Trattato contro i Giudei
Il beato apostolo Paolo, Dottore delle genti nella fede e nella verità, che ci esorta affinché rimaniamo stabili e saldi nella medesima fede in cui fu costituito a tutti gli effetti ministro, ci ammonisce con l'insegnamento e ci infonde timore con il suo esempio.
Dice: Guarda la bontà e la severità di Dio: in quanti caddero la severità, in te invece la bontà, se persevererai nella bontà. ( Rm 11,22 )
E certo ciò lo disse a proposito dei Giudei che sono stati allontanati per la loro infedeltà e furono potati come i rami di quell'olivo che pure, in virtù delle radici dei santi Patriarchi, aveva portato frutti; ciò affinché l'olivo selvatico delle Genti fosse innestato mediante la fede e potesse rendersi partecipe dell'abbondanza dell'olivo potato dei suoi rami naturali.
Ma, dice, non gloriarti contro i rami, perché se tu ti glorierai, non sei tu a portare la radice, ma la radice porta te. ( Rm 11,18 )
E poiché alcuni tra loro si salvano, aggiunse di seguito: Altrimenti tu stesso sarai rifiutato.
E quelli, senza dubbio, se non persevereranno nell'infedeltà, anche loro saranno innestati, perché Dio può innestarli una seconda volta. ( Rm 11,22-23 )
Quanto a coloro che permangono nell'infedeltà, essi sono oggetto di quella sentenza del Signore, in cui egli dice: I figli di questo regno andranno nelle tenebre esteriori; là vi sarà pianto e stridore di denti. ( Mt 8,12 )
E alle Genti che persevereranno nella bontà si riferisce quanto aveva detto prima: Verranno molti da oriente e occidente e si sederanno con Abramo e Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli. ( Mt 8,11 )
Così ai Patriarchi che vivevano nella radice, da un lato, mediante la giusta severità di Dio, è amputata la superbia infedele dei suoi rami naturali, dall'altro, mediante la bontà divina, è innestata la fedele umiltà dell'olivo selvatico.
Ma quando si dicono queste cose ai Giudei, essi disprezzano il Vangelo e l'Apostolo e non ascoltano ciò che gli diciamo perché non intendono ciò che leggono.
Se capissero ciò che ha annunciato il profeta quando leggono: Ti renderò luce delle Genti, affinché tu porti la mia salvezza fino ai limiti della terra, ( Is 49,6 ) non sarebbero tanto ciechi né tanto infermi da non riconoscere nel Cristo Signore la luce e la salvezza.
Così anche se capissero ciò che sterilmente e invano cantano essere stato profetizzato di loro stessi: su tutta la terra giunse il loro suono e le loro parole fino ai confini della terra, ( Sal 19,5 ) si desterebbero al suono delle parole degli Apostoli e capirebbero che le loro parole sono divine.
Quindi, dalle sacre Scritture, che godono anche tra loro di grande autorità, si dovranno trarre delle testimonianze, in modo che, anche se dovessero non voler esser guariti dal servigio loro offerto, li possa convincere almeno la verità loro manifestata.
In primo luogo deve essere combattuto il loro errore, per cui ritengono che i libri dell'Antico Testamento non ci riguardino perché non osserviamo i sacramenti antichi, ma quelli nuovi.
In effetti ci dicono: Perché leggete la Legge e i Profeti di cui non volete osservare i precetti?
Noi in realtà non circoncidiamo la carne del prepuzio maschile e mangiamo la carne che la legge chiama immonda; non osserviamo in maniera carnale i sabati, i noviluni e i giorni festivi; non immoliamo a Dio degli animali in sacrificio, né, allo stesso modo, celebriamo la Pasqua con l'agnello e il pane azzimo.
Inoltre l'Apostolo ( Col 2,17 ) chiama questi e altri sacramenti antichi, con un vocabolo generale, ombre delle cose future, perché essi allora significavano ciò che si sarebbe rivelato e che noi recepiamo come già rivelato affinché, tolta l'ombra, fruiamo della loro pura luce.
Sarebbe troppo lungo discutere di tutto ciò dettagliatamente: di come siamo circoncisi con lo spogliamento dell'uomo vecchio e non con lo svestirci del corpo carnale; di come ciò che loro evitano non cibandosi di certe carni animali, noi lo evitiamo nei costumi ed offriamo il nostro corpo come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio, al quale effondiamo con intelligenza le nostre anime con santi desideri anziché sangue; e di come siamo purificati da ogni iniquità per il sangue di Cristo come agnello immacolato.
Il quale Cristo, per la somiglianza della carne del peccato, ( Rm 8,3 ) vediamo prefigurato in un caprone anche negli antichi sacrifici: e chi riconosce in lui la somma vittima sacrificale, lo riconosce quale toro nei corni della croce.
Osserviamo veramente il sabato quando troviamo in lui riposo; e l'osservanza della luna nuova è la santificazione della vita nuova.
E Cristo è la nostra Pasqua, e il nostro azzimo è la sincerità della verità che non ha il lievito vecchio, ( 1 Cor 5,7-8 ) e se vi sono alcune altre cose su cui ora non vi è necessità di soffermarsi, prefigurate nei segni antichi, esse hanno il loro compimento in colui il regno del quale non avrà fine.
