte degli uomini spirituali, dei quali però aborriscono la vita, sapendo che è preziosa la morte dei santi: poiché quando avrà dato ai suoi amici il sonno, ecco l’eredità del Signore ( Ap 14,13 ).

Al contrario, secondo la sentenza del Profeta, la morte dei peccatori è pessima ( Sal 34,22 ).

Non si curano questi di cercare ciò che tuttavia desiderano trovare, desiderosi di conseguire, ma non di seguire.

Non così coloro ai quali Gesù diceva: Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove ( Lc 22,28 ).

Beati coloro che sono stati trovati degni della tua testimonianza, o benigno Gesù!

Essi andavano in verità dietro a te, con i piedi e con gli affetti.

Facesti conoscere loro le vie della vita, chiamandoli al tuo seguito tu che sei via e vita, dicendo: Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini ( Gv 14,6 ); e ancora: Se uno mi vuol servire, mi segua; e dove sono io, là sarà anche il mio servo ( Gv 12,26 ).

Dicevano pertanto, gloriandosene: Ecco, noi abbiamo lasciato tutto, e ti abbiamo seguito ( Mt 19,27 ).

3. Così dunque anche la tua diletta, lasciate tutte le cose per te, brama sempre di venire dietro a te, sempre calcare le tue orme, seguire te dovunque andrai: ben sapendo che le tue vie sono vie belle e tutti i tuoi sentieri sono sentieri di pace, e che chi segue te non cammina nelle tenebre.

Essa prega di venire attirata, perché la tua giustizia è come i monti più alti, né è capace con le sole sue forze di raggiungerla.

Prega di essere attirata perché nessuno viene a te se il Padre non lo avrà attirato.

Ora, quelli che il Padre attira, li attiri anche tu.

Infatti le opere che fa il Padre, le fa similmente il Figlio.

Ma chiede con maggiore familiarità al Figlio di essere attirata, in quanto suo proprio sposo, che il Padre le mandò incontro come guida e maestro, perché camminasse davanti a lei nella via dei costumi, e preparasse il cammino delle virtù, e la istruisse comunicandole la sua scienza, e le insegnasse la via della prudenza, le consegnasse la legge della vita e della disciplina, e così a ragione fosse innamorata della sua bellezza.

4. Attirami dietro a te, correremo all’odore dei tuoi unguenti ( Ct 1,3 ).

Per questo ho bisogno di essere attirata, perché si è un poco raffreddato il fuoco del tuo amore in noi, né possiamo, a causa di questo freddo, correre adesso come ieri e l’altro ieri.

Ma correremo dopo, quando ci avrai ridato la letizia della tua salvezza, quando sarà tornato il tempo più mite della grazia, quando il sole di giustizia sarà più caldo e sarà passata la nube della tentazione che ogni tanto adesso lo oscura, e al soffio di un venticello più tiepido del solito, cominceranno a sciogliersi gli unguenti e a scorrere gli aromi e a far sentire la loro fragranza.

Allora, a quell’odore correremo, perché sparirà il presente torpore e tornerà la devozione, e allora non ci sarà più bisogno che siamo trascinate, in quanto che, eccitate dall’odore, correremo spontaneamente.

Ma nel frattempo attirami dietro a te.

III. Anche nella condizione spirituale è frequente il mutamento: in che cosa possiamo imitare lo stato dell’eternità

Vedi come colui che cammina nello Spirito non resta sempre in un medesimo stato, né cammina sempre con la stessa facilità, per il motivo che non è in suo potere tracciarsi il cammino, ma come lo Spirito, sua guida, vuole e dispone, ora più adagio, ora con più alacrità, dimenticando le cose che sono indietro, e protendendosi verso le future.

Penso che, se guardate bene, la vostra esperienza interiore risponda a quello che io dico al di fuori.

