Dialogo della Divina Provvidenza

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Capitolo CXXVI

Come ne’ predecti iniqui ministri regna el peccato de la luxuria.

- Decto t’ho, carissima figliuola, alcuna sprizzarella della vita di coloro che vivono nella sancta religione, con quanta miseria egli stanno ne l’ordine col vestimento della pecora, ed essi sonno lupi rapaci.

Ora ti ritorno a’ cherici e ministri della sancta Chiesa, lamentandomi con teco de’ loro difecti, oltre a quegli che Io t’ho narrati, sopra tre colonne di vizi, de’ quali un’altra volta ti mostrai, lagnandomi con teco di loro: cioè della immondizia e della infiata superbia e della cupiditá, ché per cupiditá vendevano la grazia dello Spirito sancto, sí come Io t’ho decto.

Di questi tre vizi l’uno dipende da l’altro, e il loro fondamento di queste tre colonne è l’amore proprio di loro medesimi.

Queste tre colonne, mentre che elle stanno ricte, che per forza de l’amore delle virtú elle non diano a terra, sonno sufficienti a tenere l’anima ferma e obstinata in ogni altro vizio.

Però che tucti e’ vizi, come decto t’ho, nascono da l’amore proprio, perché da l’amore proprio nasce il principale vizio della superbia; e l’uomo superbo è privato della dileczione della caritá, e da la superbia viene alla immondizia e a l’avarizia.

E cosí s’incatenano essi medesimi con la catena del diavolo.

Ora ti dico, carissima figliuola, guarda con quanta miseria d’inmondizia essi lordano el corpo e la mente loro, sí come decto Io te n’ho alcuna cosa.

Ma un’altra te ne voglio dire, perché tu cognosca meglio la fontana della mia misericordia e abbi maggiore compassione a’ miserabili a cui tocca.

E’ sonno alcuni che tanto sonno dimòni, che, non che essi abbino in reverenzia el sacramento e tengano cara la excellenzia loro nella quale Io gli ho posti per la mia bontá, ma essi, come al tucto fuore della memoria, per l’amore che avaranno posto ad alcune creature, e non potendo avere di loro quello che desiderano, faranno con incantagioni di dimonia e col sacramento che v’è dato in cibo di vita, faranno malie per volere compire i loro miserabili e disonesti pensieri e volontá loro mandarle in effecto.

E quelle pecorelle, delle quali essi debbono avere cura e pascere l’anime e i corpi loro, essi le tormentano in questi cotali modi e in molti altri, e’ quali Io trapassarò per non darti piú pena.

Sí come tu hai veduto, le fanno andare sciarrate fuore della memoria, venendo lo’ in volontá, per quello che quel dimonio incarnato l’ha facto, di fare quello che elle non vogliono; e per la resistenzia che elle fanno a loro medesime, e’ corpi loro ne ricevono gravissime pene.

Questo e molti altri miserabili mali e’ quali tu sai, e non bisogna che Io te li narri, chi l’ha facto? la disonesta e miserabile vita sua.

O carissima figliuola, la Carne che è levata sopra tucti e’ cori degli angeli, per la natura mia divina unita con la natura vostra umana, questi la dánno a tanta miseria.

O abominevole e miserabile uomo, non uomo, ma animale, che la carne tua, unta e consacrata a me, tu la dái alle meritrici e anco peggio!

A la carne tua e di tucta l’umana generazione fu tolta la piaga, che Adam l’aveva facta per lo peccato suo, in sul legno della sanctissima croce col Corpo piagato de l’unigenito mio Figliuolo.

O misero! Egli ha facto a te onore; e tu gli fai vergogna!

Egli t’ha sanate le piaghe col sangue suo, e piú, ché ne se’ facto ministro; e tu el percuoti con lascivi e disonesti peccati!

Il pastore buono ha lavate le pecorelle nel sangue suo; e tu gli lordi quelle che sonno pure, tu ne fai la tua possibilitá di mecterle nel letame.

