Dogma

È parola greca che indica "opinione" ( ciò che penso, credo, stimo bene, mi pare ) e che di qui giunse a "dottrina filosofìca" e poi a "dogma" e "editto".

Ha nel suo fondo una coloritura di "accoglienza" ( dékhomai ), come ha una parentela con dóceo ( "insegnare" ).

Solo con il secolo XVIII il vocabolo ha assunto il senso attuale di "dottrina rivelata da Dio" e come tale proposta dalla Chiesa.

I dogmi sono tutti contenuti nella Sacra Scrittura e furono trasmessi dagli Apostoli, che ne ricevettero la comunicazione direttamente da Gesù: con la loro morte si chiude pertanto l'elenco delle verità basilari della fede, che non può essere né mutato né accresciuto da rivelazioni private.

Queste, in parallelo con la speculazione teologica, possono solo condurre ad una loro comprensione più profonda e formulazione più precisa.

La Chiesa non innova, esplicita, soprattutto quando sorgono eresie che negano o travisano il patrimonio della fede.

In quanto rivelazione di Dio il dogma non può venire relativizzato dal tempo né respinto o manipolato dalla ragione.

Nel contesto cristiano, il termine ( forma sostantivata dal verbo dokéin: parer bene, credere, decidere ) designa una verità divinamente rivelata che l'autorità della Chiesa propone da credere a tutti i fedeli ( secondo la costituzione Dei Filius del concilio
Vaticano I ).

In altri termini, è la dichiarazione ufficiale che un determinato contenuto dottrinale appartiene al deposito della fede.

L'evoluzione del concetto di dogma.

Con questa descrizione si richiama il carattere normativo del dogma, del quale si aveva consapevolezza anche prima che si giungesse a precisare il significato ricordato.

In effetti nell'antichità cristiana dogma designava l'insegnamento di Gesù, in genere in contrapposizione alle dottrine umane o, successivamente, alle dottrine eretiche.

Con questo si voleva indicare la provenienza divina e, quindi, la verità del dogma.

La natura storica dei dogmi

Il dogma ha una funzione esplicativa e difensiva della verità di fede originaria quale si trova nella Sacra Scrittura.

Non coincide totalmente, pertanto, con la verità, ma con la percezione di essa in un particolare contesto.

Si pone, quindi, il problema della formazione e, conseguentemente, del valore normativo perenne del dogma.

Questo aspetto è diventato particolarmente acuto nel sec. XIX in coincidenza con l'emergere della coscienza storica nell'interpretazione della realtà.

La soluzione abitualmente adottata si fondava sul rapporto tra implicito ed esplicito: il dogma è un'esplicitazione, attuata per via di deduzione logica, della verità originaria, ma non aggiunge nulla a essa, in quanto in essa è già contenuto.

In tal senso si parlava di sviluppo omogeneo del dogma, per dire che nel "nuovo" dogma si ritrovava la medesima verità sempre creduta e ora esplicitata.

La teoria, generalmente condivisa nella sua intenzionalità, in tempi recenti viene contestata per quanto attiene al processo mediante il quale il dogma si formerebbe e cioè la deduzione logica: la storia mostra, infatti, che il processo di esplicitazione è avvenuto per altre vie, comprese quelle della dialettica; ne sempre si è trattato di esplicitazione.

Piuttosto, lungo la storia, la Chiesa, che è posta dallo Spirito Santo nella verità, sotto lo stimolo di impulsi sia negativi ( eresie ) che positivi ( l'annuncio a nuovi contesti culturali ), ha dato corpo a una riespressione della verità, formulando proposizioni che precisano o illustrano la sua comprensione della Rivelazione.

Tale comprensione non esaurisce la verità e quindi, a priori, resta perennemente aperta la possibilità di "nuovi" dogmi; ma, nello stesso tempo, questi trovano nella verità originaria il loro criterio e il loro orizzonte di interpretazione, la quale si attua attraverso il ricorso alle fonti della fede, in particolare alla Sacra Scrittura.

Stante questa dinamica del formarsi del dogma e il suo rapporto con la verità originaria, diventa possibile, anzi necessario, distinguere tra contenuto e formula; il primo deve permanere, la seconda può cambiare.

Solo così, infatti, si realizza la funzione nativa del dogma: salvaguardare la verità cristiana dalle possibili deformazioni e renderla accessibile a tutti i contesti culturali.

v. Verità

Dal greco « dokeo », « sembrare ».

Il termine significa originariamente « ciò che è apparso come giusto ».

Nel NT è usato nel senso di « decisione comune su un problema », presa dagli Apostoli ( At 15,28 ).

Nei primi secoli del Cristianesimo, la parola « dogma » non è « la » verità, ma è una delimitazione della verità entro certi confini linguistici, culturali e di fede, oltrepassati i quali tale verità non è più rispettata ma dimenticata.

È questo il senso dei « dogmi » cristologici e trinitari: non l'espressione totale della verità su Cristo e su Dio, ma un tentativo, necessario e compiuto in un processo ecclesiale ( mai da un singolo soltanto ), come lo è ad es. un concilio, di delimitare quei confini minimali entro i quali la verità di fede su Dio è rispettata, e fuori dai quali essa è invece travisata o ignorata.