Occorreva infatti che tutto giungesse a compimento in colui che non venne ad abolire la Legge e i Profeti, ma a portarli a compimento. ( Mt 5,17 )
Così, poi, Cristo non ha rigettato quelle antiche prefigurazioni ricusandole, ma le ha tramutate conferendo loro pienezza, cosicché fosse possibile distinguere ciò che annunciava che Cristo era venuto da ciò che preannunciava che sarebbe venuto.
Che cosa vuol dire la frase che alcuni salmi, che essi stessi conservano e ne riconoscono l'autorità di scritti sacri, portano scritto nel titolo: Per quelle cose che saranno mutate - in verità il testo di questi stessi salmi preannuncia Cristo -, se non che è preannunciata la loro stessa futura trasformazione per opera di colui, nel quale essa sarebbe giunta a compimento?
In tal modo il popolo di Dio, che ora è il popolo cristiano, non è più obbligato ad osservare ciò che veniva osservato ai tempi dei Profeti, non perché quelle cose siano condannate, ma perché sono state trasformate, e ciò non perché andasse perduto ciò che in esse veniva significato, ma perché le prefigurazioni si realizzassero ognuna a suo tempo.
Almeno nel salmo quarantaquattro ( è il primo di quelli che portano, al principio, questo titolo: Per quelle cose che saranno mutate, dove si legge anche: Cantico per il diletto) viene annunciato in modo evidentissimo Cristo: Splendido in bellezza sopra i figli degli uomini. ( Sal 45,1.3 )
Egli che, esistendo in forma di Dio, non considerò un tesoro geloso il suo esser uguale a Dio. ( Fil 2,6 )
Lì si dice: Cingi la tua spada al fianco, ( Sal 45,4 ) perché avrebbe parlato agli uomini nella carne.
Senza dubbio con la spada si intende la parola, e con il fianco la carne: perché spogliandosi di se stesso, prese la forma di servo, ( Fil 2,7 ) affinché in colui che per la divinità era splendido in bellezza sopra i figli degli uomini si compisse per la debolezza anche ciò che un altro profeta dice di lui: Lo vedemmo e non aveva figura né splendore, e il suo viso era prostrato e la sua posizione deforme. ( Is 53,2 )
Nello stesso salmo poi viene mostrato in modo evidentissimo che Cristo non è solo uomo, ma anche Dio, quando si afferma: Il tuo trono, o Dio, per i secoli dei secoli, e scettro giusto è lo scettro del tuo regno.
Hai amato la giustizia e odiato l'iniquità; per questo Dio, il tuo Dio ti unse con l'olio della letizia a preferenza dei tuoi eguali. ( Sal 45,7-8 )
E in effetti, a causa dell'unzione, che in greco si dice χρίσμα, egli è chiamato Cristo: egli è il Dio unto da Dio che ha cambiato, come gli altri sacramenti, anche la stessa unzione carnale in spirituale.
Lì gli si dice della Chiesa: Alla tua destra sta la regina con un vestito aureo, con ogni varietà d'ornamenti. ( Sal 45,10 )
In queste parole viene simboleggiata la diversità delle lingue tra tutte le Genti, che, però, nell'intimo sono animate da una fede unica e semplice: infatti tutta la ricchezza della figlia del re è interiore. ( Sal 45,14 )
Ad essa si riferisce il salmo quando dice: Ascolta, figlia, e guarda: ascolta la promessa e guarda il suo compimento.
E dimentica il tuo popolo e la casa del padre tuo.
In questo modo si compie il nuovo e si cambia il vecchio.
Perché il re è innamorato del tuo splendore. ( Sal 45,11 )
Lo splendore che egli stesso fece per sé e che non ha trovato in te.
E infatti: come potevi esser bella ai suoi occhi, così deturpata dai tuoi peccati?
E con ciò, perché tu non creda che debba riporre la tua speranza nell'uomo, prosegue e dice: Poiché egli stesso è il Signore Dio tuo. ( Sal 45,11 )
Perché tu non disprezzi la forma di servo, né derida la debolezza del potente e l'umiltà dell'eccelso, egli è il Signore Dio tuo.
In ciò che pare piccolo si cela il grande; nell'ombra della morte il sole della giustizia; nell'ignominia della croce il Signore della gloria.
Seppure lo uccidono i persecutori e gli infedeli lo negano, egli è il Signore Dio tuo e in virtù del suo corpo è stato tramutato ciò che prima veniva prefigurato per mezzo di ombre.
Anche il salmo sessantotto ha come titolo: Per quelle cose che saranno mutate.
E lì si celebra la passione del nostro Signore Gesù Cristo che trasfigura in sé anche le voci di alcuni suoi membri, vale a dire, dei suoi fedeli.
In effetti egli non commise nessun delitto, ma si fece carico dei nostri; per questo dice: E i miei peccati non ti sono ignoti. ( Sal 69,6 )
Lì è scritto e profetizzato ciò che nel Vangelo leggiamo esser già avvenuto: ( Mt 27,34.48 ) Mi diedero fiele da mangiare e nella mia sete mi dissetarono con l'aceto. ( Sal 69,22 )
Mediante lui vennero dunque trasformate le cose antiche che il titolo del salmo aveva predetto sarebbero state cambiate.
I Giudei, leggendo ciò e non intendendolo, credono di dire qualche cosa di sensato quando chiedono in che modo accogliamo l'autorità della Legge e dei Profeti, visto che non osserviamo i riti misteriosi che ivi sono prescritti.
