Opera incompiuta contro Giuliano

Indice

Libro III

195 - Precisazioni

Giuliano. E in questo sei tornato indietro fino al punto di riproporre con la tua argomentazione Manicheo che avevi disprezzato nella tua professione.

Infatti dicendo: Se fosse " mala ", non sarebbe da salvare avevi vestito la divisa del combattente; soggiungendo invece: Se in essa non ci fosse nulla di male, non sarebbe da salvare,46 hai insegnato che tu militi fedelmente per lui stesso.

Poiché dunque è apparso che la tua sentenza ha il medesimo contenuto della sentenza di Manicheo, ossia che la natura umana è " mala ", dicendo egli e tu alla pari che in essa è presente un male, e poiché tu hai dichiarato che una natura " mala " non è da salvare, il risultato ottenuto in modo assolutissimo è che la vostra fede a schiere congiunte combatte tanto contro la natura quanto contro la grazia.

Agostino. Forse, perché muti le mie parole per dare l'impressione di avere risposto qualcosa, rendi per questo difficile o impossibile ai lettori ricordare con la mente o almeno ritornare a leggere in questo tuo stesso libro poco avanti e vedere che cosa io abbia detto là dove tu stesso hai messo le mie parole esattamente come sono state dette da me?

Io infatti non ho detto: Se fosse " mala ", non sarebbe da salvare, essendo da salvare proprio perché cessi di essere " mala ".

Ma io ho detto: Se fosse un male, non sarebbe da salvare.

Avendo appunto un vizio è: eliminato il quale, senza dubbio si salva.

Non è un vizio per se stessa, altrimenti si eliminerebbe lei stessa quando si eliminasse il vizio.

Quando invece dalla salvezza èeliminato il vizio, che altro è salvato in questo modo se non la natura?

Quando pertanto si dice che è sanato il vizio, non è salvato il vizio stesso, ma è salvata la natura nella quale il vizio era presente.

Se la natura fosse un vizio, essa non sarebbe salvata dalla sanità, ma piuttosto spacciata dalla sanità.

Anzi in questo modo nessuna sanità si potrebbe ottenere.

Poiché se si ottenesse la sanità, rimarrebbe la natura risanata, dopo che fosse eliminato il vizio per cui non era sana; se invece la natura fosse un vizio, essa non si sanerebbe certamente, eliminato il vizio, ma si eliminerebbe la stessa natura.

E perciò non se fosse  mala " la natura umana non sarebbe da salvare, ma se fosse un male, ossia se fosse un vizio; se in essa non ci fosse nulla di male, ossia se non fosse " mala " per un vizio, non sarebbe da salvare.

Ecco quello che io ho detto. Mutando tu le mie parole, non voler fare spazio, non alle tue risposte, ma alle tue proteste.

196 - Non si può lodare la grazia senza lodare la bontà della natura

Giuliano. E segue che nessuno può lodare la grazia del Cristo all'infuori di chi abbia lodato nella natura l'opera buona del Creatore.

Agostino. In questo hai detto il vero, e la ragione per cui anche in una natura " mala " è lodevole l'opera del Creatore è che anche la natura " mala " è un bene in quanto è natura; e perché questo bene sia liberato dal male è necessaria la grazia.

197 - G. grande tutore dei bambini!

Giuliano. Certamente la questione non verte qui sulle scelte degli uomini adulti, ma solamente sulla qualità dei nascenti, nei quali si esamina lo stato di natura.

Questa natura pertanto, senza nessun mescolamento della propria volontà tu l'asserisci tuttavia con Manicheo rea, condannata, piena di mali, cioè di crimini, e noi senza delitto, senza il male del peccato, la difendiamo innocente e capace di virtù.

Agostino. Riconosciamo te, riconosciamo il grande tutore che non lasci al Salvatore di soccorrere i bambini che pur dici di proteggere.

Se poi glielo lasci, di' per favore, quando si battezzano, salvi nel corpo, da che male, da che vizio, sotto quale aspetto vengano salvati.

