Specchio di perfezione

Parte nona - Dello spirito di profezia

102. Come predisse che si facesse la pace tra il Vescovo e il Podestà di Assisi, in virtù delle lodi delle creature che aveva composto e fece cantare dai suoi compagni davanti a loro

[1800] 124. Dopo che il beato Francesco ebbe composto le Lodi delle creature, che chiamò Cantico di frate sole, avvenne che tra il vescovo e il podestà di Assisi scoppiasse una grande discordia, al punto che il vescovo scomunicò il podestà e questi fece proclamare dai banditori che nessuno vendesse nulla al vescovo e nulla da lui comprasse o facesse con lui contratto alcuno.

Francesco era gravemente malato.

Venuto a sapere di questa rottura, fu mosso a pietà per loro, massime perché nessuno si interponeva per fare la pace.

Disse quindi ai suoi compagni: « E gran vergogna per noi. servi di Dio, che il vescovo e il podestà nutrano tanto odio l'uno per l'altro, e nessuno si prenda cura di ristabilire la pace tra loro ».

Così, aggiunse una nuova strofa alle Lodi in quella circostanza, cioè: Laudato si, mi Signore per quelli ke perdonano per lo tuo amore et sostengo infirmitate et tribulatione.

Beati quelli kel sosterranno in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati.

Poi chiamò uno dei compagni e gli disse: « Vai dal podestà, e digli da parte mia, che lui con i notabili della città e quanti gli riesce di radunare, venga all'episcopio ».

E mentre quel frate si avviava, disse agli altri due compagni: « Andate alla presenza del vescovo e del podestà e alle persone che sono con loro, e cantate il Cantico di frate sole.

Confido nel Signore che il canto toccherà loro il cuore, ed essi torneranno all'affetto e all'amicizia di una volta ».

Infatti, quando tutti si furono riuniti nella corte del chiostro in vescovado, quei due frati si levarono, e uno di loro disse: « Il beato Francesco ha composto, durante la sua malattia, le Lodi al Signore per le sue creature, per lodare il Signore stesso e per edificazione del prossimo.

Vi prega di ascoltarlo con gran devozione ».

Così cominciarono a cantare.

Il podestà subito si alzò, e a mani giunte, con ardente devozione e molte lacrime stette ad ascoltare quelle parole come Vangelo del Signore: poiché nutriva gran fede e devozione per Francesco.

Finite che furono le Lodi del Signore, il podestà disse alla presenza di tutti: « Vi dico in tutta sincerità, che non solo perdono a messer vescovo, che io voglio e debbo tenere per mio signore; ma perdonerei anche chi mi avesse ucciso il fratello o il figlio! ».

Così dicendo, si gettò ai piedi del vescovo e gli disse: « Ecco, sono pronto a soddisfarvi in ogni cosa, come a voi piacerà, per amore del Signore nostro Gesù Cristo e del suo servo frate Francesco ».

A sua volta il vescovo, gli prese le mani, lo rialzò e gli disse: « Per il mio incarico, dovrei essere umile; poiché invece sono per natura portato all'ira, cerca di perdonarmi ».

E così con molto affetto e trasporto si abbracciarono e baciarono.

I frati furono meravigliati e felici, vedendo compiersi alla lettera quello che Francesco aveva predetto sulla riconciliazione dei due.

Tutti i presenti tennero quella pacificazione per grandissimo miracolo, attribuendo interamente ai meriti di Francesco, se così prontamente il Signore aveva visitati i due, facendoli tornare, da tanta discordia e scandalo, in tanta amicizia, scordando ogni ingiuria.

E noi, che siamo vissuti con il beato Francesco, possiamo testimoniare che, quando diceva di qualcosa che è o sarà così, avveniva sempre alla lettera in quella maniera.

Noi abbiamo visto così numerosi e grandi fatti, che sarebbe lungo scriverli e raccontarli.

103. Come previde la sorte di un frate, che non voleva confessarsi, col pretesto di osservare il silenzio

[1801] 125. Ci fu un frate, esteriormente di vita onesta e santa, che giorno e notte si faceva vedere sollecito nell'orazione, e osservava un silenzio così ininterrotto che, quando andava a confessarsi dal sacerdote, lo faceva solo con segni, non con parole.

