Discorsi sul Nuovo Testamento

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Discorso di Sant'Agostino vescovo sui doveri verso i genitori

1 - Le solenni celebrazioni in onore dei santi martiri sono incoraggiamento ad affrontare il martirio, nel senso che deve recarci piacere l'imitazione di quanto celebriamo con gioia.

A questo ci esorta e, per così dire, ci infiamma anche la sacra Scrittura che abbiamo or ora ascoltato.

Dice l'Apostolo: Chi ci separerà dall'amore di Cristo?

La tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? …

Come sta scritto: Per te noi siamo messi a morte tutto i giorno, siamo stimati come pecore da macello. ( Rm 8,35-36; Sal 44,23 )

Segue poi l'enumerazione di forze che con la violenza vorrebbero portarci alla separazione, ma su di esse ci rende vittoriosi Colui che, per impedire a noi di separarci da lui, non si separa mai da noi.

Infatti dinanzi alle difficoltà della vita presente e alle afflizioni che ci sovrastano, Colui che è fedele nel promettere e benevolo nel donare si è degnato garantirci che sarà con noi sino alla fine dei tempi. ( Mt 28,20 )

Dice [ Paolo ]: Io sono certo che né la morte né la vita, né gli angeli né i principati, né il presente né il futuro, né la potenza, né l'altezza, né la profondità, né qualsiasi creatura - non poteva infatti nominarle tutte - ci potrà separare dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore. ( Rm 8,38-39 )

E perché noi non veniamo separati da Cristo, l'Apostolo ci rende oltremodo forti mediante la speranza e ci arma di fiducia contro tutte le tentazioni del mondo.

Infatti, se siamo privati dell'aiuto divino, le nostre forze sono assolutamente insufficienti.

Per questo un po' prima l'Apostolo aveva detto: Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi? ( Rm 8,31 )

E dopo aver elencato brevemente gli ostacoli che si oppongono alla nostra fede cristiana ricorrendo alla violenza, vuol impedire che noi siamo da essi allontanati dalla carità di Cristo, e ci arma perché sopportiamo ogni cosa per amore di Cristo.

2 - Minacciano di separarci [ da Cristo ] non solo le cose che ci torturano ma anche quelle che ci allettano.

Ma come dalle parole dell'Apostolo siamo stati armati contro ciò che tenta di separarci da Cristo con la violenza, così dallo stesso Cristo Signore veniamo armati contro ciò che trama di portarci fuori strada con le lusinghe.

C'è infatti da temere che uno non venga separato [ da Cristo ] dalla paura di spada crudele ma lo separi un affetto [ troppo ] carnale.

Pertanto contro le lusinghe che assaltano la nostra fede, perché non accada che abbattano quel che assaliscono, ascoltiamo la parola del Signore: Se uno viene a me e non odia il padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli e perfino la sua vita, non può essere mio discepolo.

E chi non prende sulle spalle la propria croce per seguirmi, non può essere mio discepolo. ( Lc 14,26-27 )

Il Signore menziona tutt'e due le cose: ciò che è piacevole e può trarci in inganno con la lusinga, e ciò che ci opprime con le minacce.

Contro le lusinghe ingannatrici che provengono dall'affetto carnale dice: Se uno viene a me e non odia il padre e la madre, la moglie, i figli ecc.; contro ciò che allontana dalla fede con rabbia furiosa e per la via del timore, ci rende forti mediante quel sostegno e quell'armatura che, con un unico nome, chiama la " croce ".

Dice: Chi per seguirmi non prende sulle spalle la propria croce …

Lo dice di colui che non sopporta con pazienza - questo significa prendere sulle spalle - tutto quello che in questo mondo c'è di amaro e di pesante come lo è la croce.

Chi non mi segue [ così ] non può essere mio discepolo.

3 - Collochiamo dunque il martire di Cristo nel mezzo, fra chi lo minaccia e chi lo lusinga: alle due porte per le quali si giunge al cuore, la cupidigia e il timore.

Alla porta della cupidigia bussano il padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli: tutti persone gradite, amabili, dolci.

Ma sono forse più amabili di Dio? più dolci di Cristo?