Ma che cosa potrai rispondere tu, o uomo, che ti fai un tuo paradiso e non arrossisci di riempirlo delle pene immeritate dei bambini?

198 - La natura del bambino naturaliter iniqua

Giuliano. Questa natura dunque tu l'accusi come criminosa, viziosa e condannata per la sua volontà o per la condizione della natività?

Se per la propria volontà, così da dire cioè che quei bambini hanno peccato con le loro scelte volontarie, nasce certamente un'opinione mostruosa, ma tuttavia si nega la " traduce " del peccato: il bambino infatti non ha ricevuto da altri quello che ha potuto commettere da sé.

Se al contrario sortisce tanti mali non dalla sua azione, ma dalla condizione della sua natività, la natura del bambino si dimostra " naturaliter " iniqua.

Agostino. Né per la loro volontà io accuso la natura dei bambini: nessuno infatti nasce perché lo vuole; né per la condizione della loro natività: io accuso il fatto che nascono miseri, non il fatto che nascono.

Nascerebbe infatti pure nel paradiso la natura umana, feconda per la benedizione di Dio, anche se nessuno avesse peccato, fino a che non si compisse il numero dei santi preconosciuto da Dio.

Ma quei bambini nel paradiso non piangerebbero, né sarebbero muti, né incapaci temporaneamente dell'uso di ragione, né giacerebbero deboli e inerti senza l'uso delle membra, né sarebbero afflitti dalle malattie, né lesi dalle bestie, né uccisi dai veleni, né feriti da qualche incidente, né privati di nessun senso o di nessuna parte del corpo, né vessati dai demoni, né domati dalle percosse nel loro ascendere verso la puerizia o sottoposti a fatiche; né alcuno di essi nascerebbe con indole tanto vana e ottusa da non essere corretto né con le buone né con le cattive; ma, fatta eccezione per la quantità del loro corpo, attesa la mancanza di capienza degli uteri materni, sarebbero generati assolutamente tali quale fu fatto Adamo.

Ma attualmente essi né sarebbero quelli che vediamo, né soffrirebbero tali mali, se la natura umana non fosse stata mutata e condannata in queste miserie per quel grande peccato.

Essi dunque non si trovano così per condizione di natività, ma per contagio di peccato e per condizione di castigo.

199 - Ha tanto male dentro di sé

Giuliano. In che dunque differite tu e Manicheo sul giudizio della natura?

Su questo tu rispondi: egli la confessa cattiva.

Tu dunque, se dissenti in ciò dichiara che essa è buona, ed è rimossa la polemica: sarai preso subito dalle reti della verità per la salvezza.

Ma tu reclami. Sentiamo dunque che cosa partorisca tu, o Aristotele dei Punici.

Tu affermi: Ha tanto male dentro di sé da essere posseduta dal diavolo e da meritare l'incendio eterno.

Agostino. Ma tu che neghi che sia posseduta dal diavolo, neghi senza dubbio che sia liberata dal potere delle tenebre, quando per la rigenerazione è trasferita nel regno del Cristo, e accusi l'universale Chiesa cattolica di un grande crimine di lesa maestà.

Infatti dalle leggi di questo mondo non si ritiene reo di altro crimine chiunque essuffli, benché non viva, un'immagine tuttavia dell'imperatore.

Ma nell'esorcismo i bambini sono essufflati prima di essere battezzati: sono quindi essufflate le immagini vive, non di un qualsiasi re, ma di Dio.

Ma anzi si essuffla piuttosto il diavolo, che tiene il bambino, reo per il contagio del peccato, perché, messo fuori il diavolo, il bambino sia trasferito al Cristo. ( Gv 12,31 )

Si essuffli pertanto la demenza di Giuliano, perché non si dica rea di delitto di lesa maestà la Chiesa nel mondare e nell'essufflare i bambini.

Se al contrario il bambino non è liberato dal potere delle tenebre e rimane in esse, perché mai ti meravigli se dovrà stare con il diavolo nel fuoco eterno chi non si lascia entrare nel regno di Dio?