Si mostrava inoltre così devoto e fervente nell'amore di Dio, che sedendo con gli altri fratelli, pur tacendo, si allietava mirabilmente nell'aspetto e nel cuore ascoltando parole buone, e così induceva spesso a devozione gli altri frati.

Sennonché, quando ormai da più anni perseverava in questo suo modo di vivere, accadde che il beato Francesco si recasse nel luogo dove quello dimorava.

Quando intese dai frati la sua condotta, disse loro: « Sappiate in verità che questa è una tentazione diabolica, perché non vuole confessarsi ».

Frattanto il ministro generale venne colà a visitare Francesco, e cominciò a lodare quel frate alla presenza del Santo.

Ma Francesco gli disse: « Credimi, fratello, che costui è guidato e ingannato dallo spirito maligno ».

Il ministro generale replicò: « Mi pare strano e quasi incredibile che sia questa la situazione di un uomo che mostra tanti segni e opere di santità ».

Francesco ribatté: « Mettilo alla prova, dicendogli che si confessi due volte o almeno una per settimana.

Se non ti darà ascolto, sappi che è vero quello che ti ho detto ».

Disse dunque il ministro generale a quel frate: « Frate, voglio assolutamente che tu ti confessi due volte o almeno una per settimana ».

Ma colui si pose il dito sulla bocca, crollando il capo e mostrando con gesti che mai avrebbe fatto ciò, per amore del silenzio.

Il ministro, non volendo esacerbarlo, lo lasciò andare.

Ma dopo non molti giorni quel frate uscì dall'Ordine di propria volontà, ritornò nel mondo e riprese l'abito secolare.

Mentre un giorno due compagni di Francesco passavano per una strada, lo incontrarono che camminava da solo, come un poverissimo viandante.

E presi da compassione gli dissero: « O misero, dov'è la tua onesta e santa vita?

Tu che non volevi parlare e mostrarti ai tuoi fratelli, vai ora ramingo per il mondo come un uomo che non conosce Dio ».

Quello allora cominciò a parlare, giurando spesso sulla sua fede, come sogliono i secolari.

Gli dissero i frati: « O misero perché giuri sulla tua fede come i secolari, tu che ti astenevi non solo dalle parole oziose, ma da tutte? ».

Così lo lasciarono. E quello poco dopo venne a morte.

E noi ci meravigliammo molto, vedendo avverarsi così alla lettera quanto Francesco aveva predetto di lui, in un tempo in cui quel misero era stimato santo dai fratelli.

104. Di uno piangeva davanti a Francesco per essere accolto nell'Ordine

[1802] 126. Ai tempi in cui nessuno veniva accolto nell'Ordine senza il permesso di Francesco, il figlio d'un nobiluomo di Lucca venne con molti altri, intenzionati a entrare nell'Ordine, da Francesco, che era allora malato nel palazzo del vescovo di Assisi.

Presentatisi quelli a Francesco, il giovane si inchinò davanti a lui e cominciò a piangere forte, supplicandolo di accoglierlo.

Francesco fissandolo, disse: « O misero uomo carnale, perché mentisci allo Spirito Santo e a me?

Tu piangi, ma carnalmente, non spiritualmente! ».

Ebbe appena dette queste parole, che subito vennero i parenti di lui a cavallo, per prenderlo e condurlo fuori del palazzo.

E lui udendo i fremiti dei cavalli, si affacciò a una finestra, scorse i suoi parenti e subito discese da loro e, come Francesco aveva previsto, ritornò con essi nel mondo.

105. Della vigna di un sacerdote, che era stata spogliata delle uve a causa di Francesco

[1803] 127. Presso la chiesa di San Fabiano, nei pressi di Rieti, Francesco abitava con un povero sacerdote, a motivo del suo male di occhi.

In quella città si trovava allora papa Onorio con tutta la sua corte.

Molti cardinali e altri grandi prelati venivano quasi ogni giorno a visitare Francesco, per la devozione che li stringeva a lui.

Possedeva quella chiesa una modesta vigna, vicino alla casa in cui Francesco abitava.

La casa aveva una porta da cui entravano nella vigna quasi tutti i visitatori, sia perché il luogo era molto ameno, sia perché l'uva era matura.