Non li osserviamo perché sono mutati: e sono mutati perché era stato annunciato che dovevano esser trasformati; e noi crediamo in colui mediante la rivelazione del quale sono stati mutati.
Quindi non osserviamo le prescrizioni rituali che sono lì ordinate, perché intendiamo ciò che lì viene preannunciato e osserviamo ciò che lì viene promesso.
Coloro poi i quali ci incolpano di queste cose, sono ancora amari a causa dei loro padri che diedero fiele come cibo al Signore e sono ancora vecchi per via dell'aceto che gli diedero da bere; perciò non capiscono che in essi si compie ciò che segue: Il loro pasto diventi per loro trappola, retribuzione e scandalo. ( Sal 69,23 )
Veramente quelli divennero di fiele e d'aceto offrendo al Pane vivo fiele e aceto come cibo.
Come faranno a vedere queste cose coloro di cui fu predetto: Saranno accecati i loro occhi affinché non vedano? ( Sal 69,24 )
E come potranno restar eretti, affinché abbiano il cuore in alto, coloro a proposito dei quali è stato predetto: E la loro schiena sarà sempre ricurva? ( Sal 69,24 )
Né queste cose sono state dette di tutti, ma certo sono state dette di coloro per i quali sono state predette queste cose.
Quindi esse non riguardano quanti, tra loro, credettero in Cristo, né quanti ora credono in lui, né quanti crederanno in lui fino alla fine dei secoli: cioè il vero Israele, che vedrà il Signore faccia a faccia.
Perché non tutti i discendenti d'Israele sono il vero popolo d'Israele; e non tutti i discendenti di Abramo sono veri figli d'Abramo; ma per mezzo d'Isacco - ha detto l'Apostolo - tu avrai discendenti.
Questo significa che non sono figli di Dio quelli generati naturalmente, ma quelli nati in seguito alla promessa 28. ( Rm 9,6-8 )
E questi appartengono alla Sion spirituale e alle città di Giuda, cioè, alle Chiesa delle quali l'Apostolo dice: Ero ignoto alle Chiese di Giudea che sono in Cristo. ( Gal 4,22 )
Perché, come viene esposto poco dopo nello stesso salmo: Dio salverà Sion e saranno edificate le città di Giuda.
E la abiteranno e la erediteranno. E la discendenza dei suoi servi la possederà e coloro che ameranno il suo nome abiteranno in essa. ( Sal 69,36-37 )
Quando i Giudei odono ciò, lo comprendono secondo la carne e pensano alla Gerusalemme terrena - che, con i suoi figli, è schiava - e non alla madre nostra eterna nei cieli. ( Gal 4,25-26 )
Il salmo settantanove è parimenti preceduto da un titolo simile: Per quelle cose che saranno mutate.
In questo salmo sta scritto, tra l'altro: Guarda dal cielo e osserva e visita questa vigna e perfezionala perché la piantò la tua destra; sia la tua mano sul Figlio dell'uomo che per te hai reso forte. ( Sal 80,15-16 )
Questa è la vigna di cui si dice: Dall'Egitto trapiantasti la vigna. ( Sal 80,9 )
In effetti Cristo non ne piantò una nuova, ma, quando venne, la tramutò in una migliore.
Nel Vangelo si legge la stessa cosa: Ucciderà senza pietà quegli uomini malvagi e darà la vigna in affitto ad altri agricoltori. ( Mt 21,41 )
Non dice: la sradicherà e ne pianterà una nuova, ma affiderà la medesima vigna ad altri agricoltori.
Ed essa è in verità la città di Dio formata dalla società dei santi e l'assemblea dei figli della promessa che deve essere completata da chi muore e da chi succede dei mortali e che alla fine dei secoli dovrà ricevere in tutti l'immortalità dovuta: la qual cosa è espressa in un altro salmo con l'immagine del fertile olivo quando dice: Io, come fertile olivo nella casa di Dio, ho sperato nella misericordia di Dio per sempre e per tutti i secoli dei secoli. ( Sal 52,10 )
Né poté andar perduta la radice dei Patriarchi e dei Profeti, perché sono stati spezzati gli infedeli e i superbi diventati con ciò rami infruttuosi, affinché potesse essere innestato l'olivo delle Genti, e, come dice Isaia, il numero dei figli di Israele fosse numeroso come la sabbia del mare e i restanti si salvassero. ( Is 10,22 )
Però solo in colui di cui si dice: E sul Figlio dell'uomo che per te hai reso forte; e di cui si ripete: La tua mano sia sull'uomo della tua destra e sopra il Figlio dell'uomo che per te hai reso forte.
Ma non ci allontaniamo da te. ( Sal 80,18-19 )
Per questo Figlio dell'uomo, cioè Cristo Gesù, e per gli altri suoi [ seguaci ] cioè gli apostoli e gli altri molti israeliti che credettero in Cristo Dio, con l'adesione della pienezza delle Genti, si realizza la vigna santa.
E con la rimozione dei sacramenti antichi e con l'istituzione di nuovi si compie il titolo del salmo: Per quelle cose che saranno mutate. ( Sal 80,1 )
Si debbono riportare testimonianze ancora più chiare, cosicché tanto se sono d'accordo quanto se non lo sono, in ogni caso comunque sentano.