Oppure, perché i pelagiani ai bambini non battezzati preparano fuori dal regno di Dio non so quale luogo di quiete e di vita eterna, per questo sarà falsa la sentenza del Cristo: Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; ma chi non crederà sarà condannato? ( Mc 16,16 )

Chi poi nega che i bambini credano per la bocca di coloro che li portano, neghi altresì che essi ricevano il battesimo, per il fatto che nelle mani di coloro che li portano mostrano segni di riluttanza.

200 - Non è poi tanto cattiva!

Giuliano. Ma non è tanto cattiva se nessuno la può accusare all'infuori di Manicheo.

Agostino. Fu dunque Manicheo a dire: Nasciamo tutti sotto il peccato, essendo nel vizio la stessa nostra nascita?47

Ma poiché questo lo ha detto un cattolico, dotto e dottore, che cosa sei tu se non un eretico, ingannato e ingannatore?

201 - Con le parole l'assolvo, con i giudizi la condanno

Giuliano. Io tuttavia, dichiara costui, non sono manicheo, perché assolvo la natura umana con le parole e la condanno con i giudizi.

Agostino. Sei tu che la condanni con un giudizio e per giunta con un giudizio iniquo, perché vuoi che essa soffra mali tanto grandi senza un merito " malo ".

202 - Ma è proprio vero?

Giuliano. Che cosa quindi accuserò qui in primo luogo: la sua impudenza nel mentire, la sua libidine nel contraddire o la sua profanità nel credere ad opinioni tanto perverse?

Capisco tuttavia che noi dobbiamo fare uso delle parole del Profeta: Beati noi, o Israele, perché ciò che piace a Dio ci è stato rivelato. ( Bar 4,4 )

Agostino. Ma è proprio vero che a voi sia noto ciò che piace a Dio?

O insulso, che senza nessun contagio di peccato siano oppressi i bambini da un grave giogo piace a Dio?

Traggono dunque il contagio da quel primo e grande peccato: il che non volendo voi confessare, che cosa fate se non attribuire a Dio un giudizio ingiusto?

203 - Non c'è nessun altro male all'infuori del peccato

Giuliano. Ma la censura dei lettori supplirà al mestiere delle invettive. Noi procediamo oltre.

Certamente non c'è nelle realtà nessun altro male che sia veramente male all'infuori del male che chiamiamo peccato.

Agostino. Se non sono mali anche i castighi dei peccati, non hai in che modo difendere che Dio abbia detto la verità quando disse che crea i mali, ( Is 45,7 ) perché non bisogna dire che Dio crea i peccati.

204 - Non c'è male se non il merito cattivo

Giuliano. E dal peccato viene generato in ognuno il male naturale, come dici tu.

Non c'è quindi nessun altro vero male che il merito " malo ".

Agostino. Non solamente il merito " malo ", ma anche la pena che si rende al merito " malo " è un male.

Non è vero infatti che sia veramente un male il peccato e non sia veramente un male la pena del peccato.

Se dunque non ci fosse nei bambini nessun merito " malo " derivante dalla origine, ogni male che patiscono sarebbe ingiusto.

E perciò cotesti mali non ci potrebbero essere nel paradiso, perché non ci sarebbe in esso nessun merito " malo ", permanendo l'obbedienza felice.

Conseguentemente, poiché nei bambini ci sono qui i mali che non ci sarebbero lì, hanno i bambini anche il merito " malo ", che non avrebbero se non " originaliter ".

205 - Vergògnati!

Giuliano. Se dunque da una parte Manicheo dica cattiva la natura non per altro se non perché la giudica di merito cattivo, al quale reputa doversi infliggere i castighi, e se d'altra parte tu confermi che nella natura umana è presente un male, né altro male che quello di Manicheo, ossia la concupiscenza della carne, che tu predichi infusa dal diavolo e che dici di merito così " malo " da ostinarti a condannarla ai tormenti eterni, senza dubbio non diversamente da Manicheo tu pronunzi pessima e condannata la natura umana.

