Sermoni sul Cantico dei Cantici

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Sermone LXXIX

I. Per quale motivo la sposa dice: « Avete visto che l’anima mia ama? » e che cosa significa che oltrepassa le guardie

1. Avete visto l’amato dell’anima mia ( Ct 3,3 ).

O amore precipitoso, veemente, ardente, impetuoso, che non lasci pensare ad altro che a te, che hai in fastidio tutto il resto, tutto disprezzi fuori di te, soddisfatto solo di te!

Tu confondi gli ordini, dissimuli le usanze, non conosci misure; tutti quelli che sembrano essere dettami della convenienza, della ragione, del pudore, della prudenza e dell’equità devono cedere a te e tu li riduci in schiavitù.

Ecco tutto quello che questa sposa pensa e quello che dice sa di amore, profuma di amore e null’altro.

Perciò esso si è fatto padrone del cuore e della lingua.

Dice: Avete visto l’amato dell’anima mia?

Quasi che quelli sappiano ciò che pensa questa.

Chiedi informazioni di colui che la tua anima ama?

Ma non ha un nome? E chi sei tu, e chi è lui?

Così avrei detto io per la stranezza del discorso e la notevole trascuratezza dei termini, per la quale questo libro della Sacra Scrittura si mostra abbastanza dissimile dagli altri.

Perciò in questo epitalamio non devono considerarsi tanto le parole quanto gli affetti.

Perché questo, se non perché il santo amore che, si sa, è l’unica materia di tutto questo volume, non ha valutato secondo le parole e le espressioni, ma secondo le opere e la verità?

Dovunque parla l’amore, e se qualcuno vuole acquistare conoscenza di queste cose che vi leggiamo, ami.

Diversamente, si accinge invano a udire o a leggere il carme dell’amore colui che non ama: non può, infatti, un cuore freddo comprendere un discorso infuocato.

Come chi non conosce il greco non può capire uno che parla in greco, o chi non è latino non capisce chi parla latino, e così degli altri idiomi, così la lingua dell’amore, a colui che non ama sarà una lingua barbara, e come un bronzo che risuona e un cembalo tintinnante.

Costoro, invece parlo dei custodi poiché anch’essi hanno ricevuto dallo Spirito per amore, sanno che cosa dice lo Spirito, e conoscendo bene le parole dell’amore sono pronti a rispondere nella medesima lingua, cioè con sentimenti di amore e doveri di pietà.

2. Così in breve tempo la rimandano informata su quanto richiedeva, ed essa dice: Da poco li avevo oltrepassati quando trovai l’amato dell’anima mia ( Ct 3,4 ).

Dice bene: « da poco », perché le dissero una parola abbreviata, consegnandole il simbolo della fede.

E ciò che segue è tale.

Occorreva che la sposa passasse per essi, per conoscere da essi la verità, ma doveva però passare; se non avesse oltrepassato anche essi, non avrebbe trovato colui che cercava.

E non dubitare che essi l’abbiano anche persuasa a questo.

Non predicavano, infatti, se stessi, ma il loro Signore Gesù che è certamente sopra e oltre loro.

Per questo egli dice: Passate a me voi tutti che mi desiderate ( Sir 24,19 ).

Non bastava passare, le vien detto di oltrepassare.

Perché era trapassato colui che andava cercando.

Non era, infatti, passato solo dalla morte alla vita, ma era passato oltre entrando nella gloria.

Era, dunque, necessario che anch’essa oltrepassasse.

Se no non lo avrebbe potuto raggiungere non seguendone le vestigia ovunque egli era andato.

3. E perché sia maggiormente chiaro quello che sto dicendo, se il mio Signore Gesù fosse bensì risorto da morte, ma non fosse asceso al cielo, non si potrebbe dire di lui che sia oltrepassato, ma passato solamente: e per questo la sposa che lo cerca dovrebbe passare solamente, non oltrepassare.

Ma siccome già risorgendo era passato, ed era ancora passato oltre ascendendo in cielo, giustamente anche questa dice non solamente di essere passata, ma di aver oltrepassato, avendolo seguito al cielo con la fede e la devozione.

