Vita seconda

Del chiedere l'elemosina

Capitolo XLI

Elogio del chiedere l'elemosina

[659] 71. Il Padre usava molto più volentieri delle elemosine raccolte di porta in porta che di quelle fatte spontaneamente.

Diceva che vergognarsi di mendicare è contrario alla salvezza, mentre ribadiva, nel mendicare è santa la vergogna che non ritrae il piede.

Per lui era meritevole di lode il rossore, che spunta su un volto sensibile, ma non altrettanto l'imbarazzo che confonde.

A volte esortando i suoi a domandare la carità, usava queste parole: « Andate, perché in questo ultimo tempo i frati minori sono stati dati al mondo, affinché gli eletti compiano verso di essi azioni degne di essere premiate dal Giudice: Ciò che avete fatto ad uno di questi miei fratelli minori l'avete fatto a me.

Per questo diceva che il suo ordine aveva ricevuto un singolare privilegio dal Grande Profeta, che ne aveva indicato così chiaramente il nome.

E pertanto voleva che i frati abitassero non solo nelle città, ma anche negli eremi, affinché tutti vi trovassero occasione di merito e fosse tolta ai malvagi ogni apparenza di scusa.

Capitolo XLII

Esempio del Santo nel chiedere l'elemosina

[660] 72. Per non offendere neppure una volta quella santa sposa, il servo del Dio altissimo si comportava solitamente così: se, invitato da persone facoltose, prevedeva di essere onorato con mense piuttosto copiose, prima andava elemosinando alle case vicine tozzi di pane e poi, così ricco di povertà, correva a sedersi a tavola.

A chi gli chiedeva perché facesse così, rispondeva che per un feudo di un'ora, non voleva lasciare una eredità stabile.

« È la povertà - diceva - che ci ha fatti eredi e re del regno dei cieli, non le vostre false ricchezze ».

Capitolo XLIII

Come si comportò in casa del Signor d'Ostia e sua risposta al Vescovo

[661] 73. Un giorno Francesco fece visita al papa Gregorio, di veneranda memoria, quando era ancora di dignità inferiore.

Avvicinandosi l'ora del pranzo, andò ad elemosinare e, di ritorno, dispose sulla tavola del vescovo frustoli di pane nero.

Il vescovo, quando li vide, sentì piuttosto vergogna, soprattutto a causa dei nuovi invitati.

Il Padre con volto lieto distribuì ai cavalieri e ai cappellani commensali i tozzi di pane: tutti li accettarono con particolare devozione, e alcuni di essi ne mangiarono, altri li conservarono per riverenza.

Finito il pranzo, alzatosi, il vescovo chiamò nella sua stanza l'uomo di Dio, e protendendo le braccia, lo strinse amorosamente: « Fratello mio, - gli disse - perché nella casa che è tua e dei tuoi fratelli, mi hai fatto il torto di andare per l'elemosina? ».

« Anzi, - rispose il Santo - vi ho reso onore, onorando un Signore più grande.

Perché Dio si compiace della povertà, e soprattutto della mendicità volontaria.

Da parte mia ritengo dignità regale e insigne nobilità seguire quel Signore, che pur essendo ricco si è fatto povero per noi ».

E aggiunse: « Trovo maggiori delizie in una mensa povera preparata con piccole elemosine, che in una ricca dove a mala pena si conta il numero delle portate ».

Il vescovo ne rimase moltissimo edificato e disse al Santo: « Figlio, fa pure ciò che ti sembra bene, perché il Signore è con te ».

Capitolo XLIV

Esorta con l'esempio e la parola a chiedere l'elemosina

[662] 74. Da principio, sia per allenare se stesso alla mortificazione sia per indulgenza verso la ritrosia dei frati, spesso andava per l'elemosina lui solo.

Ma una volta, vedendo che molti non sentivano l'esigenza della loro vocazione, disse: « Carissimi fratelli, il Figlio di Dio era più nobile di noi, eppure per noi si è fatto povero in questo mondo.

Per suo amore abbiamo scelto la via della povertà: non dobbiamo sentirci umiliati di andare per l'elemosina.

Non è mai decoroso per gli eredi del regno arrossire della caparra della eredità celeste.

Vi dico che molti nobili e sapienti si uniranno alla nostra congregazione e si sentiranno onorati di chiedere l'elemosina.

Pertanto voi, che ne siete la primizia, gioite ed esultate, e non rifiutate di compiere ciò che trasmetterete da fare a quei santi.

Capitolo XLV

Rimprovero ad un Frate che rifiutava di mendicare

[663] 75. Francesco ripeteva spesso che il vero frate minore non dovrebbe lasciar passare molto tempo, senza andare per l'elemosina.

« E quanto è più nobile - diceva - un mio figlio, tanto più sia pronto ad andare, perché in tale modo accumula meriti ».

Vi era in un luogo un certo frate che non si prestava per la questua, ma valeva per quattro a tavola.