Se non lo credete, gustate e vedete quanto è amabile il Signore. ( Sal 34,9 )

Alla porta del timore bussano le minacce, l'infuriare dell'ira, le derisioni e, alla fine, anche i dolori fisici, che nessuno può lasciare incalcolati o fingere di non sentire.

Se infatti viene danneggiato nel danaro uno che lo disprezza, non ne soffre dolori: è una cosa già scontata nel cuore di chi disprezza; e quindi, se uno ti toglie quell'oggetto che tu non ami, non ti ferisce il corpo.

Se viceversa tu ami il danaro, temi colui che minaccia di danneggiarti [ nelle finanze ]: non è l'altro che viene a ferirti, ma sei tu stesso a ferirti cacciandoti nei dolori.

Radice di tutti i mali infatti è l'avarizia: per accontentarla, alcuni si sono allontanati dalla fede e si sono cacciati in molti dolori. ( 1 Tm 6,10 )

[ Il nemico ] minaccia di danneggiarti: se non ti trova bramoso [ di denaro ] ma libero [ dalla cupidigia ], puoi ridere, anche se ridotto in povertà, poiché non eri invischiato [ col danaro ].

Lo stesso è da dirsi per tutte le altre cose che dalla dottrina cristiana abbiamo appreso a disprezzare e che siamo esortati a non amare per essere trovati liberi nell'ora della prova.

A questa libertà ci esorta quel brano dell'Apostolo dove leggiamo: Coloro che usano di questo mondo siano come quelli che non ne usano. ( 1 Cor 7,31 )

Abbiano cioè la libertà per usarne, non la bramosia che condiziona l'affetto.

Passa infatti la figura di questo mondo; e io vorrei che voi foste senza preoccupazioni. ( 1 Cor 7,31-32 )

4 - Resta da sopportare l'infermità della carne, che nessuno di noi, finché vive in questo mondo, può allontanare da sé.

Che farai? Quando è ferita la carne, potrà il cuore non sentirne dolore?

È, questa, una ferita connaturale all'infermità umana, finché non riceva la veste dell'immortalità.

Ed ecco qui una grande lotta.

Avendo il martire di Dio il cuore distaccato dal denaro, egli se ne sta sicuro contro coloro che gli minacciano danni materiali.

Dice: " Mi tolga pure le cose che non amo: che dispiacere ne proverò? ".

Il nemico gli minaccia l'esilio; lo minaccia a uno che ormai desidera solo la patria celeste, poiché in questo mondo il cristiano dovunque vada, è un pellegrino.

Gli minaccia vituperi: il cristiano ha pronta la risposta: La nostra gloria è questa: la testimonianza della nostra coscienza. ( 2 Cor 1,12 )

Gli minaccia il disonore: quanto grande può essere un onore passeggero?

L'uomo minaccia il disonore; il Signore degli uomini promette un onore eterno.

Quando si riesce a calpestare tutte queste cose, la libertà è al sicuro.

Ma con la carne come la mettiamo? L'anima è posta di fronte alla sua veste, quella veste che non si depone se non con la morte.

Or ecco che l'uomo, o meglio l'anima, viene messa alle strette da una cosa vicina, cioè dalla fragilità della sua stessa carne.

Pertanto al Signore crocifisso sembra debbano riferirsi, o meglio si riferiscono, le parole di quel meraviglioso salmo che, quando si legge, sembra di udire il Vangelo.

Vi si dice: Hanno forato le mie mani e i miei piedi. Hanno contato tutte le mie ossa.

Essi hanno rivolto gli occhi su di me, si sono divisi le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte. ( Sal 22,17-19 )

Sono parole di uno che soffre, di Colui che è sospeso alla croce; eppure vi si dice: Non allontanarti da me poiché è vicina la tribolazione. ( Sal 22,12 )

Se intendi è vicina nel senso che sta per avvicinarsi nel tempo, queste parole non possono stare sulle labbra di uno che pende dalla croce: se è in croce, la tribolazione già l'ha raggiunto.

Perché, allora, si dice: È vicina? Perché era penetrata nella sua carne.

Non ci sono realtà più vicine di quanto lo siano l'anima e la carne, che l'anima sorregge.