5. Pertanto, quando ti senti preso dal torpore, dall’accidia o dal tedio, non perdere la fiducia, né desistere dall’applicarti alle cose spirituali; va in cerca di una mano che ti aiuti, supplicando di venire attirato, sull’esempio della sposa, fino a che, con l’aiuto della grazia, fatto più pronto e fervoroso, nuovamente possa correre e dire: Corro per la via dei tuoi comandi, perché hai dilatato il mio cuore ( Sal 119,32 ).

Così dunque, quando è presente la grazia, godine, in modo tale però da non crederti di possedere il dono di Dio per diritto di eredità, cioè, in modo da esserne talmente sicuro, come se non dovessi perderlo mai: onde non ti capiti che egli ritiri la mano improvvisamente e ti sottragga il dono, e tu ti avvilisca e diventi triste, più che non sia il caso.

Infine, non dire quando sei nell’abbondanza: Nulla mi farà vacillare, affinché tu non sia più costretto a dire con gemito anche quel che segue: Hai nascosto il tuo volto, e sono stato turbato ( Sal 30,7.8 ).

Cercherai piuttosto, se sei accorto, di non dimenticarti del bene nei giorni del male, secondo il consiglio del Saggio, e nei giorni dei beni, ti ricorderai dei mali.

6. Dunque, nei giorni in cui ti senti forte non startene sicuro, ma grida a Dio, con il Profeta, dicendo: Quando declineranno le mie forze, non abbandonarmi ( Sal 71,9 ).

Nel tempo poi della tentazione, consolati, e di’ con la sposa: Attirami dietro a te, correremo all’odore dei tuoi unguenti.

Così la speranza non ti abbandonerà nel tempo cattivo, né la provvidenza verrà meno nel buono, e nel mutar dei tempi, tra le cose prospere e le avverse, esprimerai in certo modo un’immagine dell’eternità con quella, inviolabile e inuguaglianza di un animo costante, benedicendo il Signore in ogni tempo, procurandoti in qualche modo uno stato di perenne immutabilità, pur in mezzo agli incerti eventi di questo secolo mutabile e alle sue inevitabili deficienze, cominciando a rinnovarti e a riformarti secondo l’antica meravigliosa somiglianza dell’eterno Iddio, nel quale non è né variazione, né ombra di cambiamento.

Infatti, come egli è, così sarai tu, in questo mondo: non timido nelle avversità, non troppo euforico nella prosperità.

In questo, dico, la nobile creatura, fatta a immagine e somiglianza del suo creatore, fa vedere di riprendere e già quasi recuperare la dignità dell’antico onore, quando considera cosa per sé indegna il conformarsi a questo mondo che passa, cercando piuttosto, secondo la dottrina di Paolo, di trasformarsi rinnovando la propria mente in quella somiglianza nella quale sa di essere stata creata; e per questo anche costringendo, come è giusto, lo stesso mondo, che è stato fatto per lei, a conformarsi invece a lei, dal momento che tutte le cose cominciano a cooperare al suo bene, come se avessero ripreso la propria forma naturale, rigettando quella decaduta, e riconoscendo il loro Signore, per servire il quale sono state create.

IV. Quanti imitano il Cristo tutto attraggono a sé

7. Perciò penso che possa applicarsi anche a tutti i suoi fratelli quella parola che disse di sé l’Unigenito, cioè, che quando sarebbe stato innalzato da terra, avrebbe attirato a sé tutte le cose: a quei suoi fratelli, che il Padre da sempre ha conosciuto e predestinato a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché questi sia il primogenito tra molti fratelli.

E anch’io, se sarò esaltato da terra, lo dico con ardire, tutto trarrò a me.

Non mi usurpo temerariamente la voce del mio fratello, del quale rivesto la somiglianza.

Che se è così, non pensino i ricchi del secolo che i fratelli di Cristo possiedono solo le cose celesti, perché lo sentono dire: Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli ( Mt 5,3 ).

Non pensino che essi, dico, possiedono solo i beni celesti, perché di questi soli si parla nella promessa.