In questo senso allora, l'aggettivo « dogmatico » dovrebbe essere colto nella sua sfumatura più autentica ( ossia, come delimitazione di confini, e non come spiegazione precisa di tutto il campo della verità ), piuttosto che nel senso comunemente inteso ( quello che capisce « dogmatico » come rigido, indiscusso, calato dall'alto ).

I dogmi sono verità contenute nella rilevazione divina e manifestate nelle Sacre Scritture o nella tradizione della Chiesa.

Il dogma viene proclamato da un concilio o dal papa in prima persona, e impegna tutti i cristiani a credervi per fede.

Può in seguito essere chiarito ed elaborato, ma mai negato.

Il termine ha acquisito questo significato solo in epoca moderna ( dal XVII secolo ), anche se già nella Chiesa antica e nel Medioevo si parlava di "formulazioni dogmatiche", nelle quali si proclamavano le verità più importanti della fede.

Difesa dalle eresie.

Fin dalle sue origini, quindi, la Chiesa ha fissato dei "dogmi", soprattutto in particolari momenti storici, spesso per opporsi a eresie.

La maggior parte di essi si trova nei testi dei primi sette concili ecumenici, tutti del primo millennio, quando si stabilirono le verità centrali della fede e si fissò il "Credo", usato ancora oggi nella liturgia.

Un elenco preciso dei dogmi non esiste.

Ecco comunque quelli ritenuti più importanti dalla Chiesa cattolica:

Dogma: Dio è uno e trino

Ha assunto la forma di dogma durante il concilio di Costantinopoli del 381.

Dio è uno solo in tre persone: Dio-Padre, Dio-Figlio e Dio-Spirito Santo.

Le persone divine sono distinte tra loro, ma la loro distinzione non divide l'Unità divina.

Dogma: Gesù Cristo è il Figlio unigenito di Dio, generato ma non creato consustanziale al Padre, eterno e immutabile

Fu proclamato nel primo concilio di Nicea ( 325 ): Gesù Cristo è il Figlio di Dio, è stato generato prima dei secoli, ma non è una creatura di Dio, ed è della stessa sostanza del Padre.

Dogma: Maria è Madre di Dio Dogma proclamato dal concilio di Efeso ( 431 ).

Maria è Madre di Dio perché è madre di Gesù.

Infatti, colui che è stato concepito per opera dello Spirito Santo e che è diventato veramente suo figlio, è il Figlio eterno di Dio Padre.

È Dio egli stesso.

Dogma: Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo Gesù Cristo, nell'unità della sua persona divina, ha due nature inscindibili, quella umana e quella divina, ed è perfetto quanto alla divinità e perfetto quanto alla umanità ( concili di Efeso, 431, e di Calcedonia, 451 ).

Dogma: Maria è sempre vergine

Il II concilio di Costantinopoli, nel 553, sancì la perpetua verginità di Maria: prima, durante e dopo il parto di Gesù Cristo.

Quando i Vangeli parlano di "fratelli e sorelle di Gesù", si tratta di parenti prossimi.

Dogma: Il purgatorio esiste

È lo stato di quanti muoiono nella grazia di Dio, ma, anche se sono sicuri della loro salvezza eterna, hanno ancora bisogno di purificazione.

La dottrina del Purgatorio fu sancita come dogma nei concili di Firenze ( 1439 ) e di Trento ( 1545-1563 ).

Dogma: Transustanziazione

È la conversione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo, al momento della consacrazione.

La transustanziazione divenne dogma nel 1215, nel IV concilio Laterano, e fu confermata dal concilio di Trento, quando la Chiesa cattolica, in seguito alla riforma protestante, stabilì i confini dell'ortodossia.

Dogma: Immacolata concezione

Proclamata da papa Pio IX l'8 dicembre 1854, stabilisce che la Vergine Maria è stata concepita pura, senza peccato originale.

È cioè stata preservata dalla condanna universale del peccato fin dal concepimento.

Dogma: Infallibilità papale

Il dogma è contenuto nella costituzione Pastor aeternus approvata dal Concilio Vaticano I il 18 luglio 1870.

Afferma che il papa deve essere considerato infallibile quando parla ex cathedra, cioè quando esercita il suo "supremo ufficio di Pastore e di Dottore di tutti i cristiani" e "definisce una dottrina circa la fede e i costumi".

Pertanto quanto da lui stabilito vincola tutta la Chiesa per sempre.

Dogma: Assunzione di Maria

È l'ultimo dogma, proclamato da papa Pio XII il 1° novembre 1950.

Indica che la Madonna, finito il corso della sua vita terrena, fu "assunta" ( cioè accolta ) in Paradiso con l'anima e con il corpo, accanto al Figlio e a Dio Padre.

Magistero

La verità divina non cambia; perciò i dogmi della fede sono sempre attuali, sono sempre veri.

Ma essi possono essere attuali anche sotto un altro aspetto, quello contingente, relativo al tempo e alle condizioni storiche, che ne provocarono la definizione, che prestarono alla definizione stessa il linguaggio e che ne giustificarono l'opportunità.

Catechesi Paolo VI
10-12-1969

Catechismo della Chiesa Cattolica

I dogmi della fede 88ss