Discorsi sul Nuovo Testamento

Indice

I due figli, dal Vangelo

1 - Argomenti di questo Vangelo già trattati la domenica precedente
2 - Che significano i due figli, la sostanza e le meretrici
3 - La curiosità illecita è mancanza di verità
4 - Che significa il ritorno in sé e il pane dei mercenari
5 - Il giovane propone di tornare dal padre
6 - Il peso leggero di Cristo
7 - I ministri della Chiesa danno i sacramenti dal tesoro di Dio
8 - Perché i giudei, sebbene raramente, si convertono
9 - Che cos'è un concerto
10 - Ai giudei non basta che vengano convinti con la Sacra Scrittura
11 - Il superiore ottiene più col pregare che non col comandare
12 - Le riflessioni dei giudei, ai quali misteriosamente parla il Padre
13 - Ci sono giudei seri, osservanti della legge, e giudei scellerati e sediziosi
14 - A quali condizioni tutto ciò che è del Padre è nostro

1 - Argomenti di questo Vangelo già trattati la domenica precedente

Non dobbiamo soffermarci sugli argomenti già esposti esaurientemente, ma come su di essi non dobbiamo indugiare, così è anche opportuno richiamarli alla memoria.

La vostra Prudenza ricorda che domenica scorsa cominciammo a tenere il discorso sui due figli, che sono stati letti anche oggi dal Vangelo, ( Lc 15,11-32 ) discorso che non poté essere terminato.

Ma Dio nostro Signore ha voluto che anche oggi, dopo quella tribolazione, parlassimo a voi.

Si deve soddisfare dunque il debito del discorso, si deve mantenere sempre il dovere della carità; ci aiuti il Signore affinché la nostra modesta persona sia capace di soddisfare la vostra aspettativa.

2 - Che significano i due figli, la sostanza e le meretrici

L'uomo che ha due figli è Dio che ha due popoli: il figlio maggiore è il popolo dei giudei, il minore è il popolo dei pagani.

Le sostanze ricevute da parte del Padre sono l'anima, l'intelligenza, la memoria, l'ingegno e tutte le facoltà che Dio ci ha dato per conoscerlo e adorarlo.

Ricevuto questo patrimonio, il figlio minore se ne andò in un paese lontano, ( Lc 15,13 ) cioè arrivò fino alla dimenticanza del suo Creatore.

Consumò tutto il suo patrimonio vivendo da scialacquatore; ( Lc 15,13 ) pagando senza acquistare, spendendo ciò che aveva senza ricevere ciò che non aveva, vale a dire consumando tutto il proprio ingegno nelle dissolutezze, negli idoli, in tutte le passioni disoneste, che la Verità chiama meretrici.

3 - La curiosità illecita è mancanza di verità

Nulla di strano che a quella dissolutezza tenne dietro la fame.

Ora in quel paese ci fu una grande carestia, ( Lc 15,14 ) non la carestia del pane visibile, ma la mancanza dell'invisibile verità.

Spinto dalla carestia accorse da un capo di quel paese. ( Lc 15,15 )

Costui viene inteso come il diavolo, il capo dei demoni, sotto il cui potere vanno a precipitare tutti i curiosi, poiché ogni curiosità illecita è una funesta penuria di verità.

Quel giovane invece, staccatosi da Dio per la fame della mente, fu ridotto in schiavitù ed ebbe in sorte l'incombenza di pascere i porci; di una tale schiavitù sono soliti godere i demoni più vili e immondi; non senza motivo infatti anche il Signore permise ai demoni d'entrare in un branco di porci. ( Mt 8,31 )

Questo giovane poi si cibava di carrube ma non si sfamava; noi prendiamo le carrube nel senso degli insegnamenti mondani, altisonanti, ma che dànno scarso nutrimento, degni di pascere i porci ma non gli uomini, cioè tali da rallegrare i demoni ma non giustificare i fedeli.

4 - Che significa il ritorno in sé e il pane dei mercenari

Capì alla fine in qual condizione era ridotto, che cosa aveva perduto, chi aveva oltraggiato e in potere di chi era corso a gettarsi e tornò in se stesso; ( Lc 15,17 ) prima tornò in se stesso e poi tornò dal padre.

Forse avrà detto: Il mio cuore m'ha abbandonato; ( Sal 40,13 ) per questo motivo era necessario che prima tornasse in se stesso e così conoscesse d'essere lontano dal padre.

