Sermoni sul Cantico dei Cantici

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Sermone LX

I. Qual è il fico o quali sono i suoi frutti primaticci o quando li ha prodotti

1. Il fico ha messo fuori i suoi primi frutti ( Ct 2,13 ).

Questo passo dipende dai precedenti.

Aveva detto che era venuto il tempo della potatura, deducendolo sia dai fiori che erano comparsi sia dalla voce della tortora che si sentiva.

Lo stesso afferma dal fatto che il fico ha messo fuori i frutti primaticci, perché non solo c’è una dimostrazione del tempo nei fiori e nella voce della tortora, ma anche nel fico.

Non può essere infatti che non ci sia un clima più mite quando il fico produce i suoi frutti primaticci.

Il fico non ha fiori, e invece dei fiori mette fuori dei frutti che non maturano nel tempo in cui gli altri alberi fioriscono.

E come i fiori appaiono e scompaiono e non sono utili a nulla, se non che sono annunziatori dei frutti che verranno dopo, così questi primi frutti nascono, ma prima di maturare cadono, e lasciano il posto a quelli che devono maturare, essendo essi stessi inadatti ad essere mangiati.

E qui dunque, come ho detto, ricava una prova del tempo e un argomento per persuadere la sposa a non essere pigra nel recarsi alle vigne, perché non rimane senza effetto il lavoro fatto per tempo.

Così secondo il senso letterale.

2. E quale il senso spirituale?

Per fico in questo passo intendiamo il popolo: Dio infatti si prende cura degli uomini, non delle piante.

Veramente fico è il popolo, fragile nella carne, piccolo per i sentimenti, umile di animo, i cui primi frutti, per fare allusione al nome, sono grossolani e terreni.

La preoccupazione del popolo non è infatti di cercare prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia, ma, come dice l’Apostolo, pensare alle cose del mondo, come piacere alle mogli, o, per le mogli, come piacere ai mariti.

Costoro avranno tribolazioni nella carne ( 1 Cor 7,28 ).

Ma alla fine non neghiamo che essi conseguiranno i frutti della fede, se avranno fatto una buona ultima confessione, e soprattutto se avranno riscattato le opere della carne con elemosine.

Dunque, i primi frutti del popolo non sono frutti più che non lo siano i frutti primaticci dei fichi.

Se poi in seguito avranno fatto degni frutti di penitenza infatti non viene prima ciò che è spirituale, ma ciò che è animale si dirà loro: Quale frutto raccoglievate allora da cose di cui ora vi vergognate? ( Rm 6,21 ).

3. Io tuttavia penso che non si possa applicare questa parola a ogni popolo: ne è indicato precisamente uno.

Non si dice infatti al plurale che i fichi « hanno messo fuori », ma al singolare, come di un solo fico che ha messo fuori i suoi primi frutti, e questo è il popolo dei Giudei, a mio parere.

Quante cose dice il Salvatore contro questo popolo, attraverso le parabole del Vangelo!

Per esempio: Un tale aveva un fico piantato nella vigna … ( Lc 13,6 ).

E altrove: Guardate il fico e tutte le piante ( Lc 21,29 ); e a Natanaele fu detto: Quando eri sotto il fico, io ti ho visto ( Gv 1,48 ).

E di nuovo il Signore maledice il fico perché non ha trovato frutto in esso.

È detto bene fico, che, sebbene sia germogliato dalla buona radice dei Patriarchi, non volle mai crescere in altezza, mai alzarsi da terra, mai rispondere alla radice con ampiezza di rami, con generosità di fiori, con ricchezza di frutti.

Male corrispondi con la tua radice, o albero piccolo, tortuoso, nodoso.

Poiché la radice è santa.

Che cosa degno di essa appare nei tuoi rami?

Il fico, è detto, ha messo fuori i suoi primi frutti.

Questi non li hai tratti da una nobile radice, o razza cattiva.

Ciò che vi è in essa viene dallo Spirito Santo, e perciò tutto gentile e soave.