E così tutta la vigna era stata come devastata e spogliata dell'uva.

Il prete ne rimase indignato e si lagnò: « Sebbene sia una vigna piccola, tuttavia ci facevo tanto vino, quanto bastava al mio bisogno.

Ed ecco che quest'anno ho perduto la vendemmia ».

Francesco lo venne a sapere e, chiamato il sacerdote, gli disse: « Non voglio, messere, che ti avvilisca per il danno.

Non possiamo ora farci nulla. Ma abbi fiducia nel Signore il quale, per riguardo a me, può rifarti interamente del danno.

Dimmi: quante some di vino avesti, l'anno più favorevole? ».

Rispose il sacerdote: « Dieci some, padre ».

Concluse Francesco: « Non ti contristare, adesso, né dire ad alcuno parole ingiuriose per questo, ma abbi fiducia in Dio e nelle mie parole, e se avrai meno di venti some di vino, te le farò riempire io ».

Il sacerdote allora si chetò e stette zitto.

Al tempo della vendemmia, per favore divino, ottenne da quella vigna venti some di vino, e non meno.

Molto ne stupì il sacerdote e tutti quelli che vennero a sapere la cosa, dicendo che se la vigna fosse stata gremita di uve, sarebbe stato impossibile che rendesse venti some di vino.

Noi, che siamo vissuti con lui, offriamo testimonianza che in questo fatto e in tutte le altre cose predette da lui, sempre si compì alla lettera la sua parola.

106. Dei cavaglieri di Perugia che impedivano la sua predicazione

[1804] 128. Un giorno che san Francesco predicava nella piazza di Perugia a una grande folla ivi convenuta, ecco dei cavalieri perugini irrompere e correre a cavallo per la piazza giocando con le armi, sì da impedire la predica.

E non la smettevano, nonostante le proteste della gente.

Allora Francesco si rivolse a loro e disse con accento ispirato: « Statemi a sentire e cercate di comprendere quello che il Signore vi annunzia per mezzo di me, suo povero servo!

E non state a dire: – Quello è un assisano! ».

( Disse così perché tra perugini e assisani c'era e c'è un antico rancore ).

E continuò: « Il Signore vi ha reso più potenti di tutti i vostri vicini, e per questo dovete a più forte ragione riconoscere il vostro Creatore, umiliandovi davanti a Lui, non solo, ma facendovi affabili con i vicini.

Ma il vostro cuore è salito in superbia, e voi vi divertite a devastare le terre dei vicini e molti ne uccidete.

E perciò vi dico che, se non ritornerete subito a Dio, rendendo soddisfazione a quelli che avete offesi, il Signore, che non lascia nulla di impunito, a vostra più cocente vendetta e punizione e vergogna, vi farà sorgere gli uni contro gli altri.

Scoppierà una sommossa e una guerra civile, in modo che sopporterete tante tribolazioni, quante i vostri vicini non potrebbero infliggervi ».

Il beato Francesco non taceva mai i vizi del popolo, quando predicava, ma tutti rimproverava pubblicamente e coraggiosamente.

Il Signore gli aveva concesso però tanta grazia, che tutti quelli che lo vedevano e udivano, di qualunque stato e condizione fossero, lo temevano e veneravano molto rimanendo sempre edificati dalle sue parole, e si convertivano al Signore, pentendosi nella loro coscienza.

Di lì a pochi giorni Dio permise che scoppiasse in Perugia una contesa fra i nobili e il popolo, e il popolo finì col cacciare i nobili dalla città.

I cavalieri, appoggiati dalla Chiesa che li aiutava, devastarono i campi, le vigne, gli alberi, facendo al popolo tutto il male che potevano.

A sua volta, il popolo devastò tutti i beni dei nobili.

Così, secondo la parola di san Francesco, popolo e cavalieri furono puniti.

107. Come previde la tentazione intima di un frate

[1805] 129. Un frate di grande spiritualità e amico del beato Francesco ebbe a soffrire per molti giorni gravissime suggestioni diaboliche, così da esser tratto quasi al profondo della disperazione.

Ed era tormentato ogni giorno in tal modo, da vergognarsi di confessarsi così spesso, e si affliggeva per questo con molte astinenze, veglie, lacrime e flagellazioni.