Questo rimprovero rivolge la Scrittura ad alcuni, dicendo: Tornate, trasgressori, al cuore. ( Is 46,8 )

Tornato in se stesso si trovò miserabile: Ho trovato - disse - tribolazione e dolore, e ho invocato il nome del Signore. ( Sal 115,3-4 )

Quanti salariati di mio padre - disse - hanno cibo in abbondanza! Io invece sto qui a morir di fame. ( Lc 15,17 )

In qual modo gli sarebbe venuta in mente una simile cosa, se non perché già veniva annunciato il nome di Dio?

C'era dunque cibo presso alcuni, che in verità non pensavano rettamente e avevano di mira uno scopo diverso; dei quali è detto: Vi assicuro che hanno ricevuto la propria ricompensa. ( Mt 6,5 )

Individui siffatti sono da considerarsi mercenari e non figli, come quelli cui accenna l'Apostolo, quando dice: Sia per pretesto, sia sinceramente, purché Cristo sia annunciato. ( Fil 1,18 )

In realtà vuole intendere alcuni i quali sono mercenari per il fatto di cercare i propri interessi ma hanno un cibo abbondante per il fatto che predicano Cristo.

5 - Il giovane propone di tornare dal padre

Si alza e torna; difatti si era fermato ov'era rimasto a giacere dopo la sua caduta.

Lo vede il padre da lontano e gli va incontro, poiché la voce di lui si trova nel salmo: Tu hai conosciuto i miei pensieri da lontano. ( Sal 139,3 )

Quali pensieri? I pensieri fatti dicendo tra sé: Dirò a mio padre: Ho peccato contro il cielo e contro di te, non sono più degno d'essere considerato tuo figlio.

Trattami come uno dei tuoi mercenari. ( Lc 15,18-19 )

Non diceva già così ma pensava di dirlo; il padre tuttavia lo sentiva già come se lo dicesse.

In realtà alle volte quando uno si trova in una tribolazione e tentazione si propone di pregare; e mentre fa un tale proposito pensa a che cosa dovrà dire a Dio, come un figlio che per un suo proprio diritto reclama il perdono del padre.

Egli pensa tra sé: "Dirò a Dio questo e quello, poiché non temo che non mi esaudirà il mio Dio, quando gli dirò così, quando piangerò in questo modo".

Dio per lo più esaudisce già uno che dice così; poiché quando pensava così non nascose il proprio pensiero agli occhi di Dio.

Quando quello si proponeva di pregare, era già lì Colui che vi si sarebbe trovato quando avrebbe cominciato a pregare; ecco perché in un altro salmo è detto: Ho detto: confesserò al Signore contro di me il mio peccato. ( Sal 32,5 )

Vedete come ancora tra se stesso che cosa disse, che cosa si propose; e subito soggiunse: E tu hai perdonato l'empietà del mio cuore. ( Sal 32,5 )

Quanto è vicino il perdono di Dio a chi confessa i propri peccati!

Dio infatti non è lontano da coloro che hanno il cuore contrito; poiché così trovi nella Scrittura: Il Signore è vicino a coloro che hanno il cuore contrito. ( Sal 34,19 )

Costui dunque aveva già il cuore contrito nel paese della carestia, poiché era tornato al cuore per avere il cuore contrito; quand'era superbo aveva abbandonato il cuore, quando era sdegnato con se stesso era tornato al cuore.

Si era sdegnato con se stesso ma per punire il proprio peccato, era tornato per conciliarsi la benevolenza del padre.

Adirato contro se stesso disse, conforme all'ammonimento della Scrittura: Adiratevi e non peccate. ( Sal 4,5 )

In effetti chiunque si pente si adira con se stesso; per il fatto stesso che si adira, si punisce.

Di qui derivano tutti gl'impulsi e i gesti di uno che si pente davvero, che si addolora veramente: di qui lo strapparsi i capelli, mettersi il cilizio ai fianchi, il battersi il petto.

Tutti questi atti sono certamente indizi di uno che infierisce e si adira contro se stesso.

L'atto esterno della mano corrisponde al sentimento intimo della coscienza: si percuote con i pensieri, si batte, anzi - per dirlo più esattamente - uccide se stesso.

Uccidendo se stesso infatti lo spirito contrito offre il sacrificio a Dio: Dio non disprezza il cuore contrito e umiliato. ( Sal 51,19 )

Egli perciò spezzando, umiliando, percotendo a sangue il proprio cuore, lo uccide.

6 - Il peso leggero di Cristo

Mentre ancora il figlio si disponeva a dire al padre ciò che andava ripetendosi: Mi alzerò, andrò da lui e gli dirò, ( Lc 15,18 ) poiché il padre conosceva da lontano la risoluzione del figlio, gli corse incontro.

