Contro Fortunato

Disputa del primo giorno

Il quinto giorno prima delle calende di settembre, sotto il consolato degli illustrissimi Arcadio Augusto, console per la seconda volta, e Rufino, nella città di Ippona, ai bagni di Sossio, ebbe luogo, in presenza del popolo, la disputa contro Fortunato, prete manicheo.

1 - Agostino espone a grandi linee la dottrina manichea, criticandola

Agostino: Io ora ritengo un errore quello che prima ritenevo una verità.

Se giudico rettamente, desidero ascoltarlo da te in persona.

In primo luogo ritengo un errore capitale credere che Dio onnipotente, nel quale risiede la nostra unica speranza, sia suscettibile in qualche sua parte di essere violato o contaminato o corrotto.

So che la vostra eresia afferma ciò, a dire il vero però con parole diverse da quelle delle quali ora mi servo.

Se vi si domanda, infatti confessate che Dio è incorruttibile, assolutamente inviolabile e incontaminabile; ma, non appena cominciate ad esporre il resto, siete costretti a riconoscere che è corruttibile, penetrabile e contaminabile.

Dite infatti che non so quale progenie delle tenebre si è ribellata contro il regno di Dio; che poi Dio onnipotente, vedendo quale grande rovina e devastazione minacciava i suoi regni se non avesse opposto qualcosa alla progenie nemica e non gli avesse resistito, inviò questa potenza, dalla cui mescolanza con il male e con la progenie delle tenebre nacque il mondo.

Questa è la ragione per cui quaggiù le anime buone soffrono, sono schiave, errano, si corrompono e hanno bisogno di un liberatore che le purifichi dall'errore, le svincoli dalla mescolanza e le liberi dalla schiavitù.

Ritengo che sia empio credere che Dio onnipotente abbia potuto temere qualche progenie nemica o che si sia trovato nella necessità di precipitarci tra i tormenti.

Fortunato vorrebbe una sua testimonianza sui costumi dei Manichei

Fortunato: Poiché so che sei stato tra noi, cioè che hai ricoperto un ruolo tra i Manichei, questi sono i princìpi della nostra fede.

Ma qui si discute del nostro genere di vita, delle false colpe di cui siamo accusati.

Mi auguro pertanto che i buoni uomini presenti apprendano da te se sono vere o false le accuse in base alle quali siamo incolpati e attaccati.

Infatti dalla tua dottrina, dalla tua esposizione, dalla tua spiegazione potranno conoscere in modo più veritiero il nostro genere di vita, se avrai proceduto a presentarlo.

Hai assistito all'orazione?

2. Agostino: Sì. Ma una è la questione relativa alla fede e un'altra quella relativa ai costumi.

Io ho proposto di discutere della fede.

Comunque, se i presenti preferiscono sentir parlare dei costumi, non mi sottraggo a questa questione.

Fortunato: Voglio prima giustificarmi dinanzi alla tua coscienza, nei confronti della quale noi ci siamo macchiati, facendo appello alla tua testimonianza di uomo adatto - secondo me, sei tale sia ora sia nel futuro giudizio di Cristo, nostro giusto giudice - a dire se hai visto presso di noi o se hai messo in pratica le cose di cui ci accusano.

3 - Fortunato espone i caposaldi della fede manichea

Agostino: Tu mi chiami ad altro, mentre ti avevo proposto di trattare della fede.

Dei vostri costumi poi possono essere informati pienamente i vostri eletti.

Ora voi sapete che io non sono stato un eletto, ma un uditore.

Pertanto, anche se ho assistito alla vostra preghiera ( come tu mi hai richiesto ), solo Dio, insieme a voi, può sapere se praticate qualche genere di preghiera tra voi separatamente.

Io tuttavia, nella preghiera alla quale ho assistito, non ho visto accadere nulla di turpe; ma ho riscontrato una sola cosa contro la fede che poi ho appreso e abbracciato, cioè che pregate guardando dalla parte del sole.

Al di fuori di ciò, in quella vostra orazione non ho trovato niente di nuovo.

Ma chiunque vi pone una questione intorno ai costumi, è ai vostri eletti che la pone.