Essi possiedono anche le cose terrene, anche non avendo nulla; ma possiedono ogni cosa, non mendicando come i miserabili, ma possedendo come padroni, e certamente tanto più padroni, quanto meno dominati dalla cupidigia.

Insomma, tutto il mondo è ricchezza per l’uomo fedele.

Tutto davvero, perché, sia le cose avverse, sia le prospere sono a lui di giovamento e concorrono al suo bene.

8. Dunque, l’avaro ha fame delle cose terrene come un mendico, l’uomo di fede le disprezza come un signore.

Il primo, possedendo, mendica, il secondo, non facendone conto, le mette in serbo.

Chiedi a uno qualsiasi di quelli che, con brama insaziabile, anelano ai guadagni temporali, che cosa pensi di coloro i quali, vendendo le proprie sostanze o dandole ai poveri, si acquistano i regni dei cieli in cambio delle cose terrene, se agiscano con sapienza o no.

Senza dubbio risponderà: « Agiscono sapientemente ».

Chiedigli di nuovo perché non fa egli stesso quello che approva.

« Non posso », risponderà. Perché?

Certamente perché la padrona avarizia non lo permette, perché non è libero, perché non sono sue quelle cose che sembra possedere, e neppure in suo potere.

« Se sono veramente tue, usane per guadagnare, scambiando le terrene con le celesti.

Se non lo puoi fare, ammetti di essere non il padrone, ma lo schiavo del tuo denaro, il custode, non il possessore.

Tu ti rendi infine conforme alla tua borsa come il servo alla sua padrona quando, come quello gode quando questa gode e soffre quando essa soffre, così anche tu, con il crescere del tuo portafoglio, cresci anche di animo, e quando quello diminuisce, anche tu ti fai piccino.

Ti restringi infatti per la tristezza quando esso si assottiglia e ti gonfi dalla gioia o dalla superbia quando esso si riempie ».

Così si comporta uno di quelli.

V. Perché « attraimi » è al singolare e « corriamo » al plurale

Ma noi cerchiamo di emulare la libertà e la costanza della sposa, la quale, bene istruita in tutte le cose e piena interiormente di sapienza, sa vivere nell’abbondanza e sa vivere nella penuria.

Quando prega viene attirata, fa vedere che cosa le manchi non di denaro, ma di forza.

E al contrario, quando si consola per la speranza del ritorno della grazia, dimostra che se è debole, non è però diffidente.

9. Dice dunque: Attirami dietro a te, correremo all’odore dei tuoi unguenti.

E quale meraviglia che debba essere trascinata colei che corre dietro un gigante, colei che tenta di raggiungere lui che sale sui monti, che passa, saltando, le colline?

Corre veloce la sua parola.

Non può correre essa al pari di lui, non può gareggiare in velocità con lui che esulta come un prode che percorre la via: non lo può con le sole sue forze, e perciò chiede di venire trascinata.

« Sono stanca – dice – vengo menò; non abbandonarmi, ma tirami dietro di te, affinché non cominci a sbandarmi dietro amanti stranieri, perché non corra come senza una meta.

Trascinami dietro a te, perché basta che tu mi trascini, usami pure qualsivoglia costrizione, o con eccessivi terrori, o provandomi con flagelli, piuttosto che, risparmiandomi, lasciarmi nella mia tiepidezza e mal sicura.

Trascinami, anche se sembra che io non voglia, per far sì che io voglia; trascina me intorpidita, per far sì che io corra.

Quando non avrò più bisogno di uno che mi trascini, allora spontaneamente e con ogni alacrità correremo.

Non correrò io sola, anche se ho chiesto di essere tirata sola: correranno anche le giovinette con me.

Correremo contemporaneamente, correremo insieme, io all’odore dei tuoi unguenti, esse eccitate dal mio esempio e dalla mia esortazione, e perciò tutte correremo dietro l’odore dei tuoi unguenti ».

