Dialogo della Divina Provvidenza

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Capitolo XCI

Come quelli, che desiderano le lagrime degli occhi e non le possono avere, hanno quelle del fuoco.

E per che cagione Dio sottrae le lagrime corporali.

- Decto t'ho delle lagrime perfecte e imperfecte, e come tucte escono del cuore.

Di questo vasello esce ogni lagrima di qualunque ragione si sia, e però tucte si possono chiamare « lagrime cordiali »: solo la differenzia sta ne l'ordinato o disordinato amore e ne l'amore perfecto o imperfecto, secondo che decto è di sopra.

Restoti ora a dire, a satisfaczione del desiderio tuo che m'hai domandato, d'alcuni che vorrebbero la perfeczione delle lagrime e non pare che le possino avere.

Hacci altro modo che lagrima docchio?

Sí: ècci un pianto di fuoco, cioè di vero e sancto desiderio, el quale si consuma per affecto damore: vorrebbe dissolvere la vita sua in pianto per odio di sé e salute de l'anime, e non pare che possa.

Dico che costoro hanno lagrima di fuoco, in cui piagne lo Spirito sancto dinanzi a me per loro e per lo proximo loro.

Cioè dico che la divina mia caritá accende con la sua fiamma l'anima che offera ansietati desidèri dinanzi da me, senza lagrima d'occhio.

Dico che queste sono lagrime di fuoco: per questo modo dicevo che lo Spirito sancto piagneva.

Questo non potendo fare con lagrime, offera desidèri di volontá che ha di pianto, per amore di me.

Benché, se aprono l'occhio de l'intellecto, vedranno che ogni servo mio che gitta odore di sancto desiderio ed umili e continue orazioni dinanzi da me, piagne lo Spirito sancto per mezzo di lui.

A questo modo parbe che volesse dire il glorioso apostolo Pavolo, quando dixe che lo Spirito sancto piagneva dinanzi a me, Padre, con gemito inenarrabile per voi.

Adunque vedi che non è di meno el fructo della lagrima del fuoco che di quella de l'acqua: anco spesse volte è di maggiore, secondo la misura de l'amore.

E però non debba venire a confusione di mente, né debbale parere essere privata di me quella anima che desidera lagrime e non le può avere per lo modo che desidera; ma debbale desiderare con la volontá acordata con la mia e umiliata al sí e al no, secondo che piace a la divina mia bontá.

Alcuna volta Io permecto di non dare lagrime corporalmente, per fare l'anima continuamente stare dinanzi da me umiliata e con continua orazione e desiderio gustando me; ché avere da me quello che essa dimanda non le sarebbe di quella utilitá che essa si crede, ma starebbesi contenta ad avere quello che ha desiderato, e allentarebbe l'affecto e il desiderio con che ella me l'adimandava.

Sí che Io per acrescimento, e non perché diminuisca, sottrago a me di non darle actuali lagrime d'occhio, ma dolle le mentali solamente di cuore, piene di fuoco della divina mia caritá.

Sí che in ogni stato e in ogni tempo saranno piacevoli a me, pure che l'occhio de l'intellecto non si serri mai col lume della fede da l'obiecto della mia veritá etterna con affecto d'amore.

Però ch'Io so' medico, e voi infermi; e do a tucti quello che è di necessitá e di bisogno a la vostra salute e a crescere la perfeczione ne l'anima vostra.

Questa è la veritá, e la dichiarazione degli stati delle decte lagrime dichiarate da me, Veritá etterna, a te dolcissima mia figliuola.

Anniègati dunque nel sangue di Cristo crocifixo, umile, crociato, inmaculato Agnello, unigenito mio Figliuolo, crescendo in continua virtú, acciò che si nutrichi el fuoco della divina mia caritá in te.

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