Gli altri aspetti sono al di fuori; e si chiamano esterne appunto perché sono fuori di noi; quando invece ad essere tormentata è la carne, l'anima è colpita da vicino.

5 - Queste sofferenze sono certo gravose, ma in tutto noi siamo più che vincitori in grazia di colui che ci ha amati. ( Rm 8,37 )

Ma come riusciamo ad essere vittoriosi anche su di loro?

Perché se Dio è con noi, chi sarà contro di noi? ( Rm 8,31 )

Non per altro il Signore si è degnato chiamare " croce " tutto ciò che incute spavento, tutte le asperità e le amarezze, tutto ciò che noi riteniamo intollerabile e atroce; e l'Apostolo con grande autorevolezza ha aggiunto le parole con cui sottolinea l'umiliazione del Signore stesso.

Egli dice: Non considerò una usurpazione l'essere uguale a Dio ma annientò se stesso assumendo la forma di uno schiavo per diventare simile all'uomo, e nelle sembianze fu trovato uguale all'uomo. ( Fil 2,6-7 )

Quanta umiliazione nel Signore il farsi uomo! Ma ascolta ancora.

Ecco, egli si è umiliato facendosi uomo: poteva fare qualcosa di più?

Dice: Umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte: non solo fino a nascere come uomo ma anche fino alla morte.

Hai da aggiungere altro? Dice: " Sì che ce l'ho: e alla morte di croce ". ( Fil 2,8 )

Fissando lo sguardo su questa fine, acerbissima fra tutte, con cui si conclude la vita del Signore, [ l'Apostolo ] chiama croce tutte le sofferenze che la carne del cristiano sopporta meritatamente per il nome di Cristo, anche se chi le patisce è la fede.

In effetti, la fede [ in se stessa ] non ha sofferenze da tollerare, anzi rende sopportabili i nostri patimenti.

Noi dunque siamo protetti da entrambi i lati e abbiamo le difese in tutt'e due le porte: quella del desiderio e quella del timore.

Non desideriamo nulla di più di quello che Dio ci promette; non temiamo altro male che quello che Dio ci minaccia.

In questo modo respingiamo tanto chi ci lusinga quanto chi ci minaccia.

6 - A questo punto potrebbe venir fuori qualcuno che, per farci una obiezione, dice: " È vero che per la fede in Cristo bisogna sopportare fino in fondo tutte le afflizioni, le durezze, le crudeltà e ogni cosa difficile a tollerarsi, ma mi sorprendono le parole di Colui che sull'amore del prossimo ci ha dato, mettendolo al primo posto, il seguente precetto: Onora tuo padre e tua madre.

È questo il primo dei comandamenti associato ad una promessa: affinché te ne venga un bene. ( Ef 6,2-3; Es 20,12; Dt 5,16 )

Questo precetto viene presentato come grande dall'Apostolo; eppure ecco il Signore che viene a dirmi: Se uno viene a me e non odia il padre e la madre. ( Lc 14,26 )

Da che parte tenderò l'orecchio? Quale dei due precetti prenderò per vero?

Come mi sarà possibile obbedire a Colui che mi comanda di onorare il padre e la madre e a Colui che mi comanda di odiare il padre e la madre?

Non è forse lo stesso Dio colui che ha comandato le due cose, ovvero, come sostengono certi falsi, uno è il Dio che ha dato la legge e un altro quello che ha diffuso il Vangelo?

Nella legge infatti è scritto: Onora il padre e la madre, ( Es 20,12; Dt 5,16 ) nel Vangelo: Chi non odia il padre e la madre ". ( Lc 14,26 )

Tutt'altro! È lo stesso Dio colui che ha dato la legge e colui che ha divulgato il Vangelo, proprio lo stesso.

Riconoscilo come tuo Signore: il quale, per non impartire ordini in contrasto fra loro, assegnò a precetti diversi tempi diversi.

Che se tu pensassi che il precetto di onorare il padre e la madre, per il fatto che la prima volta che si legge nell'Antico Testamento sia in contrasto con quanto si prescrive nel Vangelo, ricorda che anche nell'Antico Testamento è contenuto un testo simile a quello che abbiamo ascoltato nel Vangelo or ora letto.