Tu debbi essere specchio d’onestá; e tu se’ specchio di disonestá.

Tucte le membra del corpo tuo hai dirizzate in adoperarle miserabilemente, e fai el contrario di quello che per te ha facto la mia Veritá.

Io sostenni che li fussero fasciati gli occhi per te illuminare; e tu con gli occhi tuoi lascivi gitti saette avelenate ne l’anima tua e nel cuore di coloro in cui con tanta miseria raguardi.

Io sostenni che Elli fusse abeverato di fiele e d’aceto; e tu, come animale disordinato, ti dilecti in cibi delicati, facendoti del ventre tuo Dio.

Nella lingua tua stanno disoneste e vane parole; con la quale lingua tu se’ tenuto d’amonire il proximo tuo e d’anunziare la parola mia e dire l’Offizio col cuore e con la lingua tua, e Io non ne sento altro che puzza, giurando e spergiurando come se tu fussi uno baractiere, e spesse volte bastemiandomi.

Io sostenni che li fussero legate le mani per sciogliere te e tucta l’umana generazione dal legame della colpa, e le mani tue unte e consacrate ministrando el sanctissimo Sacramento; e tu laidamente le exerciti in miserabili toccamenti.

Tucte le tue operazioni, le quali s’intendono per le mani, sonno corrocte e di rizzate nel servizio del dimonio.

Oh! misero, e Io t’ho posto in tanta dignitá perché tu serva solamente a me, te ed ogni creatura che ha in sé ragione!

Io volsi che gli fussero conficti e’ piei, facendoti scala del Corpo suo; e il costato aperto, acciò che tu vedessi el secreto del cuore, Io ve l’ho posto per una bottiga aperta dove voi potiate vedere e gustare l’amore ineffabile che Io v’ho, trovando e vedendo la natura mia divina unita nella natura vostra umana: ine vedi che ’l Sangue, il quale tu ministri, Io te n’hoe facto bagno per lavare le vostre iniquitá.

E tu del tuo cuore hai facto tempio del dimonio.

E l’affecto tuo, il quale è significato per li piei, non tiene né offera a me altro che puzza e vitoperio; e’ piei de l’affecto tuo non portano l’anima altro che ne’ luoghi del dimonio.

Sí che con tucto el corpo tuo tu percuoti el Corpo del Figliuolo mio, facendo tu el contrario di quello che ha facto Egli e di quello che tu e ogni creatura sète tenuti e obligati di fare.

Questi strumenti del corpo tuo hanno ricevuto in male il suono, perché le tre potenzie de l’anima tua sonno congregate nel nome del dimonio; colá dove tu le debbi congregare nel nome mio.

La memoria tua debba essere piena de’ benefizi miei, e’ quali tu hai ricevuti da me; ed ella è piena di disonestá e di molti altri mali.

L’occhio de l’intellecto el debbi ponere col lume della fede ne l’obiecto di Cristo crocifixo unigenito mio Figliuolo, di cui tu se’ facto ministro; e tu gli hai posto dinanzi delizie, stati e ricchezza del mondo con misera vanitá.

L’affecto tuo debba solamente amare me senza alcuno mezzo; e tu l’hai posto miseramente in amare le creature e nel corpo tuo, e i tuoi animali amarai piú che me.

E chi mel dimostra? la tua impazienzia che tu hai verso di me quando Io ti tollesse la cosa che tu molto ami, e il dispiacimento che tu hai al proximo tuo quando ti paresse ricevere alcuno danno temporale da lui, e odiandolo e bastemmiandolo ti parti dalla caritá mia e sua.

Oh! disaventurato te! se’ facto ministro del fuoco della divina mia caritá; e tu, per li tuoi propri e disordinati dilecti e per picciolo danno che ricevi dal proximo tuo, la perdi.

O figliuola carissima, questa è una di quelle tre miserabili colonne che Io ti narrai.

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