Che vuol dire: "correre incontro" se non accordare il perdono in anticipo?

Essendo ancora lontano - dice il Vangelo - gli corse incontro il padre, mosso da misericordia. ( Lc 15,20 )

Perché fu mosso da misericordia? Perché il figlio era già sfinito per la miseria.

Gli corse incontro e gli si gettò al collo, ( Lc 15,20 ) gli gettò cioè il braccio al collo.

Il braccio del Padre è il Figlio; gli diede la possibilità di portare Cristo: questo peso non opprime ma solleva.

Il mio giogo - dice Cristo - è lieve e il mio peso leggero. ( Mt 11,30 )

Il padre era chinato sopra il figlio eretto; chinato su di lui non permetteva che cadesse di nuovo.

Tanto leggero è il peso di Cristo che non solo non opprime, ma anche solleva.

Poiché non è leggero come si chiamano leggeri i pesi che sono meno gravi, pur avendo un certo loro peso; ed una cosa è portare un peso gravoso, altra cosa portarne uno leggero, e una cosa diversa non portare alcun peso.

Chi porta un peso gravoso sembra che sia oppresso; è oppresso di meno chi porta un peso leggero, ma tuttavia è oppresso; sembra invece che cammini con le spalle del tutto libere chi non porta alcun peso.

Non è di questa specie il peso di Cristo: ci giova portarlo per essere sollevati; se lo deporremo, ci troveremo più oppressi.

Non vi sembri impossibile, fratelli, quanto affermo.

Forse si trova qualche esempio con cui potrete capire anche materialmente ciò che vi dico ed è anche sorprendente e assolutamente incredibile.

Considerate questo fenomeno a proposito degli uccelli.

Ogni uccello porta le proprie penne; fate attenzione e considerate come ripiegano le proprie ali quando scendono sulla terra per riposarsi e le depongono in certo qual modo sui loro fianchi.

Si può forse pensare che sono aggravati dalle ali? Qualora si, liberassero di quel peso essi cadrebbero.

Quanto meno un uccello porta quel peso, tanto meno vola.

Se tu dunque toglierai loro quel peso, sembrerai, sì, misericordioso, ma se vorrai essere davvero misericordioso, guardati dal farlo; oppure, qualora siano state tolte via le penne, da' da mangiare, perché cresca il peso e s'alzi a volo dalla terra.

Un peso di tal genere desiderava colui che diceva: Chi mi darà ali come d'una colomba per volare e trovare riposo? ( Sal 55,7 )

Per il fatto dunque che il padre si gettò al collo del figlio, egli lo sollevò, non l'oppresse; l'onorò non l'onerò.

In qual modo però l'uomo è capace di portare Dio, se non perché è Dio che porta quand'è portato?

7 - I ministri della Chiesa danno i sacramenti dal tesoro di Dio

Il padre dunque ordina di portare il vestito migliore che Adamo aveva perduto peccando.

Dopo aver ormai accolto il figlio col perdono e dopo averlo baciato, ordina di portargli il vestito, cioè la speranza dell'immortalità mediante il battesimo.

Ordina di mettergli l'anello, cioè il pegno dello Spirito Santo e i sandali ai piedi per la prontezza ad annunciare il messaggio evangelico della pace, affinché fossero belli i piedi di colui che reca il buon annuncio del bene. ( Ef 6,15; Rm 10,15 )

Ciò Dio lo fa mediante i suoi servi, cioè mediante i ministri della Chiesa.

Forse che danno la veste, l'anello e i sandali di loro proprietà?

Essi devono solo rendere un servizio, compiono un dovere; quei beni li dà Colui dal cui seno misterioso e dal cui tesoro sono portati fuori.

Il padre ordinò di uccidere anche il vitello che aveva ingrassato perché fosse ammesso alla tavola in cui si mangia Cristo ucciso poiché, per chi arriva da lontano e si rifugia nella Chiesa, Cristo viene ucciso quando gli si annuncia ch'è stato ucciso e viene ammesso a nutrirsi del suo corpo.

Si uccide il vitello ingrassato perché colui ch'era perduto è stato ritrovato.

8 - Perché i giudei, sebbene raramente, si convertono

Ma il fratello maggiore tornando dai campi si sdegna e non vuol entrare in casa.

Egli rappresenta il popolo giudaico, i cui sentimenti si manifestarono anche in quelli che avevano già creduto in Cristo.