Chi dice al padre o alla madre: Non vi conosco, e colui che non riconosce i propri figli, costui ragiona secondo il mio testamento. ( Dt 33,9 )

È facile rilevare la somiglianza, l'affinità e la vicinanza [ con il Vangelo ].

È stato dunque lo stesso Signore a comandare le due cose. A noi il compito di distinguere i tempi.

7 - Ecco ora il martire che, armi alle mani, si avvia alla corona, ma ad impedirgli il raggiungimento delle promesse divine gli si fanno incontro con blandizie il padre e la madre.

Gli promettono una inconsistente eredità e lo privano dell'eterna luce. ( Rm 8,17 )

È questo certamente un caso in cui non devi rispettarli; devi anzi odiare tuo padre, devi odiarlo per benevolenza, perché cioè egli, che è fatto così, non rimanga così com'è.

In questo modo odierai il padre, la madre, i figli, i fratelli, la moglie.

Riguardo a quest'ultima, la questione è più complessa, ma, se si arrivasse a questo punto, se cioè anche lei tentasse di ostacolarti, devi odiare anche lei.

Guardati da Eva! In questo caso essa non è un membro del tuo corpo ma una collaboratrice del serpente. ( Gen 3,6 )

Una prima volta ne ascoltasti stupidamente le parole, ma da quell'esperienza non ricavasti un gran profitto; or ecco che la stessa, in quanto sua moglie, per impedire che il martire, suo marito, consegua la corona, con raggiri femminili viene a dare ordini all'uomo, desumendoli quasi dalla legge e perfino dal Vangelo.

Gli dice: " Ascolta quel che ci è stato comandato ".

Che cosa? " L'uomo non separi ciò che Dio ha congiunto. ( Mt 19,6; Mc 10,9 )

Ascoltalo per davvero, non sottovalutarlo!

Ciò che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi ".

Bada però che tua moglie non ti separi da Dio.

" È vero che l'uomo non deve separare ciò che Dio ha congiunto ".

Ma potrà un'affezione umana separare da Dio lo stesso uomo?

Come la mettiamo con quella parola che avete or ora ascoltata: Chi ci separerà dall'amore di Cristo? ( Rm 8,35 )

È un caso in cui non devi proprio temere: non si tratta in realtà dell'uomo che separa ciò che Dio ha congiunto, ma di Dio stesso che viene a separare [ da te ] chi tenta di separarti [ da lui ].

Non ascoltare quindi tua moglie quando ti dice: " Io sono un tuo membro, tu sei un membro mio ".

Rispondile: " Se un membro del mio corpo andasse in cancrena e in tal modo minacciasse di incancrenire l'intero corpo, non verrebbe amputato dal medico?

Orbene, dalla bocca del Signore, che è il vero medico, ascolto queste parole: È preferibile per te che perisca uno dei tuoi membri anziché tutto il tuo corpo vada nella geenna ". ( Mt 5,30 )

Compresa la legge in senso giusto, rispondi a colei che malamente ricorre alla legge.

Nulla di straordinario fa il serpente, nulla di straordinario, se ad opera di Eva ti vuol ingannare in materia di legge colui che ingannò il primo Adamo quando ancora non c'era la legge.

Ha visto infatti che tu ora ti stai nutrendo della legge [ di Dio ], e ti ha collocato un cappio in questo cibo; ma tu di': I miei occhi sono sempre rivolti al Signore perché egli districherà i miei piedi dal laccio. ( Sal 25,15 )

Pertanto in questo pericolo, quando cioè sei tentato in materia di legge, i tuoi occhi siano rivolti al Signore, ricordando che egli stesso fu tentato dal serpente con parole prese dalla legge.

8 - Il Signore per darci l'esempio di come si combatte e si vince [ la tentazione ] volle essere tentato dal diavolo, come volle anche essere crocifisso per mano di empi.