Dunque, credere nella risurrezione è passare, credere anche l’ascensione è oltrepassare.

E forse come ho già detto un giorno su questo argomento la sposa conosceva la risurrezione e non l’ascensione.

Fu, dunque, istruita dalle sentinelle su quanto le mancava, che cioè colui che era risuscitato era anche asceso; ascese parimenti anch’essa, cioè oltrepassò e trovò.

Come non lo avrebbe trovato raggiungendolo con la fede dove egli è con il corpo?

Da poco li avevo oltrepassati.

Dice bene: li avevo, perché il nostro corpo di due punti ha preceduto e trasceso sia essi, sia le altre sue membra che sono sopra la terra, con la risurrezione, cioè come abbiamo detto, e con l’ascensione.

Infatti Cristo è la primizia ( 1 Cor 15,23 ).

Che se egli ci ha preceduti lo ha seguito anche la nostra fede.

Dove, infatti, essa non lo seguirebbe?

Se egli ascende in cielo essa vi è.

Se discenderà nell’inferno essa è pure là.

E se avrà preso le ali dell’aurora per abitare all’estremità del mare anche là, dice, mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra ( Sal 139,8-10 ).

Infine, non è forse vero che secondo questa fede l’onnipotente e sommamente buono Padre dello Sposo ci ha conrisuscitati con lui e fatti sedere alla sua destra?

Questo per spiegare quello che ha detto la Chiesa, cioè che ha oltrepassato le sentinelle poiché oltrepassò una volta sola, arrivando con la fede dove in realtà essa non è ancora pervenuta.

Penso che sia chiaro anche perché ha detto di aver oltrepassato, più che semplicemente passato.

E anche noi passiamo alle cose che seguono.

II. Il vincolo dell’amore con cui la sposa tiene avvinto lo Sposo e non lo lascia, e per quale motivo si prepara a introdurlo nella stanza della sua genitrice

4. Lo strinsi fortemente e non lo lascerò, finché non l’abbia condotto in casa di mia madre, nella stanza della mia genitrice ( Ct 3,4 ).

È così: d’allora in poi non venne meno il popolo cristiano, né la fede dalla terra, né la carità dalla Chiesa.

Strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono contro di essa, e non cadde perché era fondata su salda roccia ( Mt 7,25 ) e la pietra era Cristo ( 1 Cor 10,4 ).

Pertanto, né per le chiacchiere dei filosofi, né per i cavilli degli eretici, né per la spada dei persecutori la Chiesa poté o potrà mai essere separata dalla carità di Dio che è in Cristo Gesù: tanto fortemente tiene colui che l’anima sua ama, tanto è cosa buona per lei.

La saldatura è buona, dice Isaia ( Is 40,19 ).

Che cosa vi è di più tenace di questo glutine che né si scioglie con l’acqua, né si dissolve con i venti, né si divide con le spade?

Infine: Le grandi acque non possono spegnere l’amore ( Ct 8,7 ).

Lo strinsi, non lo lascerò.

E il santo Patriarca: Non ti lascerò, dice, se prima non mi avrai benedetto ( Gen 32,26 ).

Così questa non vuole lasciarlo; e forse non lo vuole più che il Patriarca, perché non lo vorrebbe neppure in cambio di una benedizione; Giacobbe, infatti, ricevuta la benedizione lasciò andare l’Angelo, ma questa no.

« Non voglio dice la tua benedizione, ma te: infatti chi altri avrò per me in cielo, e fuori di teche cosa bramo sulla terra ( Sal 73,25 )?

Non ti lascerò anche se mi avrai benedetto ».

5. Lo strinsi fortemente e non lo lascerò.

Forse neanche lui è meno contento di lei di essere tenuto stretto, dicendo di sé: Le mie delizie sono nello stare con i figli degli uomini ( Pr 8,31 ), e questo lo promette dicendo: Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo ( Mt 28,20 ).

Che cosa di più forte di questa unione per cui di due si è formata una sola volontà?

Lo strinsi fortemente, dice.

Ma anch’essa da parte sua è tenuta da colui che essa tiene, e al quale dice: Hai tenuto la mia mano destra ( Sal 73,24 ).