Che cosa poi facciate tra voi eletti, io non posso saperlo.

Infatti ho sentito dire da voi che spesso ricevete anche l'Eucaristia, ma, non conoscendo il momento in cui la ricevete, come avrei potuto sapere che cosa ricevete?

Pertanto, se non ti dispiace, riserva la questione sui costumi alla discussione tra i vostri eletti, se può essere discussa.

Da voi mi è stata trasmessa una fede che oggi respingo: di essa ho proposto di discutere e su ciò che ho proposto mi si deve rispondere.

Fortunato: Questa è la nostra professione di fede: Dio è incorruttibile, luminoso, inaccessibile, irraggiungibile, impassibile e abita una luce eterna e sua propria; niente di corruttibile trae da se stesso, e nel suo regno non si può trovare niente che gli sia contrario, né le tenebre, né i demoni, né satana.

Inoltre, ha inviato un Salvatore simile a lui, il Verbo, nato fin dalla costituzione del mondo, cioè quando il mondo fu creato, che è venuto tra gli uomini dopo la creazione del mondo; ha scelto, secondo la sua santa volontà, anime degne di se stesso, santificate dai suoi divini precetti, riempite della fede e della ragione delle cose celesti; sotto la sua guida, queste stesse anime ritorneranno da quaggiù al regno di Dio, secondo la santa promessa di colui che ha detto: Io sono la via, la verità e la porta. ( Gv 14, 6; Gv 10,7 ) e Nessuno può venire al Padre se non per mezzo di me. ( Gv 14, 6 )

Noi crediamo a queste cose perché le anime non potranno ritornare al regno di Dio per altra via, cioè con un altro mediatore, se esse non avranno trovato colui che è la via, la verità e la porta.

Infatti egli stesso ha detto: Chi ha visto me, ha visto il Padre ( Gv 14,9 ) e Chi crederà in me non conoscerà la morte per l'eternità, ma passerà dalla morte alla vita e non andrà incontro al giudizio. ( Gv 5,24 )

Noi crediamo a queste cose, e la ragione della nostra fede è obbedire, secondo le forze del nostro spirito, ai suoi precetti, seguendo con un'unica fede la sua Trinità, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

4 - Per quale necessità Dio ha inviato in terra le anime!

Agostino: Queste anime che, secondo la vostra professione, passano dalla morte alla vita con la mediazione di Cristo, quale causa le ha precipitate nella morte?

Fortunato: Procedi pure e contraddicimi, se non c'è niente al di fuori di Dio.

5 - Agostino: Se non ti dispiace, rispondi piuttosto alla mia domanda, dicendo quale causa ha consegnato queste anime alla morte.

Fortunato: Invece degnati tu di dire se c'è qualcosa al di fuori di Dio oppure se tutto è in Dio.

6 - Agostino: Questo è quanto io posso rispondere: il Signore ha voluto che io conoscessi che Dio non può sottostare a nessuna necessità né essere violato o corrotto da qualche parte.

E dal momento che ciò anche tu lo ammetti, ti chiedo: per effetto di quale necessità ha inviato quaggiù le anime che, come tu dici, ritornano a lui mediante il Cristo?

Fortunato: Ciò che tu hai detto, cioè che Dio è incorruttibile, Dio lo ha rivelato quaggiù a te come pure a me.

Ma se non c'è niente al di fuori di lui, la ragione da cercare è come e perché le anime siano venute in questo mondo, di modo che a buon diritto ora Dio le libera da questo mondo attraverso il suo Figlio unigenito e simile a lui.

7 - Se Dio è inviolabile perché ha inviato le anime in terra per sopportare i tormenti

Agostino: Non dobbiamo deludere i tanti che sono qui presenti, passando dalla questione proposta ad un'altra.

Entrambi dunque riconosciamo e siamo d'accordo che Dio è incorruttibile e inviolabile, e che niente ha potuto patire: ne segue che è falsa la vostra eresia la quale dice che Dio, vedendo che la devastazione e la rovina minacciavano i suoi regni, inviò la potenza a combattere con la progenie delle tenebre e che è da questa mescolanza che soffrono le nostre anime.