Da dove vengono questi frutti grossolani?

E veramente che cosa vi fu di non grossolano in quella nazione?

Non certamente le azioni, non i sentimenti né l’intelligenza; ma neppure i riti che usò nel culto di Dio.

Gli atti infatti erano tutti rivolti alle guerre, gli affetti al lucro, l’intelligenza alla materialità della lettera, il culto consisteva nel sangue degli animali e degli armenti.

4. Ma dirà qualcuno: non avendo mai cessato quella nazione di produrre questi frutti, vi fu sempre tempo di potatura, perché un unico tempo è adatto alle due cose.

Non è così; diciamo che, le donne hanno partorito non quando partoriscono, ma quando hanno dato alla luce il figlio.

Diciamo che già gli alberi hanno messo i fiori, non quando cominciano a fiorire, ma quando hanno finito.

Così pure è stato detto che il fico ha messo fuori i suoi primi frutti, non quando ne ha prodotti alcuni, ma quando li ha messi fuori tutti, cioè alla fine della produzione di essi.

Chiedi quando si è compiuto questo tempo per quel popolo?

Quando uccise il Cristo, allora fu completa la sua malizia, secondo quello che egli stesso aveva predetto: Colmate la misura dei vostri padri ( Mt 23,32 ).

E perciò sulla croce, stando per rendere lo spirito: Tutto è compiuto, disse ( Gv 19,30 ).

O quale conclusione diede ai suoi primi frutti questo fico maledetto, e pertanto condannato ad essere seccato in eterno!

O come sono le cose ultime peggiori delle prime!

Cominciando dai frutti inutili, è giunto ai perniciosi e velenosi.

O grossolano e velenoso sentimento quello di odiare un uomo che risana i corpi degli uomini e ne salva le anime!

O grossolana intelligenza, proprio da buoi, da non comprendere Dio neanche nelle opere di Dio!

5. Si lamenterà forse il Giudeo, dicendo che io sono andato troppo in là nello schernirlo, perché ho chiamato bovina la sua intelligenza.

Ma legga in Isaia, e sentirà che egli la dice peggio di bovina: Il bue, dice, conosce il suo padrone, e l’asino la greppia del suo padrone, ma Israele non mi conosce, e il mio popolo non comprende ( Is 1,3 ).

Vedi, o Giudeo, che io sono meno duro con te che il tuo profeta.

Io ti ho paragonato ai giumenti, egli ti ha posto sotto di loro.

Sebbene il Profeta non dicesse questo in sua persona, ma in nome di Dio, che si rivela Dio anche con le sue opere: Anche se non credete a me, credete alle opere; e se non faccio le opere del Padre mio, non credetemi ( Gv 10,37-38 ); ma neanche così riescono a comprendere.

Non lo scacciare i demoni, non l’obbedienza degli elementi, non la risurrezione dei morti riuscì a convincere quell’animalesca, e peggio che animalesca, incapacità di ragionare; per cui da questa non meno strana che miserabile cecità, caddero in quell’orrendo ed enormemente grosso delitto di volgere le mani sacrileghe contro il Signore della maestà.

Da allora si, si poté dire che il fico aveva messo fuori i suoi primi frutti, quando cioè le osservanze legali di quel popolo cominciarono ad essere in certo modo all’estremità superiore, in modo che arrivando le nuove, secondo la vecchia profezia, le antiche venissero buttate via, non diversamente da quanto accade con i frutti primaticci che cadono, cedendo il posto ai fichi buoni.

Fino a che, dice lo Sposo, il fico non cessò di produrre i suoi primi frutti, io non ti ho chiamata, o sposa, sapendo che insieme non poteva produrre fichi buoni.

Ma ora, passati quelli, è tempo che io ti chiami, poiché i prossimi saranno frutti salutari, che soppianteranno gli inutili.

II. Quali sono le vigne, quale il fiore, quale il suo odore e in che modo o quando li abbia prodotti

6. Anche le vigne, aggiunge, in fiore hanno dato il loro profumo ( Ct 2,13 ), che è indizio dell’avvicinarsi dei frutti.

Quest’odore mette in fuga le serpi.