Colei che é tenuta e tiene come potrà ormai cadere?

Tiene con la fermezza della fede, tiene con l’affetto della devozione.

Ma non terrebbe per molto tempo se non fosse essa stessa tenuta.

È tenuta dalla potenza e dalla misericordia del Signore.

Lo strinsi fortemente e non lo lascerò finché non l’abbia condotto in casa di mia madre, nella stanza della mia genitrice.

Grande la carità della Chiesa che non invidia neppure alla sua emula, la Sinagoga, le sue delizie.

Quale maggiore benignità che essere disposta a comunicare anche alla rivale colui che è l’amato dell’anima sua?

Non fa meraviglia, del resto, perché la salvezza viene dai Giudei ( Gv 4,22 ).

Al luogo da cui era uscito ritorni il Salvatore, perché si salvi il resto di Israele.

Non siano i rami ingrati alla radice, non i figli alla madre: non invidino i rami la radice, perché da essa sono germinati, non invidino la madre i figli perché hanno succhiato al suo seno.

Tenga, pertanto, la Chiesa ben stretta la salvezza che la Giudea ha perduto: essa l’ha presa fino a che entri la pienezza dei Gentili e allora tutto Israele sia salvo.

Voglia in comune che venga la comune salvezza, la quale, anche se partecipata da tutti non diminuisce per i singoli.

Questo fa la Chiesa e più ancora. Che cosa di più?

Essa augura alla Sinagoga il nome e la grazia di sposa.

Questo è veramente più che la salvezza.

6. Incredibile carità, se non ne facessero fede le parole che essa ha detto.

Ha detto, infatti, se ben ricordate, di voler introdurre colui che teneva stretto non solo nella casa della madre, ma anche nella camera nuziale, il che è prerogativa della sposa.

Per la salvezza bastava che entrasse nella casa; ma il segreto della camera nuziale indica la grazia.

Oggi, dice, la salvezza ê entrata in questa casa ( Lc 19,9 ).

Come non sarebbe venuta la salvezza per gli abitanti dal momento che il Salvatore era entrato in casa?

Ma colei che merita di riceverlo nella stanza da letto ha a parte un suo segreto particolare.

La casa abbia per sé la salvezza, per il talamo sono riservate delizie particolari.

Lo introdurrò in casa di mia madre, dice.

In quale casa se non in quella di cui preannunziava un giorno ai Giudei: Ecco la vostra casa sta per esservi lasciata deserta ( Lc 13,35 ).

Fece come aveva detto, come ne testimonia anche il Profeta: Io ho abbandonato la mia casa, ho ripudiato la mia eredità ( Ger 12,7 ).

E ora questa promette di ricondurlo e di restituire alla casa di sua madre la salvezza perduta.

E se questo sembra poco, senti che cosa di buono aggiunge: e nella stanza della mia genitrice.

Chi entra nel talamo è sposo. Grande potenza dell’amore!

Il Salvatore indignato era uscito dalla sua casa e dalla sua eredità, ed ora per grazia di costei mitigato si piega tanto da ritornare non solo come Salvatore, ma come Sposo.

Benedetta tu dal Signore, o figlia, che e freni l’indignazione e restituisci l’eredità.

Benedetta tu per la tua madre, perché per la tua benedizione si allontana l’ira, ritorna la salvezza, ritorna colui che dice: Io sono la tua salvezza ( Sal 35,3 ).

Né basta questo, continui e dica: Ti sposerò a me nella fede, ti farò mia sposa nel diritto e nella giustizia, nella benevolenza e nell’amore ( Os 2,18-19 ).

Ma ricordati che colei che concilia questa amicizia è la sposa.

Come, dunque, potrà cedere a un’altra lo Sposo, e un tale Sposo, o desiderarlo a un’altra? Certo di no.

Lo desidera si, come buona figlia, alla madre, ma non’per cederlo, bensì comunicarlo.

Basta uno per due, anzi non saranno più due, ma una sola in lui.

Egli è la nostra pace, che fa dell’una e dell’altra una sola, perché sia un’unica sposa e un unico Sposo, Gesù Cristo nostro Signore che è sopra tutte le cose Dio benedetto nei secoli.

Amen.

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