Il consenso degli Evangelisti

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Libro I

13.20 - Perché Dio ha permesso la conquista della Palestina

Essi non possono nemmeno sollevare questa obiezione: Perché dunque il Dio degli Ebrei, che voi dite essere il sommo e vero Dio, non ha loro assoggettato i Romani e non ha aiutato gli stessi Ebrei affinché non venissero soggiogati dai Romani?

Ciò dipende dal fatto che in antecedenza gli Ebrei avevano commesso peccati pubblici per i quali tanto tempo prima i Profeti avevano predetto una tal fine.

La causa principale è da ricercarsi in quell'empio furore con cui uccisero il Cristo, peccato che commisero a motivo della loro cecità, derivante a sua volta da altri peccati occulti.

Che poi la passione di Cristo sarebbe stata vantaggiosa per le genti, anche questo era stato predetto dalla predicazione profetica.

In realtà il regno di quel popolo, il suo tempio, il sacerdozio, il sacrificio e quell'unzione mistica che in greco si chiama crisma - da cui deriva apertamente il nome di " Cristo " - e per la quale gli Ebrei chiamavano "cristi " i loro re, non erano finalizzati ad altro che a preannunziare il Cristo.

Tutto ciò è reso evidente, più che da altri motivi, dalla risurrezione di Cristo morto in croce.

In effetti, quando si cominciò a predicare fra i pagani la risurrezione, questi abbracciarono la fede, e con ciò stesso tutte le istituzioni dell'ebraismo cessarono, all'insaputa dei Romani, che le facevano finire vincendo i Giudei, e dei Giudei che le facevano finire con il loro assoggettamento ai Romani.

14.21 - La conversione dei pagani

I pochi pagani rimasti non avvertono una cosa che invece è davvero straordinaria, come cioè il Dio degli Ebrei, offeso dai vinti, non accolto dai vincitori, ora viene predicato e adorato da tutte le genti.

Il Dio d'Israele infatti è quel medesimo Dio del quale tanto tempo prima parlava il profeta che rivolto al suo popolo diceva: E colui che ti libera si chiama Dio d'Israele di tutta la terra. ( Is 54,5 )

Questo è avvenuto ad opera del nome di Cristo, venuto tra gli uomini dalla progenie di Israele, che fu nipote di Abramo, il capostipite del popolo ebraico.

In effetti anche ad Israele fu detto: E nella tua discendenza saranno benedette tutte le tribù della terra. ( At 3,25; Gen 22,18; Gen 26,4; Gen 28,14; Sal 72,17 )

Questo Dio d'Israele è il Dio unico che ha creato il cielo e la terra e con giustizia e misericordia si prende cura delle cose umane, in modo che né la giustizia escluda la misericordia né la misericordia impedisca la giustizia. ( Gc 2,13 )

Di lui appare evidente che non fu vinto insieme al suo popolo, gli Ebrei, quando egli permise che il suo regno e sacerdozio venissero espugnati e distrutti dai Romani.

In realtà anche oggi, mediante il Vangelo di Cristo, vero re e sacerdote prefigurato come avvenimento futuro da quel regno e sacerdozio, il Dio d'Israele abbatte ovunque gli idoli del paganesimo.

Eppure proprio perché questi idoli non venissero infranti i Romani non vollero accettare le cerimonie del suo culto come avevano accettato quelle degli altri popoli che avevano sottomessi.

Eliminò dunque il regno e il sacerdozio di quel popolo profeta perché era già venuto colui che attraverso quel popolo si prometteva.

Dio quindi per mezzo di Cristo re assoggettò al suo nome anche l'Impero romano, da cui gli Ebrei erano stati vinti, e, mediante la forza e l'attaccamento religioso propri della fede cristiana, questo stesso Dio indusse i pagani a rovesciare gli idoli per onorare i quali il suo culto non era stato permesso.

14.22 Mi sia consentito di supporre che tutti questi eventi futuri concernenti il Cristo non li abbia fatti preannunziare lui stesso ad opera di tanti Profeti e mediante il regno e il sacerdozio di un determinato popolo, quasi che egli fosse dotato di arti magiche e potesse intervenire nella storia prima ancora di nascere fra gli uomini.

Il popolo di quel regno ormai distrutto, sparso per mirabile Provvidenza di Dio in tutte le parti del mondo, sebbene sia rimasto senza alcuna unzione di re o di sacerdoti - unzione nella quale è figurato il nome di Cristo - tuttavia conserva ancora alcuni resti delle sue antiche osservanze.

Quanto ai riti dei Romani riguardanti il culto degli idoli, sebbene vinto e soggiogato, quel popolo non ha voluto mai accettarli.