Agostino. Vergògnati ormai. La concupiscenza della carne non viene dal Padre, ma dal mondo, cioè dagli uomini, i cui feti hanno riempito il mondo.

Ma i manichei attribuiscono la concupiscenza alla gente delle tenebre, e li aiutate voi che non volete che a causa della prevaricazione del primo uomo, secondo la fede ambrosiana, ossia cattolica, questo male della concupiscenza si sia convertito in natura per noi.48

206 - Negare il Creatore o il Salvatore?

Giuliano. Vediamo dunque in che modo converga qua anche la seconda parte della tua sentenza.

Hai detto infatti: Chi dice che la natura umana non è un bene, nega a questa creatura il Creatore buono; chi nega invece che in essa ci sia un male, rifiuta a questa creatura viziata il Salvatore misericordioso.49

Se dunque, come tu sei stato costretto a confessare, chi nega che la natura sia un bene, nega altresì il suo Creatore buono, cioè Dio, e se essere una natura " mala " altro non è che avere " naturaliter " un merito " malo ", alla nostra verità dà un appoggio anche la vostra confessione: voi cioè negate che Dio sia il creatore buono degli uomini, dei quali giurate essere " mala " la natura e per i suoi vizi e per le sue pene.

Agostino. La natura umana, sebbene sia " mala " perché è stata viziata, non è tuttavia un male perché è una natura.

Nessuna natura infatti è un male in quanto è natura, ma è assolutamente un bene, senza il quale bene non può esistere nessun male, perché nessun vizio può esistere se non in una qualche natura, sebbene possa esserci la natura senza il vizio: o perché non è stata mai viziata, o perché è stata risanata.

Il che se i manichei lo capissero, non sarebbero assolutamente manichei, perché lo sono introducendo due nature dalle parti contrarie del bene e del male. Se dunque vedi quale differenza ci sia tra noi e i manichei, taci; se non lo vedi, taci.

207 - Neghiamo che la natura sia un male e abbia un male

Giuliano. Noi non rifiutiamo dunque il Salvatore alla natura, che difendiamo per la dignità del suo Creatore; ma neghiamo che essa sia un male per non farci manichei e neghiamo che sia presente in lei un male per non essere ugualmente manichei, pur mutando le parole.

Agostino. Voi siete contro i manichei in modo assoluto quando dite che la natura non è cattiva, ma siete pelagiani quando dite che non c'è in lei un male, e suffragate inconsapevolmente i manichei dicendo che il male, manifestamente presente in lei, non proviene dalla prevaricazione del primo uomo, in modo che i manichei concludano che c'è un'altra sostanza e natura del male.

208 - Viziarsi è proprio della persona e non della natura

Giuliano. Viziarsi poi, in ciascuno che già per suo arbitrio compie il bene o il male, noi lo diciamo merito della persona e non della natura.

E quindi asseriamo che mediante la grazia del Cristo si risana la persona medesima, che può essere viziata, poiché non si indica ferita se non la medesima persona che si insegna sanata.

Agostino. Certamente voi, che rifiutate ai bambini il Salvatore, siete da essufflare come i bambini, se ciò si credesse utile a strapparvi dal potere delle tenebre e a trasferirvi nel regno del Cristo.

209 - Il battesimo toglie il reato della concupiscenza cattiva, non la concupiscenza naturale

Giuliano. Nei battezzati poi non si toglie la concupiscenza della carne che è naturale, ma si toglie il reato della " mala " concupiscenza.

Agostino. L'apostolo Giovanni ha detto che la concupiscenza della carne non viene dal Padre, ma dal mondo, ( 1 Gv 2,16 ) e in questo modo la fa intendere cattiva.

Tu al contrario dici che ha il reato non la concupiscenza della carne, che è naturale, ma la concupiscenza " mala ".

Per te appunto, nemmeno quando si concupisce la fornicazione, è " mala " la concupiscenza della carne, perché, come dici tu, fa un cattivo uso di un bene chi fa tale uso della concupiscenza.

