Il consenso degli Evangelisti

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Libro II

57.115 - Il ritorno di Elia

Prosegue Matteo: Allora i discepoli gli domandarono: "Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia? ".

Ed egli rispose: " Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto.

Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro ".

Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista. ( Mt 17,10-13 )

Le stesse cose ricorda Marco, che si attiene allo stesso ordine e, se si allontana da Matteo, è per qualche differenza verbale, non per la verità del contenuto, che è sempre identico. ( Mc 9,10-12 )

Egli non aggiunge, ad esempio, la precisazione che, quando il Signore presentò Elia come già venuto, i discepoli non compresero che voleva indicare Giovanni.

58.116 - Il fanciullo lunatico

Prosegue Matteo: Appena ritornati presso la folla, si avvicinò a Gesù un uomo che, gettatosi in ginocchio, gli disse: " Signore, abbi pietà di mio figlio.

Egli è epilettico e soffre molto " ( Mt 17,14 ) ecc., fino alle parole: Questa razza [ di demoni ] non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno. ( Mt 17,8 )

Lo stesso fatto è riportato da Marco e da Luca nello stesso ordine 503 , né ci sono problemi di contrapposizione.

59.117 - Gesù predice la passione

Prosegue Matteo: Mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: " Il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà ".

Ed essi furono molto rattristati. ( Mt 17,21-22 ) Nello stesso ordine riferiscono la cosa Marco e Luca. ( Mc 9,23-31; Lc 9,44-45 )

60.118 - La moneta del tributo trovata nel pesce

Prosegue Matteo: Venuti a Cafarnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: " Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio? ". Rispose: " Sì " ( Mt 17,23-24 ) ecc., fino alle parole: Prendila e consegnala loro e per me e per te. ( Mt 17,26 )

È un episodio che Matteo solo ricorda. Dopo questo inciso continua il racconto nel medesimo ordine secondo cui procedono, insieme con lui, anche Marco e Luca. Senza varianti.

61.119 - Matteo confrontato con gli altri due Sinottici

Prosegue ancora Matteo: In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: " Chi dunque è il più grande nel Regno dei cieli? ".

Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: " In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel Regno dei cieli ", ( Mt 18,13 ) fino alle parole: Così il Padre mio celeste farà di voi, se ognuno di voi non perdonerà di cuore al suo fratello. ( Mt 18,35 )

Di questo discorso del Signore, piuttosto lungo, Marco non riferisce tutto quello che disse Gesù ma solo una parte; procede nello stesso ordine di Matteo, aggiungendo peraltro cose che questi non riferisce. ( Mc 9,33-49 )

Durante la sezione del discorso che ora ci proponiamo di esaminare, chi interroga il Signore è il solo Pietro; egli chiede al Signore quante volte si debba perdonare il fratello.

In effetti, Gesù doveva parlare spesso di tali argomenti, per cui è dato intravedere a sufficienza come la domanda di Pietro e la risposta che ne ricevette rientravano nel medesimo discorso.

In questa successione di fatti Luca non ricorda altro all'infuori della necessità d'imitare i bambini, quando appunto il Signore ne prese uno e lo collocò dinanzi ai discepoli, che carezzavano sogni di grandezza, perché lo imitassero.

E se in Luca troviamo raccontate in modo somigliante altre cose che sono riportate in questo discorso, le troviamo in altri contesti e suggerite da altre occasioni. ( Lc 9,46-48 )

Lo stesso fa Giovanni quando parla della remissione dei peccati e dice che resteranno non rimessi a coloro cui non li rimetteranno e saranno rimessi e chi invece li rimetteranno. ( Gv 20,23 )

Secondo Giovanni queste parole furono dette dal Signore dopo la risurrezione, mentre stando a Matteo egli le pronunciò nel presente discorso anzi, al dire del primo evangelista, esse erano già state dette al solo Pietro in epoca ancor precedente. ( Mt 18,18 )

Dobbiamo quindi ricordare ancora una volta che Gesù dovè ripetere le stesse parole spesso e in più occasioni e, come abbiamo altre volte inculcato, non ci dobbiamo sorprendere se la successione dei detti crea qualche apparente contrasto.