Verranno giorni, dice il Signore, e confermerò sopra la casa di Giacobbe un testamento nuovo, non secondo il testamento che avevo stretto con i loro padri il giorno in cui presi le loro mani per condurli fuori dall'Egitto. ( Ger 31,31-32 )
Questo mutamento predetto con certezza non viene significato nel titolo del salmo, che pochi intendono, ma si trova espresso nell'annuncio chiaro della voce profetica.
Viene promesso apertamente un nuovo testamento, diverso da quello che era stato concluso con il popolo quando fu condotto fuori dall'Egitto.
Dato dunque che in quell'Antico Testamento sono comandate queste cose che noi che apparteniamo al Testamento Nuovo non siamo tenuti ad osservare, perché i Giudei non riconoscono piuttosto che loro stessi sono rimasti ancorati ad un'antichità superflua anziché obiettare a noi - che possediamo la nuova promessa - che non osserviamo le cose antiche?
Siccome però adesso, secondo quanto è scritto nel Cantico dei Cantici: È arrivato il giorno, le tenebre siano allontanate, ( Ct 2,17 ) che splenda il significato spirituale e cessino le celebrazioni secondo la carne.
Il Dio degli dèi, il Signore, ha parlato e ha chiamato la terra da occidente a oriente; ( Sal 50,1 ) certamente ha chiamato al Testamento Nuovo tutta la terra, alla quale in un altro salmo viene detto: Cantate al Signore un cantico nuovo, cantate al Signore da tutta la terra. ( Sal 96,1 )
Quindi non ha parlato, come aveva fatto prima, dal monte Sinai a un solo popolo, che il Dio degli dèi aveva chiamato dall'Egitto, ma ha parlato in modo tale da convocare tutta la terra da oriente a occidente.
E se il giudeo volesse intendere quelle parole, udirebbe anche questa chiamata e sarebbe tra quelli di cui, nello stesso salmo, si dice: Ascolta, popolo mio, voglio parlare, testimonierò contro di te, Israele: Io sono Dio, il tuo Dio.
Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici; i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti.
Non prenderò giovenchi dalla tua casa, né capri dai tuoi recinti.
Sono mie tutte le bestie della foresta, animali a migliaia sui monti.
Conosco tutti gli uccelli del cielo, è mio ciò che si muove nella campagna.
Se avessi fame, a te non lo direi: mio è il mondo e quanto contiene.
Mangerò forse la carne dei tori, berrò forse il sangue dei capri?
Offri a Dio un sacrificio di lode e sciogli all'Altissimo i tuoi voti; invocami nel giorno della sventura: ti salverò e tu mi darai gloria. ( Sal 50,7-15 )
E certo anche in questo passo è evidente il cambiamento dei sacrifici antichi.
Dio aveva preannunciato che i sacrifici antichi non gli sarebbero stati più graditi ed ha istituito per i suoi fedeli un sacrificio di lode, e ciò non perché egli aspettasse da noi la lode come un indigente, ma perché in essa ci procurava la salvezza.
E infatti concluse così lo stesso salmo: il sacrificio di lode mi darà gloria e lì è la via in cui mostrerò a lui la salvezza di Dio. ( Sal 50,23 )
Che cos'è la salvezza di Dio se non il Figlio di Dio, il Salvatore del mondo; il Giorno Figlio dal Giorno Padre, cioè Luce da Luce, il cui avvento ha rivelato il Testamento Nuovo?
Per questo anche quando viene detto: cantate al Signore un cantico nuovo; canta al Signore, terra tutta.
Cantate al Signore, benedite il suo nome, viene subito mostrato colui che dev'essere annunciato, e per questo si aggiunge: Annunziate di giorno in giorno la sua salvezza. ( Sal 96,1-2 )
Egli stesso, quindi, sacerdote e vittima, ha compiuto il sacrificio di lode accordando il perdono delle opere cattive e concedendo la grazia di ben operare.
Per questo gli adoratori immolano al Signore un sacrificio di lode, perché colui che si gloria, si glori nel Signore. ( 1 Cor 1,31 )
Ma quando i Giudei ascoltano tutto ciò rispondono con superbia: Siamo noi; è di noi che si parla; ciò è detto per noi.
Perché noi siamo Israele, il popolo di Dio; noi ci riconosciamo nelle parole di chi dice: Ascolta, popolo mio, io ti parlo, Israele, e darò testimonianza di te. ( Sal 50,7 )
Che cosa potremo controbattere? Che conosciamo l'Israele spirituale, del quale l'Apostolo dice: Dio doni pace e misericordia a quelli che seguono questa norma, a loro, e sopra Israele di Dio; ( Gal 6,16 ) sappiamo anche che è carnale quell'Israele, del quale lo stesso Apostolo dice: Osservate Israele secondo la carne. ( 1 Cor 10,18 )
Essi però questo non lo intendono e proprio in ciò dimostrano di essere secondo la carne.
Mi piace parlare un pochino con loro come se fossero presenti: Forse che voi siete parte di quel popolo che il Dio degli dèi ha chiamato da oriente a occidente? ( Sal 50,1 )
Non foste voi ad esser condotti dall'Egitto alla terra di Canaan?
Voi non siete stati chiamati da oriente a occidente, ma piuttosto siete stati dispersi verso oriente e occidente.
Non appartenete piuttosto a quei nemici dei quali si dice nel salmo: Il mio Dio mi ha fatto conoscere la sorte dei miei nemici: non li uccidere perché non si dimentichino della tua legge: disperdili col tuo potere? ( Sal 59,11-12 )
Dunque voi, che non rinnegate la legge ma la predicate, senza saperlo la gestite a vantaggio delle Genti e a vostra vergogna, per il popolo chiamato da oriente e occidente.