Il mio ragionamento dunque è breve e, per quanto stimo, perfettamente chiaro per chiunque.

Se Dio non ha potuto patire niente dalla progenie delle tenebre perché è inviolabile, senza causa ci ha inviato quaggiù perché sopportiamo i tormenti.

Se invece ha potuto patire qualche cosa, non è inviolabile, e ingannate coloro ai quali dite che Dio è inviolabile.

Questo infatti la vostra eresia nega, quando ne esponete gli altri aspetti.

Fortunato replica stabilendo un'analogia con l'incarnazione di Cristo

Fortunato: Noi sentiamo quello che ci insegna il beato Apostolo Paolo quando dice: Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Gesù Cristo, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso e si fece obbediente fino alla morte. ( Fil 2,5-8 )

Rispetto a noi, dunque, i nostri sentimenti sono come quelli relativi a Cristo che, pur essendo costituito in forma di Dio, si fece obbediente fino alla morte, per mostrare la somiglianza con le nostre anime.

E come mostrò in sé che era simile alla morte e che il Padre lo ha resuscitato tra i morti, così sentiamo che avverrà delle nostre anime, che, con la sua mediazione, potranno essere liberate da questa morte.

E questa o è estranea rispetto a Dio oppure, se gli appartiene, viene meno sia la sua misericordia sia il nome di Salvatore sia l'opera di liberazione.

8 - Agostino: Io domando come siamo divenuti sottomessi alla morte e tu rispondi dicendo come siamo liberati dalla morte.

Fortunato: L'Apostolo ha detto quali sentimenti dobbiamo avere relativamente alle nostre anime e Cristo ce lo ha mostrato.

Se Cristo ha subito la passione e la morte, anche noi dobbiamo subirle; se, per volontà del Padre, è disceso in terra per soffrire e morire, anche noi [ dobbiamo soffrire e morire ]

9 - Obiezione di Agostino: se Dio è inviolabile, allora niente poteva nuocergli; quindi è stato crudele a inviare le anime in terra

Agostino: È a tutti noto: la fede cattolica professa che nostro Signore, cioè la Potenza e la Sapienza di Dio ( 1 Cor 1,24 ) e il Verbo mediante il quale tutto è stato fatto e senza il quale niente è stato fatto, ( Gv 1,3 ) ha assunto la natura umana per la nostra liberazione.

E nella natura umana stessa che ha assunto, ha dimostrato le cose che tu dici.

Noi ora domandiamo se, relativamente alla sostanza stessa di Dio e alla sua ineffabile maestà, qualche cosa potesse nuocergli o no.

Se infatti qualcosa può nuocergli, non è inviolabile.

Se invece nessuna cosa può nuocergli, cosa poteva fare contro di lui la progenie delle tenebre, contro la quale voi dite che Dio ha fatto la guerra prima della creazione del mondo, guerra nella quale noi, cioè le anime, che ora hanno manifestamente bisogno di un liberatore, come voi asserite, sono state mescolate ad ogni genere di male, e sono state coinvolte nella morte?

Ritorno infatti al brevissimo e noto argomento: se qualcosa poteva nuocergli, non è inviolabile; se niente poteva nuocergli, è stato crudele a inviarci quaggiù perché sopportassimo questi mali.

Fortunato: L'anima viene da Dio o no?

10 - L'anima viene da Dio o no? E in quale senso?

Agostino: Ammesso che sia giusto non rispondere alle mie domande e che lo sia invece interrogarmi, io risponderò.

Fortunato: L'anima agisce con le proprie forze?

È questo che ti domando.

11 - Agostino: Di certo risponderò alla domanda che mi hai rivolto: ricordati soltanto che tu non hai voluto rispondere alle mie domande, mentre io ho voluto rispondere alle tue.

Chiedi se l'anima discende da Dio: questa in verità è una grande questione.

Ma che essa discenda da Dio o no, rispondo che l'anima non è di Dio: altro è Dio, altro è l'anima.

Dio è inviolabile, incorruttibile, impenetrabile, incontaminabile e tale che in nessuna parte può essere corrotto e in nessuna parte gli si può nuocere.