È dunque sempre un bene la concupiscenza per se stessa, come vuoi tu, sia che uno concupisca con essa il matrimonio o concupisca un adulterio; perché se concupisce il matrimonio fa uso buono di un bene, se concupisce l'adulterio fa cattivo uso di un bene.

Combatti quindi con l'apostolo Giovanni e non con me: non consenti infatti con lui che dice " mala " la concupiscenza dicendo che non proviene dal Padre ma dal mondo, finché dici che la concupiscenza della carne è buona, anche quando con essa si concupisce il male, e che quindi non è mai " mala ".

Ma credimi: non c'è nessun cristiano che non preferisca consentire con l'apostolo Giovanni piuttosto che con te.

210 - Non c'è peccato nella natura

Giuliano. E perciò tanto con la testimonianza del Creatore del genere umano quanto con la testimonianza del Redentore si prova che non c'è nessun peccato [ nella natura ].

Agostino. Perché dici troppo sconsideratamente che non c'è nessun peccato nella natura, come se un peccato possa assolutamente esistere anche fuori da una natura, pur quando non è stato contratto per l'origine, ma commesso con la volontà?

Il peccato appunto, sia di un angelo, sia di un uomo, è manifesto che sussiste o nell'angelo o nell'uomo.

Ma chi potrebbe essere così fuori dalla realtà da negare che l'uomo o l'angelo sia una natura?

Cos'è ugualmente ciò di cui parli ad occhi chiusi?

Cos'è, ti prego, ciò che dici: Né è peccato la concupiscenza?

Non ti accorgi di ragionare così contro l'Apostolo?

Egli infatti ha dichiarato in maniera assolutamente sufficiente che la concupiscenza è peccato, dove affermò: Io non ho conosciuto il peccato se non per la legge, né avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: Non desiderare. ( Rm 7,7 )

Che si può dire di più chiaro di questa testimonianza, che cosa di più vano della tua sentenza?

211 - Nemica della giustizia di Dio è la " traduce "

Giuliano. E per ripetere i risultati ottenuti: ho dimostrato con l'attestazione tanto dei precetti di Dio, quanto dei suoi giudizi, che è nemica della giustizia di Dio l'opinione della " traduce ".

Agostino. Piuttosto è stato dimostrato e con la testimonianza delle Scritture e con le stesse disgrazie dei bambini, le quali non potrebbero esistere se non nel vostro paradiso, che nemici della giustizia di Dio siete voi perché, negando il peccato originale, ritenete che abbia ingiustamente imposto un grave giogo sui figli di Adamo dal giorno della loro nascita dal seno materno. ( Sir 40,1 )

212 - La concupiscenza della carne è una dote naturale

Giuliano. Che poi la concupiscenza della carne, data da Dio creatore dei corpi in dote naturale per rendere possibile ai sessi l'opera della fecondità, non sia accusata che da Manicheo l'ho insegnato con l'inserzione dei suoi scritti.

Agostino. Che voi aiutiate i manichei ad attribuire alla gente delle tenebre, coeterna a Dio, la concupiscenza della carne, che la Scrittura divina definisce cattiva, perché a causa appunto di essa la carne concupisce contro lo spirito, ( Gal 5,17 ) mentre non volete che essa appartenga al peccato originale, e per giunta osate collocarla nel paradiso di Dio, lo abbiamo dimostrato con documenti evidentissimi e di autorità divina e di sobria ragione.

213 - Pelagio d'accordo con Ambrogio

Giuliano. Ho dimostrato pure che a favore della " traduce " non avete presso di voi altri argomenti che quelli forniti da Manicheo.

Agostino. Che non sia Manicheo Ambrogio, il quale, invittissimo nella fede cattolica, sbaragliò e i manichei e voi; il quale disse che la discordia tra la carne e lo spirito,50 dove la carne, in forza della tua protetta, concupisce contro lo spirito, si è convertita nella nostra natura a causa della prevaricazione del primo uomo, sei costretto a confessarlo, convinto e contorto anche dalla testimonianza del tuo " principe ", che loda il medesimo vescovo.51

214 - Quello che abbiamo detto guiderà i lettori

Giuliano. Che poi tu sia negatore del libero arbitrio e della creazione divina dei nascenti l'ho reso patente con l'esame della tua sentenza.