Negate anche questo? Ciò che è stato profetizzato con tanta autorità e che è stato compiuto con tanta evidenza o non lo vedete perché siete ancora più ciechi, o non lo confessate per la vostra incredibile impudenza?
Che cosa rispondete a ciò che proclama il profeta Isaia: alla fine dei tempi il monte del tempio del Signore sarà eretto sulla cima dei monti e sarà più alto dei colli; ad esso affluiranno tutte le Genti.
Verranno molti popoli e diranno: " Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi la via della salvezza e possiamo camminare per i suoi sentieri ".
Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore? ( Is 2,2-3 )
Direte anche qui: siamo noi, perché udite la casa di Giacobbe e Sion e Gerusalemme?
Come se noi negassimo che Cristo Signore sia, secondo la carne, della discendenza di Giacobbe.
Egli che è stato indicato con il nome di " monte " posto sulla cima dei monti in quanto la sua altezza trascende tutte le altezze.
O, come se negassimo che gli apostoli e le chiese della Giudea, che dopo la resurrezione di Cristo hanno creduto subito dopo in lui, facciano parte della casa di Giacobbe!
Come se con Giacobbe non si dovesse intendere spiritualmente altro che lo stesso popolo cristiano, il quale, essendo più giovane del popolo dei Giudei, crescendo senza dubbio lo supera e soppianta: cosicché si avveri quanto fu profetizzato nell'immagine di quei due fratelli: Il maggiore servirà il minore. ( Gen 25,23 )
Sion e Gerusalemme d'altra parte, quantunque vengano intese come la Chiesa in senso spirituale, continuano a deporre contro costoro, perché da questo luogo in cui essi crocifissero Cristo, vennero tanto la legge quanto la parola del Signore alle Genti.
In effetti la legge che fu data ai Giudei per mezzo di Mosè, della quale si inorgogliscono con grande superbia e dalla quale sono confutati in modo ancor più decisivo, non si legge che sia venuta da Sion e Gerusalemme, ma dal monte Sinai.
Essi giunsero con la legge nella terra della promessa, dove è Sion, che si chiama anche Gerusalemme, dopo quaranta anni: quindi non la ricevettero lì o dopo esservi giunti.
Invece il Vangelo di Cristo e la legge della fede è certo che procedano da là.
Così come lo stesso Signore, dopo esser risorto, parlando ai suoi discepoli e mostrando che le profezie della parola divina si erano adempiute in lui, disse: Così sta scritto e così bisognava, che il Cristo patisse e risuscitasse dai morti il terzo giorno.
E che si predicasse nel nome di lui la penitenza, e la remissione dei peccati a tutte le nazioni, cominciando da Gerusalemme. ( Lc 24,46-47 )
E ciò è quanto aveva annunciato Isaia quando aveva detto: perché la legge verrà da Sion e il verbo del Signore da Gerusalemme. ( Is 2,3 )
Infatti là lo Spirito Santo, scendendo dall'alto secondo la promessa del Signore, colmò quanti allora si trovavano in una sola casa, e fece sì che parlassero le lingue di tutte le Genti: ( At 2,1-6 ) e poi uscirono a predicare il Vangelo facendolo conoscere a tutte le Genti.
Come dunque quella legge che discese dal monte Sinai cinquanta giorni dopo la celebrazione della Pasqua fu scritta dal dito di Dio, col quale è significato lo Spirito Santo, così questa legge, che discese da Sion e Gerusalemme, non fu scritta in tavole di pietra, ma nelle tavole del cuore dei santi evangelisti dallo Spirito Santo cinquanta giorni dopo la vera Pasqua di passione e resurrezione del Signore Cristo.
Quel giorno fu inviato lo Spirito Santo che prima era stato promesso.
Muovetevi ora, o israeliti secondo la carne e non secondo lo spirito, muovetevi ora e contraddite ancora l'evidentissima verità; e quando udite: venite, ascendiamo al monte del Signore e nella casa del Dio di Giacobbe, ( Is 2,3 ) dite: siamo noi, così da urtare, accecati, contro il monte, dove, sbattendo il muso, abbiate a perdere ancor più il vostro pudore.
Se poi, invero, vorrete dire: Siamo noi, ditelo quando udite: È stato condotto a morte per l'iniquità del mio popolo. ( Is 53,8 )
Ciò infatti viene detto di Cristo che voi - nei vostri padri - avete inviato a morte, e fu condotto come un agnello alla mattanza, ( At 8,32 ) e così voi, infierendo contro di lui, avete consumato nell'ignoranza la Pasqua che nell'ignoranza celebrate.
Se davvero volete dire: Siamo noi, allora ditelo quando ascoltate: Indurisci il cuore di questo popolo, occludi le sue orecchie, cieca i suoi occhi. ( Is 6,10 )
Dite dunque: Siamo noi, quando udite: Ho teso tutto il giorno le mie mani al popolo che non crede in me e che mi contraddice. ( Is 65,2 )
Dite ancora: Siamo noi, quando udite: Possano accecarsi i loro occhi così che non vedano e possano esser sempre curve le loro schiene. ( Sal 69,24 )
Dite riguardo a tutte queste espressioni profetiche e a quelle simili: Siamo noi, perché lì, senza dubbio, si parla di voi; ma voi siete ciechi a tal punto, che dite che si parla di voi dove non è di voi che si parla e non riconoscete invece dove è proprio di voi che si parla.
