Discorsi sul Nuovo Testamento

Indice

Sulle parole del Vangelo di Giovanni

Gv 8,31-34: " Se sarete rimasti fedeli alla mia parola, siete davvero miei discepoli "

1.1 - Il Maestro di tutti è Cristo. Rimanere nella parola di Dio
2.2 - Il premio di chi rimane fedele alla parola di Cristo
3.3 - La schiavitù del peccato
3.4 - Soltanto Cristo libera dalla schiavitù del peccato e dalla morte
4.5 - I peccati. I sacrifici per i peccati
5.6 - Conclusione

1.1 - Il Maestro di tutti è Cristo. Rimanere nella parola di Dio

La Carità vostra sa che noi abbiamo tutti un solo Maestro, e che siamo condiscepoli sotto di lui.

E noi non siamo vostri maestri per il fatto che vi parliamo da un posto più elevato; ma maestro di tutti è colui che abita in noi.

Egli ora, nel Vangelo, parlava a tutti noi, e ci diceva ciò che anche io dico a voi; ma egli dice di noi e a noi e a voi.

Se sarete rimasti fedeli alla mia parola, non certo alla parola che vi dico io che ora vi parlo; ma alla parola di lui, che ora parla dal Vangelo: Se sarete rimasti fedeli alla mia parola - dice - siete davvero miei discepoli.

È poca cosa per un discepolo la semplice adesione, ma deve perseverare.

Quindi non affermò: Se avrete ascoltato la mia parola, oppure: Se avrete aderito alla mia parola, o anche: Se avrete lodato la mia parola; ma notate che ha detto: Se sarete rimasti fedeli alla mia parola, siete davvero miei discepoli; e conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi. ( Gv 8,31 )

Come diciamo, fratelli? Rimanere fedeli alla parola di Dio è o non è una fatica?

Se è una fatica, guarda a un grande premio: se non è una fatica, ricevi gratuitamente il premio.

Perciò rimaniamo in lui che rimane in noi.

Quanto a noi, se non saremo rimasti in lui, cadremo; egli, invece, se non sarà rimasto in noi, non per questo gli verrà meno un'abitazione.

Egli, infatti, che non si allontana mai da sé, sa infatti rimanere in sé.

Lungi, invece, dall'uomo, che ha procurato la perdita di sé, il rimanere in sé.

Noi rimaniamo in lui per estremo bisogno, egli rimane in noi per misericordia.

2.2 - Il premio di chi rimane fedele alla parola di Cristo

Ordunque, poiché ci è stato fatto conoscere quello che dobbiamo fare, volgiamoci a ciò che riceveremo.

Infatti ci ha indicato l'opera e ci ha promesso la ricompensa.

Di che opera si tratta? Se sarete rimasti fedeli alla mia parola.

Opera breve; breve come espressione verbale, di fatto assai impegnativa: Se sarete rimasti fedeli.

Che vuol dire: Se sarete rimasti fedeli? Se avrete costruito sulla roccia.

Che gran cosa è questa, fratelli, quanto è importante!

Strariparono i fiumi, soffiarono i venti, cadde la pioggia e si abbatterono su quella casa, e non cadde perché era fondata sulla roccia. ( Mt 7,24-25 )

In che consiste allora rimanere fedeli alla parola di Dio, se non guardarsi dal cadere in qualsiasi tentazione?

Qual è il premio? Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi.

( Abbiate compassione di me perché la mia voce vi giunge fioca: aiutatemi stando quieti ) che premio?

Conoscerete la verità.

Qualcuno potrebbe dire forse: E che mi giova conoscere la verità? E la verità vi farà liberi.

Se la verità non procura diletto, faccia contenti la libertà.

Per il consueto modo di espressione della lingua latina, " essere liberato " si usa in una duplice accezione; e, soprattutto nel linguaggio corrente, capita di ascoltare questa parola nel senso che - chiunque è liberato - si intenda come l'essere sfuggito ad un pericolo, l'essere affrancato da dispiaceri.

Ma " essere liberato " sta a dire propriamente " essere fatto libero "; così come " essere salvato ", essere fatto salvo; " essere risanato ", esser fatto sano; " essere liberato ", essere fatto libero.

Perciò ho detto: Se la verità non procura diletto, vi faccia contenti la libertà.

Questo, in lingua greca, è reso in senso univoco e non può essere interpretato altrimenti.