È un avviso che non dobbiamo ripetere di continuo.

62.120 - Sul libello del ripudio

Successivamente Matteo racconta: Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano.

E lo seguì molta folla e colà egli guarì i malati.

Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: " È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo? " ( Mt 19,13 ) ecc., fino alle parole: Chi può capire capisca. ( Mt 19,12 )

Tutto questo è riportato anche da Marco, che segue il medesimo ordine. ( Mc 10,1-12 )

S'impone tuttavia un esame degli elementi che nei due testi potrebbero sembrare contrastanti.

Dice infatti Marco che fu il Signore a chiedere ai farisei quale fosse la prescrizione data da Mosè, e a questa domanda essi risposero che era stato concesso di dare il libello del ripudio. ( Gen 1,12; Dt 24,1 )

Matteo al contrario mette prima le parole con cui il Signore mostra come, secondo la legge, fu Dio a unire l'uomo e la donna, e quindi nessun uomo ha il diritto di separarli.

A queste parole essi replicarono: Come mai allora Mosè prescrisse di dare il libello del ripudio e di licenziare [ la moglie ]?

In risposta Gesù aggiunse: Mosè vi concesse di ripudiare la moglie a motivo della durezza del vostro cuore, ma da principio non fu così. ( Mt 19,7-8 )

Marco da parte sua non omette questa replica del Signore ma la colloca dopo che essi ebbero risposto alla domanda da lui posta sul libello del ripudio.

62.121 Dobbiamo ancora una volta persuaderci che, qualunque sia stato l'ordine delle parole e le modalità con cui furono rivolte al Signore, ciò non ha nulla a che vedere con la verità dei fatti.

Non interessa quindi sapere se fu il Signore a dichiarare illecita ogni separazione e a comprovare con la legge il suo asserto, dando quella risposta alla quale i Giudei obiettarono presentando il problema del libello del ripudio loro concesso da Mosè, che pure aveva scritto aver Dio congiunto l'uomo e la donna; ( Gen 2,24 ) o se invece furono gli avversari a rispondere così al Signore che chiedeva quale fosse al riguardo la prescrizione di Mosè.

Nella volontà di Cristo c'era infatti il proposito di non esporre il motivo per cui Mosè aveva accordato loro quella concessione se essi prima non gliene avessero parlato.

Ora questo proposito del Signore fu espresso da Marco mediante la domanda da lui ricordata.

In effetti la loro intenzione s'incentrava sull'autorità di Mosè e com'egli aveva loro concesso di dare il libello del ripudio.

La domanda quindi era fatta prevedendo la conclusione di Gesù, che avrebbe sicuramente proibito ogni separazione.

Erano infatti andati da lui proprio per metterlo alla prova con la loro domanda.

Ora, questa intenzione è descritta da Matteo senza che venga ricordata la domanda loro rivolta dal Signore ma mettendo in bocca agli stessi avversari il riferimento al comando dato da Mosè, con cui volevano in certo qual modo trarre dalla propria parte il Maestro, che invece proibiva ogni sorta di separazione.

Avendo dunque tutt'e due gli evangelisti esposto chiaramente qual era l'intenzione degli interlocutori - elemento essenziale al cui servizio erano le parole - non importa nulla se il loro modo di narrare la cosa sia diverso, dal momento che nessuno dei due si allontana dalla verità.

62.122 Il fatto può anche ricostruirsi secondo quel che riferisce Marco, e cioè che, venuti gli avversari a interrogarlo sul ripudio della moglie, il Signore li interrogò a sua volta sulle ingiunzioni date al riguardo da Mosè.

Avendo essi risposto che Mosè aveva permesso di compilare il libello del ripudio e così rimandarla, egli replicò citando la legge stessa, data da Mosè, secondo la quale Dio istituì le nozze tra uomo e donna e aggiungendo le parole riportate da Matteo: Non avete voi letto come colui che al principio li creò, li creò maschio e femmina? ( Mt 19,4 ) ecc.