I giudei infatti si stizzirono che diventavano cristiani i pagani in sì breve tempo, senza doversi sottoporre ai precetti pesanti della Legge, né al dolore della circoncisione carnale e che per i peccati ricevevano il battesimo apportatore di salvezza; erano irritati che banchettavano con il vitello ingrassato.

Certamente essi avevano già abbracciato la fede cristiana, ma fu data loro la spiegazione e rimasero soddisfatti.

Così dunque avviene anche adesso quando per caso si converte un giudeo, che ha avuto nel cuore la legge di Dio e si è comportato nella sua vita in modo irreprensibile secondo i suoi precetti - come dice d'essere vissuto Saulo, divenuto Paolo presso di noi, tanto più grande quanto più piccolo, tanto più esaltato quanto più piccolo era diventato -.

Paolo infatti significa "il più piccolo"; ecco perché diciamo: "Ti parlerò poco dopo", "Poco prima".

Osservate che cosa vuol dire paulo ante: "poco prima".

Che significa dunque Paolo? Io infatti sono il più piccolo degli Apostoli, ( 1 Cor 15,9 ) dice lui stesso.

Qualunque giudeo dunque che vivendo secondo la legge mosaica sia tale da esserne consapevole e averla nella propria coscienza, che fin dall'infanzia abbia prestato il culto all'unico Dio, al Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, al Dio annunciato dalla Legge e dai Profeti e abbia osservato i precetti della Legge, si mette a riflettere sulla Chiesa costatando che il genere umano diviene seguace di Cristo; riflettendo sulla Chiesa, si avvicina a casa tornando dai campi.

Così infatti sta scritto: Il figlio maggiore tornava dai campi ed era vicino a casa. ( Lc 15,25 )

In realtà allo stesso modo che il figlio minore cresce ogni giorno riguardo ai pagani che diventano credenti, così il figlio maggiore, sebbene di rado, torna tuttavia per quanto riguarda i giudei.

Riflettono sulla Chiesa, si stupiscono di questo fatto; vedono la Legge e i Profeti presso di loro e presso di noi, ma costatano che non hanno più nessun sacrificio, mentre noi abbiamo il sacrificio quotidiano; comprendono d'essere stati nel campo del padre, ma che tuttavia non mangiano del vitello.

9 - Che cos'è un concerto

Proveniente dalla casa si sente il suono d'una sinfonia e un coro.

Che cos'è una sinfonia? Un accordo di suoni e di canti; coloro che sono discordi, stonano; coloro invece che sono concordi, sono in armonia.

Proprio quest'armonia inculcava l'Apostolo quando diceva: Vi scongiuro, fratelli, d'essere tutti d'accordo; non vi siano divisioni tra voi. ( 1 Cor 1,10 )

A chi non piacerebbe questa santa armonia, cioè un accordo di suoni non discordante, non stonato e dissonante, che offendesse l'orecchio d'un buon intenditore?

Anche il coro mira alla concordia; nel coro non piace se non il canto di più persone all'unisono, regolato e misurato, che forma di tutti un'unità, senza stonature e disaccordi, senza risultare una varietà discordante.

10 - Ai giudei non basta che vengano convinti con la Sacra Scrittura

Quello, avendo sentito le musiche risuonare dalla casa, si sdegnò e non voleva entrare. ( Lc 15,28 )

In che modo realmente accade che un giudeo di buona condotta presso i suoi correligionari dica: "I cristiani sono tanto potenti"?

"Noi possediamo le leggi dei nostri padri; Dio ha parlato ad Abramo, dal quale noi discendiamo.

Ricevette la Legge Mosè il quale liberandoci dalla terra di Egitto ci condusse attraverso il Mar Rosso.

Ora ecco che costoro, possedendo le nostre Scritture, cantano i nostri salmi per tutto il mondo e hanno il sacrificio quotidiano; noi invece abbiamo perso anche il sacrificio e il tempio".

Il giudeo chiede anche al servo: "Che cosa si fa qua dentro?".

Il giudeo interroghi pure qualunque servo, apra i libri dei Profeti, apra le lettere dell'Apostolo, interroghi qualunque autore della Bibbia; né l'Antico né il Nuovo Testamento passa sotto silenzio la chiamata dei pagani.

Quanto al servo interrogato dobbiamo intendere la Bibbia esaminata; vi si troverà la Scrittura che dice: Tuo fratello è tornato e tuo padre ha ucciso per lui il vitello ingrassato, poiché lo ha riacquistato salvo. ( Lc 15,27 )

Ecco che cosa dirà il servo: chi è colui che il padrone ha riavuto salvo? Colui ch'era morto ed è tornato in vita, il padre lo ha riavuto per salvarlo.