Così gli Ebrei sono latori dei libri profetici che recano la testimonianza a favore di Cristo e pertanto in base a libri conservati da nemici si dimostra la verità su Cristo annunziato dai Profeti.

Cosa vogliono dunque i miseri increduli? Lodando malamente Cristo, manifestano chi sono loro stessi!

Ammesso pure che alcuni libri di magia si facciano passare come opera di Cristo, è certo che la sua dottrina si oppone decisamente a tali arti.

Da ciò si dovrebbe piuttosto ricavare quanto grande sia quel nome, usando il quale anche coloro che vivono contro la sua legge cercano di dare prestigio alle proprie arti delittuose.

È quel che accade nei diversi errori umani.

Molti hanno dato origine a svariate eresie contrapponendosi alla verità in base al nome di Cristo.

Allo stesso modo si comportano anche questi altri suoi nemici, i quali per far credere alla gente dottrine contrarie a quelle di Cristo pensano di non poter trovare appoggio più autorevole del nome di Cristo.

15.23 - I pagani costretti a lodare Cristo

E che dire di quei vani parolai, ammiratori di Cristo e calunniatori biechi della religione cristiana?

Essi non osano dir male di Cristo perché certi loro filosofi - come ha testimoniato nei suoi libri il siciliano Porfirio - hanno consultato i propri dèi su quale responso dessero di Cristo e costoro negli oracoli che pronunziarono furono costretti a lodarlo!

Né c'è da stupirsi di questo, se leggiamo nel Vangelo che i demoni lo confessarono, ( Mc 1,24; Lc 4,41 ) quei demoni di cui leggiamo nei Profeti: Tutti gli dèi delle genti sono demoni. ( Sal 96,5 )

Per questo motivo costoro, per non agire contro i responsi dei loro dèi, si astengono dallo sparlare di Cristo mentre invece scaricano ingiurie contro i suoi discepoli.

Quanto a me, mi sembra che quegli dèi del paganesimo che i filosofi pagani poterono consultare, se fossero interrogati su questo argomento sarebbero costretti a lodare non solo Cristo ma anche i suoi discepoli.

16.24 - La distruzione degli idoli era stata predetta in epoca preapostolica

I pagani sostengono che la distruzione dei templi, la riprovazione dei sacrifici e l'abbattimento dei simulacri non è da ascriversi agli insegnamenti di Cristo ma è colpa dei suoi discepoli, i quali - è loro forte convincimento - hanno insegnato dottrine diverse da quelle che avevano apprese dal Maestro.

In tal modo, mentre onorano e lodano Cristo, si propongono di sradicare la religione cristiana, perché è certamente tramite i discepoli di Cristo che sono stati diffusi quei detti e fatti di Cristo sui quali poggia la religione cristiana.

La quale religione è, ovviamente, in contrasto con quei pochi nostalgici del passato, tanto pochi che ormai non osano più combatterla anche se brontolano contro di lei.

Se pertanto costoro non vogliono credere che Cristo abbia insegnato ciò che insegnano i cristiani, leggano i Profeti, che non solo comandarono di distruggere le superstizioni idolatriche ma anche predissero che questa distruzione sarebbe avvenuta nell'era cristiana.

Se essi si ingannarono, perché così manifestamente la cosa è avvenuta secondo le loro predizioni? ( Ez 14,6-25; Is 2,18-22 )

Se essi dicevano la verità, perché resistere a una divinità così potente?

17.25 - I Romani esclusero dal Pantheon solo il Dio degli Ebrei

A questo punto occorrerà chiedere più approfonditamente a costoro che sorta di dio ritengano essere il Dio d'Israele e perché non ne abbiano accettato il culto come hanno fatto con gli dèi delle altre nazioni sottomesse dall'Impero romano, tenendo specialmente presente quella loro norma secondo la quale il sapiente deve venerare tutti gli dèi.

Perché mai - chiediamo - questo Dio è stato escluso dal consesso degli dèi?

Se è molto potente, perché lui solo non è da loro venerato?

Se ha poca o nessuna potenza, come mai, distrutti i simulacri delle altre divinità, adesso lui solo - o quasi- viene adorato da tutti i popoli?

In nessun modo dal cappio di questo interrogativo possono sfuggire coloro che, mentre adorano gli dèi maggiori e minori, perché appunto ritenuti dèi, non adorano questo Dio che si è imposto a tutte le altre divinità da loro adorate.

Se è un dio di grande potenza, perché s'è pensato di eliminarlo?

Se è un dio di piccola o media potenza, come poté compiere così grandi imprese dopo che era stato riprovato?