E perché sappiate che non può essere interpretato altrimenti, ecco: Mentre il Signore parlava, ribatterono i Giudei: Noi non siamo mai stati schiavi di nessuno; com'è che tu dici: La verità vi farà liberi? ( Gv 8,32 )

Cioè, come vieni a dire a noi, che non siamo mai stati schiavi di nessuno: La verità vi farà liberi?

Come prometti la libertà a coloro che vedi non avere la costrizione della schiavitù?

3.3 - La schiavitù del peccato

Ascoltarono ciò che dovevano, ma non fecero ciò che dovevano.

Che cosa ascoltarono? Che ho detto: La verità vi farà liberi; voi che non siete schiavi di alcun uomo avete inteso, e avete detto: Non siamo mai stati schiavi di nessuno.

Chiunque, il Giudeo e il Greco, il ricco e il povero, l'uomo illustre e il privato, l'imperatore e il mendicante, chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. ( Gv 8,34 )

Chiunque - dice - commette il peccato è schiavo del peccato.

Se gli uomini giungono a riconoscere la schiavitù, vedranno da chi ricevono la libertà.

È libero chi viene catturato dai barbari, da libero è fatto schiavo; viene a saperlo un uomo compassionevole, riflette di essere ricco, si fa redentore, si spinge fino ai barbari, lascia il denaro, riscatta l'uomo.

Se portò via l'ingiustizia, restituì in pieno la libertà.

Ma chi eliminò l'ingiustizia? L'uomo all'uomo?

Chi era schiavo dei barbari fu riscattato dal suo redentore; è grande la differenza tra chi riscatta e chi è riscattato; tuttavia sono entrambi schiavi sotto il dominio dell'ingiustizia.

Interrogo il riscattato: Hai il peccato? Ho il peccato risponde.

Domando al redentore: Hai il peccato? Ho il peccato risponde.

Di conseguenza tu non puoi vantarti perché riscattato e neppure tu puoi inorgoglirti quale redentore: ma fuggite entrambi dal vero Liberatore.

È inadeguato chiamare " schiavi " quelli che sono sotto il dominio del peccato; si dice anzi di loro che sono morti.

La morte che l'uomo teme gli procuri la schiavitù, gia glie l'ha inferta la prevaricazione.

E che? Poiché sembrano viventi, è caduto forse per questo in errore colui che ha detto: Lasciate che i morti seppelliscano i loro morti? ( Mt 8,22 )

Perciò, sotto il dominio del peccato, sono tutti morti, sono schiavi morti: morti perché schiavi, schiavi perché morti.

3.4 - Soltanto Cristo libera dalla schiavitù del peccato e dalla morte

Chi libera allora dalla morte e dalla schiavitù se non il libero tra i morti?

Chi è il libero tra morti se non l'innocente tra i peccatori?

Ecco, viene il principe del mondo, dice lo stesso nostro Redentore, il nostro Liberatore.

Ecco, viene il principe del mondo, ed in me non troverà nulla. ( Gv 14,30 )

Ha in suo potere quelli che ha ingannato, quelli che ha sedotto, che ha indotto al peccato e alla morte; in me non troverà nulla.

Vieni, Signore; vieni, Redentore, vieni: giunga a conoscerti lo schiavo, fugga da te il cattivatore; tu sii per me il Liberatore.

Mi trovò perduto colui nel quale il diavolo nulla trovò che fece.

Il principe di questo mondo trovò in lui la carne, la trovò; e quale carne?

Una carne mortale, che potesse avere in possesso, che potesse crocifiggere, che potesse uccidere.

T'inganni, ingannatore; il Redentore non s'inganna, tu ti inganni.

Vedi nel Signore una carne mortale, ma non è la carne del peccato; è a somiglianza della carne del peccato.

Infatti Dio mandò il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato, perché in vista del peccato egli condannasse il peccato nella carne.

Dio mandò infatti il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato; in una carne, non tuttavia nella carne del peccato; ma simile a quella del peccato.

A quale scopo? Perché in vista del peccato, che certamente non esisteva in sé, Egli condannasse il peccato nella carne; così che la giustizia della legge si adempisse in noi, che non camminiamo secondo la carne, ma secondo lo spirito. ( Rm 8,3-4 )

4.5 - I peccati. I sacrifici per i peccati

Allora, se era simile alla carne del peccato, ma non era la carne del peccato, com'è possibile che in vista del peccato condannasse il peccato nella carne?