L'anima, al contrario, come vediamo, è peccatrice ed è immersa nella sofferenza, è alla ricerca della verità e ha bisogno di un liberatore.

Questi mutamenti dell'anima mi mostrano che essa non è Dio.

Infatti se l'anima è la sostanza di Dio, la sostanza di Dio erra, la sostanza di Dio si corrompe, la sostanza di Dio è violata, la sostanza di Dio è ingannata, e tutto ciò è empio a dirsi.

Fortunato: Dunque tu neghi che l'anima provenga da Dio fino a che è schiava dei peccati, dei vizi e delle cose del mondo ed è sottomessa all'errore, perché non è possibile che Dio o la sua sostanza subisca ciò.

Dio infatti è incorruttibile e la sua sostanza è immacolata e santa.

Ma ora vi chiedo se l'anima proviene da Dio o no.

Noi professiamo che proviene da Dio, mostrandolo con l'avvento del Salvatore, con la sua santa predicazione, con la scelta in virtù della quale ha pietà delle anime e dicendo che appunto, in conformità al suo arbitrio, l'anima è venuta quaggiù perché la liberasse dalla morte e la conducesse alla gloria eterna, restituendola al Padre.

Ma tu personalmente, che cosa dici o speri dell'anima, che provenga da Dio o no?

La sostanza di Dio, dalla quale neghi che l'anima provenga, non può sottostare a nessuna passione.

12 - Agostino: Ho negato che l'anima sia sostanza di Dio per negare che essa è Dio.

Ma tuttavia ha Dio per artefice, poiché è stata fatta da Dio.

Altro è il Creatore, altro è la sua opera.

Il Creatore non può assolutamente essere corruttibile; l'opera non può assolutamente essere uguale al suo Creatore.

Fortunato: Ma io non ho detto che l'anima è simile a Dio.

Poiché però hai detto che l'anima è opera della creazione e che non c'è niente al di fuori di Dio, io domando da dove Dio abbia tratto la sostanza dell'anima.

13  - Agostino: Ti ricordo soltanto che io rispondo alle tue domande, tu invece non rispondi alle mie.

Dico che l'anima è stata creata da Dio, come tutte le altre cose da lui create e, tra quelle che Dio onnipotente ha creato, all'anima è riservato un posto di preminenza.

Se tu poi chiedi da dove Dio ha creato l'anima, ricordati che io ammetto con te che Dio è onnipotente.

Onnipotente invece non è chi richiede qualche materia per fare quello che vuole.

Ne segue che, secondo la nostra fede, tutte le cose che Dio ha creato mediante il Verbo e la sua Sapienza le ha creato dal nulla.

Così infatti leggiamo: Egli ha ordinato e le cose sono state fatte; egli comandò e le cose sono state create. ( Sal 148,5 )

Fortunato afferma l'esistenza di due sostanze quella del Bene e quella del Male

Fortunato: Tutte le cose dipendono dal suo comandamento?

14 - Agostino: Si, così credo; però tutte le cose che sono state create.

Fortunato: Le cose create si accordano tra loro.

Ma poiché le cose di cui parli sono per te discordanti tra loro, è dunque evidente che non c'è una sola sostanza, nonostante che queste stesse cose siano venute a costituire il mondo e la sua figura dal comando di uno solo.

Del resto ciò appare manifesto dalle cose stesse, perché non c'è nessuna rassomiglianza tra le tenebre e la luce, tra la verità e la menzogna, tra la morte e la vita, tra l'anima e il corpo e tra tutte le altre cose simili a queste ma che differiscono tra loro sia per i nomi sia per le specie.

A buon diritto perciò nostro Signore ha detto: Ogni pianta che non è stata piantata da mio Padre celeste sarà sradicata, ( Mt 15,13 ) e, alludendo ad un albero piantato, Sarà gettato nel fuoco, perché non produce frutti buoni. ( Mt 7,19; Mt 3,10 )

Di qui dunque è evidente che, per l'ordine delle cose, due sono le sostanze in questo mondo, le quali constano ciascuna di specie e di nomi: una di esse è la sostanza del corpo, l'altra è la sostanza eterna, quale crediamo che sia la sostanza del Padre onnipotente.

