Trattato dei miracoli

Capitolo V

La Divina clemenza fu sempre pronta ad esaudire i desideri di San Francesco

[856] 33. Non soltanto la creatura ubbidiva al solo cenno di quest'uomo, ma la Provvidenza stessa del Creatore condiscendeva ovunque ai suoi desideri.

Quella paterna clemenza preveniva i suoi desideri e anticipatamente con sollecitudine accorreva come a colui che si era abbandonata ad essa.

Si manifestavano ad un tempo il bisogno e la grazia, il desiderio e il soccorso.

Nel sesto anno della sua conversione, ardendo dal desiderio del martirio, volle passare il mare diretto in Siria.

Avendo salpato con una nave, diretta a quel luogo, per la furia dei venti contrari, finì sulla costa della Schiavonia con gli altri naviganti.

Vedendosi impedito nella realizzazione del suo grande desiderio, dopo poco pregò alcuni marinai in viaggio per Ancona di condurlo con sé nella traversata.

Essi rifiutarono ostinatamente di riceverlo per mancanza di cibo, e il Santo di Dio, confidando quanto mai nella bontà del Signore, entrò di soppiatto nella nave con un compagno.

Per divina provvidenza si presentò subito un individuo sconosciuto a tutti, che portava con sé il vitto necessario.

Chiamato un marinaio timorato di Dio, costui gli disse: « Prendi con te tutto questo e lo darai fedelmente secondo necessità ai poverelli nascosti nella nave ».

Levatasi in seguito una forte tempesta, per molti giorni i marinai remarono con fatica esaurendo tutte le loro cibarie e rimasero solo quelle del povero Francesco.

Ora queste per divina grazia e potenza furono moltiplicate sì che, malgrado vi fossero ancora molti giorni di navigazione, soccorsero abbondantemente alla necessità di tutti sino al porto di Ancona.

Pertanto i marinai, vedendo che erano stati salvati dal pericolo del mare grazie al servo di Dio Francesco e che avevano ricevuto da lui quanto gli avevano negato, resero grazie a Dio onnipotente, che sempre si mostra mirabile ed amabile nei suoi servi.

[857] 34. Di ritorno dalla Spagna, non avendo potuto secondo il suo desiderio raggiungere il Marocco, san Francesco si ammalò molto gravemente.

Infatti oppresso dalla miseria e dalla debolezza e cacciato dalla casa per la durezza dell'ospite, per tre giorni perse la parola.

Ricuperate comunque in qualche modo le forze, camminando per la strada disse a frate Bernardo che avrebbe mangiato un uccello, se mai ne avesse avuto uno.

Ed ecco accorrere attraverso un campo un cavaliere con uno squisito uccello.

Costui disse al beato Francesco: « Servo di Dio, accetta con piacere ciò che ti manda la divina clemenza ».

Accettò con gioia il dono e comprendendo come Cristo avesse cura di lui, lo benedisse in ogni cosa.

[858] 35. Giacendo infermo nel palazzo del vescovo di Rieti, rivestito di una povera tonaca assai vecchia, il padre dei poveri, disse una volta ad uno dei suoi compagni che aveva scelto come suo guardiano: « Vorrei, fratello, che tu, potendolo, mi procurassi del panno per una tonaca ».

Il frate udito ciò stava pensando come trovare il panno tanto necessario e tanto umilmente richiesto.

Il mattino seguente, quindi, molto presto si avviò alla porta per andare in città e procurarsi il panno: ed ecco c'era sulla porta un uomo che intendeva parlargli.

Costui disse al frate: « Ricevi, fratello, per amor di Dio del panno per sei tuniche, e tenendone una per te, distribuisci le rimanenti per il bene dell'anima mia, come ti parrà ».

Tutto lieto, il frate torna dal beato Francesco, e racconta del dono venuto dal cielo.

A lui il Padre rispose: « Prendi le tuniche, perché per questo quell'uomo è stato mandato, per soccorrere in tale modo alla mia necessità.

Siano dunque rese grazie a Colui che si prende cura di noi ».

[859] 36. Mentre il santo uomo stava in un eremo, un medico lo visitava ogni giorno per la cura degli occhi.

Un giorno il Santo disse ai suoi: « Invitate il medico e dategli da mangiare benissimo ».

Rispose il guardiano: « Padre, lo diciamo timidamente, ci vergognamo di invitarlo, tanto siamo poveri in questo momento ».

Rispose il Santo dicendo: « Uomini di poca fede, perché volete che ve lo ripeta? ».

Il medico che era presente, esclamò: « Anch'io, fratelli carissimi, stimerò come una delizia la vostra miseria ».

Si affrettarono i frati e posero sulla mensa tutta l'abbondanza della dispensa, cioè un poco di pane, non molto vino e perché con più abbondanza mangiassero, la cucina procurò anche un po' di legumi.

Intanto la mensa del Signore soccorse la mensa dei suoi servi; si sentì bussare alla porta, accorse un frate ed ecco una donna che offrì un canestro pieno di pane fragrante, di pesci, di pasticcio di gamberi, con sopra grappoli di uva e miele.

A tale vista esultò la mensa dei poveri, e riservati i cibi poveri per il domani, s'imbandirono subito quelli prelibati.

Allora il medico così parlò, con un sospiro: « Né voi, frati, come dovreste, né noi secolari conosciamo adeguatamente la santità di costui ».

Sarebbero stati saziati dal cibo, se non lo fossero stati ancor più dal miracolo.

Così quell'occhio paterno non guarda mai con disprezzo i suoi, anzi con maggior provvidenza nutre i mendicanti più bisognosi.

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