Si doveva quindi uccidere il vitello ingrassato per colui ch'era andato lontano, poiché era empio per essersi allontanato da Dio.

Il servo, cioè l'apostolo Paolo, risponde: In effetti Cristo è morto per gli empi. ( Rm 5,6 )

Il fratello maggiore si sente rivoltare lo stomaco e, sdegnato, non vuole entrare, ma poi dietro l'esortazione del padre entra, mentre non aveva voluto entrare quando aveva avuto la risposta del servo.

È veramente così che avviene, fratelli miei; per lo più convinciamo i giudei per mezzo delle divine Scritture, ma il servo ancora parla e il figlio si adira; in tal modo, sebbene rimangano convinti, rifiutano d'entrare.

Perché è così? Ti muovono a sdegno i suoni del concerto, ti sconvolge il coro, l'animazione e l'allegria della casa, il banchetto del vitello ingrassato ucciso; ti turba tutto ciò.

Nessuno ti scaccia. A chi lo dici? Finché lo esorta il servo, egli si adira, rifiuta d'entrare.

11 - Il superiore ottiene più col pregare che non col comandare

Torna al Signore che dice: Nessuno viene da me se non lo attira il Padre. ( Gv 6,44 )

Il padre dunque esce e prega il figlio: ecco che cos'è l'attirare; il superiore usa più violenza con il pregare che non col comandare.

Questo infatti accade, carissimi, quando ascoltano individui di tal fatta occupati nello studio delle Scritture e che hanno una qualsiasi coscienza riguardo alle opere buone in modo che possano dire al loro Padre: Non ho disobbedito mai a un tuo comando. ( Lc 15,29 )

Allorché dunque sono convinti mediante le Scritture e non trovano che cosa rispondere, si sdegnano, si oppongono come se volessero aver partita vinta.

Lasciato poi solo con i suoi pensieri e riflessioni gli parla interiormente Dio; ecco allora uscire il Padre e parlare al figlio: "Entra e prendi parte al banchetto".

12 - Le riflessioni dei giudei, ai quali misteriosamente parla il Padre

Ma egli al contrario risponde: Da tanti anni io sono al tuo servizio e non ho mai disubbidito a un tuo comando; eppure non mi hai dato mai un capretto per mangiarlo con i miei amici.

Ora invece torna a casa questo tuo figlio che ha sperperato il suo patrimonio con le meretrici, e per lui hai fatto ammazzare il vitello ingrassato. ( Lc 15,29-30 )

Sono riflessioni interiori, con le quali già parla il Padre; il figlio infatti si pone degli interrogativi e dà loro una risposta tra se stesso, mentre il servo non dà alcuna risposta e il padre invece in certo qual modo lo prega e dolcemente lo esorta.

"Che cosa è questo? Noi possediamo le divine Scritture e non ci siamo allontanati mai dall'unico Dio; non abbiamo teso le nostre mani a un dio straniero; ( Sal 44,21 ) abbiamo conosciuto lui soltanto, abbiamo sempre adorato Colui che ha fatto il cielo e la terra, eppure non abbiamo avuto mai un capretto".

Dove si trova il capretto? Tra i peccatori.

Perché questo figlio maggiore si lamenta che non gli è stato dato un capretto?

Cercava di peccare per fare con esso un banchetto; proprio per questo motivo era crucciato.

Ecco di che cosa si dolgono ora i giudei, ecco ciò di cui si pentono e capiscono che loro non fu dato il Cristo, perché lo credettero un capro.

Riconoscono infatti la loro voce nel Vangelo, in quei giudei anteriori che dicevano: Sappiamo che costui è un peccatore. ( Gv 9,24 )

Il Cristo invece era il vitello, ma tu, reputandolo un capro, sei rimasto senza banchetto.

Non mi hai dato mai un capretto; sì, perché il Padre non aveva un capretto, sapendo ch'era un vitello.

Tu stai fuori perché non hai ricevuto un capretto: vieni dunque a mangiare il vitello.

13 - Ci sono giudei seri, osservanti della legge, e giudei scellerati e sediziosi

Orbene, che cosa risponde il padre? Figlio mio, tu sei sempre con me. ( Lc 15,31 )

Il padre testimoniò che i giudei erano vicini perché avevano adorato sempre l'unico Dio.