E avvenne che, per divina disposizione, il Santo si recò in quel luogo.

Un giorno che quel frate camminava con Francesco, questi conobbe per opera dello Spirito Santo la tribolazione e tentazione dell'amico; e scostandosi un momento dall'altro frate che lo accompagnava, si unì a quel tribolato e gli disse: « Fratello carissimo, voglio che d'ora in poi tu tralasci di confessare quelle tentazioni diaboliche, e non temere che abbiano a nuocere all'anima tua, ma con mia licenza recita sette Pater noster ogni volta che sarai assalito ».

Quel frate fu molto rasserenato dalle parole che il Santo gli aveva detto, e cioè che non era tenuto a confessare le tentazioni, poiché era di questo che più si affliggeva.

E molto si meravigliò, vedendo che Francesco conosceva quello che era noto ai soli sacerdoti cui si era confessato.

Egli fu immediatamente libero da quella tribolazione.

D'allora in poi, per la grazia di Dio e i meriti di Francesco, egli visse in grandissima pace e tranquillità.

Il Santo sperava proprio questo, e lo dispensò di conseguenza dalla confessione con tutta sicurezza.

108. Delle predizioni che fece intorno a frate Bernardo, e come tutte si realizzarono come aveva detto

[1806] 130. Essendogli stata preparata, mentre era vicino a morte, una vivanda delicata, il Santo si ricordò di Bernardo, che era stato il suo primo fratello, e disse ai compagni: « Questo cibo è buono per frate Bernardo ».

E subito lo mandò a chiamare.

Quando fu arrivato, si mise a sedere presso il letto ove il Santo giaceva, e gli disse: « Padre, ti prego che tu mi benedica e mi mostri il tuo amore, poiché se mi mostrerai il tuo affetto paterno, credo che Dio stesso e tutti i fratelli mi ameranno di più ».

Francesco non riusciva a vederlo, perché da parecchi giorni aveva perduto la vista, ma stese la mano destra e la pose sul capo di Egidio, che fu il terzo frate, credendo di metterla sul capo di Bernardo che gli sedeva accanto.

Ma se ne accorse subito, ad opera dello Spirito Santo, e disse: « Questo non è il capo del mio fratello Bernardo! ».

Allora questi gli si fece più dappresso, e Francesco ponendogli la mano sul capo, lo benedisse rivolgendosi a uno dei compagni: « Scrivi quello che ti dirò.

Il primo fratello che il Signore mi ha dato è Bernardo.

Fu lui che cominciò a osservare perfettamente il Vangelo, distribuendo ai poveri tutti i suoi averi.

Per questo e per gli altri suoi molti meriti, sono obbligato a prediligerlo tra gli altri frati di tutto l'Ordine.

Voglio quindi e ordino, in quanto posso, che chiunque sarà ministro generale lo ami e lo onori come me stesso.

Anche i ministri e tutti i fratelli dell'Ordine lo trattino nel modo che tratterebbero me ».

Da queste parole Bernardo e gli altri furono grandemente consolati.

E in altra occasione, considerando Francesco la perfezione di Bernardo, alla presenza di alcuni frati, fece su di lui questa profezia: « Vi dico che a Bernardo sono stati inviati alcuni fra i grandi e astutissimi demoni, che lo sottopongano a molte tribolazioni e tentazioni, per esercitarlo nella virtù.

Ma il Signore misericordioso, quando egli si appresserà alla fine, allontanerà da lui ogni tribolazione e tentazione, e infonderà nel suo spirito e nel suo corpo tanta pace e consolazione, che tutti i frati che vedranno ciò, ne stupiranno e lo terranno in conto di grande miracolo.

E in quella pace e consolazione di corpo e d'anima, egli migrerà al Signore ».

Queste predizioni, non senza meraviglia dei frati che le avevano udite da Francesco, si avverarono alla lettera in Bernardo.

Poiché nella malattia che lo portò a morte, Bernardo era immerso in tanta pace e conforto di spirito, che non voleva restare steso a letto, e se vi si adagiava, restava quasi seduto, affinché la fumosità, anche levissima salendogli alla testa, non potesse, con il sonno o altre immagini, turbare la meditazione di Dio.