Ma prestate ora un poco di attenzione alle cose più manifeste che sto per dire.
Certo che quando udite parlare bene di Israele dite: Siamo noi; e quando udite parlar bene di Giacobbe, dite: Siamo noi.
E se richiesti del motivo, rispondete: Perché Giacobbe è la stessa cosa di Israele, il patriarcha dal quale discendiamo, sicché a ragione veniamo designati con il nome del nostro padre.
Or dunque non vogliamo spronarvi, voi che dormite un sonno profondo e grave, verso le cose spirituali che non capite; né intendiamo ora persuadere voi, che nella vista e nell'udito delle cose spirituali siete sordi e ciechi e non capite come queste cose siano da intendere in modo spirituale.
Certo, così come voi affermate e come la lettura del libro della Genesi manifestamente sostiene, Giacobbe e Israele erano lo stesso uomo ( Gen 32,28 ) e la casa di Israele è la stessa di Giacobbe di cui voi vi gloriate.
Che cosa significa allora ciò che ha annunciato lo stesso profeta, quando ha predetto che vi sarebbe stato un monte sulla vetta dei monti, un monte al quale sarebbero andate tutte le Genti?
Infatti la legge e la parola di Dio non sarebbero scese dal monte Sinai per un solo popolo, ma da Sion e Gerusalemme per tutti i popoli, la qual cosa vediamo compiuta in modo evidentissimo in Cristo e nei Cristiani.
E dice poco oltre: E ora vieni, tu, casa di Giacobbe, camminiamo nella luce del Signore. ( Is 2,5 )
Qui direte certamente, come siete abituati: Siamo noi.
Ma aspettate un poco ciò che segue, così quando direte ciò che volete, udirete anche ciò che non volete.
Infatti il profeta prosegue e dice: Perché ha abbandonato il suo popolo, la casa di Israele. ( Is 2,6 )
Dite anche qui: siamo noi. Riconoscetevi qui e perdonate noi che vi abbiamo ricordato queste cose.
Se infatti ascoltate queste cose con gioia, le avremo dette a vostra esortazione; se però le ascoltate con indignazione le avremo dette a vostra vergogna.
Ciò nonostante, che a voi piaccia o meno, è bene che ciò sia detto.
Ecco, non io, ma il profeta che leggete, mediante il quale Dio - non potete negarlo - ha parlato, e che non potete togliere dall'autorità della divina Scrittura, esclama con veemenza nel modo in cui il Signore gli diede ordine, e, come una tromba, ( Is 58,1 ) spande la sua voce e vi rimprovera dicendo: e ora tu, casa di Giacobbe, vieni, camminiamo nella luce del Signore. ( Is 2,5 )
Nei vostri padri avete ucciso Cristo. Tanto a lungo non avete creduto e avete resistito; ( Rm 10,21; Is 65,2 ) tuttavia non siete morti perché nel corpo ancora vivete; avete ancora tempo di fare penitenza: venite ora!
Da tanto tempo sareste dovuti venire, ma, almeno ora, venite!
Ancora non sono terminati i giorni per quanti ancora non è giunto l'ultimo giorno.
E se voi, che seguite il profeta credete, come casa di Giacobbe, di camminare già nella luce del Signore, mostrate allora quale sia la casa di Israele che Dio ha abbandonato.
Noi infatti mostriamo entrambe le cose: sia coloro che egli, chiamandoli, ha separato da questa casa, sia coloro che sono restati in essa ed egli ha abbandonato.
In effetti non chiamò da lì solo gli apostoli, ma anche, dopo la resurrezione di Cristo, un popolo numeroso, a proposito del quale abbiamo già detto più sopra.
Abbandonò invece quelli che anche voi imitate nel non credere e [ abbandona ] anche voi che imitandoli siete rimasti nella medesima sventura.
O se voi siete coloro che ha chiamato, dove sono coloro che ha abbandonato?
Infatti non potete dire: Non so quale altra gente abbia abbandonato, quando il profeta dice: Perché ha abbandonato il suo popolo, la casa di Israele. ( Is 2,6 )
Ecco ciò che siete, non ciò che vi vantate di essere.
Egli ha abbandonato infatti quella vigna, dalla quale s'aspettava che desse uva e diede spine; e comandò alle sue nubi che non piovessero più acqua sopra di essa.
Ma il Signore scelse anche da lì coloro ai quali dice: giudicate tra me e la mia vigna. ( Is 5,2-6 )
Anche a costoro il Signore dice: Se ho scacciato i demoni col potere di Beelzebub, con quale potere li scacciano i vostri figli?
Pertanto essi saranno i vostri giudici. ( Mt 12,27 )
Ed ha promesso loro: Sederete su dodici troni per giudicare le dodici tribù di Israele. ( Mt 19,28 )
Così si sederà la casa di Giacobbe, la quale una volta chiamata ha camminato nella luce del Signore, per giudicare la casa di Israele, cioè il suo popolo che egli ha abbandonato.
In che modo, poi, la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata testata d'angolo, ( Is 28,16; Sal 118,22 ) secondo lo stesso profeta, se non perché i popoli provenienti dalla circoncisione e dal prepuzio, come delle pareti che provengono da punti diversi, si uniscono in un solo angolo come in un bacio di pace?