Le tentazioni furono tre, come leggiamo [ nel Vangelo ], e nella prima tentazione il Signore ricorse alla legge per replicare al diavolo che gli diceva: Se sei figlio di Dio, di' a queste pietre che diventino pane. ( Lc 4,3; Mt 4,3 )

Attingendo alla legge gli rispose: Non di solo pane vive l'uomo ma di ogni parola di Dio. ( Lc 4,4; Mt 4,4 )

Lo stesso nella seconda tentazione: Prostrati dinanzi a me e adorami; e io ti darò queste cose. ( Mt 4,9; Lc 4,7 )

Anche lì il Signore ribatte con parole della legge: Sta scritto: Adorerai il Signore Dio tuo e a lui solo servirai. ( Lc 4,8; Mt 4,10 )

Ma quando l'astuto serpente si vide per due volte scacciato in forza della legge, tese il laccio per la terza volta attingendo ancora dalla legge, e disse: Buttati giù dal pinnacolo del tempio, se sei Figlio di Dio. ( Lc 4,9; Mt 4,6 )

E volendo combattere con l'arma da cui era stato sconfitto, ricorse immediatamente al testo della legge e soggiunse: " Sta scritto infatti: Egli ha impartito ai suoi angeli ordini nei tuoi riguardi, ed essi ti solleveranno nelle mani perché tu non inciampi nella pietra con il tuo piede. ( Lc 4,10-11; Mt 4,6 )

E voleva dire: Siccome gli angeli ti reggeranno in modo che tu non inciampi, se sei Figlio di Dio buttati giù, e facci vedere chi sei ".

In questo caso, ecco che il diavolo osa di nuovo allungare la mano verso la legge; ma forse che per questo il Signore ritirò la propria mano dalla legge?

Anche questa volta, ricorrendo di nuovo alla legge, trafisse il nemico, lo abbatté e lo fece allontanare scornato.

Gli disse: Sta scritto: Non tentare il Signore Dio tuo. ( Lc 4,12; Mt 4,7 )

In caso analogo anche tu, se dovrai incontrare tua moglie che, nel tentativo di sottrarti al martirio, venisse a citarti la legge e dirti: " L'uomo non separi ciò che Dio ha congiunto, ( Mt 19,6; Mc 10,9 ) ricorri allora alla legge: Se uno viene a me e non odia il padre e la madre, la moglie e i figli … ".( Lc 14,26 )

9 - Non devi pertanto adirarti tu, moglie.

Colui contro il quale tu ti incollerisci perché ti odia, nel medesimo caso deve odiare anche suo padre, anche sua madre.

Ma questo non basta alla moglie, che ricorda il passo scritturale: L'uomo abbandonerà il padre e la madre, e si unirà a sua moglie. ( Mt 19,5; Gen 2,24; Ef 5,31 )

Infatti, se i genitori, cioè il padre e la madre, dicessero al figlio: " Se tua moglie non vuol restare presso di noi, ci rimarrai tu, rimandando tua moglie a casa sua ", il tal caso la donna può appellarsi a questa prescrizione della legge e battersi contro il marito.

Gli citerà il comandamento, e in base alla legge di Dio gli dirà: " Altro che! Tu devi lasciar da parte i tuoi genitori, e non cacciar via me.

Eccoti le parole: L'uomo abbandonerà il padre e la madre, e si unirà a sua moglie ". Buona citazione!

E tu l'hai ben compresa: tua è la vittoria.

Nessuno, ovviamente, oserà mettere in dubbio che, se il padre o la madre tenteranno di separare il proprio figlio da sua moglie, è doveroso separarsi da loro e non separarsi dalla moglie.

Ma sta' attenta anche tu, moglie! Se ti degni d'essere una buona cristiana e non ti rincresce d'ascoltare le parole della fede, ascolta!

E se risulterà che sei stata vinta [ dalla parola ], accogli con pazienza questa tua sconfitta.

Ecco, noi abbiamo messo a tacere il tuo suocero e la tua suocera, cioè il padre e la madre di tuo marito, coloro che l'hanno generato, allevato e condotto all'età in cui poté diventare tuo sposo.

Li abbiamo ridotti al silenzio più assoluto e, richiamandoli al dovere con l'appoggio dell'autorità divina, abbiamo detto loro: " Non pretendete di separare vostro figlio da sua moglie perché stia con voi; è meglio che lui si separi da voi piuttosto che da lei.

Se è possibile, rimanete tutti insieme; ma se ciò non è possibile, è meglio che lui stia con la sposa anziché con voi, separandosi da lei ".