15 - Esistono due soli generi di mali: il peccato e la pena del peccato. Essi sono dovuti al libero arbitrio

Agostino: Questi contrari che ti turbano perché li sentiamo come tra loro avversi, sono dovuti al nostro peccato, il peccato dell'uomo.

Dio infatti ha fatto tutte le cose e le ha fatte buone e le ha ben ordinate; invece non ha fatto il peccato e la sola cosa che noi chiamiamo male è il nostro peccato volontario.

C'è anche un altro genere di male: è la pena del peccato.

Poiché dunque due sono i generi dei mali, cioè il peccato e la pena del peccato, l'uno non riguarda Dio, l'altro riguarda la sua giustizia.

Dio infatti come è buono, in quanto ha tutto creato, così è giusto, in quanto castiga il peccato.

Di conseguenza, siccome tutte le cose sono perfettamente ordinate, il fatto che ora alcune ci sembrano tra loro avverse è dovuto giustamente alla caduta dell'uomo, che non ha voluto osservare la legge di Dio.

All'anima razionale che è nell'uomo, Dio infatti ha dato il libero arbitrio, per cui l'uomo poteva avere merito soltanto a condizione di essere buono per sua volontà, non per necessità.

Poiché dunque bisogna che il bene provenga non dalla necessità ma dalla volontà, occorreva che Dio desse all'anima il libero arbitrio.

Così sottomise tutte le cose all'anima rispettosa delle sue leggi, senza che essa incontrasse alcuna opposizione, di modo che anche le altre cose create da Dio fossero al suo servizio, se essa, da parte sua, avesse voluto servire Dio.

Ma siccome essa, da parte sua, non ha voluto servire Dio, quelle cose che erano al suo servizio si sono tramutate in pena per lei.

Perciò, se tutte le cose sono state rettamente ordinate da Dio, esse sono anche buone, e Dio non subisce il male.

Fortunato: Non subisce il male, ma lo previene.

16 - Fortunato cerca di chiarire con le Scritture la questione delle due sostanze

Agostino: Da chi in effetti l'avrebbe potuto subire?

Fortunato: Anch'io la penso così: perché l'ha voluto prevenire non però senza ragione, ma per la sua potenza e prescienza.

Peraltro, prova a negare che il male esiste al di fuori di Dio, una volta che si è mostrato che esistono i precetti perché ci sono altre cose che accadono al di fuori della sua volontà.

Il precetto, infatti, non interviene se non dove c'è l'opposizione.

La facoltà di vivere liberamente è concessa solo dove c'è la caduta, come chiarisce l'Apostolo quando dice: Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell'aria, quello spirito che ora opera nei figli ribelli.

Nel numero di questi ribelli, del resto, anche noi tutti siamo vissuti, un tempo, con i desideri della nostra carne, seguendo le sue voglie ed eravamo per natura meritevoli dell'ira, come tutti gli altri.

Dio invece, ricco di misericordia, ha avuto pietà di noi.

Da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatto rivivere con Cristo: in virtù della sua grazia infatti voi siete stati salvati.

Con lui ci ha anche risuscitato e con Gesù Cristo ci ha fatto sedere nei cieli, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Gesù Cristo.

È per sua grazia infatti che siete stati salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno se ne possa gloriare.

Siamo infatti opera sua, creati in Gesù Cristo per le opere buone che Dio ha predisposto affinché noi le praticassimo.

Perciò ricordatevi che un tempo voi eravate pagani nella carne, denominati circoncisi da coloro che chiamano circoncisione quella che portano nel loro corpo, compiuta da mano d'uomo, ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza di Israele, estranei ai fatti della promessa, senza speranza e senza Dio in questo mondo.

Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani siete diventati vicini grazie al sangue di Cristo.

Egli infatti è la nostra pace, colui che di due popoli ne ha fatto uno solo, abbattendo il muro di separazione che era in mezzo, cioè l'inimicizia, annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di comandamenti e di precetti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace e, per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l'inimicizia.

