Dialogo della Divina Provvidenza

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Capitolo CLVII

Di quelli e’ quali pongono tanto amore all’obedienzia che non rimangono contenti de la obedienzia generale de’ comandamenti, ma pigliano l’obedienzia particulare.

- Alcuni sonno, dilectissima figliuola mia, che tanto crescerá in loro el dolce e amoroso fuoco d’amore verso questa obbedienzia; e, perché fuoco d’amore non è senza odio della propria sensualitá, crescendo el fuoco, cresce l’odio; unde, per odio e per amore, non si chiamano contenti a l’obbedienzia generale de’ comandamenti della legge ( a’ quali, come decto è, tucti sète tenuti e obligati d’obbedire, se volete avere la vita: se non che, avareste la morte ), ma pigliano la particulare, cioè l’obbedienzia particulare che va dietro alla grande perfeczione, unde si fanno observatori de’ consigli actualmente e mentalmente.

Voglionsi questi cotali, per odio di loro e per uccidere in tucto la loro volontá, legarsi piú corti.

O essi si legano al giogo de l’obbedienzia nella sancta religione; o egli si legano fuore della religione ad alcuna creatura, sottomectendo la loro volontá in lei, per andare piú expediti a diserrare il cielo.

Questi son quegli, de’ quali Io ti dixi che eleggevano l’obbedienzia perfectissima.

Decto t’ho della generale obbedienzia; e, perché Io so che la tua volontá è che Io ti parli de l’obbedienzia piú particulare, perfectissima, però ti narrarò ora di questa seconda, la quale non esce però della prima, ma è piú perfecta: perché giá ti dixi che elle erano unite insieme per sí facto modo, che separare non si possono.

Hotti decto unde procede e dove si truova l’obbedienzia generale, e quale è quella cosa che ve la tolle.

Ora ti dirò della particulare, non traendoti di questo principio.

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