Si dice che quando fioriscono le vigne tutti i rettili velenosi se ne vanno non potendo sopportare l’odore dei nuovi fiori.

Voglio che riflettano a questo i nostri novizi, e siano pieni di fiducia, pensando quale spirito hanno ricevuto, del quale i demoni non possono sopportare le primizie; se è così del fervore novizio, che sarà della perfezione assoluta?

Dal fiore si stimi il frutto, e la virtù del sapore dalla forza del profumo.

Le vigne in fiore hanno dato il loro profumo.

In principio fu così: alla predicazione della nuova grazia segui una vita nuova in coloro che avevano creduto, i quali, tenendo una buona condotta in mezzo ai pagani, erano in ogni luogo il buon odore di Cristo.

Odore buono è la buona testimonianza.

Questa procede dalle opere buone come il profumo dal fiore.

E poiché di tale fiore e di tale profumo le anime fedeli, nei primordi della fede nascente, apparvero cariche, come spirituali vigne, avendo buona testimonianza anche da quelli di fuori, non senza ragione penso, sentiamo detto di esse che le vigne in fiore diedero il loro profumo.

A quale scopo? Affinché da esso provocati quelli che ancora non avevano aderito alla fede, considerando le buone opere dei credenti, anch’essi glorificassero Dio, e così l’odore della vita cominciasse a condurli alla vita.

Perciò non senza ragione viene detto che hanno dato odore coloro che, col loro buon nome, hanno cercato non la loro, ma l’altrui salvezza.

Diversamente potevano, come fanno alcuni, stimare la pietà come un lucro, per esempio di ostentazione o di mercede.

Ma questo non era dare odore, ma venderlo.

Ma siccome tutto facevano nella carità, in verità non vendettero il profumo, malo diedero.

7. Se poi le vigne significano le anime, i fiori le opere, l’odore la stima, i frutti che cosa significano? Il martirio.

E veramente il frutto della vite è il sangue del martire.

Quando avrà dato ai suoi amici il sonno, ecco dono del Signore i figli, sua grazia il frutto del grembo ( Sal 127,2-3 ).

Quasi avrei detto frutto della vite.

Perché non dire il sangue dell’uva sangue purissimo, sangue dell’innocente, sangue del giusto?

Perché non il mosto rosseggiante, provato, prezioso, della vigna di Sorech, spremuto dal torchio della passione?

Preziosa, infine, al cospetto del Signore la morte dei suoi santi ( Sal 116,15 ).

Questo riguardo alle vigne di cui è detto che hanno dato il loro profumo.

8. Così se preferiamo riferire questo passo ai tempi della grazia, o, se si ama meglio ritenere che riguarda i Padri poiché la vigna del Signore degli eserciti è il popolo d’Israele ( Is 5,7 ) il senso sarà: i Profeti e i Patriarchi sentirono l’odore di Cristo che doveva nascere e morire, ma non diedero allora lo stesso odore suo, perché non esibirono nella carne colui che avevano presentito nello spirito.

Non diedero il suo odore, né ne pubblicarono il segreto, aspettando che fosse rivelato a suo tempo.

Chi in verità allora avrebbe capito la sapienza nascosta nel mistero, non esposta nella carne?

Così le vigne allora non diedero il loro odore.

Ma lo diedero in seguito, quando per successive generazioni diedero al mondo Cristo, che nasceva da loro secondo la carne, partorito da una vergine.

Allora veramente dico, quelle vigne spirituali diedero il loro profumo, quando apparve la benignità e l’umanità del Salvatore nostro Dio, e cominciò ad essere presente nel mondo colui che pochi avevano presentito quando era ancora assente.

Quell’uomo, per esempio, che toccando Giacobbe e sentendo il Cristo aveva detto: Ecco l’odore del mio figlio come l’odore di un campo pieno che il Signore ha benedetto ( Gen 27,27 ), dicendo questo aveva le sue delizie che riteneva per sé, senza comunicarle ad alcuno.