All'udire questo, essi riproposero la sussunta già a lui presentata dopo la prima domanda e gli dissero di nuovo: Come mai potè Mosè comandare che le si desse il libello del ripudio e la si rimandasse? ( Mt 19,7 )

In riferimento a tale richiesta Gesù mostrò come il motivo era da ricercarsi nella durezza del loro cuore; e Marco per brevità colloca dapprincipio questo riferimento al motivo della interrogazione, supponendo che la risposta fu data alla replica precedente, che Matteo colloca altrove.

Egli, così facendo, indica che nessun pregiudizio si arreca alla verità con riferire in contesti diversi ma con identiche parole quanto quei farisei avevano detto e poi ripetuto, dal momento che anche il Signore l'aveva espresso con tali parole.

63.123 - I fanciulli e il giovane ricco

Prosegue Matteo: Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano ( Mt 19,13 ) ecc., fino alle parole: Molti invero sono i chiamati, ma pochi gli eletti. ( Mt 20,16 )

Lo stesso ordine di Matteo segue Marco, ( Mc 10,13-31 ) ma il racconto degli operai presi a giornata per lavorare la vigna è inserito dal solo Matteo.

Quanto a Luca, egli, riferita la risposta che il Signore diede ai discepoli vogliosi di sapere chi fosse il più grande fra loro, aggiunge il racconto di quel tale che avevano visto scacciare i demoni senza essere dei seguaci di Gesù.

In seguito si distacca completamente dai primi due evangelisti e narra come il Maestro si rivolse decisamente verso Gerusalemme intenzionato di salirvi. ( Lc 9,46.51 )

Dopo una lunga digressione torna a combaciare con gli altri raccontando di quel ricco ( Lc 18,18-30 ) al quale il Signore disse: Vendi tutto quello che possiedi, ( Lc 18,22 ) cosa che gli altri ricordano in questo momento procedendo insieme nello stesso ordine.

È in tal punto che anche Luca prima di menzionare quel ricco pone l'episodio dei fanciulli, come fanno gli altri due.

Riguardo poi al ricco che chiedeva cosa dovesse fare di bene per ottenere la vita eterna potrebbe notarsi una qualche diversità fra quanto riferito da Matteo ( e cioè: Perché mi interroghi su ciò che è buono? ( Mt 13,17 ) ) e quanto riferito dagli altri evangelisti, che hanno: Perché mi chiami buono? ( Mc 10,18; Lc 18,19 )

Ad ogni modo le parole: Perché mi interroghi su ciò che è buono? possono con probabilità riferirsi alla domanda di quel tale: Cosa dovrò fare di buono?

In tale domanda si parla di ciò che è buono e la forma è interrogativa, mentre Maestro buono non è un'interrogazione.

Si deve dunque con tutta probabilità intendere che le frasi furono dette tutt'e due, e cioè: Perché mi chiami buono? e: Perché mi interroghi su ciò che è buono?

64.124 - Gesù predice la passione

Matteo prosegue: Mentre saliva a Gerusalemme Gesù prese in disparte i Dodici e lungo la via disse loro: " Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà ".

Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa ( Mt 20,17-20 ) ecc., fino alle parole: Appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto di molti. ( Mt 20,28 )

Alla stessa successione dei fatti si attiene Marco, ma nel particolare dei figli di Zebedeo annota che furono loro a dire quelle parole, mentre secondo Matteo non furono dette da loro personalmente ma tramite la madre, che presentò al Signore il loro desiderio.

Per questo motivo Marco, che ama la brevità, così scrivendo volle sottolineare che a dire la frase furono piuttosto loro e non la madre; ( Mc 10,32-45 ) tant'è vero che, tanto secondo Matteo quanto secondo Marco, nella risposta il Signore si rivolse a loro più che non alla madre.

Luca ( Lc 18,31-34 ) ricorda la predizione che Gesù fece ai dodici discepoli della sua passione e risurrezione e la espone nello stesso ordine, ma poi omette quanto narrato dagli altri finché, dopo le diverse aggiunte, non si rincontrano nell'episodio accaduto a Gerico.