Se è buono, perché lui solo viene tenuto lontano dagli altri dèi buoni?

Se è cattivo, come mai lui, che è solo, non viene sottomesso da tanti dèi buoni?

Se è veritiero, perché respingere i suoi comandi?

Se è bugiardo, come mai si stanno avverando alla lettera le sue predizioni?

18.26 - Il Dio degli Ebrei esige un culto esclusivo

Alla fine delle fini pensino di lui quello che vogliono.

O che forse i Romani non pensano di dover venerare anche gli dèi cattivi, loro che hanno eretto templi a Pallore e a Febbre, loro che suggeriscono di invitare i demoni άγατούς e di placare i demoni χαχούς?

Qualunque opinione abbiano quindi di lui, perché lui solo hanno ritenuto non doversi invocare né rendersi propizio?

Chi è mai questo Dio o quanto è ignoto perché, in mezzo a una così grande moltitudine di dèi, solo lui ancora non sia stato scoperto?

O viceversa quanto è noto per essere, lui solo, attualmente venerato da una così grande moltitudine di persone?

Non rimane quindi altro se non che confessino di non aver voluto accogliere i riti di questo Dio per il semplice motivo che egli vuol essere adorato da solo e proibisce di adorare gli dèi delle genti venerati in antecedenza dai Romani.

In realtà questo fatto dovrebbero piuttosto indagare: chi o come si debba concepire quel Dio che non tollera si onorino insieme con lui altre divinità, alle quali i Romani avevano costruito templi e statue.

Si dovrebbe anche appurare dove questo Dio abbia attinto una tale potenza che la sua volontà di abbattere i simulacri pagani abbia prevalso sulle volontà degli idolatri di non accogliere i suoi riti.

Si rende qui palese all'evidenza la massima di quel filosofo pagano che, anche secondo i responsi dell'oracolo, si ritiene universalmente essere stato il più sapiente di tutti gli uomini.

La massima è infatti di Socrate, il quale diceva che ogni dio dev'essere venerato con quel culto che egli stesso ha prescritto.

Di conseguenza nacque nei pagani un'assoluta necessità di non venerare il Dio degli Ebrei.

Se infatti avessero voluto prestargli un culto diverso da quello prescritto da lui, non avrebbero venerato lui ma un'altra divinità immaginaria.

Se al contrario l'avessero onorato nel modo da lui richiesto, era evidente che non potevano più venerare gli altri dèi, perché egli lo proibiva.

Pertanto rigettarono il culto dell'unico vero Dio per non offendere i molti dèi falsi, considerando che l'ira di questi molti avrebbe recato loro maggior danno di quanto non li avrebbe beneficiati la benevolenza di quell'Unico.

19.27 - Il Dio degli Ebrei è il vero Dio

Ma ammettiamo pure l'esistenza di questa insulsa necessità e di questo ridicolo timore.

Quanto a noi, vogliamo ora indagare cosa pensino di questo Dio gli uomini che amano adorare tutti gli dèi.

Se questo Dio non lo si deve adorare, come si fa a dire che si adorano tutti gli dèi, mentre questo non è adorato?

Che se poi lo si adora, non si può adorare nessuno degli altri dèi, poiché questo Dio, se non si venera lui solo, non è venerato affatto.

Forse diranno che questo non è un dio, dal momento che chiamano dèi quegli altri che, come noi crediamo, non possono far null'altro all'infuori di quel che è consentito loro da questo Dio nel suo giudizio.

Essi non solo non possono giovare ma nemmeno nuocere se non in quanto li lascia nuocere colui che può tutto.

Come loro stessi sono costretti a confessare, gli dèi riuscirono, sì, a compiere delle opere ma minori di quelle che sappiamo compiute dal nostro Dio.

Supponiamo quindi, tanto per fare un'ipotesi, che siano dèi coloro i cui vati, consultati dalla gente, non dico la ingannarono ma diedero dei responsi a scadenza ravvicinata e su faccende private.

Come non sarà dunque Dio colui i cui vati risposero con precisione non solo intorno alle cose temporali su cui venivano consultati, ma anche su cose di cui non li si consultava: cose concernenti l'intero genere umano, e a tutte le genti predissero tanto prima eventi che adesso leggiamo e vediamo?

Se chiamano dio colui che riempì la Sibilla e le fece predire le vicende storiche dei Romani, come non sarà Dio colui che, secondo le sue predizioni, ha dimostrato inequivocabilmente che i Romani e tutte le nazioni attraverso il Vangelo di Cristo avrebbero creduto in lui, unico Dio, e tutti i simulacri dei loro padri sarebbero stati abbattuti?