Abbiamo trattato la tua causa, e tu hai ottenuto vittoria nel giudizio.

Lasciati vincere in quell'altro giudizio, dove affrontiamo ancora la tua causa.

Alla fin fine, se abbiamo affrontato a norma di fede la causa della tua vita temporale, dovremo lasciar correre quando è in gioco la causa della tua salvezza eterna? Capisci bene!

Il padre e la madre di tuo marito non dovevano separarti da lui: tu non devi separare tuo marito dal tuo Dio.

10 - La fornicazione più temibile consiste nel perdere la castità che l'anima deve a Dio.

Noi dobbiamo temere soprattutto quella fornicazione che temeva l'Apostolo quando diceva: Vi ho sposati a un solo uomo come vergine casta da presentarsi a Cristo.

Temo però che, come il serpente sedusse Eva con la sua astuzia, così si corrompano anche le vostre anime perdendo quella castità che è in Cristo Gesù. ( 2 Cor 11,2-3 )

Vedi come anche in questo campo si esiga la castità.

Perché tu non vuoi essere separata da tuo marito?

Per non incorrere nel bisogno di fornicare.

Ma nel martirio di tuo marito non c'è nulla per cui tu debba temere.

Una volta che egli abbia conseguito la corona e dalle realtà umane sia passato alla sfera della divinità, tu sarai vedova, e se ti vorrai sposare non commetterai adulterio.

Ma forse, per essere stata la moglie di un martire, ti vergognerai di contrarre un altro matrimonio.

Ecco, dopo che tuo marito ha ottenuto la corona, tu farai in modo che anche la tua fede sia sul sicuro.

Non voler quindi distogliere tuo marito dal conseguimento delle nozze spirituali!

In queste nozze si richiede parimenti la castità, anzi la si richiede con più vigore, poiché si richiede una castità superiore, una castità eterna.

Tu fai perire chiunque fornicando si allontana da te. ( Sal 73,27 )

Quando infatti ti proponi di piegare tuo marito con le tue lusinghe, cosa intendi fare se non privarlo della sua forza?

Ma se in lui non c'è la forza, sarà per te un marito fasullo!

Svigorito dalle tue moine, egli sarà un effeminato; e come potrà essere tuo marito uno che non è più un uomo?

Cosa infatti cerchi d'ottenere da lui se si piegherà dinanzi alle tue lusinghe?

Che disprezzi i comandamenti del Signore, rinneghi Cristo e sacrifichi agli idoli?

Così mentre tu cerchi di possedere il suo corpo, l'anima di lui commette adulterio e sente rivolte a sé le parole: Tu fai perire chiunque fornicando si allontana da te.

Sì, tu vuoi che stia con te e si separi da Dio; ma ascolta la continuazione del medesimo testo: Tu fai perire chiunque fornicando si allontana da te; quanto a me, viceversa, il mio bene è stare unito a Dio. ( Sal 73,27-28 )

Ascolta tuo marito, che armato di fede, scaglia i dardi della giustizia contro la tua iniquità e ti dice: Io sono certo che né la morte né la vita, né gli angeli né i principati, né l'altezza né la profondità, né alcun'altra creatura ci potrà separare dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù. ( Rm 8,38-39 )

Forse tu mi replichi: " Ma fra tutti costoro non trovo nominata la moglie ".

Tu dunque osservi che l'Apostolo non parla della moglie. Bugiarda!

La sua virtù apostolica faceva buona guardia contro di te quando aggiungeva: E nessun'altra creatura.

Oserai forse dire che non sei una creatura? Se dunque sei una creatura, anzi perché sei una creatura, non riuscirai nemmeno tu a separare [ da Dio ] colui che nessuna creatura può separare.

11 - Finora abbiamo parlato come se fossero i soli uomini a correre verso il martirio, mentre le mogli vorrebbero trattenerli.

Dobbiamo confortare anche il sesso debole.

Quante donne sono giunte alla corona del martirio, senza che venissero trattenute dai loro mariti e dalle loro lusinghe, non proprio degne di uomini forti!

Ecco Perpetua: Com'è diventata perpetua, se non perché ( disprezzò le realtà non ) perpetue?

