Leggenda dei tre compagni

Capitolo XVII

Della morte del Beato Francesco

e come, due anni prima, aveva ricevuto le stimmate del Signore nostro Gesù Cristo

[1482] 68. Vent'anni erano trascorsi da quando Francesco, uomo apostolico, aveva aderito perfettamente a Cristo, seguendo la vita e le orme degli apostoli.

L'anno della Incarnazione del Signore 1226, ai 4 d'ottobre, domenica, egli migrò felicemente a Cristo, conquistando il riposo eterno dopo tanti travagli, e presentandosi degnamente al cospetto del suo Signore.

Un suo discepolo, famoso per santità, vide l'anima di Francesco in forma di stella, avente le dimensioni della luna e splendente come il sole, sorretta da una nube candida levarsi da una distesa di acque e salire dritta al cielo.

Molto egli aveva faticato nella vigna del Signore, sollecito e fervente nelle orazioni, nei digiuni, nelle veglie nelle predicazioni e peregrinazioni evangeliche, nella cura e compassione verso il prossimo, nel disprezzo verso se stesso: e ciò dai primordi della conversione fino al giorno che migrò a Cristo.

Aveva amato Gesù con tutto il cuore, tenendo costantemente nel pensiero il suo ricordo, sempre lodandolo con la parola e glorificandolo con le sue opere fruttuose.

Amò Dio con tanto ardore e profondità, che al solo udirlo nominare, come si sentisse liquefare il cuore, effondeva il suo animo commosso, dicendo: " Cielo e terra dovrebbero chinarsi al nome del Signore! ".

[1483] 69. Quest'amore infiammato e la incessante memoria della passione di Cristo, che celava in cuore, volle il Signore mostrarli a tutto il mondo per mezzo della stupenda prerogativa d'un privilegio eccezionale, con cui lo decorò mentre era ancor vivente nella carne.

Un mattino egli si sentì rapito in alto, verso Dio, da ardenti desideri serafici, mentre una tenera compassione lo trasformava in Colui che, per eccesso di amore, volle essere crocifisso.

Si era verso la festa dell'Esaltazione della croce, due anni prima della sua morte.

A Francesco, immerso nell'orazione su un versante del monte della Verna, apparve un serafino: aveva sei ali e tra le ali emergeva la figura di un uomo bellissimo, crocifisso, le cui mani e piedi erano stesi in croce, e i tratti di lui erano chiaramente quelli di Gesù Cristo.

Con due ali velava il capo, due scendevano a coprire il corpo, due si tendevano al volto.

Quando la visione scomparve, l'anima di Francesco rimase arroventata d'amore, e nelle sue carni si erano prodotte le stimmate del Signore Gesù Cristo.

L'uomo di Dio cercava di nasconderle quanto più poteva, fino alla sua morte, non volendo propagare il segreto del Signore.

Ma non arrivò a celare il prodigio totalmente, ché fu scoperto almeno dai compagni viventi in intimità con lui.

[1484] 70. Dopo il suo felice transito, tutti i frati presenti alle esequie e grandissimo numero dl laici videro la sua salma adorna delle stimmate di Cristo.

Potevano osservare nelle mani e piedi di lui non le ferite dei chiodi, ma i chiodi stessi formati con le sue carni e come sbocciati dalle sue carni, e del ferro avevano il colore cupo.

Il petto, a destra, come fosse stato trapassato da una lancia, era spaccato dalla cicatrice rossa di una vera e visibile ferita; e mentre ancora il Santo viveva, ne sgorgava spesso del sangue.

La verità innegabile di queste stimmate fu constatata durante la vita e alla sua morte, ché poterono essere viste e toccate.

Dopo la sepoltura, il Signore volle più chiaramente dichiarare la loro autenticità per mezzo di molti miracoli accaduti in diverse contrade del mondo.

Miracoli che trasformarono il cuore di numerose persone le quali, non avendo compreso il Santo, mettevano in dubbio la verità delle stimmate.

Essi giunsero a tale certezza che, grazie alla bontà di Dio e incalzati dall'evidenza del fatto, da detrattori che erano divennero schietti ammiratori di Francesco e diffusori della sua gloria.

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