Dialogo della Divina Provvidenza

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Capitolo XCII

Come li quatro stati di questi predecti cinque stati de le lagrime dánno infinite varietadi di lagrime.

E come Dio vuole essere servito con cosa infinita e non con cosa finita.

- Questi cinque stati predecti sonno come cinque principali canali de' quali e' quattro dánno abondanzia e infinite varietá di lagrime, che tucte dánno vita, se sonno exercitate in virtú, come detto t'ho.

Come infinite?

Non dico che in questa vita siate infiniti in pianto, ma « infinite » le chiamo per lo infinito desiderio de l'anima.

Ora t'ho decto come la lagrima procede dal cuore, e il cuore la porge a l'occhio, avendola ricolta ne l'affocato desiderio: sí come el legno verde che sta nel fuoco, che per lo caldo geme l'acqua, perché egli è verde ( ché, se fusse secco, giá non gemarebbe ); cosí el cuore, rinverdito per la rinnovazione della grazia, tráctane la secchezza de l'amore proprio che disecca l'anima.

Sí che sonno unite fuoco e lagrime, cioè desiderio affocato.

E perché il desiderio non finisce mai, non si sazia in questa vita, ma quanto piú ama meno gli pare amare; e cosí exercita el desiderio sancto che è fondato in caritá, col quale desiderio l'occhio piagne.

Ma, separata che l'anima è dal corpo e gionta a me, fine suo, non abandona però el desiderio che non desideri me e la caritá del proximo suo; inperò che la caritá è intrata dentro come donna, portandosene il fructo di tucte l'altre virtú.

È vero che termina e finisce la pena, sí com'Io ti dissi; però che, se egli desidera me, esso m'ha in veritá senza alcuno timore di potere perdere quello che ha tanto tempo desiderato.

E in questo modo si notrica la fame: cioè che avendo fame sonno saziati, e saziati hanno fame, e di longa è il fastidio dalla sazietá, e di longa è la pena da la fame, perché ine non manca alcuna perfeczione.

Sí che il desiderio vostro è infinito: ché altrementi non varrebbe né avarebbe vita alcuna virtú se fussi solamente servito con cosa finita, perché Io, che so' Dio infinito, voglio essere servito da voi con cosa infinita; e infinito altro non avete se non l'affecto e il desiderio vostro de l'anima.

E per questo modo dicevo che erano infinite varietá di lagrime, e cosí è la veritá per lo modo che decto ho: per lo infinito desiderio che era unito con la lagrima.

La lagrima, partita che l'anima è dal corpo, rimane di fuore; ma l'affecto della caritá ha tracto a sé el fructo della lagrima e consumatala, sí come l'acqua nella fornace: non è che l'acqua sia fuore della fornace, ma el calore del fuoco l'ha consumata e tracta in sé.

Cosí l'anima, gionta a gustare il fuoco de la divina mia caritá, è passata di questa vita con l'affecto della caritá di me e del prossimo suo, e con l'amore unitivo col quale gictava la lagrima.

E non restano mai di continuamente offerire loro desidèri beati e lagrimosi senza pena: non con lagrima d'occhio, ché ella è diseccata nella fornace, come decto è; ma lagrima di fuoco di Spirito sancto.

Veduto hai dunque come sonno infinite, che pure in questa vita medesima non è lingua sufficiente a narrare quanti diversi pianti si fanno in questo stato decto.

Ma hocti decta la differenzia de' quattro stati delle lagrime.

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