Ci sono degli imitatori della sposa come lei lo è di Cristo e perciò non dice al singolare: « Correrò », ma: « Correremo ».

10. Ma nasce una questione, perché mai, chiedendo di essere trascinata insieme alle giovinette, non dice: « Attiraci », ma: « Attirami »?

Forse la sposa ha bisogno di essere attirata e le giovinette no?

« O bella, o felice, o beata, spiegaci la ragione di questa distinzione ».

« Attirami », dice. « Perché me e non noi »?

Sei forse gelosa con noi del tuo bene? Affatto.

Altrimenti non avresti detto subito dopo che le giovinette correranno con te, se avessi voluto andare da sola allo sposo.

Perché dunque hai chiesto di essere attirata al singolare, dicendo poi subito dopo « correremo » al plurale?

« La carità, – risponde – lo richiedeva ».

VI. Il duplice aiuto della correzione e della consolazione

« Queste parole ti facciano capire come io, nell’esercizio spirituale, faccia affidamento sopra un duplice aiuto dall’alto, la correzione e la consolazione.

Una esercita al di fuori, l’altra visita al di dentro: la prima reprime l’insolenza, la seconda solleva l’animo con la fiducia, la prima produce l’umiltà, la seconda consola la pusillanimità; la prima rende cauti, la seconda devoti.

La prima insegna il timore del Signore, la seconda tempra lo stesso timore, infondendo il gaudio salutare, come sta scritto: Si rallegri il mio cuore perché tema il tuo nome ( Sal 86,11 ); e ancora: Servite al Signore nel timore e con tremore esultate ( Sal 2,11 ).

11. « Siamo trascinate con le tentazioni e siamo esercitate con le tribolazioni, corriamo quando siamo visitate dalle ispirazioni e consolazioni interiori, quasi investite da soavi profumi di unguenti.

Dunque, quello che sembra austero e duro, lo ritengo per me, in quanto forte, in quanto sana, in quanto perfetta, e dico al singolare: Attirami.

Quello che è soave e dolce lo comunico a te che sei infermo, e dico: Correremo.

So che le giovinette sono delicate e tenere e poco idonee a sopportare le tentazioni; perciò le voglio con me affinché corrano, ma non per essere trascinate con me; le voglio compagne nella consolazione, non nella fatica.

Perché? Perché sono inferme e ho paura che vengano meno e soccombano.

Correggi me, o Sposo, metti me alla prova, addestrami, trascinami dietro a te, perché io sono preparata ai castighi e forte nel sopportare.

E poi correremo insieme: sola sarò trascinata, ma insieme correremo.

Correremo, correremo, ma dietro i profumi dei tuoi unguenti, non fidando nei nostri meriti; e neppure confidiamo di correre per la grandezza delle nostre forze, ma per l’immensità della tua misericordia.

Poiché anche se talvolta abbiamo corso, e lo abbiamo fatto volontariamente, non fu perché noi lo volevamo, né per merito della nostra corsa, ma per la misericordia di Dio.

Torni la tua compassione, e correremo.

Tu certamente, nella tua forza, corri come gigante e potente; noi non correremo, se non all’olezzo dei tuoi unguenti.

Tu, unto dal Padre con olio di letizia a preferenza dei tuoi eguali, corri nella stessa unzione; noi nell’odore di essa: tu nella pienezza, noi nel profumo ».

Sarebbe il tempo di terminare la trattazione degli unguenti dello sposo, che avevo promesso già da tempo, ma me lo impedisce la lunghezza ormai di questo sermone.

Lo differisco pertanto, poiché la dignità della materia esige di non essere costretta da brevi termini.

Pregate il Signore dell’unzione che si degni di rendere a lui gradite le parole della mia bocca, onde possano insinuare nei vostri desideri il ricordo dell’abbondante soavità che è nello sposo della Chiesa, Gesù Cristo nostro Signore.

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