Dialogo della Divina Provvidenza

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Capitolo LXXXIV

Per quali cagioni l'anima desidera d'essere sciolta dal corpo.

La quale cosa non potendo essere, non discorda però dalla volontá di Dio; ma piú tosto si gloria in questa e in ogni altra pena per onore di Dio.

- Questi non sentono malagevolezza della morte, però che n'hanno desiderio, e con odio perfecto hanno facto guerra col corpo loro; onde hanno perduta la tenerezza che naturalmente è fra l'anima e 'l corpo: sicché, dato el bocto all'amore naturale, con odio della vita del corpo suo e con amore di me, desidera la morte.

E però dice: « Chi mi dissolverebbe dal corpo mio? Io desidero d'essere sciolta dal corpo ed essere con Cristo ».

E dicono ancora questi cotali col medeximo Paulo: « La morte m'è in dexiderio e la vita impazienzia ».

Però che l'anima levata in questa perfecta unione desidera di vedere me e di vedermi rendere gloria e loda.

Onde, tornando poi alla nuvila del corpo suo, tornando, dico, el sentimento nel corpo ( el quale sentimento era tracto in me per affecto d'amore, siccome Io ti dixi, cioè che tucti e' sentimenti del corpo erano tratti per la forza dell'affecto dell'anima, unita in me piú perfectamente che non è l'unione tra l'anima e 'l corpo ); traendo dunque ad me questa unione ( però che giá ti dixi che il corpo non era sufficiente a portare la continua unione ), Io mi parto per unione, ma non per grazia né per sentimento, come nel secondo e terzo stato ti feci menzione, e sempre torno con piú acrescimento di grazia e con piú perfecta unione.

Onde, sempre di nuovo e con piú altezza e cognoscimento della mia veritá, torno, manifestando me medeximo a loro.

E quando Io mi parto, per lo modo decto, perché il corpo torni un poco al sentimento suo, dico che per l'unione che Io avevo facta nell'anima, e l'anima in me, tornando ad sé, cioè al sentimento del corpo, è impaziente nel vivere, vedendosi levata da l'unione di me, levandosi da la conversazione degl'inmortali e trovandosi con la conversazione de' mortali, vedendo offendere me tanto miserabilemente.

Questo è il crociato desiderio che eglino portano vedendomi offendere da le mie creature.

Per questo e per lo desiderio di vedermi, l'è incomportabile la vita loro; e nondimeno, perché la volontá loro non è loro, anco è facta una cosa con meco per amore, non possono volere né desiderare altro che quello ch'Io voglio.

Desiderando el venire, sonno contenti di rimanere, se Io voglio che rimangano con loro pena, per piú gloria e loda del nome mio e salute de l'anime.

Sí che in veruna cosa si scordano da la mia volontá, ma corrono con espasimato desiderio, vestiti di Cristo crocifixo, tenendo per lo ponte della doctrina sua, gloriandosi degli obrobri e pene sue.

Tanto si dilectano quanto si veggono sostenere; anco, nel sostenere de le molte tribulazioni, a loro è uno refrigerio nel desiderio della morte, che, spesse volte, per lo desiderio e volontá del sostenere mitiga la pena che essi hanno d'essere sciolti dal corpo.

Costoro non tanto che portino con pazienzia, come nel terzo stato ti dixi, ma essi si gloriano, per lo nome mio, portare molte tribolazioni.

Portando, hanno dilecto; non portando, hanno pena temendo che el loro bene adoperare non el voglia remunerare in questa vita, o che non sia piacevole a me il sacrifizio de' loro desidèri: ma sostenendo, permectendo lo' le molte tribolazioni, essi si rallegrano, vedendosi vestire delle pene e obrobri di Cristo crocifixo.

Unde, se lo' fusse possibile d'avere virtú senza fadiga, non la vorrebbero, ché piú tosto si vogliono dilectare in croce con Cristo e con pena acquistare le virtú, che per altro modo avere vita etterna.

Perché? perché sonno affogati e annegati nel Sangue, dove truovano l'affocata mia caritá; la quale caritá è uno fuoco, che procede da me, che rapisce il cuore e la mente loro, acceptando el sacrificio de' loro desidèri.

Unde si leva l'occhio de l'intellecto specolandosi nella mia Deitá, dove l'affetto si notrica e si unisce, tenendo dietro a l'intellecto.

Questo è uno vedere per grazia infusa che Io fo ne l'anima che in veritá ama e serve me.

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