Per questo l'Apostolo dice: Egli è la nostra pace che fece dei due uno. ( Ef 2,14 )
Coloro che dalla casa di Giacobbe o di Israele hanno seguito colui che li chiamava, sono coloro che aderiscono alla pietra angolare e camminano nella luce del Signore.
Quanti ha invece abbandonato lì, sono coloro che edificano la loro rovina e scartano la pietra angolare.
Infine voi, o Giudei, resistendo al Figlio di Dio contro la vostra salvezza, potrete tentare di stravolgere queste parole profetiche secondo il vostro animo e piegarle in un altro senso.
Voi potrete intendere queste parole, lo ripeto, in modo tale che sia quello chiamato che quello ripudiato è il medesimo popolo, la casa di Giacobbe o d'Israele: non in alcuni chiamato e in altri ripudiato, ma tutti quanti chiamati per camminare nella luce del Signore, essendo stati tutti quanti abbandonati perché non camminavano nella luce del Signore.
Ma voi volete intendere che la stessa casa è stata chiamata in alcuni e ripudiata in altri in modo che - escludendo la separazione della mensa del Signore riguardante il sacrificio di Cristo - gli uni e gli altri si trovano sotto i sacramenti antichi, tanto quelli che camminando nella luce del Signore hanno osservato i suoi precetti, tanto quelli che disprezzando la giustizia meritarono che il Signore li abbandonasse.
Ebbene, se tutto questo voi volete intendere così, cosa direte e in che modo interpreterete l'altro profeta che vi toglie del tutto la voce quando grida tanto chiaramente: Non mi trovo bene tra voi, dice il Signore onnipotente, e non accetterò un sacrificio dalle vostre mani.
Perché da quando il sole nasce a quando muore, il mio nome è diventato famoso tra le Genti e in ogni luogo si offre un sacrificio in mio nome, sacrificio puro, perché è grande il mio nome tra le Genti, dice il Signore onnipotente? ( Ml 1,10-11 )
Con quali parole, insomma, reclamate dinanzi a tanta evidenza?
Perché vi vantate ancora con tanta impudenza, per perdervi più miseramente in una rovina maggiore?
Non mi trovo bene tra di voi, lo dice non una persona qualsiasi, ma il Signore onnipotente.
Perché vi gloriate tanto della discendenza d'Abramo, voi che ovunque udiate Giacobbe o Israele, o casa di Giacobbe o casa d'Israele, quando ciò è detto in forma di lode, affermate che ciò può esser detto soltanto di voi?
Ma il Signore onnipotente dice: non mi trovo bene tra voi e non accetterò un sacrificio dalle vostre mani!
Certamente qui non potete negare che non solo egli non accetta sacrifici dalle vostre mani, ma anche che siate proprio voi a fargli sacrifici con le vostre mani.
Uno solo è il luogo stabilito dalla legge del Signore dove ordinò che i sacrifici fossero eseguiti per mano vostra, e fuori di quel luogo proibì ogni sacrificio.
Ma poiché perdeste questo luogo a causa delle vostre azioni, anche il sacrificio che solo là era lecito offrire, non osate offrirlo altrove.
Così si è compiuto del tutto ciò che dice il profeta: E non accetterò sacrifici dalle vostre mani.
E in effetti, se nella Gerusalemme terrena vi fossero restati il tempio e l'altare, potreste dire che questo si è avverato in coloro tra voi che sono malvagi e il sacrificio dei quali non è ben accetto al Signore, mentre egli, al contrario, accetta il sacrificio dagli altri, di voi e tra voi, che osservano i precetti di Dio.
Ma non c'è motivo di dire ciò, perché non vi è nessuno di voi che, secondo la legge che venne dal monte Sinai, possa offrire un sacrificio con le sue mani.
Né quanto è stato profetizzato e realizzato vi permette di rispondere, citando il detto profetico: Non offriamo la carne con le mani, ma la lode con il cuore e la bocca, secondo quel salmo che dice: Immola a Dio un sacrificio di lode. ( Sal 50,14 )
Anche in questo punto vi contraddice colui che dice: non mi trovo bene tra voi.
Non pensate però che non si offra alcun sacrificio a Dio perché voi non ne offrite alcuno ed egli non ne accetta alcuno dalle vostre mani.
In verità non ne ha bisogno colui che non ha necessità di nessuno dei nostri beni; tuttavia non rimane mai senza sacrificio, che è però utile non a lui ma a noi.
Aggiunge e dice: perché il mio nome da oriente a occidente è diventato celebre tra le Genti e in ogni luogo si offre un sacrificio in mio nome, un sacrificio puro; perché il mio nome è grande tra i popoli, dice il Signore onnipotente. ( Ml 1,11 )
Cosa rispondete a ciò? Aprite gli occhi una buona volta e vedete come il sacrificio dei cristiani venga offerto da oriente a occidente in ogni luogo e non in uno solo, come fu stabilito per voi; e non ad un dio qualsiasi, ma a colui che ha predetto queste cose, al Dio d'Israele.
Ragion per cui in un altro passo dice alla sua chiesa: e colui che ti ha abbattuto, lo stesso Dio d'Israele, sarà chiamato Dio di tutta la terra. ( Is 54,5 )
Esaminate le Scritture nelle quali voi credete di possedere la vita eterna. ( Gv 5,39 )
In realtà la possedereste se riconosceste Cristo in esse e lo accettaste.