E Felicita, come ha conseguito la sua grande felicità, se non perché non si lasciò spaventare dall'infelicità della vita temporale?

Ebbene, in questa materia nemmeno le donne si lascino fuorviare dalle lusinghe degli uomini.

Guardino a Perpetua, guardino a Felicita, per ottenere la perpetua felicità.

12 - Nella materia che trattiamo non si adirino il padre o la madre, né la moglie o i figli o i fratelli poiché, qualora si adirassero, c'è l'aggiunta: Odia anche la tua anima. ( Lc 14,26 )

Sì, nel caso di cui ci occupiamo è disordinato l'amore che hai per tua moglie, quando ti si comanda di odiare la stessa tua anima.

Dice: Cosa giova all'uomo conquistare il mondo intero se la sua anima ne subisce un danno? ( Mt 16,26 )

Eppure a te si comanda di odiare anche la tua anima affinché non ti porti fuori strada per il desiderio di restare sempre quaggiù, per il desiderio di restare legata al suo corpo, rifiutando di passare a migliore destinazione.

Odia un'anima siffatta per non averla sempre così!

Infatti quando gli uomini sono messi alla prova dal pericolo della persecuzione, cosa sussurra nel loro intimo [ l'anima carnale ], se non: " Rinnega e vivi! Dopo ne farai penitenza "?

È l'anima: vuol andare in perdizione, e tu devi odiare colei che vuole la perdizione.

Non permettere che si danni! Castigala, sgridala, ammaestrala, e prega Dio che ti aiuti.

Lontana da te e svigorita dai pericoli della vita presente, essa guarda alla vita eterna con gli occhi della fede non sani.

Con parole di incoraggiamento sollevala verso l'alto.

Dille: Perché ti rattristi, anima mia, e perché mi turbi? ( Sal 42,5-6; Sal 12 )

Forse ti risponderà: " Perché sono fiacca ".

Ma tu hai dalla tua il seguito della frase: Spera nel Signore; egli sarà la tua fortezza e la tua stabilità.

Spera nel Signore; io confesserò a lui.

Non lo rinnegherò, lo confesserò.

Tu al contrario, o anima mia, mi sussurravi: " Rinnegalo "; ma io lo confesserò: salvezza del mio volto e mio Dio. ( Sal 42,6-7 )

Chi dunque ama la propria anima, la perda quaggiù per trovarla nella vita eterna. ( Mt 10,39; Mt 16,25; Mc 8,35; Lc 9,24; Lc 17,33; Gv 12,25 )

Conclusione: se ti bisbigliano cose contrarie, non dare ascolto né al padre né alla madre, né alla moglie, né ai figli, e nemmeno alla tua anima.

13 - La moglie che teme un'eventuale separazione fra coniugi va ascoltata finché non propone cose che offendono Dio.

Analogamente tutti gli stati della vita debbono occupare il loro proprio posto: al di sopra di tutti la verginità, dopo di lei la vedovanza, al terzo posto la vita coniugale.

Nessuno resterà privo della sua ricompensa.

Le vergini pensino a Maria, le vedove ad Anna, le maritate a Susanna.

Tutte hanno il premio che loro spetta.

E poi non c'è nessuna di queste categorie di persone che non registri le sue martiri.

Or ecco che nel problema del martirio il marito teme che sua moglie sia per lui un'altra Eva; mentre la moglie teme che il marito sia per lei un altro serpente.

Nessuno dei due coniugi ascolti chi venga a fare proposte contro Dio.

Fino a questo punto ha valore l'affetto umano: la debolezza della carne non deve oltrepassare il muro dello spirito.

Sia al di sotto perché deve stare di sotto: l'anima si sottometta a Dio ( Sal 62,6 ) e guidi il corpo; e non succeda che l'anima, per far prevalere la carne e il suo dominio, si lasci separare da Dio.

Un vero disordine è questo! Tu vuoi mantenere la tua supremazia nella tua casa: Dio lo esige ancora di più per la sua.

Tenete a mente queste cose e meditatele!

Queste proponetevi d'imitare tutte le volte che celebrate le solennità dei martiri, e il Dio della pace sarà con voi. ( Fil 4,9 )

Rivolti al Signore …

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