Abbiamo la testimonianza dell'Apostolo, il quale afferma che i giudei erano vicini, i pagani invece lontani.

Parlando infatti ai pagani dice: Egli, cioè Cristo, è venuto ad annunciare la pace a voi ch'eravate lontani e pace a quelli ch'erano vicini. ( Ef 2,17 )

"A voi lontani", come al figlio minore, mostrando che i giudei non se ne andarono lontano a pascere i porci, non abbandonarono l'unico Dio, non adorarono gl'idoli, non servirono i demoni.

Ma io non parlo di tutti perché non pensiate ai giudei scellerati e sediziosi, ma vi vengano in mente coloro dai quali questi sono biasimati, cioè i giudei seri, osservanti dei comandamenti della Legge, che ancora non entrano al banchetto del vitello ingrassato, ma già capaci di dire: Non ho mai disobbedito a un tuo precetto; ( Lc 15,29 ) quando uno di questi entrerà al banchetto, il Padre gli dirà: Tu sei sempre con me.

Veramente tu sei con me, perché non sei andato lontano, ma tuttavia disgraziatamente sei ancora fuori della casa: non voglio che tu sia fuori del nostro banchetto.

Non invidiare tuo fratello minore; tu sei sempre con me.

Per la verità Dio non comprovò la frase pronunciata forse con minor cautela e con millanteria: Non ho mai disobbedito a un tuo comando, ma disse solo: tu sei sempre con me; non disse: "Tu non hai mai disubbidito ai miei comandi".

È vero ciò che disse Dio, non ciò di cui forse quello s'era vantato sebbene fosse stato forse trasgressore di alcuni precetti senza tuttavia allontanarsi dall'unico Dio; ancorché dica la verità anche il padre: tu sei sempre con me, e: tutto ciò ch'è mio è anche tuo. ( Lc 15,31 )

Ma se è tuo, non è forse anche di tuo fratello? In qual modo è tuo?

Perché lo possiedi in comune, non perché protesti separatamente.

Tutto ciò ch'è mio - dice- è anche tuo.

Tutto ciò che dice esser suo, lo ha dato, per così dire, in possesso.

Ci ha sottomesso forse il cielo e la terra o le sublimi creature angeliche?

Non si deve intendere in questo senso, poiché in realtà non saranno sottomessi a noi gli angeli, alla cui uguaglianza il Signore ci promette che arriveremo come a un gran premio: Saranno - dice - uguali agli angeli di Dio. ( Mt 22,30 )

Ci sono però altri angeli, dei quali saranno giudici i fedeli servi di Dio: Non sapete - dice l'Apostolo - che giudicheremo gli angeli? ( 1 Cor 6,3 )

Ci sono in realtà angeli sempre santi e angeli prevaricatori; noi saremo uguali agli angeli buoni, ma giudicheremo gli angeli cattivi.

In che senso dunque tutto ciò ch'è mio è anche tuo?

In realtà tutto ciò ch'è di Dio è anche nostro, ma non tutto ci sarà sottomesso; poiché un conto è dire: "Servo mio", e un altro: "Fratello mio".

Tutto ciò che tu dici "mio", dici una cosa vera, parli con verità, è tuo; ma uno è forse fratello allo stesso titolo che uno è servo?

Tu dici "la mia casa" in un senso e "mia moglie" in un altro senso; dici in un senso "i miei figli" e in un altro senso: "mio padre, mia madre"; all'infuori di me - lo comprendo - tutto è tuo.

"Dio mio" tu dici; ma tuttavia puoi forse dire: "Dio mio" come: "mio servo"?

No, ma anzi "Dio mio" come "Signore mio".

Abbiamo dunque uno superiore a noi, nostro Signore, per goderlo; abbiamo tutto il resto sottomesso a noi per dominarlo.

Tutto dunque è nostro, se noi saremo di Dio.

14 - A quali condizioni tutto ciò che è del Padre è nostro

Tutto ciò ch'è mio - dice - è tuo. ( Lc 15,31 )

Se sarai promotore di pace, se ti riconcilierai, se godrai del ritorno di tuo fratello, se il nostro banchetto non ti rattristerà, se non rimarrai fuori dalla casa sebbene tu sia già tornato dai campi, tutto ciò ch'è mio è tuo.

Ma dobbiamo far festa e rallegrarci, ( Lc 15,32 ) poiché il Cristo è morto per gli empi ( Rm 5,6 ) ed è risorto.

Ecco che cosa vuol dire l'affermazione: Poiché tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. ( Lc 15,32 )

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