Ma esaminatele: esse danno testimonianza di questo sacrificio puro che si offre al Dio d'Israele: non dalla sola vostra gente, dalle mani della quale è stato predetto che non l'accetterà, ma da tutti i popoli che dicono: venite, saliamo al monte del Signore. ( Is 2,3 )
Né in un solo luogo, come fu imposto a voi, cioè nella Gerusalemme terrena, ma in ogni luogo, fin nella stessa Gerusalemme.
Non secondo l'ordine di Aronne, ma secondo l'ordine di Melchisedech.
Perché è stato detto a Cristo e su Cristo era già stato profetizzato da tanto: il Signore lo ha giurato e non se ne pentirà: tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedech. ( Sal 110,4 )
Che significa: il Signore ha giurato, se non che lo ha confermato con verità inconcussa?
E che cosa: e non se ne pentirà, se non che questo sacerdozio non lo cambierà per nessun motivo?
Infatti Dio non si pente come l'uomo, ma si parla in lui di pentimento quando vi è trasformazione di qualche cosa che era stata istituita da lui stesso e che si credeva fosse destinata a permanere.
Pertanto, quando dice: non si pentirà: tu sei sacerdote per sempre secondo l'ordine di Melchisedech, dimostra sufficientemente in che senso si è pentito: ha voluto cioè mutare il sacerdozio che era stato costituito secondo l'ordine di Aronne.
Lo vediamo realizzato di tutti e due.
In effetti, da un lato non vi è più alcun sacerdozio di Aronne in nessun tempio, il sacerdozio di Cristo continua eternamente in cielo.
Dunque il profeta vi chiama a questa luce del Signore quando dice: e ora tu, casa di Giacobbe, vieni, camminiamo nella luce del Signore.
Tu, casa di Giacobbe, quella che ha chiamato ed eletto; e non Tu, quella che è stata ripudiata.
Egli infatti abbandonò il suo popolo, la casa d'Israele. ( Is 2,5-6 )
Chiunque di voi che da lì vuol venire, apparterrà alla casa che è stata chiamata e si toglierà da quella ripudiata.
In effetti la luce del Signore nella quale camminano i popoli è quella della quale lo stesso profeta dice: ti ho posto quale luce delle genti, perché tu sia la mia salvezza fino ai confini della terra. ( Is 49,6 )
A chi dice ciò, se non a Cristo? In chi si è compiuto ciò, se non in Cristo?
Tale luce non è in voi, di cui ripetutamente viene detto: Dio diede loro uno spirito di contraddizione: occhi mediante i quali non vedono, e orecchi mediante i quali non odono fino ad oggi. ( Rm 11,8 )
Ripeto: questa luce non è in voi, perciò rifiutate con presuntuosa cecità la pietra che è diventata testata d'angolo.
Quindi: Avvicinatevi a lui e sarete illuminati. ( Sal 34,6 )
Che cosa significa: Avvicinatevi se non: Credete?
Dove andate inoltre per avvicinarvi a lui, dato che egli è la pietra della quale il profeta Daniele dice che è cresciuta a tal punto da formare un monte che occupa tutta la terra? ( Dn 2,35 )
Così i popoli che dicono: venite, saliamo al monte del Signore, non si agitano per muoversi e raggiungere qualche altra terra.
Dove sono, lì salgono, perché in ogni luogo si offre un sacrificio secondo l'ordine di Melchisedech.
Così, allo stesso modo, un altro profeta dice: Dio stermina tutti gli dèi delle genti della terra e lo adora ciascuno nel suo paese. ( Sof 2,11 )
Quando poi vi si dice: Avvicinatevi a lui, non vi si dice: preparate le navi e le vostre bestie, e caricatele con le vittime dei vostri sacrifici; camminate dai luoghi più lontani al luogo in cui Dio accetta i sacrifici della vostra devozione, ma: Avvicinatevi a colui che vi viene predicato nelle vostre orecchie, avvicinatevi a colui che viene glorificato dinanzi ai vostri occhi.
Non vi stancherete camminando, perché vi avvicinate a lui quando credete.
Queste cose, carissimi, sia che i Giudei le ascoltino rallegrandosi sia indignandosi, noi però, dove possiamo, le diciamo con amore verso di loro.
E non gloriamoci con superbia dinanzi ai rami spezzati, ma piuttosto riflettiamo per grazia di chi e con quale misericordia e in quale radice siamo stati innestati. ( Rm 11,17-18 )
Non aspiriamo a cose troppo alte, ma pieghiamoci a quelle umili. ( Rm 12,16 )
Non insultando presuntuosamente, ma esultando con tremore ( Sal 2,11 ) diciamo: venite, camminiamo nella luce del Signore ( Is 2,5 ) perché il suo nome è grande tra i popoli. ( Ml 1,11 )
Se [ci] udranno e daranno ascolto, saranno tra coloro dei quali è stato detto: Avvicinatevi a lui e sarete illuminati e i vostri volti non si arrossiranno. ( Sal 34,6 )
Se poi dovessero udire ma non ascoltare, vedere e guardare di malocchio, saranno tra quelli di cui è stato detto: il peccatore vedrà e si irriterà, digrignerà i denti e si consumerà di odio. ( Sal 112,10 )
Io invece, dice la Chiesa a Cristo, come olivo fertile nella casa del Signore, ho sperato nella misericordia di Dio in eterno e nei secoli dei secoli. ( Sal 52,10 )