Riguardo però alle affermazioni riportate da Matteo e Marco sui capi delle nazioni che spadroneggiano sui sudditi, mentre fra i discepoli non deve essere così, anzi chi fra loro è più in alto deve diventare il servo degli altri, tutto ciò è narrato, più o meno, anche da Luca, ma non nello stesso contesto.

Questa diversità di collocazione di per sé indica che la stessa espressione fu ripetuta più volte dal Signore. ( Mt 20,25; Mc 10,42; Lc 22,24-27 )

65.125 - I ciechi di Gerico

Prosegue Matteo: Mentre uscivano da Gerico, una gran folla seguiva Gesù.

Ed ecco che due ciechi, seduti lungo la strada, sentendo che passava Gesù, si misero a gridare: " Signore, figlio di Davide, abbi pietà di noi! " ( Mt 20,29-30 ) ecc., fino alle parole: Subito recuperarono la vista e lo seguirono. ( Mt 20,34 )

L'episodio è ricordato anche da Marco, che però dice essersi trattato d'un solo cieco. ( Mc 10,46-52 )

La soluzione della difficoltà è la stessa che è stata data a proposito di quei due posseduti dalla legione di demoni nel paese dei Geraseni. ( Mt 8,28; Mc 5,1; Lc 8,27 )

In effetti, dei due ciechi che qui Marco menziona uno doveva essere molto conosciuto, direi anzi ben rinomato, in quella città: tant'è vero che Marco riferisce il nome suo e quello di suo padre. ( Mc 10,46; Lc 8,41 )

Questa precisazione del nome non è facile riscontrarla fra le tante persone guarite dal Signore di cui prima si parla nel Vangelo.

Si trova indicato per nome soltanto l'arcisinagogo Giairo di cui Gesù risuscitò la figlia. ( Mc 5,22-43 )

Da questo viene confermata la nostra precedente conclusione, in quanto quell'arcisinagogo nel proprio ambiente doveva essere senz'altro un personaggio di rilievo.

Non c'è dubbio pertanto che Bartimeo, figlio di Timeo, era un personaggio decaduto da prosperità molto grande, e la sua condizione di miseria doveva essere universalmente nota e di pubblico dominio in quanto non era soltanto cieco ma un mendicante che sedeva lungo la strada. Per questo motivo Marco volle ricordare lui solo, perché l'avere egli ricuperato la vista conferì al miracolo tanta risonanza quanto era grande la fama della sventura capitata al cieco.

65.126. Luca riferisce un episodio che nelle modalità corrisponde esattamente al precedente; tuttavia occorrerà intendere il suo racconto nel senso che si tratta di un altro miracolo avvenuto nella persona di un altro cieco per quanto in modo consimile. ( Lc 18,35-43 )

Questo perché Luca afferma che il fatto avvenne mentre Gesù si avvicinava a Gerico, ( Lc 18,35 ) gli altri evangelisti invece lo collocano quando egli usciva da Gerico. ( Mc 10,46; Mt 20,29 )

È vero che il nome della città e le somiglianze fra i due episodi indurrebbero a farci credere trattarsi d'un solo e identico fatto, ma in tal caso gli evangelisti sarebbero in contraddizione fra loro poiché uno dice: Mentre si avvicinava a Gerico, gli altri: Mentre usciva da Gerico.

A una tale conclusione possono naturalmente lasciarsi indurre coloro che sono più propensi a credere che nel Vangelo ci siano menzogne anziché a credere che Gesù abbia compiuto due miracoli simili e con modalità press'a poco uguali.

Ora quale di queste due ipotesi sia la più credibile ( o piuttosto l'unica vera ) lo scopre, e con molta facilità, chi vuol esser un figlio fedele al Vangelo; e anche chi ama le polemiche, almeno dopo che lo si è avvisato, può trovare una risposta per starsene zitto o, se non gli garba tacere, potrà darsi una risposta che lo costringa a pensare.

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