Con la sua venuta perciò, annunziò la pace a voi che eravate lontani e la pace a coloro che erano vicini, poiché per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito. ( Ef 2,1-18 )

17 - Replica Agostino

Agostino: Questo passo dell'Apostolo che hai voluto leggere, se non erro, è completamente a favore della mia fede e contro la tua: in primo luogo perché lo stesso libero arbitrio, col quale io ho detto che l'anima pecca, è qui abbastanza chiaramente enunciato quando l'Apostolo parla del peccato e dice che la nostra riconciliazione con Dio avviene attraverso Gesù Cristo.

Con il peccato infatti ci eravamo allontanati da Dio, con la fedeltà ai precetti di Cristo invece noi ci riconciliamo con Dio: noi, che eravamo morti a causa dei nostri peccati, osservando i suoi precetti, siamo restituiti alla vita e siamo in pace, in un solo spirito, con colui al quale eravamo diventati estranei non osservando i suoi comandamenti ( come annuncia la nostra fede a proposito dell'uomo che fu creato per primo ).

Dunque ora ti chiedo di dirmi, secondo il passo che hai letto, come possiamo peccare, se c'è una natura contraria che ci costringe a fare ciò che facciamo.

Chi infatti è costretto dalla necessità a fare qualche cosa, non pecca.

Chi invece pecca, pecca in ragione del libero arbitrio.

Perché ci è imposta la penitenza, se non siamo noi ad aver fatto il male, ma la progenie delle tenebre?

Ti domando parimenti a chi è accordata la remissione dei peccati: a noi o alla progenie delle tenebre?

Ma se la remissione dei peccati è accordata alla progenie delle tenebre, anche essa regnerà con Dio, ricevendo la remissione dei peccati?

Se invece la remissione dei peccati è accordata a noi, è evidente che si deve al fatto che abbiamo peccato volontariamente.

Sarebbe infatti abbastanza stolto perdonare a colui che non ha fatto niente di male.

Ora chi non ha fatto niente di sua volontà, non ha fatto niente di male.

Supponiamo dunque in questo momento che un'anima, alla quale Dio prometteva la remissione dei peccati e la riconciliazione qualora avesse smesso di peccare e avesse fatto penitenza per i suoi peccati, risponda secondo la vostra fede e dica: " In che cosa in verità ho peccato? Di che cosa mi sono resa responsabile?

Perché mi hai cacciato dai tuoi regni, per farmi combattere contro non so quale progenie?

Sono stata precipitata, mescolata, corrotta, resa debole, non ho conservato il libero arbitrio.

Tu conosci la necessità da cui sono stata pressata: perché mi imputi le ferite che ho ricevuto?

Perché mi costringi alla penitenza dal momento che sai la causa delle mie ferite, e inoltre sai che le sofferenze che ho subito mi sono state inflitte dalla progenie delle tenebre, per tuo ordine?

Tu infatti non potevi essere violato, ma, poiché volevi provvedere ai tuoi regni perché niente potesse loro nuocere, mi hai precipitato in mezzo alle miserie.

Se è certo che sono una parte di te uscita dalle tue viscere, che vengo dal tuo regno e dalla tua bocca, non avrei dovuto patire alcunché in mezzo a questa progenie delle tenebre, di modo che, se è vero che ero una parte del Signore, mentre sfuggivo ad ogni corruzione, essa vi avrebbe dovuto essere sottomessa.

Ora invece, poiché essa non poteva essere calmata se non attraverso la mia corruzione, come posso essere chiamata una parte di te e tu, come resti inviolabile, come non sei crudele, tu che hai voluto che io soffrissi per questi regni contro i quali non poteva affatto nuocere quella progenie delle tenebre? ".

A ciò rispondi, se non ti dispiace, e cerca anche di spiegarmi in che modo è stato detto dall'apostolo Paolo: Noi eravamo per natura figli dell'ira, noi che, secondo le sue parole, siamo stati riconciliati con Dio.

Se dunque eravamo per natura figli dell'ira, come puoi dire che per natura l'anima è figlia e parte di Dio?

Fortunato: Se l'Apostolo ha detto che siamo per natura figli dell'ira in riferimento all'anima, questa, secondo le parole dell'Apostolo, sarebbe estranea a Dio.