Agostino. Che io non sia negatore del libero arbitrio, che tu fai precipitare esaltandolo e che tu inganni confidando nella tua forza, ma che io sia piuttosto difensore del libero arbitrio confessando la grazia di Dio, lo proclamano innumerevoli testimonianze sacre.

E che noi non neghiamo Dio creatore dei nascenti, ma che voi neghiate Dio salvatore dei nascenti, lo indicheranno ai lettori le dichiarazioni che noi da entrambe le parti abbiamo fatte.

215 - In qual senso noi dichiariamo cattiva la natura umana

Giuliano. Che poi la natura sia pronunziata da voi " mala " l'ho convinto con la spiegazione di quella sentenza che tu avevi promesso di concludere con un solo vocabolo.

Agostino. Io ho dimostrato che la natura umana non è un male, ma che ha in sé un male, insegnando la prima di queste verità con la sostanza della medesima natura e con la creazione di quella sostanza da parte di Dio; insegnando la seconda verità con la miseria della medesima natura e con la salvezza dalla medesima miseria da parte di Dio.

Che tu invece non abbia potuto demolire il mio ragionamento, anche se non ti avessi risposto, lo potrebbe trovare un lettore diligente e intelligente.

216 - Di Manicheo tu avversi il nome soltanto

Giuliano. E perciò confido che anche ai più tardi d'intelligenza o a coloro che sono stati ingannati dal tuo favoritismo sia limpido che tu di Manicheo avversi il nome soltanto e per il resto insieme ai seguaci della " traduce " aderisci con fede piena ai suoi dogmi, non meno sporchi che stolti.

Agostino. Diverso e del tutto contrario a come pensi tu è ciò che dici limpido anche ai più tardi.

Infatti questo piuttosto è limpido anche ai più tardi, se non riterranno gravoso dedicare un'attenta cura a leggere gli scritti di ambedue: che io ho dimostrato non solo di essere nemico dell'errore dei manichei e di aver rovesciato con l'aiuto del Dio della verità i loro scellerati dogmi, ma altresì che voi aiutate così tanto l'insania dei manichei che essi si glorierebbero di essere assolutamente invitti, se dalla fede cattolica, che noi difendiamo per la misericordia di Dio, non venissero vinti, non per mezzo di voi o da voi, ma piuttosto insieme a voi.

Ho dimostrato poi che la ragione per cui tu hai scelto me solo da ingiuriare tanto più odiosamente quanto più frequentemente con il nome dei manichei e con il loro crimine, è che hai ritenuto di potere in tal modo senza suscitare avversione, con l'orrore del nome nefando e non con la verità del crimine imputato, distruggere la fondatissima fede cattolica, che vi accusa, e la moltitudine notissima dei suoi chiari e santi difensori, i quali impararono e insegnarono le medesime verità che noi imparammo e insegniamo.

Ma il fermo fondamento di Dio rimane in piedi: il Signore infatti conosce i suoi. ( 2 Tm 2,19 )

Per le parole però del mio libro, che ti eri proposto facendo finta di confutarle, in che modo, dopo averne tastate appena alcune pochissime, quasi a simulare una qualsiasi battaglia, tutte le altre, molto più numerose, tu le abbia evitate, effusa e diffusa su di esse la tua nebulosa loquacità, provvisoriamente, perché sarebbe lungo dimostrarlo qui, rimetto al lettore, perché lo avverta e lo trovi da se stesso.

Indice

46 De nupt. et concup. 2,36
47 Ambrosius, De paenitentia 1, 3, 13
48 Ambrosius, In Luc. 7, 141
49 De nupt. et concup. 2, 36
50 Ambrosius, In Luc. 7, 141
51 Pelagius, De lib. arb. 3; cf. De grat. Christi 47