Anche la somiglianza è solita prendere il nome di quella realtà a cui somiglia.

Si dice uomo quello reale: ma anche se lo mostri dipinto su di una parete, e chiedi che sia, si risponde: Un uomo.

È stata appunto chiamata peccato quella carne simile alla carne del peccato, perché fosse sacrificio per il peccato.

In un altro passo afferma il medesimo Apostolo: Colui che non conosceva peccato lo fece peccato in nostro favore. ( 2 Cor 5,21 )

Colui che non conosceva peccato.

Chi è colui che non conosceva peccato, se non colui che disse: Ecco, viene il principe di questo mondo, e in me non troverà nulla? ( Gv 14,30 )

Colui che non conosceva peccato lo fece peccato a nostro favore; Dio fece peccato a nostro favore proprio lui, Gesù Cristo, che non conosceva peccato.

Questo che vuol dire, fratelli? Se dicesse: Fece il peccato contro di lui, oppure: Fece che Cristo avesse il peccato, risulterebbe intollerabile; come possiamo sostenere che Cristo medesimo impersoni il peccato?

Quanti conoscono le Scritture del Vecchio Testamento richiamano al pensiero ciò che dico.

È stato detto infatti, non una volta soltanto, ma più volte, con assai ripetuta frequenza: i sacrifici per i peccati sono stati chiamati peccati.

Veniva offerto, ad esempio, per il peccato, un capro, un ariete, quel che si vuole; proprio la vittima che veniva sacrificata veniva denominata " peccato ". ( Lv 6, 18 sec. LXX )

Si diceva quindi peccato il sacrificio per il peccato, al punto che, in un passo, la Legge stabilisce che i sacerdoti debbono imporre le mani sul peccato. ( Lv 4,29 sec. LXX )

Dunque: Colui che non conosceva peccato, fece peccato a nostro favore,cioè fu fatto sacrificio per il peccato.

Egli venne offerto quale peccato, e fu distrutto il peccato.

Fu sparso il sangue del Redentore e fu distrutta l'obbligazione del debitore.

Questo è proprio il sangue che fu sparso per molti in remissione dei peccati.

5.6 - Conclusione

Com'è allora che hai reso baldanzosi i non saggi, mio cattivatore, per il fatto che il mio Liberatore ebbe una carne mortale?

Vedi se ha avuto peccato; se hai trovato in lui qualcosa di tuo, prendilo.

Il Verbo si fece carne. ( Gv 1,14 )

Il Verbo è il creatore, la carne è la creatura.

Che c'è là di tuo, avversario? E il Verbo di Dio e l'anima dell'uomo è creatura.

Cerchi il peccato. Ma che puoi trovare?

Parla la Verità: Verrà il principe di questo mondo, ed in me non troverà nulla; ( Gv 14,30 ) non è quindi che non trovò carne, ma nulla trovò di suo, cioè nessun peccato.

Ingannasti degli innocenti, li rendesti colpevoli, dannosi.

Facesti morire l'Innocente; togliesti di mezzo colui che non dovevi, restituisci ciò che avevi in possesso.

Perché dunque gongolasti nel momento stesso che scopristi nel Cristo la carne mortale?

Era la trappola per te: fosti preso da ciò che ti rese contento.

Nel punto in cui ti felicitasti di aver trovato qualcosa, là ora ti affliggi di aver perduto ciò che era stato tuo.

Pertanto, fratelli, noi che abbiamo fede in Cristo, manteniamoci stabilmente nella sua parola.

Se infatti saremo stati saldi aderendo alla sua parola siamo davvero suoi discepoli.

Non certo quei soli dodici, ma tutti noi che ci atteniamo alla parola di lui, siamo davvero suoi discepoli.

E conosceremo la verità, e la Verità ci farà liberi; ed è il Cristo Figlio di Dio, che ha detto: Io sono la Verità. ( Gv 14,6 )

Ci farà liberi, vale a dire ci libererà, non dai barbari, ma dal diavolo; non dalla schiavitù corporale, ma dalla contaminazione dell'anima.

Egli è il solo che dà una tale liberazione.

Nessuno si dica libero per non restarsene schiavo.

La nostra anima non resterà nella schiavitù, perché ogni giorno ci sono rimessi i nostri peccati.

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