Notando il Santo che era amico del ventre, partecipe del frutto, ma non della fatica, un giorno lo riprese così: « Va' per la tua strada, frate mosca, perché vuoi mangiare il sudore dei tuoi fratelli e rimanere ozioso nell'opera di Dio.

Ti rassomigli a frate fuco, che lascia lavorare le api, ma vuole essere il primo a mangiare il miele ».

Quell'uomo carnale, vedendosi scoperto nella sua voracità, ritornò al mondo, che non aveva ancora abbandonato.

Uscì dalla Religione e chi non aveva contato niente per la questua, non contò più nulla come frate.

Chi valeva molti a tavola, finì per essere un pluridemonio.

Capitolo XLVI

Va incontro ad un Frate che porta l'elemosina e gli bacia la spalla

[664] 76. Un'altra volta un frate se ne tornava con l'elemosina da Assisi alla Porziuncola.

Giunto nelle vicinanze del luogo, cominciò a cantare e a lodare Iddio ad alta voce.

Appena lo udi il Santo balzò in piedi, corse fuori e, baciata la spalla dei frate, si caricò la bisaccia sulle proprie spalle, ed esclamò: « Sia benedetto il mio fratello, che va prontamente, questua con umiltà e ritorna pieno di gioia ».

Capitolo XLVII

Induce alcuni cavalieri a chiedere l'elemosina

[665] 77. Mentre Francesco, pieno di malattie e quasi prossimo a morire, si trovava nel luogo di Nocera, il popolo di Assisi mandò una solenne deputazione a prenderlo per non lasciare ad altri la gloria di possedere il corpo dell'uomo di Dio.

I cavalieri, che lo trasportavano a cavallo con molta devozione raggiunsero la poverissima borgata di Satriano, proprio quando la fame e l'ora facevano sentire il bisogno di cibo.

Ma per quanto cercassero, non trovarono nulla da comprare.

Allora i cavalieri tornarono da Francesco e gli dissero: « È necessario che tu ci dia parte delle tue elemosine, perché qui non riusciamo a trovare nulla da comprare ».

« Per questo motivo voi non trovate, - rispose il Santo - perché confidate più nelle vostre mosche che in Dio ».

Chiamava evidentemente mosche i denari.

« Ma - continuò - ripassate dalle case dove siete già stati e chiedete umilmente l'elemosina, offrendo in luogo dei denari l'amore di Dio!

Non vergognatevi, perché dopo il peccato viene concesso tutto in elemosina e quel grande Elemosiniere dona largamente e con bontà a tutti, degni e indegni ».

Deposta la vergogna, i cavalieri andarono subito a chiedere la carità, e trovarono da comprare assai più « per amore di Dio » che col denaro.

Tutti offrirono a gara, con volto lieto, e non dominò più la fame, dove prevalse la ricca povertà.

Capitolo XLVIII

Ad Alessandria un pezzo di cappne viene cambiato in pesci

[666] 78. Nella questua cercava più il vantaggio delle anime di chi donava, che un aiuto materiale alla carne e voleva essere di esempio agli altri sia nel dare che nel ricevere.

Mentre si recava a predicare ad Alessandria di Lombardia, fu ospitato devotamente da un uomo timorato di Dio e di lodevole fama, che lo pregò di mangiare, secondo quanto prescrive il Vangelo, di tutto quello che gli fosse posto davanti.

Ed egli acconsentì volentieri, vinto dalla gentilezza dell'ospite.

Questi corre in tutta fretta e prepara con ogni cura all'uomo di Dio un cappone di sette anni.

Mentre il patriarca dei poveri è seduto a mensa e tutta la famiglia è in festa, improvvisamente si presenta alla porta un figlio di Belial, che si fingeva mancante del necessario, ma era povero soprattutto della grazia.

Nel chiedere l'elemosina, mette avanti l'amore di Dio e con voce pietosa domanda di essere aiutato in nome di Dio.

Appena il Santo ode il nome benedetto al di sopra di tutte le cose e per lui dolce più del miele, prende molto volentieri una coscia del pollo che gli era stato servito e, messala su un pane, la manda al mendicante.

Ma, per dirla in breve, quel disgraziato mette via ciò che gli è stato donato per poter screditare il Santo.

79 Il giorno dopo il Santo, come era solito, predica la parola di Dio al popolo, che si è radunato.

All'improvviso quello scellerato manda un grido, mentre cerca di mostrare a tutto il popolo il pezzo di cappone.

« Ecco - strilla - che uomo è questo Francesco che vi predica e che voi onorate come santo: guardate la carne che mi ha data ieri sera, mentre mangiava ».

Tutti danno sulla voce a quel briccone e lo insultano come indemoniato, perché in realtà sembrava a tutti essere pesce, ciò che lui sosteneva fosse invece una coscia di cappone.

Infine anche quel miserabile, stupito del miracolo, fu costretto ad ammettere che avevano ragione.

Il disgraziato ne sentì vergogna, e pentito espiò una colpa così palese: davanti a tutti chiese perdono al Santo, manifestando l'intenzione perversa avuta.

Anche la carne riprese il suo aspetto, dopo che il falso accusatore si fu ricreduto.

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