Ma quando venne la pienezza del tempo nel quale Dio mandò il Figlio suo fatto da donna, fatto sotto la legge per redimere coloro che erano sotto la legge ( Gal 4,4-5 ), allora l’odore che era in lui si sparse ovunque, talmente che sentendolo dagli estremi confini della terra la Chiesa esclamò: Olio sparso è il tuo nome ( Ct 1,2-3 ), e le giovanette corsero all’odore di quell’olio.

Così questa vigna sparse il suo profumo, e in quel tempo lo sparsero anche le altre nelle quali c’era stato questo stesso profumo.

Come non lo avrebbero dato coloro dai quali proveniva Cristo secondo la carne?

È stato detto pertanto che le vigne diedero il loro odore, sia perché le anime fedeli spandono dappertutto una buona fama di sé, sia perché sono stati rivelati al mondo gli oracoli e le rivelazioni dei Padri, e in tutta la terra si sparse il loro profumo, a detta dell’Apostolo: Dobbiamo confessare che grande è il mistero della pietà: Egli si manifestò nella carne, fu giustificato nello spirito, apparve agli Angeli, fu annunziato ai pagani, fu creduto nel mondo, fu assunto nella gloria ( 1 Tm 3,16 ).

III. Che cosa siano i fichi in senso morale, chi siano i frutti primaticci e chi le vigne

9. È strano però se né il fico, né queste vigne hanno qualche cosa che edifichi i costumi.

Io penso che questo passo sia anche morale.

Dico dunque per la grazia di Dio che è in noi, che noi abbiamo fichi e vigne.

I fichi che nei costumi sono più dolci, le vigne poi che nello spirito sono più ferventi.

Chiunque tra di noi si comporta con spirito comunitario e sociale, e non solo vive tra i fratelli senza discordie, ma si mette a disposizione di tutti con molta dolcezza, in ogni prestazione di carità, come non direi che egli è indicato molto convenientemente dal fico?

Bisogna tuttavia che questo metta fuori prima i suoi primi frutti e lasci cadere, vale a dire il timore del giudizio che la perfetta carità caccia fuori, e l’amarezza dei peccati che deve anch’essa sparire mediante una vera confessione e l’infusione della grazia, e un frequente spargimento di lacrime e le altre cose, come frutti primaticci che precedono i frutti soavi, che voi potete da voi stessi immaginare.

10. Per aggiungere ancora qualche cosa del genere che mi viene in mente, vedete come anche la scienza, la profezia, le lingue e simili possano essere considerate come primi frutti.

Queste cose infatti, come quelli, verranno meno per lasciare il posto a cose migliori, dicendo l’Apostolo che anche la scienza svanirà, e le profezie scompariranno e il dono delle lingue cesserà.

La fede stessa sarà soppiantata dall’intelligenza, e la visione succederà alla speranza.

Come può infatti uno sperare quello che vede?

Sola non viene meno la carità, ma quella con cui si ama Dio con tutto il cuore, tutta l’anima, tutte le forze, questa non la potrei mettere con i primi frutti, né direi che appartiene al fico ma alle vigne.

Coloro che sono vigne si presentano più severi che dolci, animati da uno spirito veemente, zelanti per la disciplina, austeri correttori dei vizi, ai quali si adattano molto bene quelle parole: Non odio forse, Signore, quelli che ti odiano, e non detesto i tuoi nemici? ( Sal 139,21 ).

E ancora: Mi divora lo zelo della tua casa ( Sal 69,10 ).

E a me quelli sembrano primeggiare nell’amore del prossimo, questi nell’amore di Dio.

Ma fa piacere riposarsi sotto questa vite e questo fico, dove fa ombra l’amore di Dio e del prossimo.

Tengo l’una e l’altro quando amo te, Signore Gesù, che sei mio prossimo perché sei uomo e hai usato con me misericordia, e nello stesso tempo sei sopra ogni cosa Dio benedetto nei secoli.

Amen.

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