Se talvolta gli succedeva questo, Bernardo si levava immediatamente e si scoteva dicendo: « Cosa è stato? a cosa sto pensando? ».

E neppure voleva prendere i medicinali, e a chi glieli offriva, diceva: « Non mi disturbare! ».

E per morire più liberamente e serenamente, affidò la cura del suo corpo nelle mani di un fratello medico, dicendogli: « Non voglio avere pensieri di mangiare o bere, ma li affido a te. Se tu me ne darai, li prenderò; se no, non chiederò ».

Da quando cominciò quella malattia, volle sempre avere vicino a sé, fino alla morte, un sacerdote; e quando gli veniva in mente qualcosa che gli pesasse sulla coscienza, subito la confessava.

Dopo morto, diventò bianco, la sua carne si fece morbida, e sembrava quasi che egli ridesse.

Per cui era più bello che da vivo; e tutti provavano più gioia a contemplarlo morto che non vivo, poiché sembrava veramente un santo sorridente.

109. Come vicino alla morte, mandò a dire a Chiara che lo avrebbe veduto; e ciò si compì dopo la sua morte

[1807] 131. Nella settimana in cui il beato Francesco morì, Chiara, prima pianticella delle Sorelle Povere di San Damiano in Assisi, discepola meravigliosa di Francesco nell'osservare la perfezione evangelica, temeva di morire prima di lui, poiché erano allora ambedue malati gravemente.

Piangeva amaramente, e non poteva consolarsi, pensando che non avrebbe potuto vedere, prima della sua morte, Francesco, unico padre suo dopo Dio, suo consolatore e maestro, che per primo l'aveva stabilita nella grazia di Dio.

Chiara, per mezzo di un frate, espresse la sua ansia a Francesco; e il Santo, all'udire ciò, poiché la amava di particolare paterno affetto, sentì compassione di lei.

Ma considerando che non poteva essere esaudito il desiderio di lei, cioè di vederlo, Francesco, per consolarla insieme con le sorelle tutte, inviò a Chiara in scritto la sua benedizione, assolvendola da qualunque mancanza, se ne avesse commesso, contro le sue ammonizioni e contro i comandi e i consigli del Figlio di Dio.

E affinché ella lasciasse ogni dolore e accoramento, disse al frate inviatogli da lei: « Va', e di' a sorella Chiara che deponga il dispiacere e la tristezza di non potermi vedere ora; sappia però in verità che, prima della sua morte, tanto lei che le sue sorelle mi rivedranno e ne avranno grande consolazione ».

[1808] 132. Quando, non molto tempo dopo, nella notte Francesco morì; al mattino venne tutto il clero e popolo della città di Assisi, e portarono con sé dal luogo dove era morto, il corpo santo di lui, cantando inni e laudi, e recando ognuno rami di alberi.

Per volontà del Signore, la salma fu fatta sostare a San Damiano, e così ebbe compimento la parola che il Signore aveva detto per bocca di Francesco, a conforto delle sue figlie e ancelle.

E tolta la grata di ferro attraverso la quale le sorelle solevano comunicarsi e udire la parola di Dio, i frati levarono dalla lettiga funebre il corpo del Santo e lo tennero tra le braccia lungamente presso quella finestra, finché Chiara e le sue sorelle si furono consolate, sebbene fossero tutte piene e disfatte di dolore e lacrime, vedendosi private dei conforti e delle esortazioni di un tale Padre.

110. Come predisse che il suo corpo sarebbe onorato dopo la morte

[1809] 133. Un giorno, mentre giaceva malato nell'episcopio di Assisi, un frate di viva spiritualità gli disse, sorridendo e a modo di scherzo: « A quanto venderesti al Signore tutti i tuoi sacchi?

Molte stoffe preziose e drappi di seta saranno posti sopra questo tuo piccolo corpo che ora è avvolto nel sacco ».

E infatti, il Santo in quel momento aveva un copricapo coperto di sacco, e di sacco era vestito.

San Francesco, o meglio lo Spirito Santo in lui, rispose e furono parole di gran fervore e gioia: « Tu dici il vero, poiché sarà proprio così, per lode e grazia del mio Dio! ».

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