Finalmente, se chiamano dèi quelli che mai hanno osato per bocca dei loro vati dire alcunché contro questo Dio, come non sarà Dio colui che per bocca dei suoi Profeti ha comandato di distruggere i simulacri delle altre divinità, non solo, ma ha predetto che in tutti i popoli questi simulacri sarebbero stati distrutti?

E a distruggerli sarebbero stati i pagani stessi che, abbandonando le loro divinità, avrebbero adorato quest'unico Dio, come egli stesso aveva ordinato e loro, docili, s'erano piegati ai suoi comandi! ( Is 2,17-20 )

20.28 - Il Dio degli Ebrei e i vaticini pagani

Vengano dunque a leggerci, se possono, testi di qualche Sibilla o di qualcuno dei loro vati in cui si predice che un giorno il Dio degli Ebrei, il Dio d'Israele, sarebbe stato adorato da tutte le genti, mentre in un primo momento gli adoratori degli altri dèi a buon diritto lo avevano rifiutato.

Ci leggano testi in cui si predice che gli scritti dei Profeti di lui avrebbero raggiunto un grado di autorità così elevato che, in ossequio ad essi, anche l'Impero romano avrebbe comandato di abbattere le statue o avrebbe esortato a non obbedire alle prescrizioni religiose antecedenti.

Ci leggano, se possono, cose come queste attingendole ai libri di qualcuno dei loro vati.

Tralascio infatti di dire che quanto si legge nei loro libri rende testimonianza alla nostra religione, cioè alla religione cristiana, in quanto vi si trovano cose che gli oracolisti poterono udire dagli angeli santi o dagli stessi nostri Profeti.

È quanto successe ai demoni allorché furono costretti a confessare Cristo presente nella carne. ( Mc 1,24; Lc 4,41 )

Preferisco però sorvolare su queste cose poiché, quando ne parliamo, essi sostengono che sono invenzioni tirate in ballo dai cristiani.

Loro, sì loro, debbono essere messi alle corde perché citino una qualche profezia proferita dai vati delle loro divinità contro il Dio degli Ebrei, come noi dai libri dei nostri Profeti desumiamo tante e tanto severe prescrizioni contro le divinità pagane, e come le citiamo predette così le mostriamo realizzate. ( Sal 44,21; Sal 81,10; Sal 96,5; Sap 12,24 )

Riguardo a queste cose, quei pochi che sono rimasti [ nell'idolatria ] si dispiacciono che siano accadute e si ostinano a non riconoscere come Dio colui che poté preannunziarne il compimento, mentre dai loro falsi dèi - che poi sono veri demoni - null'altro d'importante desiderano apprendere se non qualche responso concernente il loro avvenire.

21.29 - Adorare l'unico Dio

Stando così le cose, perché mai questi miseri non dovrebbero capire che il Dio vero è quello che vedono segregato dai loro dèi in modo tale che essi, pur professando che bisogna venerare tutti gli dèi, non vengono autorizzati a venerare insieme con gli altri anche questo che pur sono costretti a riconoscere come Dio?

Non potendolo venerare insieme con gli altri, perché non scegliere questo Dio che proibisce di venerare gli altri dèi, abbandonando questi altri che non proibiscono di venerare un unico Dio?

Se poi lo proibiscono, si legga [ dov'è proibito ].

Che cosa infatti più di questo dovrebbe essere letto ai loro popoli nei loro templi, dove invece mai è risuonato alcunché di questo genere?

In verità dovrebbe esser più nota e più valida la proibizione di molti contro uno che non quella di uno contro molti.

E, di fatto, se il culto di questo Dio è empio, inetti sono gli dèi che non distolgono gli uomini dall'empietà; se invece il suo culto è una religione vera, essendo in essa inclusa la proibizione di venerare gli dèi del paganesimo ne deriva che il loro culto è empio.

Se poi essi con grande risolutezza proibiscono che questo Dio sia venerato, è tuttavia più forte in loro il timore d'essere ascoltati che non la mancanza di coraggio nel ricorrere a proibizioni.

Di fronte a ciò chi non sarà così intelligente e sensato da scegliere questo Dio che tanto pubblicamente vieta di adorare gli altri, che ha comandato di rovesciare le loro statue, che l'ha predetto e di fatto le ha rovesciate?

Chi oserà preferirgli quegli altri dèi di cui non leggiamo che abbiano proibito di venerare questo strano Dio?

Non leggiamo che l'abbiano predetto e non vediamo che siano riusciti a farlo!

Li prego, rispondano: Chi sarà mai questo Dio che tanto si accanisce contro tutti gli dèi del paganesimo, che mette a nudo tutti i loro riti e riesce ad eliminarli?

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