Ed è per questa ragione soltanto che tu puoi mostrare che l'anima non proviene da Dio, cioè perché per natura, come dice l'Apostolo, siamo figli dell'ira.

Ma se questo Apostolo ha parlato così per il fatto che, come egli stesso testimonia, era sottoposto alla legge, in quanto discendente dal seme di Abramo, è evidente che in riferimento al corpo ha detto che noi, come tutti gli altri, siamo stati figli dell'ira.

Quanto alla sostanza dell'anima, egli mostra invero che proviene da Dio e che l'anima non può riconciliarsi con Dio in altro modo se non mediante il Maestro che è Gesù Cristo.

Infatti, una volta distrutta l'inimicizia, sembrava che l'anima fosse ancora indegna di Dio.

Ma poiché tuttavia è stata inviata, lo professiamo, da un Dio onnipotente, è stata inviata traendo la propria origine da lui e per confermare la sua volontà.

Come pure crediamo che il Salvatore Cristo è venuto dal cielo per compiere la volontà del Padre, che era la seguente: liberare le nostre anime dalla inimicizia con lui, distruggendo questa stessa inimicizia.

E se l'anima non fosse stata contraria a Dio, non si sarebbe parlato d'inimicizia dove c'era l'unità, né si sarebbe parlato della sua distruzione o di eseguirla dove era la vita.

18 - Agostino: Ricordati ciò che l'Apostolo ha detto: che per la nostra condotta di vita noi siamo stati separati da Dio.

Fortunato: Ne ricavo che c'erano due sostanze: la sostanza della luce nella quale c'era Dio che, come abbiamo detto in precedenza, è incorruttibile, e il suo contrario, cioè la natura delle tenebre, a proposito della quale anche oggi confesso che è vinta dalla potenza di Dio e che, come ha detto in precedenza lo stesso Apostolo, in vista del mio ritorno è stato mandato Cristo come salvatore.

19 - Anche Agostino fa appello alle Scritture

Agostino: Coloro che ci ascoltano ci hanno imposto di discutere con ragioni la credenza nelle due nature.

Ma poiché ti sei rifugiato di nuovo nelle Scritture, anche io ricorro ad esse: chiedo che niente sia omesso perché, con l'utilizzare solo certi passi, non portiamo che nebbie a coloro ai quali le Scritture non sono note.

Iniziamo dunque l'esame del passo dell'Apostolo contenuto nella Lettera ai Romani.

Nella prima pagina infatti si trova ciò che è decisamente contro di voi; dice appunto: Paolo, servo di Gesù Cristo, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il Vangelo di Dio, che egli aveva promesso per mezzo dei suoi Profeti nelle Sacre Scritture, riguardo al Figlio suo, nato dalla progenie di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio secondo lo spirito di santificazione mediante la resurrezione dei morti, Gesù Cristo, nostro Signore. ( Rm 1,1-4 )

Vediamo che l'Apostolo ci insegna intorno a nostro Signore, da una parte, che fu predestinato dalla potenza di Dio prima dell'incarnazione e, dall'altra, che è nato secondo la carne dalla stirpe di Davide.

Ciò voi lo avete sempre negato e lo negate ancora: come potete reclamare le Scritture per discutere di preferenza secondo esse?

Fortunato: Voi asserite che è, secondo la carne, che proviene dalla stirpe di Davide, quando invece è detto che è nato da una vergine ed è celebrato Figlio di Dio.

Non si può infatti tenere per spirito se non ciò che proviene dallo spirito, e per carne se non ciò che proviene dalla carne.

Contro questa opinione c'è l'autorità stessa del Vangelo, la quale dice che la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che è corruttibile può ereditare l'incorruttibilità. ( 1 Cor 15,50 )

A questo punto si levò un rumore presso coloro che assistevano, perché volevano che si procedesse con ragioni: vedevano in effetti che egli non voleva ammettere tutte le cose che sono scritte nel testo dell'Apostolo.

Quindi, in modo disordinato, cominciarono tutti a discutere in qual senso egli dicesse che la parola di Dio era stata incatenata nella progenie delle tenebre.

Poiché a questa asserzione i presenti inorridirono, la seduta si sciolse.

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